Della leggerezza estiva
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L’estate porta con sé desiderio di svago e levità, così, di default (come mi è venuta fuori questa parola? Non chiedetemelo). E anche se non possiamo permetterci una vacanza, la nostra testa è un palloncino gonfio e leggero che vaga, trattenuto da un filo sottile.
Esordisco pertanto in “modalità Bridgerton”, vero toccasana, cercando frasi dai colori pop e argomenti inconsistenti, impalpabili come cipria, perché – ammettiamolo – di pesantezze e ansie ne abbiamo già a iosa. Ah! Cosa darei per essere la magnifica regina nera Charlotte dell’acclamata serie tv, con quelle stupende parrucche, il finto neo e gli abiti fluo! La adoro.
Siano dunque benvenute, per una volta, le fatue distrazioni.
Ogni biblioteca ha il suo “diamante della stagione”. Se non sapete di cosa si tratta, vengo ora a spiegarvelo: il “diamante della stagione” è una persona – collega o utente che sia – che vince questo titolo ambìto, dopo aver lasciato un significativo segno di sé.
Nella nostra sono stati molti “i diamanti” e pure le stagioni: alcuni sono state comete che hanno lasciato graziose scie, altri, meteoriti forieri di profondi crateri, altri ancora, presenze bislacche di una sola stagione, appunto.
Il “diamante della stagione” può dunque incarnarsi nella persona di un collega, il quale, dopo essere passato da un ufficio all’altro, spargendo più danni di un malware (ecco di nuovo un termine informatico. Ma da dove mi escono certe perle? Non so proprio), galleggiando, cozzando e scansando, approda felicemente nel vostro ecosistema bibliotecario. Alzino la mano i fortunati che non hanno mai esperito questa fastidiosa circostanza.
Si tratta perlopiù di persone inadatte, talvolta molto moleste, in grado di squassare un gruppo di lavoro e di mandarlo a gambe all’aria come se niente fosse.
Mine vaganti – e perdonatemi il linguaggio mutuato dall’ambito militare – ma l’espressione rende proprio l’idea. Personaggi scomodi, perfino i capi vorrebbero evitarli, blandendoli, nel vano tentativo di renderli innocui.
Quando vanno via è sempre troppo tardi. Ricostruire dalle macerie un ambiente lavorativo e riconvertirlo alla serenità è un piccolo “piano Marshall” che si inaugura con un sospiro di sollievo.
Ma “il diamante della stagione”, come dicevo, s’incarna più semplicemente nell’utente strampalato. Ne ho già abbondantemente parlato in passato: pensiamo ai vari Mr. Stink che a periodi popolano il portico davanti all’ingresso con il loro materasso arrotolato e il borsone maleodorante, ai cittadini inquieti che la città ha messo ai margini, ai personaggi stravaganti che compaiono all’improvviso a cercare libri inesistenti e che fanno domande bizzarre, mettendo a dura prova la nostra pazienza, talvolta mettendoci di fronte alla nostra incapacità di ascoltare e di saper guardare oltre l’apparenza.
La biblioteca di pubblica lettura è una vera calamita, un gigantesco magnete che attira stranezze umane. E pure noi che ci lavoriamo, in fondo, risultiamo un po’ strani agli occhi degli altri. La normalità, del resto, è un concetto relativo e variabile, non sempre si sposa con i libri. Anzi.
Per concludere e rimanere in tema: ecco, alla fine della fiera, credo possiate chiamarmi la “Lady Whistledown” delle biblioteche. Penso che il nome mi si addica perfettamente.