N.5 2022 - Biblioteche oggi | Luglio-Agosto 2022

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Leggere in biblioteca tra arte e letteratura

Francesca Mignemi

francesca.mignemi@gmail.com

Abstract

Recensione di Francesca Mignemi al libro di Micaela Mander, Leggere in biblioteca tra arte e lettura, Milano, Editrice Bibliografica, 2021, 157 p.

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“Irraggiare arte e storia dell’arte verso orizzonti più aperti della vita” è una frase che Francesco Arcangeli, studioso, storico e critico d’arte, pronunciò nel suo discorso in occasione del conferimento del Premio “A. Feltrinelli” nel 1968. 

Questa frase, che sovente mi torna in mente quando si parla di arte e fruizione dell’arte, si è puntualmente presentata quando ho iniziato a leggere il volume che ho il piacere di presentare. 

Leggere in biblioteca tra arte e letteratura di Micaela Mander ci conduce in un percorso che mette in luce il valore delle parole e il ruolo della narrativa nel tentativo di comprendere cosa si prova dinnanzi all’opera d’arte, offrendo l’opportunità di guardare al mondo dell’arte attraverso una speciale lente, quella del narratore. 

Il volume, suddiviso in due parti, consta di nove capitoli più un’appendice e costituisce una ricca bibliografia di ben 413 titoli sapientemente narrati, che rivela competenza e passione per l’arte, la letteratura e la narrativa. L’autrice, storica dell’arte e insegnante che ha pubblicato diverse opere di carattere scientifico, ha innato il piacere della condivisione e circolarità dei saperi, ciò è reso evidente dalla sua straordinaria capacità divulgativa. Nel primo capitolo, Quando l’arte prende la parola, l’autrice sottolinea subito che ci sono almeno due modi di raccontare l’arte, uno scientifico e rigoroso e l’atro più scanzonato e personale, ma che di arte si può parlare in molti ambiti, dal teatro al giornalismo. 

Nel mondo accademico prevale l’idea che l’unico linguaggio appropriato all’esposizione della verità sia quello scientifico, un linguaggio che per statuto è estraneo alla metafora. 

Laddove il linguaggio artistico mostra, quello scientifico dimostra. Quello che il volume di Micaela Mander ci ricorda è che la narrativa invece si fonda sulla metafora, ma ciò non toglie che la buona narrativa non debba avere come scopo quello di nominare le cose e il mondo con precisione e riprodurre fedelmente fatti realmente accaduti seppure innestati nella finzione narrativa. 

Arte e narrativa sono due linguaggi che si contaminano e hanno un dialogo costante testimoniato dai numerosi romanzi che raccontano artisti e opere d’arte. 

Quello che si evince dal volume è che lo sguardo del narratore, dello scrittore può offrire una visione diversa e con un cambio di prospettiva può raccontarci le persone che stanno dietro un’opera d’arte, laddove esplorando nelle pieghe più intime dell’animo umano riescono a metterci in relazione con le persone che l’arte la pensano e la progettano vivendo in funzione di essa. Aspetti questi che la critica tralascia e che allontana i non addetti ai lavori. 

Il volume è percorso da gustosi aneddoti che ingolosiscono il lettore alla scoperta delle opere e degli autori citati. 

Dall’accurata analisi dei molti testi e scrittori, tra le righe si legge l’indicazione di almeno due categorie di narratori d’arte: coloro che sconfinano nella critica senza rinunciare al registro narrativo e quei narratori che inseriscono l’arte nei loro romanzi di finzione offrendo il racconto di artisti e opere. 

Nella prima categoria tra i molti esempi quello di Siri Hustvedt con la sua raccolta di saggi e articoli uscita in Italia per l’editore Einaudi con il titolo Vivere, pensare, guardare ma che d’altronde ha sovente inserito l’arte nelle sue opere narrative e quindi può essere ascritta anche alla seconda categoria che vanta nel volume innumerevoli esempi. 

Ne emerge che nella complessa macchina narrativa la vita di un’artista può essere l’innesco per denunciare e criticare una società e le sue ipocrisie. Tra gli autori che han- no fatto ricorso a questo escamotage narrativo il volume cita Honoré de Balzac, Emile Zola, George Perec e Don DeLillo. Quest’ultimo in tutte le sue opere fa riferimento all’arte contemporanea quale specchio della società. 

Tra gli inneschi narrativi, oltre la vita degli artisti o le singole opere, c’è il complesso mondo dell’arte con collezionisti, mercanti, fiere, consulenti e restauratori. Un genere molto amato è quello che innesta il delitto nel mondo dell’arte al quale l’autrice dedica il capitolo 4, Delitto ad arte

Si legge a pagina 43: 

In questa nostra rassegna non poteva mancare un capitolo specificatamente dedicato al genere, quindi, in connessione con quel mondo dell’arte che spesso ispira crimini e omicidi perché in fondo è un mondo che muove soldi, genera avidità, dal momento che dà lustro a chi possiede un certo tipo di opere, che divengono dei veri e propri status symbol.

Ricordandoci che il rapporto tra arte e delitto è stato indagato con fini culturali di ben altro spessore da Carlo Ginzburg nel saggio Spie, l’autrice sottolinea a pagina 44 che:

Arte e indagine sul crimine hanno quindi molto in comune, e allora non ci sorprende vedere molte opere d’arte protagoniste di intricati polizieschi e gialli, così come non deve stupirci la fascinazione che i dipinti e le sculture possono esercitare su commissari, ispettori e membri delle forze dell’ordine in genere.

Il volume è schietto e intellettualmente onesto, non snobba alcun tipo di lettore e inserisce ogni genere dall’avventura sino al romanzo d’amore. 

Particolarmente interessanti dal punto di vista di chi scrive i capitoli 7 e 8, che indagano la scrittura d’arte di grandi autrici di lingua inglese e di lingua italiana. Due capitoli che offrono spunti di riflessione e aprono a percorsi trasversali come il ruolo delle donne nell’arte e la loro riconoscibilità. 

Sul tema del gender gap e dell’invisibilità di donne che hanno avuto ruoli determinanti, occorre fare un passo indietro sino al capitolo 3, Libri, che passione: quando l’arte fa il bestseller

È molto interessante la disamina che l’autrice ci offre. Qui troviamo una accurata rassegna e analisi di scrittrici e artiste narrate. Non poteva mancare Tracy Chevalier e il suo best seller La ragazza con l’orecchino di perla, e una puntuale disamina dei tanti volumi di Susan Vreeland. Quest’ultima è un’autrice acclamata che, privilegiando le figure femminili, ha raccontato molte protagoniste del mondo dell’arte da Emily Carr, pittrice e icona del femminismo, narrata nel libro L’amante del bosco, a Clara Driscoll, che per anni ha regalato le sue idee a Tiffany progettando oggetti che la storia ricorda con quel marchio. Tra le eredi di Susan Vreeland si suggerisce Barbara Shapiro, autrice americana di grande successo, laddove c’è un filo rosso e anche “un passo avanti rispetto a Vreeland”, in quanto sceglie “protagoniste femminili che si devono muovere in un mondo difficile”. È importante anche segnalare che la Mander sottolinea che i testi della Shapiro denotano un accurato studio. 

Ma torniamo ai capitoli 7 e 8. Il capitolo 7, dal titolo Antonia e le altre: grandi autrici di lingua inglese, offre un repertorio di testi di tre tra le più grandi penne della letteratura contemporanea: Antonia S. Byatt e Jeanette Winterson, inglesi e Siri Hustvedt americana di origini norvegesi. L’intera opera della Byatt è contaminata dal suo amore per l’arte, non a caso è tra le autrici chiamate a tenere conferenze sui dipinti della National Portrait Gallery. In questo caso l’abilità di Micaela Mander di offrire uno sguardo nuovo e intrigante è testimoniata dal fatto che, chi scrive, pur conoscendo e amando l’opera di Antonia Byatt, sente il bisogno di rileggerla per coglierne nuove sfumature. Di Jeanette Winterson segnala Arte e menzogne, il più esplicito in quanto ha per protagonista un’artista. Infine, mette in risalto Siri Hustvedt e i suoi romanzi Quello che ho amato e Il mondo sfolgorante, nei quali l’arte è l’innesco narrativo per una critica della società e una denuncia del mondo dell’arte ancora profondamente sessista. 

Il capitolo 8 dal titolo E in Italia? Le voci femminili offre una panoramica sulle scrittrici italiane che parlano d’arte nei loro romanzi. Prima fra tutte Melania Mazzucco, ma, ci ricorda Mander, che Mazzucco non è la prima scrittrice italiana che mette al centro dei suoi romanzi l’arte con protagoniste donne artiste. Anna Banti è stata una pioniera del genere, è infatti del 1947 il suo romanzo su Artemisia Gentileschi. Tra le autrici citate anche Maria Bellonci e Daniela Pizzigalli. 

Tra i focus che il volume offre merita di essere segnalato il capitolo 6 dal titolo Un Nobel per l’arte. L’autrice qui si concentra sulla figura di Ohram Pamuk che da giovane voleva diventare pittore, poi architetto e infine canalizza la sua creatività nella scrittura. In merito a questa scelta Mander riporta un brano molto significativo di un discorso dell’autore pronunciato in occasione del conferimento di un premio: “L’immaginare (...) è uno dei maggiori poteri dell’umanità e per molti secoli ha trovato la voce più autentica nei romanzi!” 

Pamuk, premio Nobel per la Letteratura nel 2006, due anni dopo pubblica Il museo dell’innocenza. Il libro ha una storia particolare perché nasce con l’idea di creare un museo che raccolga gli oggetti di cui si parla nel romanzo. Un’operazione complessa che confluisce in un altro volume, L’innocenza degli oggetti, e in un museo. 

Un capitolo che regala molte suggestioni e ci ricorda che il pensare per immagini è uno spazio fecondissimo per alimentare il pensiero narrativo. Ricordiamo che Calvino e Moravia, che provavano e ammettevano una profonda invidia nei confronti dell’arte figurativa, hanno donato immagini narrative indelebili per coloro che hanno avuto la fortuna di incontrarli nelle loro letture. 

Infine, mi sembra necessario segnalare l’Appendice che racconta l’esperienza di un gruppo di lettura a tema attivo presso la Biblioteca di Suzzara dal maggio 2009. Il racconto dell’esperienza offre importanti riscontri sugli obiettivi che si possono raggiungere e sulle ragioni per le quali un percorso di lettura del genere si riveli interessante per i lettori. 

Per chiudere, il volume si rivela una guida agile, ma densa e accurata, indirizzata sicuramente ai bibliotecari, ma anche agli insegnanti e, perché no, ai librai. La generosa bibliografia può essere utilizzata per arricchire lo scaffale di una biblioteca, di una biblioteca scolastica o di una libreria, oltre a rivelarsi preziosa per chiunque voglia avviare un gruppo di lettura a tema.