Il paradigma della biblioteca sostenibile
Università della Svizzera italiana Biblioteca universitaria Lugano f.giuseppe.meliti@gmail.com
Abstract
Il libro Il paradigma della biblioteca sostenibile, curato da Giovanni Di Domenico con Anna Bilotta, Concetta Damiani e Rosa Parlavecchia, pubblicato nell'ottobre 2021 per Ledizioni, rappresenta la prima sintesi monografica italiana su questo tema, in forma di "contributo collettivo di idee e proposte", con una raccolta di saggi di dodici autori, in questo ordine di apparizione: Giovanni Di Domenico, Rosa Parlavecchia, Margarita Pérez Pulido (unico contributo in spagnolo), Chiara Faggiolani Paola Castellucci, Sara Dinotola, Simona Inserra, Maria Senatore Polisetti, Maria Rosaria Califano, Anna Bilotta, Concetta Damiani, Giuseppe Vitiello.
English abstract
The book entitled Il paradigma della biblioteca sostenibile, edited by Giovanni Di Domenico with Anna Bilotta, Concetta Damiani and Rosa Parlavecchia, published in October 2021 for Ledizioni, represents the first Italian monographic summary on this topic, in the form of “a collective contribution of ideas and proposals”, with a collection of essays by twelve authors, in this order of appearance: Giovanni Di Domenico, Rosa Parlavecchia, Margarita Pérez Pulido (only contribution in Spanish), Chiara Faggiolani Paola Castellucci, Sara Dinotola, Simona Inserra, Maria Senatore Polisetti, Maria Rosaria Califano, Anna Bilotta, Concetta Damiani, Giuseppe Vitiello.
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Nuove prospettive per la cultura della sostenibilità
Il libro dal titolo Il paradigma della biblioteca sostenibile, a cura di Giovanni Di Domenico con Anna Bilotta, Concetta Damiani e Rosa Parlavecchia, pubblicato nell’ottobre del 2021 per Ledizioni, rappresenta la prima sintesi monografica italiana su questo argomento, sotto forma di “un contributo collettivo di idee e di proposte”, con una raccolta di saggi da parte di dodici autori in questo ordine di sequenza: Giovanni Di Domenico, Rosa Parlavecchia, Margarita Pérez Pulido (contributo in spagnolo), Chiara Faggiolani Paola Castellucci, Sara Dinotola, Simona Inserra, Maria Senatore Polisetti, Maria Rosaria Califano, Anna Bilotta, Concetta Damiani, Giuseppe Vitiello. Concludono il volume un profilo biografico degli autori e infine un Indice dei nomi di persona a cura di Caterina Marino, per un totale complessivo di 231 pagine. Nel primo saggio, che ha anche un carattere introduttivo all’intero volume (Per una biblioteca sostenibile: qualche spunto introduttivo), Giovanni Di Domenico evidenzia come la cultura della sostenibilità stia arricchendo l’ambito disciplinare della biblioteconomia. Questo cambio di “paradigma” della biblioteca nel senso della sostenibilità riguarda dieci punti strategici, andando quindi ben oltre la green library:
- il contributo al benessere e allo sviluppo sostenibile dell’intera società;
- la realizzazione di politiche, di programmi e di azioni adeguate, anche nel senso della rendicontazione sociale;
- l’organizzazione e gestione in ottica sostenibile dell’offerta documentaria, dei servizi e degli spazi; e quindi la gestione sostenibile della biblioteca come stadio avanzato della gestione consapevole e della gestione responsabile;
- la costruzione di reti di cooperazione e della partecipazione degli utenti e della comunità in questo impegno per la sostenibilità;
- la realizzazione di una “educazione sostenibile” anche nel senso dell’affermazione di valori e comportamenti come il rifiuto del razzismo, della violenza, dell’odio contro le minoranze;
- l’attuazione del presidio alla “sostenibilità culturale”, non soltanto nel senso della conservazione e della disponibilità documentaria a vantaggio delle generazioni presenti e future, ma anche, in ambito digitale, nel senso del contrasto alla post-verità e nel senso dell’utilizzo dei dati aperti;
- la resilienza delle sue relazioni e delle sue azioni nel tempo, una volta sottoposte a verifiche e interventi valutativi;
- la realizzazione di un ruolo etico, pubblico e politico del mondo delle biblioteche ai fini di uno sviluppo sostenibile; la
- costituzione di un’identità sociale della biblioteca nel senso della sostenibilità;
- l’affermazione della sostenibilità come riferimento deontologico e professionale dei bibliotecari.
Sebbene il contributo delle biblioteche possa essere declinato verso tutti e 17 gli SDGs, l’obiettivo 4 (educazione di qualità) assume tuttavia, secondo Di Domenico, un ruolo primario, in particolare nell’attuazione di programmi e attività per l’educazione ambientale. Un ruolo “facilitante” delle biblioteche anche in ambito educativo alla luce dell’obiettivo 4, che può portare non soltanto al consolidamento di una sempre più necessaria “cittadinanza scientifica” con la diffusione delle conoscenze consolidate contro ogni negazionismo e complottismo antiscientifico di recente attualità, ma anche ad una più ampia difesa dei diritti dell’uomo e della natura.
Infine, per quanto riguarda il rapporto tra la biblioteca sostenibile ed il digitale, secondo Di Domenico vi sono due problematiche da tenere presente: “a) rendere sostenibile il digitale, e b) mettere il digitale al servizio dello sviluppo sostenibile”, con le necessarie ricadute di questo connubio tra sostenibilità e digitale non solo sulle collezioni digitali delle biblioteche, ma anche sulla cultura e sull’identità stessa della biblioteca.
Tutto questo è emerso chiaramente durante la pandemia da Covid-19, quando una crisi sanitaria ha comportato la necessità di un massiccio ricorso al digitale nella vita quotidiana e lavorativa delle persone, con una reazione “tramite una sorta di ‘sostenibilità contingente’ anche per le biblioteche, le quali hanno scommesso, più che in precedenza e con buoni risultati, sull’offerta di risorse, contenuti e servizi a distanza, sull’uso delle piattaforme di comunicazione e dello streaming, sulla possibilità di valorizzare gli spazi digitali in chiave di collaborazione, formazione, incontri, condivisione di esperienze”, determinando un’accelerazione di processi già avviati in precedenza verso l’ibridazione dei servizi fisici e di quelli digitali.
Ma questa crisi ha prodotto anche conseguenze negative, non solo di tipo sanitario: “Le emergenze g1obali e locali messe a fuoco dall’Agenda 2030 ne escono drammaticamente aggravate (aumento della povertà, delle disuguaglianze, della disoccupazione, della distanza tra le generazioni) o perlomeno imposte con inaudita forza di disvelamento e potente impatto cognitivo ed emozionale”. La biblioteca, secondo Di Domenico, si trova quindi anche davanti a questa sfida di “trasformare la sostenibilità e la sua alleanza con il digitale da risorse di contrasto eccezionali a leve di progettazione del futuro”, prendendosi cura della densità e qualità delle sue relazioni.
Interessante al riguardo la rassegna di Rosa Parlavecchia, che nel suo saggio “Libraries as leaders and models of sustainability”: per una rassegna degli studi in Italia, fa il punto degli studi su biblioteche e sostenibilità in Italia, con un excursus sugli articoli ed i convegni italiani che negli ultimi sei anni hanno affrontato sempre maggiormente questo argomento.
Margarita Pérez Pulido, nel suo saggio in spagnolo dal titolo De la biblioteca responsable a la biblioteca sostenible, evidenzia invece il nesso che lega la sostenibilità con la responsabilità sociale e con la cultura dei beni comuni, uno sfondo etico valido anche per le biblioteche, come indicato anche dall’IFLA, che ha creato pure un’apposita sua sezione, la Environmental Sustainability and Library Section (ENSULIB). Sostenibilità e responsabilità sociale emergono anche dalla panoramica delle attività e delle azioni di molte biblioteche spagnole di diversa tipologia. Le conclusioni ribadiscono la caratterizzazione etica di questo nesso tra responsabilità sociale e sostenibilità ai fini del conseguimento del bene comune nell’evoluzione della propria società.
A seguire Chiara Faggiolani, nel saggio dal titolo Prossimità, crescita culturale, parità di genere e contrasto alla povertà educativa: le sfide dello sviluppo sostenibile e il posizionamento delle biblioteche, analizza i risultati della recente indagine nazionale “La biblioteca per te”, rapportandoli agli obiettivi dell’Agenda 2030, in una fase critica della loro attuazione, rappresentata durante quel periodo dall’emergenza sanitaria del Covid-19. Infine, viene tracciato una sorta di percorso di avvicinamento delle biblioteche italiane negli ultimi anni ai temi ed agli obiettivi dello sviluppo sostenibile, tramite le tre fasi seguenti: scoperta, riflessione e, ora, pianificazione strategica, la quale ha visto nel 2020 anche la costituzione da parte dell’AIB di uno specifico Osservatorio biblioteche e sviluppo sostenibile (OBISS), con la maturazione di una vera e propria progettualità a livello regionale, particolarmente in Emilia-Romagna, ove è stata effettuata una rilevazione degli eventi e delle attività progettate e realizzate dalle biblioteche specificamente in relazione allo sviluppo sostenibile; sottolineando, a conclusione, che ormai i tempi sono maturi da parte delle biblioteche non solo per una progettazione delle attività a favore della sostenibilità, ma anche per una misurazione del loro impatto in questo ambito.
Un altro scenario sul versante della sostenibilità lo dischiude Paola Castellucci, che, con il contributo Open access equo e sostenibile, percorre la complessa e feconda storia del movimento OA. Fin dalle sue origini esso evidenzia un forte legame rispetto alla cultura ecologista, prendendo in prestito, per quanto riguarda l’open science, il concetto di riusabilità direttamente dai principi FAIR (Findable, Accessible, Interoperable, Reusable).
I valori fondanti dell’open access hanno un rapporto particolarmente fruttuoso con la teoria dei commons, dei beni comuni, di cui fa parte anche la conoscenza, intesa come bene comune immateriale, non sottraibile e non rivale – ossia che non può essere negato e il cui utilizzo personale non entra in conflittualità con quello collettivo. Così negli anni Duemila il lessico OA, espressione di una “ecologia della mente”, rispecchia alla fine “valori fondamentali che devono trovare nella pratica l’opportuna realizzazione: rispetto, trasparenza, libertà, autonomia, crescita, sviluppo equo e sostenibile, ossia senza innescare effetti collaterali ingestibili”, prendendo anche consapevolezza del fatto che ripensare “il sistema della comunicazione in ambito scientifico non può che essere un processo trasformativo, riformista, lento, condiviso”, ma appellandosi sempre alla “biodiversità” e alla “biodisponibilità”, per sostenere l’urgenza di un allargamento alla “bibliodiversità”. Infine, durante la pandemia, ancora una volta “è diventato evidente che le tematiche relative all’accesso possono essere affrontate solo in una dimensione di ecosistema globale”: in definitiva da parte delle biblioteche è stato possibile offrire risorse nella modalità open, per una platea più ampia della solita ristretta cerchia, proprio grazie al Movimento OA, che ha progressivamente coniugato e realizzato sostenibilità ed equità, indicando in questo modo anche una nuova speranza per il futuro.
Considerando la sostenibilità sotto un altro aspetto, Sara Dinotola, nel saggio Per una cultura organizzativa e gestionale della biblioteca sostenibile, evidenzia la necessità di alcuni elementi gestionali per la biblioteca sostenibile: la pianificazione strategica, con l’imprescindibile riferimento a tutti e 17 gli Obiettivi dell’Agenda 2030 e con il coinvolgimento della comunità di riferimento nell’ambito di una più ampia progettazione partecipata, traducendo il tutto non soltanto in scopi, ma anche e soprattutto in obiettivi concreti; gli standard per la sostenibilità ambientale. Inoltre, Dinotola afferma la necessità di programmi e di modalità di comunicazione della biblioteca sostenibile, non limitatamente al conseguimento delle eventuali certificazioni, ma estensivamente per tutte le attività intraprese a favore della sostenibilità, il cui valore strategico risulta ancora più evidente nel post pandemia anche per le biblioteche.
Di Simona Inserra il contributo La conservazione in una biblioteca sostenibile, in cui l’autrice si occupa del modo in cui concepire e attuare le politiche di conservazione documentaria in una biblioteca verde e sostenibile. Inoltre, stabilisce attraverso quali tappe e in quali forme è possibile accordare conservazione e sostenibilità, progettando periodicamente e praticando quotidianamente una conservazione ambientalmente sostenibile e anche cooperativa. Quest’ultima coinvolge struttura fisica, servizi e collezioni, selezionando – e quindi attrezzando – queste ultime per la conservazione destinata alle future generazioni, in una piena ottica di sostenibilità. Per fare questo si ricorre non solo alla collaborazione degli esperti nella conservazione verde e sostenibile, ma anche più in generale al coinvolgimento della propria comunità di riferimento.
A seguire, su un argomento affine, Maria Senatore Poli- setti, nel saggio Digitale sostenibile, ma quale sostenibilità digitale? Azioni, misure, buone pratiche, si interroga sui requisiti di sostenibilità dei progetti di digitalizzazione, anche alla luce dell’ampio ricorso alla digitalizzazione prima e, soprattutto, durante la pandemia di Covid-19, e sul ruolo che, in sintonia con l’Agenda 2030, possono giocare la sostenibilità digitale e le biblioteche digitali sostenibili: questo non solo nell’ottica di un minor consumo energetico, ma anche di un’offerta di una vasta gamma di servizi, garantendo al contempo l’accessibilità e l’usabilità per tutti gli utenti finali e attuando anche una valutazione della qualità dei dati digitali.
Spostandoci sul versante universitario, Maria Rosaria Califano, nel suo saggio Le biblioteche accademiche italiane per l’educazione ambientale, inizia con l’esaminare il concetto di educazione ambientale e il suo inserimento all’interno dell’Agenda 2030 non solo come Obiettivo 4, ma soprattutto come strategia progettuale complessiva in modo da “promuovere le competenze necessarie per mettere in discussione i modelli esistenti di crescita, di sviluppo e di benessere”, ai fini di uno sviluppo integrale dell’umanità. Califano esamina quindi l’eterogenea e variegata presenza dell’educazione ambientale nei programmi didattici delle università italiane e afferma la necessità di realizzare un modello da attivare anche nelle biblioteche accademiche, con un loro vero e proprio protagonismo nella costruzione e nello scambio di conoscenza a vantaggio dello sviluppo sostenibile. Tutto questo nell’ottica di una consapevolezza ambientale, che deve partire dall’interno della biblioteca per poter realizzare programmi e attività di educazione e di long life learning in ambito ambientale, i quali purtroppo, a parte alcune eccezioni, a livello italiano non sono molto presenti. Si indica quindi un “forte ritardo” delle biblioteche accademiche italiane rispetto al panorama internazionale, ma si suggerisce anche una via da seguire, con l’inserimento delle biblioteche nei programmi di sostenibilità degli atenei e il riconoscimento del loro ruolo nell’acquisizione, da parte degli studenti, di quella competenza informativa necessaria per la creazione di nuova conoscenza. Infine, Califano segnala la mancanza a livello nazionale di una “proposta formativa indi- rizzata a bibliotecari che intendono attivare nelle loro biblioteche percorsi di promozione e gestione di attività e educazione ambientale”.
È possibile valutare la sostenibilità? È quanto dimostra efficacemente Anna Bilotta nel suo Il ruolo delle biblioteche tra sostenibilità e sviluppo sostenibile: indicatori e modelli di valutazione, iniziando con l’esaminare l’apporto dato dalla cultura della valutazione allo sviluppo sostenibile secondo quanto indicato dall’UNESCO con specifici indicatori. Vengono quindi presi in considerazione il ruolo e le azioni dell’IFLA e di EBLIDA rispetto all’Agenda 2030 analizzando l’impatto socioeconomico delle biblioteche in specifici contesti nazionali. Relativame te al ruolo delle biblioteche a favore della sostenibilità sono presenti anche in Italia alcune buone pratiche, non senza qualche difficoltà nella loro misurazione e valutazione anche a causa della scarsità di consolidati modelli di misurazione della sostenibilità delle biblioteche, con la realizzazione di una corrispondente valutazione di performance e d’impatto. A questo proposito, l’unica eccezione è costituita dal Portogallo.
Nell’unico contributo relativo agli archivi Concetta Damiani, in “Trasformare il nostro mondo”: inserire gli archivi in Agenda, inizia con il sottolineare il ruolo della cultura come “quarto pilastro” della sostenibilità, al fianco di crescita economica, inclusione sociale e tutela dell’ambiente, evidenziando come, da questo punto di vista, gli archivi assumano un valore strategico. Lo stato dell’arte in Italia degli archivi sostenibili e degli archivi per la sostenibilità indica non solo il fatto che archivi e biblioteche sono alleati per lo sviluppo sostenibi1e, ma anche che gli archivi, accostando molte chiavi di lettura sono “portatori dinamici di valori e fattori strategici per sanare le disparità democratiche, digitali, culturali”. Un’altra problematica è costituita dell’accessibilità degli archivi, con la necessaria – e a volte non semplice – attività di mediazione tra il patrimonio archivistico, caratterizzato da una forte specificità dei contenuti, e le esigenze degli utenti, mediazione resa ancora più difficile nel periodo della pandemia a causa della chiusura alla consultazione.
Infine, Giuseppe Vitiello, in Exit strategy dalla pandemia: la biblioteca e gli obiettivi di sviluppo sostenibile, parte dalle risposte che le biblioteche europee, secondo alcuni rapporti di EBLIDA, hanno attivato durante i mesi della pandemia, anche nell’ottica degli obiettivi dell’Agenda 2030, imboccando le due direttrici dell’inclusione sociale e dell’incremento dei servizi digitali con variegate azioni, qui descritte, realizzate da parte di alcune biblioteche di specifici stati europei. Secondo Vitiello, l’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile nelle biblioteche europee presenta un duplice vantaggio: quello politico di favorire il loro ruolo sociale, e quello economico di mostrare la loro utilità, migliorando quindi l’accessibilità ai finanziamenti. Da qui emerge la necessità della definizione di una politica bibliotecaria nazionale che rechi sempre con sé una riconsiderazione del ruolo degli SDGs in biblioteca, con una scelta degli obiettivi, tutti e 17 comunque attivabili e perseguibili, superando finalmente una ristretta concezione della missione della biblioteca e anche il problema, pur presente, della mancanza di un sistema di valutazione del raggiungimento degli SDGs specifico per le biblioteche.
A conclusione di questa lettura, si può affermare che le ragioni della sostenibilità della biblioteca possono ora conoscere nuove prospettive anche grazie a questo volume.