N.5 2022 - Biblioteche oggi | Luglio-Agosto 2022

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Modellare la conoscenza

Alfredo Giovanni Broletti

Architetto e PhD in Scienze bibliografiche, Università degli studi di Firenze alfredogiovanni.broletti@unifi.it

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Standard archivistici e bibliografici a confronto

Immagine mentale è l’immagine che

si descrive quando si descrivono le proprie rappresentazioni.

Ludwig Wittgenstein, Ricerche filosofiche, Torino, Einaudi, 2009, p. 153.

Il dipartimento SAGAS (Storia, archeologia, geografia, arte e spettacolo) dell’Università degli studi di Firenze ha ospitato in data 19 maggio 2022 nell’aula Parva il primo seminario di “JLIS.it”, con il patrocinio di AIDUSA (Associazione italiana docenti universitari scienze archivistiche); Share FAMILY; SISBB (Società italiana scienze bibliografiche e biblioteconomiche) e Casalini Libri. 

Il primo dei seminari organizzati da “JLIS.it”, rivista del Dipartimento SA- GAS dell’Università di Firenze, aperto a docenti, studenti, bibliotecari e archivisti, ha offerto una riflessione sulle (nuove) strategie di gestione e utilizzo dei documenti archivistici e delle risorse bibliografiche, valutando la possibile e auspicata aderenza dei modelli applicati ai diversi settori della conoscenza registrata. Un modo di concepire l’universo bibliografico, sempre più navigabile ed esperienziale, dove le recenti strategie di modellazione consentono sviluppi concettuali e linguistici nuovi e sempre più stabilizzati. 

La giornata di studi si è svolta in due sezioni di lavoro, una al mattino e una al pomeriggio, moderate rispettivamente da Laura Gianbastiani e Valentina Sonzini. 

Come ha sottolineato Mauro Guerrini nel saluto di apertura, il seminario si colloca nell’ambito programmatico di “JLIS.it” con l’intento di far progredire sul piano culturale e scientifico questo particolare settore degli studi bibliografici e archivistici. Modellare la conoscenza significa, dice Guerrini, prendere atto della dimensione integrata, multicontestuale e multiculturale delle discipline LIS: Archivistica, Bibliografia, Biblioteconomia, Digital Humanities e Documentazione. Prestare attenzione agli aspetti teorici (costruzione dei modelli) e applicativi (trattamento di dati) di questa scienza significa improntare strumenti concreti di modellazione della conoscenza attraverso ontologie capaci di rendere l’insieme delle informazioni sui dati, sempre meno futuribili e sempre più fruibili. La disponibilità dei metadati elaborati secondo standard relativi all’identificazione, gestione e archiviazione dei documenti consente di collegare i medesimi dati non solo tra di loro, ma anche con le strutture a essi collegate, biblioteche e archivi. 

A proposito degli archivi, Guerrini ha voluto dedicare il seminario alla memoria di Sabina Magrini, direttrice dell’Archivio di Stato di Firenze recentemente scomparsa. 

La classificazione dell’infinito fenomeno della conoscenza implica governare (modellare) la conoscenza andando oltre la quantità dei dati e metadati, quali parametri che ruotano attorno ai concetti di qualità, affidabilità, reperibilità, gestione e fruizione. In una simile realtà si inserisce in apertura del convegno l’intervento di Federico Valacchi (Un’idea di metadatazione), il cui focus sugli aspetti metodologici generali, atti a favorire l’integrazione tra le diverse tradizioni, si snoda a partire dalla prassi catalografica consolidata, fino a tratteggiare le caratteristiche dei nuovi modelli di produzione e trasmissione dell’informazione. Per orientarsi in questa prospettiva del digital humanities, heritage e integrazione, è necessario valorizzare le risorse partendo dalla loro provenienza, attraverso un’azione “partecipata” nella loro descrizione, moltiplicando così la mediazione. Questo significa approntare nuove dinamiche classificatorie al fine di operare una riconcettualizzazione dei linguaggi di dominio, per arrivare alla metacatalogazione, intesa nella sua valenza logica, come possibile sintesi descrittiva. Nella transizione tra catalogazione e metadatazione si devono mantenere saldi gli elementi descrittivi costitutivi e i loro parametri quali rappresentazioni identificabili di cose, nomi e attributi. In questo senso la classificazione rappresenta un insieme di concetti che stanno alla base della realizzazione catalografica nella forma attuale di metadatazione, la cui validità, conclude Valacchi, sta anche nell’attività di descrizione archivistica. 

Per quanto concerne la molteplicità della classificazione, nella forma di metacatalogazione, estesa a tutte le istituzioni della cultura registrata, si inserisce il contributo di Valdo Pasqui (Uno sguardo alla meta datazione oltre le biblioteche), che illustra un modello multisettoriale di cooperazione. La diffusione delle pratiche di metadatazione nelle istituzioni di diffusione e conservazione del patrimonio culturale (biblioteche, archivi e musei) costituisce una panoramica di iniziative nazionali ed europee che si inseriscono nell’ambito della trasformazione digitale del settore pubblico. In questo ambito il relatore ha posto l’attenzione oltre il confine dei metadati del mondo bibliotecario e delle altre istituzioni culturali, in particolare sul problema della standardizzazione, condivisione, riuso e qualità dei metadati. Il percorso intrapreso prevede come successivo step un approccio multidisciplinare (interoperabilità) volto alla cooperazione tra i domini funzionali e i contesti organizzativi, al fine di sviluppare competenze intersettoriali nella costruzione dei modelli, con lo scopo ultimo di consolidare la cultura dei metadati. 

In merito alla creazione di un modello di dati per l’universo bibliografico, Carlo Bianchini (Le entità dei modelli logici nel web semantico) compie l’analisi delle componenti che caratterizzano le modellizzazioni dei metadati. L’evoluzione della teoria catalografica nella sua tradizione, partendo dall’indagine delle caratteristiche degli oggetti ai fini della costruzione dei cataloghi, ha individuato entità e costruito modelli logici in grado di spiegare i fenomeni bibliografici in modo sempre più puntuale. La denotazione di entità viene ora spiegata analizzando il modello IFLA LRM (ricordando FRBR Gruppo 3 - Opera, Espressione, Manifestazione e Item), dove il passaggio da alcune entità a tutte le entità costituisce una nuova funzione del catalogo, secondo il principio “navigare ed esplorare”. Nel modello IFLA LRM la navigazione è assicurata attraverso l’individuazione e l’identificazione, partendo dal nomen presente all’interno di un determinato sistema. A questa importante prerogativa si affaccia la prospettiva che vede le entità individuate nei modelli logici sviluppati in ambito bibliotecario, archivistico e museale appartenere a ontologie molto più estese e vaste all’interno del web semantico, rappresentate dalla linked open data cloud. In questo contesto, gli stessi modelli logici dei musei, archivi e biblioteche possono costituire una delle possibili modellazioni delle entità del web, basandosi su una propria tradizione, per costituire una visione unitaria dell’universo bibliografico, archivistico e museale. 

Sulle entità sopra richiamate Tiziana Possemato (Edity modeling, tracce di un percorso in evoluzione) offre il proprio contributo tecnico. Il tema delle entità intese come oggetti reali del mondo (real-world object) è valutato nell’ambito dell’entity modeling come progettazione di un processo di conversione dei cataloghi in formato linked open data. Ciò consente all’interno dell’universo bibliografico di gestire l’entità “oggetto” partendo con la sua identificazione ed elaborando i dati, cercando di risolvere, con processi di Editing Resolution, le ambiguita date dalla disomogeneità delle descrizioni e riferibili alla medesima entità. L’entity modeling si annuncia come terzo passaggio generazionale nella gestione del dato bibliografico catalografico spostando su un altro livello la gestione delle informazioni e il linguaggio con cui le stesse si vengono a formalizzare. 

Il tema dell’identificazione viene analizzato da Laura Manzoni (Gli identificatori all’interno di modelli concettuali e standard). Gli identificatori sono stringhe numeriche o alfanumeriche di caratteri associati in maniera permanente e univoca a una risorsa per garantire l’accesso stabile a essa e ai suoi metadati. L’importanza degli indicatori sta nel loro essere in grado di svolgere un compito fondamentale all’interno del web semantico; infatti, garantiscono l’operatività tra diversi sistemi e sono determinanti nei processi di controllo di qualità dei dati, per la realizzazione dell’authority control e del controllo bibliografico universale. Le biblioteche, così come le altre istituzioni della memoria, fin da subito sono state consapevoli dell’importanza degli identificatori, hanno dedicato a essi capitoli specifici, per la loro registrazione nei modelli concettuali, standard e catalografici, inoltre hanno predisposto appositi campi nei formati della catalogazione. 

Sul dibattito in corso all’interno del dominio della Library Information Science, tendente alla costruzione di un glossario disciplinare stabile, si inserisce il contributo di Denise Biagiotti (FRBR-IFLA LRM due estremi con un mondo al centro), dove sul piano terminologico si delineano definizioni e concetti nell’ottica di una standardizzazione della condivisione bibliografica. Il contributo offre un’analisi dell’evoluzione di alcuni termini della catalogazione internazionale nel periodo compreso tra la redazione e la pubblicazione di FRBR (1998) e IFLA LRM (2017); le fonti principali sono costituite dai due estremi, ovvero i modelli concettuali FRBR e IFLA LRM, la Dichiarazione di Principi internazionali di catalogazione (ICP) e lo standard di contenuto RDA. Gli esempi linguistici e concettuali di evoluzione terminologica presentati riguardano nel primo caso i binomi da documento – a risorsa, da FRBR – FRA e da record a data, nel secondo caso item (item-catalografico, item-enti- tà) e autor creator agent

Il ragionamento caratterizzante i sistemi di descrizione archivistica e bibliografica in Italia ha raggiunto livelli di complessità e complicazioni di tipo orizzontale e verticale, ovvero tra enti con funzioni nazionali e le loro dislocazioni sul territorio. Nel merito interviene Pierluigi Feliciati (Nomi, cose, città: verso una convergenza semantica). L’integrazione tra set di dati aggiornati ai più avanzati modelli concettuali di dominio viene qui presentata come una semplificazione delle dinamiche di rappresentazione in funzione del miglioramento delle esperienze d’uso degli utenti e l’ottimizzazione anche economica dell’infrastruttura gestionale. Feliciati individua come concetti condivisibili gli agenti (individuali o collettivi), i luoghi, i dati cronologici e ancora le “cose” intese come risorse informative. Gli obiettivi del lavoro vengono articolati in tre possibili scenari di cooperazione semantica tra archivisti e bibliotecari: lo Scenario 1 consiste in una strategia per far dialogare i modelli concettuali basati su entità comuni, lo Scenario 2 prevede di servirsi di una infrastruttura semantica neutrale (open) tipo Wikidata e lo Scenario 3 come strategia di realizzare un nuovo modello concettuale trasversale. Ciò deve avvenire in seno alla cooperazione, alla virtuosa sinergia organizzativa e alla facilità d’uso, superando le problematiche dei confini disciplinari. Nel contesto generale del lavoro delle biblioteche nella “organizzazione dell’informazione” Giovanni Bergamin (Wikibase, o la ricerca dell’unicorno), solleva per questo aspetto una scarsa valorizzazione all’interno dell’ecosistema del web, con particolare riferimento a quello semantico collegato alla tecnologia dei linked data. L’intervento esamina la proposta (Wikibase data model) di uno dei big player del web semantico (Wikidata) nell’ambito dei nuovi paradigmi di gestione dei dati bibliografici e lo fa attraverso due discussioni aperte. La prima è relativa al futuro del MARC, la seconda invece prevede l’utilizzo di Wikibase data model per ospitare le entità IFLA LRM. 

Sulla scia della semplificazione della ricerca i gradi di dettaglio a cui possono arrivare i modelli da soli non bastano a rendere la ricerca più accessibile e fruibile, su questo presupposto si sviluppa il ragionamento di Lucia Sardo (I modelli concettuali e gli utenti). L’intervento illustra un’analisi delle funzioni utente nei modelli concettuali attraverso una panoramica, dai quadri di classificazione libraria di Cutter ai principi internazionali di catalogazione, con particolare riferimento agli obiettivi e ai compiti del catalogo. Una riflessione critica e un ripensamento delle funzioni relative all’utente nell’ambito catalografico. 

Navigare ed esplorare il contesto bibliografico comporta entrare nel campo reale della metadatazione, dove ogni progetto di modellizzazione si scontra con assetti tangibili, inerenti alla sfera delle logiche teoriche delle architetture classificatorie contrapposte al processo di semplificazione della ricerca, ma a favore degli utenti, dei lettori e degli studiosi. Si spiega così come il contesto culturale e linguistico rientri nella definizione fondamentale del controllo bibliografico universale, e Mauro Guerrini (Dal titolo uniforme al titolo preferito), in questa ottica, illustra il problema dell’identificazione delle opere attraverso le formulazioni del titolo. Nel passaggio tra titolo uniforme a titolo preferito vi è appunto il riconoscimento dell’importanza del contesto culturale e linguistico, in quanto non può esistere una forma del titolo valida universalmente. Infatti, il titolo uniforme presenta un’ambiguità lessicale nei criteri della sua definizione e questa tipologia di titolo può sopravvivere solo all’interno dei cataloghi storici di paesi specifici. Il concetto di titolo preferito, superando il modello di catalogazione nominale, viene a proiettarsi in un contesto globale. Guerrini correda il suo intervento con due esempi: Le mille e una notte e la Chanson de Roland, dimostrando come non sia mai esistito e non possa sussistere la definizione di titolo uniforme nella realtà. Tutti i possibili attributi utili a rappresentare un’entità (ad esempio tutti i titoli e/o in tutte le lingue in cui l’opera è conosciuta) sono elaborati da un processo tecnologico denominato clustering, il quale raccoglie le varie forme di una stessa entità in tutte le espressioni in cui la medesima opera è conosciuta. L’affermazione del cluster, sottolinea Guerrini, è il superamento del titolo uniforme, ha validità come forma preferita in ogni contesto. 

Molti dei punti tratteggiati e riscontrabili nei contributi presentati, in particolare relativi alla costruzione di ontologie catalografiche, vengono ora messi a confronto rispetto al problema della gestione di dati eterogenei nella principale istituzione del nostro Paese, la Biblioteca nazionale centrale di Firenze. Anna Lucarelli (Archivi e biblioteche: condividere linguaggi di indicazione per soggetto?) evidenzia soprattutto il problema della necessità di condivisione dei linguaggi di indicizzazione. L’assetto e lo sviluppo dei linked open data e del web semantico, unitamente ai modelli concettuali e agli standard, sono in grado di favorire la formazione di strumenti e linguaggi atti alla condivisione e interoperatività nell’indicizzazione di risorse (entità) sia bibliografiche che archivistiche. Un tema che offre un esempio nella BNCF dove oltre alle collezioni librarie sono conservati anche archivi, dei quali si pone il problema della loro soggettazione. Lucarelli prospetta, almeno in ambito nazionale, di affrontare la questione partendo dalle esperienze già avviate, verificando quelle in grado di offrire condivisione tra i due ambiti, favorendo gli utenti a muoversi tra documenti eterogenei, auspicando che i vocabolari controllati, con particolare riferimento a quelli aderenti a standard internazionali, possano essere un’articolazione sostanziale nel collegare dati di diversa natura. 

Con specifico riferimento al mondo degli archivi, Annantonia Marturano e Elena Gonnelli (I modelli concettuali archivistici applicati ai dati agroalimentari), propongono un possibile modello di organizzazione archivistica in un ambito particolarmente trainante del settore economico del nostro paese, fornendo un esempio concreto e verificabile che offre nuovi orizzonti all’organizzazione documentaria. Il modello concettuale presentato è di tipo riproducibile e finalizzato all’organizzazione degli archivi (dapprima correnti e poi storici secondo il principio bibliografico), in grado di gestire flussi di dati digitali tracciabili e sicuri sia in ambito archivistico che agroalimentare. Quest’ultimo è un settore importante per l’economia del nostro made in Italy e rappresenta un asset strategico dal punto di vista dei numeri: fatturato, numero degli occupati e indotto. Il modello mette a confronto la tradizione archivistica con i dati degli archivi di Agritech, che fortemente impattano nella società e nel suo sviluppo. Considerando il ruolo dell’innovazione digitale anche in prospettiva futura, i temi della tracciabilità, della gestione della sicurezza alimentare e della conservazione dei dati, il modello concettuale presentato consiste nella rappresentazione teorica di entità, attributi e relazioni che possano configurare un territorio comune, dove l’analisi di sistemi e di casi specifici possa inquadrarsi in una praticabilità archivistica. Gonnelli espone l’esempio di un modello concettuale caratterizzato da una gestione integrata di molteplici dati e processi con l’ausilio di una specifica categoria di Software Packeges (LIMS) applicata al settore dei laboratori di analisi. 

Su di una maggiore pluralità contestuale del settore archivistico si sofferma l’intervento offerto da Concetta Damiani (Descrizione archivistica e trasversalità concettuale). Una riflessione sulle strategie comunicative del patrimonio documentale. La descrizione archivistica si è andata sempre più caratterizzando in termini di trasversalità delle diverse entità informative alle quali si aggiunge la questione del crescente bisogno di multidimensionalità funzionale degli apparati tecnologici, in un crescendo che alimenta le riflessioni sulla normalizzazione e sul bisogno di pluralità contestuali. Il contributo propone una riflessione sulle strategie, sulle modalità e sugli sviluppi delle attività di descrizione e comunicazione delle risorse documentali (standard di descrizione, software, web semantico, intelligenze artificiali) seguendo una logica volta ad un più ampio spettro di utilizzo delle risorse documentarie. L’archivio di Tomás Maldonado (1922-2018), offerto alla consultazione in occasione del centenario della nascita dalla Fondazione Giangiacomo 

Feltrinelli, offre motivi per un ragionamento a margine.
A Tomás Maldonado intellettuale, teorico, accademico, protagonista nell’arte, nell’architettura e nel disegno industriale, vorrei dedicare queste ultime righe, essendo stato suo studente nel Corso di Progettazione ambientale che ha tenuto per diversi anni al Politecnico di Milano. L’atto del progettare per Maldonado rappresentava una costante ontologica della modernità, e doveva essere affrontata con un approccio scientifico globale, inteso come un ragionamento unitario verso l’integrazione di diverse discipline, che riteneva non dovessero essere autoreferenziali, ma dovevano possedere confini aperti alle richieste e alle problematiche del proprio contesto. Parole che in questa circostanza assumono un valore paradigmatico.