Bibliographic control in the digital ecosystem
denisebiagiotti79@gmail.com
Edited by Giovanni Bergamin and Mauro Guerrini
Roma, AIB – Macerata, Edizioni Università di Macerata – Firenze, Firenze University Press, 2022, XXXV, 393 p.
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Il volume, curato da Giovanni Bergamin e Mauro Guerrini e edito dalla Firenze University Press (FUP), raccoglie gli atti della International Conference on Bibliographic Control in the Digital Ecosystem organizzata dall’Università degli studi di Firenze nel febbraio 2021 e svolta da remoto a causa della perdurante emergenza sanitaria legata al Co- vid-19. I 35 contributi di esperti nazionali e internazionali intervenuti risultano già pubblicati in open access in lingua inglese nel fascicolo speciale di “JLIS.it”, vol. 13, n. 1 (2022). Nel fascicolo, però, sono assenti i saluti inaugurali di Luigi Dei (Rettore dell’Università degli studi di Firenze), Andrea Zorzi (Direttore del Dipartimento SAGAS - Scienze, architettura, geografia, arte e spettacolo), Christine Mackenzie (IFLA President 2019 -2021), Rosa Maiello (presidente dell’Associazione italiana biblioteche), Mathilde Koskas (chair of the IFLA Bibliographic
Section), Luca Bellingeri (direttore della Biblioteca nazionale centrale di Firenze), Andrea De Pasquale (direttore della Biblioteca nazionale centrale di Roma) e Simonetta Buttò (direttrice dell’ICCU - Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche), otto discorsi di benvenuto che hanno illustrato l’orizzonte offerto dalla Conferenza. Risultano assenti nel fascicolo anche le conclusioni curate da Giovanni Bergamin, Mauro Guerrini e Laura Manzoni.
La Conferenza ha mirato a esplorare i nuovi confini del controllo bibliografico universale (UBC), radicalmente mutati in quanto mutato risulta l’universo bibliografico. Tra i principali temi affrontati si trovano le reti di cooperazione bibliotecaria, presupposto del concetto stesso di UBC; il deposito legale, la cui nascita e affermazione nel tempo ha permesso la realizzazione di bibliografie nazionali; i nuovi strumenti e standard, sempre più immersi nel contesto del web semantico (IFLA LRM, RDA, BIBFRAME); l’authority control, ovvero il processo di controllo dell’uniformità dei punti d’accesso del catalogo; gli identificatori (come ISBN, ISSN, DOI e ISNI), che hanno un ruolo fondamentale nel processo di controllo d’autorità; Wikidata, il database libero, collaborativo, multilingue e secondario che raccoglie dati strutturati per fornire supporto a Wikipedia, a Wikimedia Commons e agli altri progetti del movimento Wikimedia, e Wikibase, il relativo motore software; le nuove modalità di indicizzazione delle risorse attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale; i depositi istituzionali; la nuova filiera del libro e i suoi diversi attori; il ruolo dei thesauri e delle ontologie nell’ecosistema digitale; i motori di ricerca e il loro rapporto con il controllo bibliografico; alcune esperienze specifiche di area italiana e internazionale. Nella Conferenza, e quindi nel volume, il filo conduttore è rappresentato dal tema del controllo bibliografico nell’ecosistema digitale (una realtà in molti paesi), affrontato da numerosi punti di vista. L’ampiezza di vedute è legata all’eterogeneità degli studiosi intervenuti, i quali hanno offerto una panoramica dialettica tra internazionale e nazionale, tra globale e locale; il programma ha coinvolto attori appartenenti al mondo degli archivi e dell’editoria, non solo a quello delle biblioteche.
Il cordoglio per la recente e improvvisa scomparsa di Sabina Magrini, direttrice dell’Archivio di Stato di Firenze, spinge a ricordarla, oltre che come amica e autrice della rivista “JLIS.it”, anche come relatrice di uno degli interventi. L’Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi (ICBSA), insieme all’Università per stranieri di Siena, ha concluso il progetto “Ti racconto in italiano”, che si propone di fornire diversi punti d’accesso alle risorse audio raccolte tra gli anni Ottanta e Duemila dall’ICBSA stesso, nell’ambito della sua missione di documentazione della cultura audio e audiovisiva italiana. L’obiettivo principale del progetto è stato creare strumenti che consentano agli studiosi di storia sociale, arte e letteratura di utilizzare tali fonti e di fornire materiale originale agli studenti stranieri per esercitare la loro conoscenza della lingua italiana. Per facilitare l’accesso è stato necessario creare ausili di ricerca come indici e thesauri; ciò ha avviato una collaborazione con la Biblioteca nazionale centrale di Firenze e il Nuovo soggettario.
Il contributo di Mathilde Koskas (Bibliothèque nationale de France - BnF) ha costituito il punto di partenza ideale per i lavori della Conferenza: da un approccio locale (nel caso specifico, l’Italia) l’orizzonte si amplia a livello internazionale, evidenziando come il controllo bibliografico universale (UBC), nato concettualmente tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, risulti oggi molto diverso in un contesto digitale. La nascita e la rapida diffusione della stampa a caratteri mobili hanno portato a un repentino aumento del numero dei libri in circolazione. Nel 1545 con la pubblicazione della Bibliotheca universalis di Conrad Gesner, ossia il catalogo di tutti i libri stampati fino a quel momento in latino, greco ed ebraico, si è concretizzata, almeno in parte, l’utopia di un controllo bibliografico universale. Koskas sottolinea l’importanza della condivisione e dell’interoperabilità per la comunità bibliografica internazionale; a tal fine sono stati sviluppati standard come ISBD e formati di scambio come MARC. Il saggio di apertura è, pertanto, un invito al dialogo in una società democratica, nel contesto dell’informazione digitale di massa e delle tecnologie che la accompagnano. Mauro Guerrini (Università degli studi di Firenze), tra i promotori e organizzatori dell’evento, ricorda il ruolo svolto in epoca contemporanea dall’IFLA come stimolo a promuovere standard e collaborazioni che sviluppino un controllo bibliografico multicentrico e più cooperativo che vada oltre l’esclusività delle agenzie bibliografiche nazionali. La Conferenza ha ripreso i temi affrontati dal seminario tenuto a Lione nel 2014 dal titolo Universal Bibliographic Control in the Digital Age: Golden Opportunity or Paradise Lost? (http://library.ifla.org/id/ eprint/817). L’idea di un controllo bibliografico universale è stata per secoli punto focale nella storia della catalogazione e si basa sull’ideale umanistico di condivisione globale della conoscenza registrata. Concetti come l’interoperabilità, l’authority control, l’apertura e la flessibilità dei dati, in termini di libero riutilizzo degli stessi in contesti diversi da quelli originari, sono solo alcuni degli aspetti fondamentali nel nuovo ecosistema bibliografico, che stimola il dialogo tra le varie comunità in ambito Library Information Science, offrendo opportunità da cogliere e sfide da fronteggiare. Renate Behrens (German National Library) parla di un punto di svolta. È oggi necessario rivedere radicalmente la concezione degli standard; essi, se sviluppati congiuntamente, sono essenziali per la descrizione e lo scambio funzionale di dati, ma devono essere abbandonate regole troppo rigide. Per rendere possibile l’accesso libero e globale tutte le risorse devono essere dotate di metadati di qualità, sufficienti e sostenibili. Gli standard devono essere continuamente aggiornati e adattati ai vari ambiti, poiché nessun singolo standard potrà mai coprire adeguatamente ogni applicazione pratica; quindi, è necessario che le varie comunità professionali posseggano le competenze per poter operare in questa direzione. Gordon Dunsire (Independent Consultant) ripercorre la storia dell’informazione registrata, segnata da alcune invenzioni tecnologiche che hanno avuto un effetto immediato e profondo sulla società umana. Queste invenzioni delimitano, nell’ottica di Dunsire, cinque “età dell’informazione”. Oggi viviamo nella quinta età, iniziata con l’invenzione di internet e caratterizzata dall’uso di dispositivi digitali portatili che permettono di elaborare e condividere l’informazione a livello planetario; l’utente finale è immerso, e quasi sommerso, da un oceano di informazioni registrate. L’interazione è onnipresente e ciò porta a un aumento esponenziale del volume dei dati condivisi e condivisibili. Il controllo bibliografico si trasforma quasi in una sfida contro il tempo e il suo futuro è imprevedibile, come lo è stato quello della scrittura, della stampa, delle telecomunicazioni o di Internet al loro apparire. Dunsire parla della necessità di una riconciliazione tra globalizzazione e personalizzazione attraverso la localizzazione; si deve gestire l’identità culturale in un contesto globale. Tiziana Possemato (Università degli studi di Firenze) affronta la questione del rapporto tra i principi e i modelli concettuali del controllo bibliografico universale e quelli del web semantico; essi condividono l’obiettivo comune di organizzare l’universo documentario evidenziando le entità rilevanti e le relazioni reciproche, al fine di garantire il più ampio accesso possibile alla conoscenza. Il nuovo ecosistema digitale non presenta confini in termini di limiti culturali, linguistici, geografici o tematici; ciò deve stimolare una maggiore collaborazione tra comunità eterogenee nell’obiettivo comune di produrre, gestire e conservare nuova conoscenza.
Gli interventi di Vincent Boulet (BnF) e Andrew MacEwan (British library) sottolineano la necessità di definire le politiche degli identificatori, sia in ambito internazionale, sia a livello locale. La Bibliothèque nationale de France sta cercando di chiarire perché e su quali basi una biblioteca nazionale potrebbe essere coinvolta nella gestione di un determinato identificatore, tenendo conto della diversità di ambito, struttura di governance e modello commerciale dei vari identificatori, siano essi internazionali (ad esempio ISNI, ISSN, ARK) o locali (ad esempio gli identificatori propri della BnF). L’utilizzo degli identificatori assume un’evidente connotazione pratica nel lavoro quotidiano dei catalogatori e nella posizione strategica che le biblioteche nazionali potrebbero acquisire in un panorama altamente competitivo. MacEwan evidenzia inoltre che, ad esempio, l’ISNI (International Standard Name Identifier) è stato adottato come identificatore comune in vari settori dell’editoria. Michele Casalini (Casalini Libri) auspica una più ampia interoperabilità tra i diversi sistemi e agenti coinvolti nella filiera del libro, attraverso una maggiore cooperazione tra le istituzioni e le organizzazioni internazionali che si occupano della diffusione della conoscenza. Come ricordato da Piero Attanasio (AIE), identificatori, metadati bibliografici, schemi di categorie tematiche sono al centro del funzionamento dell’intera filiera del libro, ma il dialogo tra l’industria libraria e la comunità bibliotecaria sulla gestione dei metadati non è sempre così intenso come sarebbe auspicabile; ci sono alcuni campi di applicazione, come l’intelligenza artificiale e i big data, che fanno emergere con forza la necessità di una collaborazione più attiva. Il grande potenziale di queste tecnologie non può esplicitarsi se non supportato da cospicui investimenti in termini di competenze, energie, tempo e costi. Fulvio Guatelli (FUP) illustra come, nell’ambito dell’odierna editoria digitale, i metadati siano diventati un elemento chiave della comunicazione scientifica, informazioni che accompagnano, e spesso precedono, la risorsa nel suo percorso dall’editore verso il lettore, ovvero “dati su dati” che consentono il reperimento della risorsa stessa. I libri hanno perso gradualmente la loro monodimensionalità, divenendo bidimensionali: da un lato il contenuto, dall’altro i relativi metadati, come la parte invisibile di un iceberg che consente alla parte non sommersa di galleggiare. Richard Wallis evidenzia, però, che spesso le biblioteche tendono a relegare i metadati nel back office, mentre altri attori dell’industria dell’informazione ne fanno un uso più aperto, libero e condiviso, per far conoscere le proprie risorse. Nonostante l’impegno tradizionale delle biblioteche a rispondere alle richieste degli utenti, la mancanza di una reale cultura dei metadati porta a uno sfruttamento solo parziale delle potenzialità di questi ultimi.
Alcuni interventi descrivono realtà nazionali specifiche, come ad esempio il funzionamento della legge sul deposito legale della Biblioteca nazionale di Norvegia; lo sviluppo da parte della Biblioteca nazionale della Finlandia di Annif, un toolkit open source, multilingue e modulare, per l’indicizzazione e la classificazione automatica dei soggetti; le difficoltà incontrate presso la Deutsche Nationalbibliothek nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale per l’assegnazione automatica di una serie di numeri decimali abbreviati basati sulla Classificazione decimale Dewey; l’avveniristico progetto della Bayerische Staatsbibliothek che permette la scoperta di risorse musicali attraverso un motore di ricerca a riconoscimento ottico. In ambito italiano si parla del progetto DREAM finanziato dalla Sapienza Università di Roma: poiché il catalogo del Servizio bibliotecario nazionale (SBN) non gestisce ancora dati in scritture non latine, l’obiettivo è offrire ai ricercatori un catalogo ricercabile attraverso scritture come l’arabo, il cinese, il cirillico ecc. La Biblioteca nazionale centrale di Roma ha promosso soluzioni per gestire le riviste online ad accesso aperto, sia per le native digitali sia per quelle digitalizzate (RIDI - Riviste digitali e digitalizzate italiane), soluzioni che mirano alla creazione di un’emeroteca digitale nazionale. Ha presentato, inoltre, il progetto sperimentale di deposito e fruizione digitale degli ebook, nato da una collaborazione con MLOL (Media Library On Line) e gli editori del gruppo Giunti e Mondadori. Un aspetto cruciale per la catalogazione è affrontato da Pat Riva (Concordia University): superare le barriere linguistiche. I record bibliografici mostrano ancora oggi elementi che dipendono dalla lingua, che ostacolano l’internazionalizzazione e l’inclusione. In questo senso sono fondamentali l’authority control e i connessi authority file. Nathan Putnam (OCLC) esamina il potenziale futuro di uno strumento come il VIAF, il Virtual International Authority File, che consiste in un’aggregazione di dati bibliografici e di autorità provenienti da oltre 50 agenzie e infrastrutture nazionali, sistemi che seguono pratiche di catalogazione diverse e contengono centinaia di lingue. Il VIAF è uno degli strumenti che consente di superare la barriera linguistica di cui parla Riva.
Carlo Bianchini (Università di Pavia) e Lucia Sardo (Università di Bologna) affrontano il rapporto tra il controllo bibliografico e Wikidata, un nuovo attore nel panorama informativo, con un background molto diverso da quello delle biblioteche, che ha influenzato il modo in cui la comunità professionale considera l’UBC. “Wikidata offre un modo pragmatico di pensare globalmente e agire localmente. Infatti, dimostra che non c’è bisogno di una standardizzazione delle pratiche per stabilire le voci e la struttura dei record d’autorità in una forma internazionale; invece, la comodità degli utenti può essere raggiunta da un’infrastruttura tecnologica in grado di presentare a ciascun utente le informazioni su un’entità nella propria lingua e scrittura”. Anna Lucarelli (Biblioteca nazionale centrale di Firenze) nel suo contributo sul ruolo assunto dai thesauri negli ultimi anni, ricorda come questi ultimi abbiano permesso di aumentare il multilinguismo e le equivalenze concettuali, collegando informazioni e metadati prodotti da istituzioni di diversi Paesi. Anche i thesauri, in quanto strumenti di controllo semantico, interagiscono con Wikidata e contribuiscono a costruire ponti tra mondi finora distanti, ovvero biblioteche, archivi e musei. Tralasciando l’analisi di altre interessanti presentazioni, il volume riporta alcune osservazioni finali. Il controllo bibliografico è oggi basato su un numero sempre maggiore di strumenti operativi e sulla cooperazione di numerosi agenti, ma la sua visione concettuale resta valida. Le agenzie bibliografiche nazionali stanno ridefinendo il loro ruolo, anche se le attività principali sono rimaste invariate, ovvero: authority control, sviluppo, standardizzazione e gestione di vocabolari e thesauri. Tali attività sono oggi svolte per lo più in un ambiente digitale; perciò, le biblioteche non detengono più il monopolio del controllo bibliografico ma, grazie alla loro missione, possono garantire una organizzazione dell’informazione affidabile. La Conferenza è stata una proficua occasione di approfondimento delle nuove sfide messe in campo dal controllo bibliografico universale, che si trova a operare in un contesto informativo ben diverso da quello in cui si è formalizzato negli anni Sessanta e Settanta. Il composito panorama attuale può sembrare caotico ma, come evidenziato da Mathilde Koskas, “dal caos nasce la creazione” e le iniziative e gli esperimenti presentati lo hanno ampiamente dimostrato.