Omicidio in biblioteca
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Una lettura per l’estate
Felicia Carparelli, bibliotecaria e docente di Pedagogia speciale alla Chicago Public School, appassionata di Agatha Christie e Arthur Conan Doyle, ha pubblicato nel 2012 l’avvincente romanzo giallo Omicidio in biblioteca. Sulle tracce di Sherlock Holmes (Roma, Gargoyle) (titolo originale: Murder in the Library. A mystery inspired by Sherlock Holmes and one of his famous cases) ambientato all’interno della Biblioteca dell’Università del Midwest. Un libro che, nonostante siano trascorsi alcuni anni dalla sua uscita, mantiene un certo interesse per gli appassionati del genere, soprattutto se “bibliotecari in giallo”.
La biblioteca, che dovrebbe essere il luogo dello studio e del silenzio per eccellenza, si tinge invece di rosso e la sua tranquillità viene interrotta da misteriosi omicidi che sconvolgono la vita dei bibliotecari. Protagonista del romanzo è una giovane vedova di soli 32 anni, Violetta Aristotle, di origine greche. Violetta vive con due cani di razza bichon, è molto legata ai genitori, sin da piccola ha la passione per i libri e le biblioteche e, come dice lei, “aveva sempre voluto fare la bibliotecaria”. Mai e poi mai, però, avrebbe pensato di trovarsi coinvolta in delitti che avvengono, tra l’altro, all’interno della Sala consultazione e lettura di cui lei è responsabile.
Il primo corpo che incontra è quello di Hieronymus Wilde, responsabile del settore di Storia, che avrebbe dovuto diventare direttore ad interim della biblioteca. È definito dalla scrittrice come un grande scocciatore, donnaiolo e un pessimo poeta, molto odiato dal collega Peter Lancaster per avergli rubato un’idea per le etichette dei libri sensibili al calore e averla venduta alla Microsoft.
A seguire le indagini sarà l’altro protagonista del romanzo, il detective Mick McGuire del Dipartimento della Polizia di Chicago, che rivelerà a Violetta e ai suoi colleghi che Wilde è stato assassinato e la sua morte è dovuta all’arsenico rinvenuto nei biscotti al burro e chiodi di garofano, i kourabiedes, preparati dal padre di Violetta, proprietario di un ristorante a Chicago, per un ricevimento dato dall’Università in occasione di una donazione di rare opere d’arte, turche e sumere.
Le prime indiziate saranno proprio Violetta e la sua assistente Scarlett Prendergast che, ahimè, manomettono le prove, come si accorge il detective. Sono loro le vere assassine? E per quale motivo lo avrebbero avvelenato?
A complicare la vita della nostra protagonista è un secondo omicidio che avviene ancora una volta nella Sala di cui lei è responsabile e ancora una volta la vittima è un collega. Si tratta di Mark de Winter, il cui corpo senza vita viene trovato sopra un carrello di metallo “pugnalato alla gola con una spada da scherma”. Una morte terribile che getta nel panico i bibliotecari. “Qualcuno vuole forse vendicarsi dei bibliotecari? Ci avrebbero uccisi tutti uno per uno, un giorno dopo l’altro?”. Sono queste le domande che iniziano a porsi.
La stessa Violetta non vuole nemmeno pensare che l’assassino possa essere uno dei suoi colleghi, e spera sia a questo punto un estraneo alla biblioteca.
A tutto ciò si aggiungerà anche un tentativo di avvelenamento da cibo ai danni della nostra protagonista e di alcuni suoi colleghi, per fortuna senza conseguenze gravi per nessuno. Violetta, persona dinamica e intraprendente, con il suo spirito di osservazione e il suo coraggio degni di uno Sherlock Holmes, risolverà il mistero e farà luce sui delitti.
Un romanzo da consigliare decisamente a tutti gli amanti del giallo, coinvolgente dalla prima all’ultima pagina, scritto in modo scorrevole e che tiene il lettore con il fiato sospeso. E, poi, il colpo di scena finale. Se oltre a essere amanti del giallo si è anche amanti della cucina e desiderosi di sperimentare specialità esotiche, ecco l’occasione per provare tre ricette greche che la nostra autrice riporta alla fine del romanzo: i biscotti al burro e chiodi di garofano, l’avgolemono (una zuppa di uovo e limone) e per finire il burro al miele. Il nostro lettore, comodamente seduto, potrà così leggere il libro gustando magari i kourabiedes del papà di Violetta. Un modo, forse, per sentire e vivere più da vicino le inquietanti vicende del romanzo.