N.2 2021 - Biblioteche oggi | Marzo 2021

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Le declinazioni della sostenibilità in biblioteca

Sara Dinotola

Biblioteca civica di Bolzano, saradinotola@gmail.com

Abstract

Attraverso un'analisi del contenuto di 154 piani strategici delle biblioteche, questo studio esamina e classifica le diverse interpretazioni del concetto di sostenibilità. La sostenibilità organizzativa e finanziaria è la più citata, seguita dalla sostenibilità ambientale, dalla sostenibilità legata allo sviluppo e alla gestione delle collezioni e poi dalla sostenibilità sociale. Quasi la metà delle biblioteche ha adottato una visione ristretta della sostenibilità, facendo esplicito riferimento solo ad un tipo di interpretazione. Invece glialtri documenti rivelano la consapevolezza che la sostenibilità sia un concetto ampio e trasversale, ricollegabile ad ogni aspetto delle biblioteche contemporanee e perfettamente in linea con i loro valori strategici.

English abstract

Through a content analysis of 154 library strategic plans, this study examines and classifies the various interpretations of the concept of sustainability. Organizational and financial sustainability is the most-cited, followed by environmental sustainability, by sustainability related to collection development and management and then by social sustainability. Almost half of the libraries adopted a narrow view of sustainability, making explicit reference only to one type of interpretation. Instead, the other documents reveal the awareness that sustainability is a broad and transversal concept, reconnectable to every aspect of contemporary libraries and perfectly in line with their strategic values.

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Introduzione

All’interno del dibattito scientifico e professionale degli ultimi anni il tema della biblioteca sostenibile è stato analizzato da varie angolazioni, con uno sguardo rivolto sia alla sua ottica valoriale generale sia ad alcuni ambiti oggetto di riflessioni e trasformazioni, sui quali si sono soffermate le numerose iniziative condotte dalle biblioteche di diversa tipologia.
Anche se l’attenzione delle biblioteche verso la sostenibilità (principalmente ambientale) è iniziata negli anni Novanta del secolo scorso, certamente un contributo importante affinché un numero crescente di biblioteche abbracciasse il pensiero sostenibile e sperimentasse azioni per la sua concretizzazione è stato fornito dall’Agenda 2030, programma d’azione sottoscritto nel settembre 2015 dai 193 paesi membri dell’ONU e avviato nel 2016. L’ONU intende promuovere le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile, ossia crescita economica, inclusione sociale e tutela ambientale, come emerge chiaramente dai 17 Obiettivi per lo sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs), che vanno letti e interpretati secondo un’ottica integrata. Come sostenuto dall’IFLA e da molte associazioni bibliotecarie nazionali, le biblioteche di tutte le tipologie e grandezze, in quanto motori di cambiamento, possono e devono svolgere un ruolo importante per favorire il conseguimento di tutti questi obiettivi e dei relativi target. Al riguardo, va ricordata la Library map of the world curata dall’IFLA, in cui sono raccolte e descritte le azioni condotte dalle biblioteche di 25 nazioni a favore dei singoli obiettivi per lo sviluppo sostenibile. A livello europeo, degno di nota è il report pubblicato a maggio 2020 da EBLIDA, che ha mappato le numerose iniziative realizzate dalle biblioteche proprio a favore dei 17 SDGs.
Ogni biblioteca intenzionata a svolgere nel tempo un ruolo attivo per la concretizzazione dei vari aspetti del concetto di sostenibilità non dovrebbe ignorare questo tema durante la fase di pianificazione strategica, i cui elementi cardine (mission, vision, valori di riferimento, goals, obiettivi specifici, azioni e indicatori), definiti sulla base di un’attenta analisi interna ed esterna e di un confronto con la comunità di riferimento, sono illustrati all’interno del piano strategico, uno strumento dinamico di programmazione e comunicazione. Infatti, è fondamentale che le riflessioni e le iniziative a favore della sostenibilità siano in linea con le finalità strategiche generali della biblioteca e, come scrivono Petra Hauke e Klaus Ulrich Werner, “sustainability should be seen as part of the corporate identity of the library”.

Le interpretazioni della sostenibilità in 154 piani strategici

Il presente contributo intende analizzare in ottica integrata i due temi richiamati nell’introduzione, partendo dai seguenti interrogativi: la sostenibilità è protagonista all’interno dei piani strategici delle biblioteche? E, in caso affermativo, secondo quale accezione essa è interpretata in fase di pianificazione e, di conseguenza, nelle azioni delle biblioteche?
Per cercare di fornire una prima risposta a tali domande, ho effettuato una ricerca online, utilizzando le seguenti stringhe: ‘piano strategico biblioteca sostenibilità’ e ‘pianificazione strategica biblioteca sostenibilità’. Inoltre, al fine di ottenere un numero maggiore di occorrenze, ho effettuato più volte la stessa operazione, inserendo i termini in inglese, in tedesco, in spagnolo e in francese. A quel punto, dopo aver analizzato i risultati restituiti da ogni singola ricerca e aver effettuato una scrematura di quelli non pertinenti, ho potuto individuare 154 piani strategici in cui è stato citato (in qualsiasi punto del testo) il termine sostenibilità o l’aggettivo sostenibile.
I piani strategici che costituiscono il campione preso in analisi sono stati elaborati da biblioteche situate in 17 paesi del mondo. Gli Stati Uniti con 70 piani strategici sono il paese più rappresentato, seguono il Canada con 20, l’Australia con 16 e il Regno Unito con 14; mentre le altre nazioni si attestano su numeri di gran lunga inferiori, come messo in evidenza dalla Figura 1.
Quanto alle tipologie delle biblioteche a cui si riferiscono i piani strategici reperiti, prevalgono quelle accademiche con 72 piani, dei quali 48 sono relativi a una singola biblioteca e 24 a sistemi bibliotecari universitari, quindi contemplano più biblioteche. Al secondo posto si collocano le biblioteche pubbliche, con 69 piani; anche in questo caso la maggior parte di essi (ovvero 41) si riferisce a una sola biblioteca, mentre i restanti 28 sono relativi a sistemi bibliotecari o a più biblioteche situate in uno stesso contesto territoriale. I documenti rimanenti riguardano, poi, le biblioteche nazionali (6), quelle statali (2) e i sistemi comprendenti biblioteche pubbliche, scolastiche, specialisti che e provinciali (2). Infine, le seguenti tipologie bibliotecarie sono rappresentate, ciascuna, da un unico piano strategico: biblioteca specialistica, biblioteca contemporaneamente accademica e statale, independent lending library.
Un altro fattore di interesse è relativo agli anni di validità dei piani strategici esaminati. In 127 documenti è indicato un arco di anni durante i quali le biblioteche sono chiamate ad attuare le priorità strategiche e a raggiungere gli obiettivi: come ci si sarebbe potuto aspettare, prevalgono i piani valevoli per 5 anni (40), 4 anni (30), 3 anni (30) e 2 anni (14), mentre 13 documenti hanno periodi di validità più lunghi (Figura 1). Altri 15 piani fanno riferimento soltanto all’anno di approvazione o di aggiornamento del documento e 7 all’anno in cui le priorità strategiche dovranno trovare la loro concretizzazione. Infine, in 5 piani non è presente l’indicazione temporale e questo può essere giustificato dal fatto che tali documenti non sono file pdf statici, ma si trovano all’interno di una sezione del sito web della biblioteca.
Ai fini della presente indagine è utile anche capire se i documenti analizzati siano attuali, ossia se si riferiscano a un arco temporale ancora in corso. La risposta è nella maggior parte dei casi affermativa: solo 14 piani risultano riferiti a un periodo concluso e ciò significa che il processo di pianificazione strategica non è stato ancora rinnovato; mentre invece i restanti piani datati sono in corso di validità (Figura 1). Sul piano contenutistico, tutti i documenti presi in esame presentano gli elementi tipici dei piani strategici; tuttavia, si notano rilevanti diversità in relazione all’impostazione (schematica o discorsiva), alla lunghezza e al livello di approfondimento della trattazione, tant’è che alcuni piani sono costituiti da poche pagine, altri da diverse decine e illustrano anche il processo di analisi interna ed esterna e quello co-creativo che hanno portato all’elaborazione delle priorità strategiche. Da tale diversità tra i documenti esaminati deriva anche che l’esplicito riferimento alla sostenibilità a volte appare generico, altre più articolato. Inoltre, la sostenibilità – seppur intesa, a seconda dei casi, in base alle diverse accezioni che verranno descritte tra poco – è citata in punti diversi dei documenti. Ad esempio, la parola sostenibilità/sostenibile compare all’interno della mission in 6 dei 154 piani presi in esame e nella dichiarazione di vision in 4 piani; mentre spesso essa rientra tra i valori a cui si ispira la pianificazione strategica delle biblioteche. Ancora più di frequente la sostenibilità è trattata in modo meno astratto, in quanto diventa essa stessa uno dei goals da raggiungere e, talvolta, figura anche negli obiettivi e nei sotto-obiettivi specifici.
L’analisi dettagliata delle sezioni dei documenti in cui è citato il termine sostenibilità o l’aggettivo sostenibile ha permesso di evidenziare il modo in cui questo concetto è stato interpretato dalle diverse biblioteche. Al fine di giungere a una visione sintetica e di applicare un’ottica comparativa, ho definito una categorizzazione delle concezioni della sostenibilità emerse dall’esame dei piani strategici, che possono essere così sintetizzate: sostenibilità ambientale, sostenibilità organizzativa e finanziaria, sostenibilità riferita allo sviluppo e alla gestione delle collezioni, sostenibilità sociale. Queste diverse interpretazioni verranno descritte nelle pagine seguenti, facendo riferimento ai piani strategici più interessanti.

Figura 1

La sostenibilità ambientale 

La sostenibilità è declinata in chiave ambientale all’interno di 63 dei 154 piani strategici analizzati, in cui si dichiara lo scopo di giungere a una riduzione dell’impatto sull’ambiente da parte delle biblioteche e anche della sua comunità di riferimento. A tale orientamento può essere ricondotto il concetto di biblioteca verde, che si concentra sull’aspetto ambientale ed ecologico e, dunque, ha un raggio di azione più circoscritto rispetto alla biblioteca sostenibile, che invece si occupa contemporaneamente di questioni ambientali, economiche e sociali.
I piani strategici in cui compare un esplicito richiamo alla sostenibilità ambientale sono suddivisibili in due sottogruppi. Il primo, e più ampio, comprende i documenti che si limitano all’enunciazione delle priorità strategiche o dei goals relativi a questo tema, aggiungendo, in alcuni casi, poche indicazioni ulteriori. Invece, al secondo sottogruppo sono ascrivibili i piani in cui la sostenibilità ambientale viene affrontata in modo più articolato, tant’è che accanto alla definizione dello scopo (goal), si riportano la formulazione di obiettivi e talvolta di sotto-obiettivi specifici, nonché la descrizione di azioni da mettere in atto per raggiungerli. Dalla lettura di questi documenti è possibile notare che il tema è stato trattato in vari modi, individuando di volta in volta specifici ambiti di interesse, in linea con quanto emerge anche dalla letteratura in merito.
La necessità della sensibilizzazione e di un’apposita formazione del personale al fine di rendere ecocompatibili sia le abitudini quotidiane sia le modalità di erogazione dei servizi è citata nei piani di diverse biblioteche. Nel piano strategico della National Library of Scotland, all’interno della priorità strategica numero 5 (Developing the organisation), al punto 5.2, si fa riferimento alla sostenibilità ambientale, in linea con uno degli outcome presenti nel National Performance Framework che recita: “We value, enjoy, protect and enhance our environment”. La biblioteca ha dichiarato di aver già ridotto le emissioni di gas serra di oltre 69%, di utilizzare il 54% dell’energia in meno e di aver incrementato le pratiche di riciclaggio dei rifiuti, nonché di continuare a lavorare per ridurre ulteriormente l’impronta ambientale in tutte le aree della sua attività. La Public Library of Youngstown and Mahoning County nell’Ohio, in relazione al suo goal 6, specifica le azioni da intraprendere per fare in modo che la sostenibilità ambientale diventi un principio guida nella gestione delle strutture e delle risorse della biblioteca e nella valutazione del suo impatto sulla comunità e sulla regione.
Degne di nota sono anche la Saratoga Springs Public Library e la Hendrick Hudson Free Library, situate entrambe nello stato di New York, che hanno raggiunto sia la certificazione di organizzazioni verdi da parte della Green Business Partnership, sia quella nell’ambito del Sustainable Libraries Certification Program (SLCP) della New York Library Association. Inoltre, la Hendrick Hudson Free Library ha predisposto una politica ambientale che sancisce ulteriormente il suo impegno a ridurre l’impatto sull’ambiente: in questo processo un ruolo centrale è svolto dal personale e dalla scelta dei fornitori, che a loro volta devono rispettare determinati standard di prestazione ambientale. Una strada simile è stata intrapresa dalla canadese Nelson Public Library, che si impegna a operare in modo ecosostenibile in tutte le aree e a tale scopo intende creare un apposito green team.
La Yale University Library, negli Stati Uniti, si muove nella stessa direzione, infatti ha elaborato oltre al piano strategico un apposito Sustainability action plan e ha formato un gruppo consultivo per la sostenibilità della biblioteca che ha il compito di implementare un concreto piano d’azione, in collaborazione con l’ufficio per la sostenibilità dell’università. Anche l’University of Leeds Library, nella contea inglese dello Yorkshire, è impegnata nella promozione della sostenibilità, in linea con le strategie promosse dall’ateneo. Le indicazioni presenti nel piano strategico vengono poi approfondite nella dichiarazione ambientale della biblioteca, in cui si fa riferimento alle diverse pratiche finalizzate alla riduzione dell’impatto ambientale da parte del personale e dell’utenza.
Il secondo ambito di interesse riconducibile alla sfera della sostenibilità ambientale è relativo alla sensibilizzazione e alla formazione dell’utenza sulle questioni ecologiche, attraverso varie tipologie di iniziative organizzate dalle biblioteche, spesso in collaborazione con vari soggetti del territorio e in conformità con le linee strategiche comunali o delle università. In questo caso si valorizza il ruolo delle biblioteche in quanto luoghi per l’apprendimento (anche di tipo non formale e informale) e in quanto modelli positivi di riferimento per le persone, che sono spinte a cambiare i propri comportamenti, a renderli più responsabili e meno impattanti sull’ambiente. Diverse biblioteche nei rispettivi piani strategici dichiarano di voler dare un contributo attivo a favore dell’educazione ambientale, organizzando eventi e campagne sull’argomento. Ad esempio, dal 2018 la Stadtbibliothek Norden in Germania organizza annualmente la settimana del clima in collaborazione con istituzioni locali e offre borse di stoffa in cotone biologico da prendere in prestito o da acquistare, al fine di ridurre l’utilizzo dei sacchetti di plastica. Sulla stessa linea si pone un’altra biblioteca tedesca, ovvero la Stadtbibliothek Charlottenburg-Wilmersdorf di Berlino, che ha intenzione di concretizzare il concetto della green library, rendendo la sostenibilità ambientale una delle sue principali priorità strategiche; le iniziative programmate riguardano, ad esempio, l’allestimento di orti urbani e di alveari negli spazi esterni della biblioteca.
Anche la già citata Saratoga Springs Public Library, in collaborazione con una scuola e con un vivaio locali, ha installato un impollinatore e allestito un orto davanti alla propria sede. Questa esperienza fa venire in mente i tanti progetti di orti urbani condotti in collaborazione con le biblioteche, i quali hanno numerosi risvolti di tipo sociale, oltre che di sensibilizzazione sulle tematiche ambientali. Tra le iniziative realizzate dalla Saratoga Springs Public Library si possono citare, inoltre, la Bike Repair Station e il Rapair Café, in cui diversi volontari aiutano a riparare gratuitamente gli oggetti rotti: ciò da un lato stimola al riuso, permettendo di ridurre la quantità di rifiuti che finiscono nelle discariche, dall’altro ha un forte valore sociale, facendo scoprire alle persone l’importanza della condivisione di oggetti, di strumenti e soprattutto del know-how. I Repair Cafè all’interno delle biblioteche sono ormai una realtà in molte aree geografiche e si affiancano ad altri progetti per incoraggiare la comunità alla riduzione degli sprechi, al riuso e alla condivisione, tra cui figura la cosiddetta library of things.
La terza interpretazione della sostenibilità ambientale che emerge dai piani strategici facenti parte del campione analizzato riguarda la costruzione di nuovi edifici o la ristrutturazione di quelli esistenti secondo i principi della bioedilizia, che può aiutare le biblioteche a raggiungere alcuni degli obiettivi dell’Agenda 2030. In sintesi, un edificio verde presuppone:

  • l’uso efficiente dell’energia attraverso la riduzione del consumo di energia in tutte le fasi del ciclo di vita, resa possibile anche grazie al comportamento responsabile da parte dei frequentatori dell’edificio;
  • l’impiego di energie rinnovabili per soddisfare il fabbisogno energetico dell’edificio; 
  • l’uso efficiente e la salvaguardia delle risorse idriche; 
  • misure per minimizzare i rifiuti e l’inquinamento e quelle per massimizzare il riutilizzo dei materiali e il riciclo; 
  • la creazione di strutture resilienti, in modo che l’edificio possa resistere al tempo e anche a eventi come inondazioni, terremoti o incendi; 
  • la progettazione di spazi flessibili e dinamici, anticipando i possibili cambiamenti del loro utilizzo nel tempo ed evitando così la necessità di demolire, ricostruire o ristrutturare in modo significativo l’edificio; 
  • la promozione della salute e del benessere di chi trascorre del tempo nell’edificio, in virtù sia dell’utilizzo di materiali atossici, etici e sostenibili, sia di una buona qualità dell’aria interna, di un adeguato isolamento acustico, di una giusta temperatura e della predilezione della luce naturale per ridurre il fabbisogno energetico per l’illuminazione; inoltre è importante garantire agli utenti il godimento dell’ambiente circostante attraverso finestre e vetrate panoramiche; 
  • la centralità della comunità, ad esempio coinvolgendo le persone nella pianificazione dell’edificio e poi incoraggiandole a compiere azioni ecocompatibili (all’interno e all’esterno).

Specifici riferimenti a questo tema si rivengono nel piano strategico delle statunitensi Penn State University Libraries e in particolare nell’appendice numero 6, dedicata alla sostenibilità, che viene interpretata in vari modi. Innanzitutto si parla della sostenibilità ambientale, su cui lavora il green team: le biblioteche si impegnano su vari fronti al fine di ridurre il loro impatto ambientale e stanno valutando la possibilità di lavorare per raggiungere la certificazione edilizia LEED (Leadership in Energy and Environmental Design). L’accento sugli edifici sostenibili è posto anche nel piano delle australiane Cairns Libraries, che all’interno del goal 3 (Infrastrutture e innovazione) individuano tra le azioni da intraprendere a favore della sostenibilità ambientale la costruzione di un nuovo edificio per la biblioteca di Edmonton. Restando in tema, nel piano strategico della Biblioteca comunale di Trento si fa riferimento alla nuova sede periferica di Clarina (misura 19), da progettare e realizzare prestando una esemplare attenzione all’ambiente. Infine, la Bibliothèque et Archives nationales du Québec, che, oltre al piano strategico, ha elaborato un Plan d’action de développement durable, inserisce all’interno dell’obiettivo 1.1 l’azione numero 3, in base alla quale i progetti di costruzione e ristrutturazione degli edifici devono seguire principi eco-compatibili.

La sostenibilità organizzativa e finanziaria

Il 70% dei piani analizzati (ossia 108 su 154) pone in evidenza l’importanza strategica della sostenibilità relativa all’aspetto organizzativo e finanziario. Questa percentuale così ampia è facilmente comprensibile se si tiene conto che, soprattutto in seguito alla crisi economica globale del 2007-2008, le biblioteche di diversa tipologia sono state generalmente costrette a confrontarsi con una rilevante diminuzione dei budget operativi. Anche se i dati relativi a specifiche aree geografiche mostrano una leggera crescita delle risorse economiche negli ultimi anni, spesso la carenza di budget e di personale limita ancora fortemente le possibilità di azione delle biblioteche. Queste sono chiamate, come luoghi fisici e virtuali, a impegnarsi sempre di più sul piano culturale, tecnologico, educativo, ricreativo e sociale per andare incontro alle esigenze diversificate delle comunità di riferimento, offrendo e rendendo visibili servizi variegati, appetibili e di alta qualità.
Partendo da tali premesse, appare indispensabile soffermare l’attenzione, già dalla fase di pianificazione strategica, sulla definizione di una cultura organizzativa che possa aiutare le biblioteche ad affrontare le sfide e i cambiamenti in atto. Entrando più nel dettaglio, i 108 piani che citano questo tipo di sostenibilità fanno riferimento alla necessità di raggiungere una gestione più efficiente e più sostenibile dei flussi di lavoro, di sviluppare modelli innovativi di governance e di valutazione delle prestazioni, di ottimizzare le risorse economiche a disposizione, di trovare ulteriori fonti di entrata economica e di permettere che tutte le azioni e i servizi siano incentrati sull’utente.
Considerato il numero elevato di piani strategici che fanno riferimento a questo concetto di sostenibilità, si rimanda alle tabelle poste alla fine del testo per una panoramica complessiva, mentre qui di seguito si illustrano alcuni degli esempi più interessanti. La Biblioteca Nacional de España all’interno della propria vision si definisce un’istituzione gestita attraverso un modello che ne garantisca la sostenibilità e l’efficienza in relazione all’utilizzo delle risorse pubbliche, dunque pone l’accento contemporaneamente sul tema della sostenibilità finanziaria e su quello della responsabilità verso la società, che tornano sovente protagonisti in altri piani strategici, seppur in differenti punti dei documenti. Ciò avviene in due esempi australiani, ovvero nel piano dei Bayside Library Services e in quello delle Public Libraries City of Armadale, dove tra le priorità strategiche si colloca il raggiungimento di un servizio bibliotecario sostenibile che fornisca un ritorno positivo sugli investi-menti e un misurabile vantaggio economico per tutti i membri della comunità. Riferimenti dello stesso genere si rinvengono nel piano strategico della Palatine Public Library (negli Stati Uniti), la quale si definisce un’organizzazione resiliente e attenta alla sostenibilità in riferimento alle pratiche di lavoro, alla gestione delle strutture e anche delle risorse umane e finanziarie.
E ancora, nel piano strategico della Boston Public Library si parla di organizzazione sostenibile, ovvero di gestione delle finanze, partecipazione attiva dei dipendenti e sviluppo professionale in un ambiente di dignità e rispetto, in cui i partenariati (anche con il settore privato) possano arricchire i servizi. Nel piano della Cleveland Public Library, all’interno della quinta priorità strategica che è relativa all’innovazione sostenibile, si fa riferimento al dovere della biblioteca di utilizzare al meglio il denaro a disposizione che deriva dalle tasse dei contribuenti, operando nel modo più innovativo, efficiente e sostenibile possibile per il raggiungimento della propria mission.
In altri quattro documenti, inoltre, viene offerta una descrizione più approfondita della sostenibilità organizzativa e finanziaria. La Sonoma County Library si impegna sia a garantire che le sue strategie finanziarie siano solide, ponderate e sostenibili, sia a lavorare continuamente per migliorare i modi in cui sono forniti i servizi agli utenti. Gli obiettivi specifici a ciò collegati sono i seguenti: sviluppare politiche, standard e misure delle prestazioni che si traducano in un’organizzazione finanziariamente sostenibile con un approccio equilibrato al personale, alle raccolte, ai servizi e alla manutenzione delle strutture; definire una strategia di finanziamento diversificata (partnership, sponsorizzazioni); sviluppare linee guida sulla cui base trasformare il processo decisionale e organizzativo durante i periodi di recessione economica.
Nel piano della Free Public Library of Audubon, nell’Iowa, il primo goal riguarda il miglioramento della forza finanziaria della biblioteca per garantire che essa sia in grado di fornire programmi e servizi che rispondano alle esigenze della comunità; a tal proposito vengono stabiliti anche obiettivi specifici e un piano d’azione dettagliato.
L’Independent lending library di Londra ha stabilito come scopo strategico l’eliminazione del disavanzo operativo annuale entro la fine del 2023; dunque, sarà necessario mettere in atto diverse azioni per ampliare il numero di iscritti, sviluppando campagne di marketing mirate, rivolte in particolar modo ai giovani, nonché un variegato programma di eventi. Essendo una biblioteca finanziata da fondi privati e dalle quote associative, bisognerà definire nuove modalità di adesione o fruizione della biblioteca rivolte a coloro per i quali le quote associative rappresentano un ostacolo.
Infine, nel Sustainability plan della Hendrick Hudson Free Library si cita la financial stewardship e gli obiettivi collegati a tale priorità sono così riassumibili: garantire la trasparenza delle operazioni e del bilancio, cercare opportunità di sovvenzioni e ottenere sponsor aziendali, creare una strategia di raccolta fondi a lungo termine, snellire le operazioni della biblioteca per risparmiare sui costi.
Concludendo, si può affermare che in tutti i piani in cui figurano riferimenti (sintetici o più approfonditi) alla sostenibilità organizzativa e finanziaria, essi non risultano utili soltanto per orientare i flussi e le modalità del lavoro dei bibliotecari, ma appaiono anche come dichiarazioni rivolte verso i finanziatori e tutti gli stakeholders, in quanto testimoniano l’impegno delle biblioteche a operare in modo responsabile, efficace, efficiente e affidabile, al fine di rispondere al meglio e sul lungo periodo alle necessità della comunità di riferimento.

La sostenibilità nello sviluppo e nella gestione delle collezioni

All’interno del campione analizzato, 56 piani strategici, in gran parte relativi a biblioteche o sistemi bibliotecari accademici, collegano la sostenibilità all’ambito dello sviluppo e della gestione delle raccolte, nel quale entrano in gioco diverse questioni di stretta attualità.
Tra queste va citata innanzitutto la trasformazione digitale delle collezioni, che comporta riflessioni sulle varie fasi del ciclo gestionale. Ad esempio, tra le priorità strategiche dell’University of Sydney Library, della Chinese University of Hong Kong Library, della University of West London Library, della Deakin University Library, della U.S. National Library of Medicine, della Biblioteca dell’Universidad Complutense de Madrid e della Biblioteca Universidad de Cantabria figura la necessità di adottare politiche finanziariamente sostenibili sia per lo sviluppo delle collezioni in formato elettronico sia per la predisposizione delle infrastrutture e delle piattaforme digitali per l’accesso, per la gestione e per la conservazione di tali contenuti. Quanto all’acquisizione delle risorse elettroniche, nei documenti analizzati ritorna più volte il riferimento ai costi elevati delle licenze, all’importanza delle collaborazioni a livello locale e nazionale per negoziare con gli editori condizioni più favorevoli e permettere, così, l’accesso ai contenuti scientifici con il minor numero possibile di restrizioni per l’utente finale. Questi temi richiamati dai piani strategici coincidono con alcuni di quelli più discussi negli ultimi anni all’interno della letteratura biblioteconomica relativa allo sviluppo e alla gestione delle collezioni nel contesto delle biblioteche accademiche e di ricerca. I business models ideati alla fine del secolo scorso appositamente per l’acquisizione delle risorse elettroniche risultano ormai difficilmente sostenibili per un numero crescente di biblioteche e sistemi. Ciò riguarda soprattutto il big deal, che impone condizioni delle licenze spesso troppo restrittive (tra cui limitazioni per il document delivery) e poco trasparenti, nonché una crescita costante del prezzo degli abbonamenti (il cosiddetto price cap), a cui non corrisponde un aumento dei budget delle biblioteche, spesso stagnanti o in diminuzione, come emerge anche dai piani strategici presi in esame. Un altro aspetto di grande importanza è collegato al fenomeno del double dipping, ossia al pagamento da parte della stessa istituzione sia dal lato del lettore (sottoscrizioni), sia da quello dell’autore (APC) per rendere liberamente accessibili i contributi. Nel caso in cui le biblioteche non riescano a negoziare con gli editori soluzioni più trasparenti, convenienti e che favoriscano la pubblicazione ad accesso aperto, esse valutano la possibilità di disdire gli abbonamenti ai pacchetti dei grandi editori e, sempre più di frequente, privilegiando metodi di acquisizione come la selezione titolo per titolo, la patron-driven-acquisition (PDA) o il pay-per-view, scelgono di pagare solo per le risorse di cui la comunità accademica ha più bisogno. Tra i casi più emblematici si può ricordare il mancato rinnovo, nel 2017, del contratto con Elsevier da parte della Germania e nel 2018 della Svezia, che, tramite il consorzio Bibsam, ha poi firmato un accordo trasformativo di lettura e di pubblicazione con il colosso olandese valido per tre anni a partire dal 2020. Proprio gli accordi trasformativi per una transizione delle riviste, senza costi aggiuntivi, verso un accesso aperto completo nel giro pochi anni rappresentano uno dei temi più delicati e discussi.
Leggendo i piani strategici si nota, inoltre, che le valutazioni sulla sostenibilità delle collezioni non si limitano all’aspetto economico, ma vanno collegate anche alla capacità della biblioteca di svolgere, attraverso le proprie raccolte (fisiche e digitali), un ruolo attivo a sostegno di alcune delle missioni delle università, quali didattica e ricerca. A partire da tale presupposto, negli ultimi anni sono diventati centrali i concetti di responsive collections e di collection development mission-focused, in base ai quali le biblioteche devono impegnarsi a sviluppare raccolte che sappiano veramente porsi al servizio della comunità accademica. Per questo motivo, come sottolineato in diversi piani strategici, risulta fondamentale monitorare costantemente da un lato i curricula e i filoni di ricerca dei docenti, dall’altro l’evoluzione dei contenuti, delle strategie e dei metodi di insegnamento e di apprendimento. Ad esempio, nel piano dell’University of Ottawa Library e in quello dell’Utrecht University Library si sottolinea che la gestione strategica e finanziaria delle collezioni deve riflettere le priorità e la missione dell’università di riferimento, inoltre il bibliotecario deve riuscire a entrare nei flussi delle pratiche di ricerca e di apprendimento degli utenti, conoscere e ascoltare la comunità accademica, le linee e i risultati della ricerca per individuare i principi più idonei di sviluppo e gestione delle collezioni intese in senso ampio.
Un altro aspetto messo in rilievo dai piani strategici presi in esame – come quelli della Chinese University of Hong Kong Library e della Staats- und Universitätsbibliothek Bremen – riguarda l’importanza di inglobare nelle attività di gestione delle collezioni anche quella dei dati di ricerca e di altre tipologie di documenti prodotti all’interno dell’università. Ciò porta alla luce un ulteriore tema di grande interesse a livello disciplinare e professionale, ossia la trasformazione del concetto di comunicazione scientifica, i cui confini si stanno espandendo e sfocando, sulla base dei cambiamenti nelle pratiche di ricerca, della diffusione del formato elettronico e di una nuova percezione del valore (anche sul lungo periodo) di alcune tipologie di materiali accademici, come set di dati, protocolli sperimentali, software, documenti di fonte primaria, che aiutano a rendere più comprensibili e replicabili le ricerche.
Queste particolari tipologie documentarie prodotte dai membri delle università, selezionate e messe a disposizione anche all’esterno da parte delle biblioteche comportano la concretizzazione del principio dell’inside-out, che si affianca al più tradizionale outside-in. L’ambito di applicazione di questo nuovo principio è ampio e ha a che fare anche con gli archivi istituzionali, le risorse didattiche aperte, i progetti Wiki e quelli per la digitalizzazione del patrimonio storico, raro e di pregio conservato dalle biblioteche. Proprio le digitalizzazioni rappresentano una strategia per la sostenibilità delle collezioni citata in diversi piani, tra cui quello delle University of Wisconsin-Milwaukee Libraries, quello dell’Utrecht University Library, quello della Biblioteca dell’Universidad Complutense di Madrid e quello della Biblioteca dell’Universidad de Cantabria.
Dall’analisi dei piani strategici è emerso anche un altro ambito di interesse basato sul binomio collezioni-sostenibilità ed è rappresentato dalla conservazione delle risorse su supporti fisici, che comporta costi in termini di manutenzione, mantenimento delle condizioni climatiche ottimali e di utilizzo degli spazi. Ad esempio, nel piano della Chinese University of Hong Kong Library e in quello della Staats- und Universitätsbibliothek Bremen, si legge che una priorità strategica consiste nell’utilizzare in modo sostenibile i locali della biblioteca, che appaiono limitati. Dunque, vanno condotte costantemente attività di revisione delle raccolte, che possono comportare il trasferimento in magazzini (preferibilmente condivisi) oppure lo scarto. Inoltre, si legge sempre nei piani, bisognerà fare affidamento sulla messa a disposizione di copie digitali, sia digitalizzando – quando possibile – risorse esistenti, sia prediligendo una politica di acquisizione delle nuove pubblicazioni di tipo e-preferred.
Per concludere il discorso sulla sostenibilità legata alle collezioni, bisogna citare un’ulteriore declinazione di questo tema che si discosta dalle precedenti, infatti non riguarda le modalità di gestione documentaria in senso generale, bensì l’acquisizione e la messa a disposizione di risorse di varia tipologia e in diversi formati sul tema specifico della sostenibilità, principalmente ambientale. Riferimenti a un’offerta di questo tipo si rinvengono principalmente nei piani delle biblioteche pubbliche, come la Saratoga Springs Public Library, la Sonoma County Library, la Stadtbibliothek Heilbronn e la Stadtbibliothek Norden, che intendono svolgere una rilevante funzione informativa ed educativa sulla sostenibilità. Lo sviluppo di collezioni su questo tema, pratica ormai consueta in molte realtà, va ad aggiungersi alle altre iniziative condotte dalle biblioteche al fine di aumentare la consapevolezza delle persone sulla rilevanza della sostenibilità.

La sostenibilità sociale 

Un’ulteriore declinazione della sostenibilità è riconducibile all’ambito sociale, citata esplicitamente da 50 piani strategici su 154. Dall’analisi di questi documenti è emerso che la sostenibilità sociale assume sfumature diverse. Infatti, in un gran numero di casi essa è interpretata secondo un’accezione ampia e coincide con la responsabilità sociale delle biblioteche verso la comunità di riferimento, quindi rientra spesso tra i valori guida illustrati nei piani strategici, come avviene, ad esempio, nel caso della Regina Public Library. La centralità della comunità di riferimento e l’impatto positivo che la biblioteca può produrre su di essa compaiono anche nella dichiarazione di vision della Chinese University of Hong Kong Library, in cui si legge che tale biblioteca intende coinvolgere studenti, docenti e tutta la comunità universitaria per progettare e fornire servizi e spazi sostenibili incentrati sull’utente. Anche la Biblioteca dell’Universidad de Alcalà si propone di essere un servizio eccellente, sostenibile e innovativo, in grado di rispondere alle aspettative degli stakeholders in un ambiente in continua evoluzione e l’obiettivo strategico 3 fa proprio riferimento alla sostenibilità e alla responsabilità sociale, infatti la biblioteca si impegna a misurare l’impatto che la propria attività genera sulla società e sull’ambiente. Nel piano strategico della Biblioteca de la Universidad de Granada tra i valori di riferimento compare il binomio sostenibilità-solidarietà, in linea con le politiche stabilite dall’ateneo di appartenenza e dall’Agenda 2030. In particolare, va menzionato l’asse strategico numero 5, ossia alleanze, cooperazione e società: si tratta di promuovere una biblioteca solidale, sostenibile e socialmente responsabile che svolga un ruolo attivo e rilevante per la società. All’interno di questo asse strategico si inseriscono diversi obiettivi, tra cui quello di realizzare azioni di carattere solidale e fornire i servizi bibliotecari in modo sostenibile. Le strategie da intraprendere sono diverse, ovvero: stabilire sinergie con altri uffici per realizzare azioni comuni per favorire l’uguaglianza; svolgere iniziative di solidarietà a livello della biblioteca; formare il personale della biblioteca per fare in modo che esso acquisisca le competenze necessarie per interagire con persone con bisogni speciali. Infine, nel piano sono indicati anche gli indicatori e le figure responsabili per queste azioni.
Concetti simili sono espressi nella mission della E.H. Little Library (Davidson College), che ha il compito di sviluppare un ambiente di apprendimento accogliente e inclusivo attraverso le sue raccolte, di realizzare attività di sensibilizzazione e iniziative sostenibili per promuovere il dialogo e la competenza interculturale. Non bisogna dimenticare, inoltre, che tale senso di responsabilità verso la comunità è evidenziato anche all’interno di tanti piani non conteggiati tra i 50 oggetto del presente paragrafo, in quanto collegano espressamente la sostenibilità non alle questioni sociali, bensì ad altre, soprattutto a quelle legate alla gestione finanziaria e allo sviluppo delle collezioni. Un numero esiguo di piani, invece, articola in modo più specifico il concetto della sostenibilità intesa in chiave sociale, facendo riferimento soprattutto al compito di combattere le disuguaglianze di vario tipo e di favorire la coesione e il benessere sociale. Si può citare, ad esempio, il piano della Bibliothèque et Archives nationales du Québec: l’orientamento numero 4 è riferito alla promozione dell’inclusione sociale e alla riduzione delle disuguaglianze sociali ed economiche. Al suo interno si collocano l’obiettivo 4.2 (Sostenere e promuovere le attività delle organizzazioni comunitarie che contribuiscono all’inclusione sociale e alla riduzione delle disuguaglianze) e l’obiettivo 4.3 (Sostenere e promuovere lo sviluppo di misure sociali ed economiche per le persone che vivono in povertà e in ambienti svantaggiati); poi vengono descritte specifiche azioni con i relativi indicatori. Tutto ciò permette alla biblioteca di sostenere la visione stabilita nella Quebec’s Agenda 21 for Culture, secondo la quale la cultura è un vettore di coesione sociale che può aiutare a ridurre le disuguaglianze. Infine, una visione interessante viene proposta nel piano strategico delle Bücherhallen Hamburg, le quali intendono reagire immediatamente e attivamente in relazione a determinate questioni sociali, come la povertà, la disuguaglianza educativa, la mancanza di inclusione soprattutto dei cittadini con background migratorio. Questi ultimi esempi sono in linea con la definizione di sostenibilità sociale che nel 2019 Lisa Engström e Johanna Rivano Eckerdal hanno tratto dall’analisi dei piani strategici di cinque biblioteche pubbliche svedesi (Malmö, Gullspång, Halmstad, Sundsvall e Åtvidaberg): la sostenibilità sociale si riferisce alle sfide poste dall’aumento dei divari sociali ed economici, dalla crescente sfiducia sia nei confronti delle istituzioni sia tra gli individui o gruppi di persone; la sostenibilità, quindi, è strettamente collegata al funzionamento della società civile e alla democrazia.
Alla luce dell’importanza dei temi che rientrano nel concetto di sostenibilità sociale, si può affermare che quest’ultima, in fase di pianificazione strategica, dovrebbe assumere lo stesso rilievo riservato alle altre declinazioni della sostenibilità: basti pensare che l’aspetto sociale è uno dei pilastri della triple bottom line ed è centrale anche all’interno dei già ricordati obiettivi dell’Agenda 2030. Inoltre, guardando in modo specifico al mondo bibliotecario, l’Environment, Sustainability and Libraries Special Interest Group (ENSULIB) dell’IFLA, sostiene la necessità di promuovere non solo la sostenibilità ambientale, ma anche quella sociale.
Un’interpretazione in senso ampio della sostenibilità risulta ancora più importante nel difficile periodo che stiamo vivendo, caratterizzato dall’emergenza sanitaria e dalle sue conseguenze non solo sulla salute delle persone, ma anche di tipo economico, sociale e culturale. Proprio in questo contesto, le biblioteche, nonostante le chiusure (totali e poi parziali) delle sedi fisiche, hanno saputo dimostrare la loro responsabilità nei confronti della comunità di riferimento, fornendo importanti contributi. L’IFLA ed EBLIDA hanno monitorato le azioni delle biblioteche, mostrando come esse abbiano messo in atto già dai primi mesi della pandemia iniziative per rispondere alle specifiche problematiche sorte o aggravatesi in seguito alla diffusione delle conseguenze dell’emergenza sanitaria. Tra queste iniziative si possono citare la selezione e la messa a disposizione di risorse informative sul Covid-19 e il contrasto alle fake news; il potenziamento del wi-fi della biblioteca, in molti casi reso accessibile durante la chiusura forzata degli edifici bibliotecari nel parcheggio e nelle zone limitrofe; il supporto continuativo alla ricerca scientifica e la messa a disposizione di piattaforme e strumenti per l’apprendimento; l’offerta di vari contenuti (come video-letture e tutorial) attraverso i social media e il telefono; il supporto nell’alfabetizzazione informatica o nelle richieste per l’indennità di disoccupazione, ma anche l’impegno a ospitare banche alimentari per aiutare nella consegna di cibo e la fornitura di dispositivi di protezione per il viso realizzati con le stampati 3D.

Figura 2

Osservazioni conclusive

Grazie all’esame dei 154 piani strategici è stato possibile capire in che modo biblioteche e sistemi bibliotecari di diversa tipologia e operanti in differenti contesti geografici hanno deciso di confrontarsi, fin dalla fase programmatica, con il tema della sostenibilità. La Figura 2 e le tabelle riportate alla fine di questo contributo mostrano che soltanto in 9 documenti (pari al 7,14% del totale) il riferimento alla sostenibilità è generico; nei restanti casi, invece, è stato possibile individuare specifiche interpretazioni di questo argomento, delle quali si è dato conto nelle pagine precedenti.
Ricapitolando, la sostenibilità organizzativa e finanziaria è citata dal 70,12% dei piani analizzati; quanto alle tipologie bibliotecarie che pongono attenzione a questo tema, prevalgono, seppur di poco, le biblioteche pubbliche (52) rispetto alle accademiche (46) e quelle di altre tipologie (9). Al secondo posto si colloca la sostenibilità ambientale, menzionata dal 40,90% dei piani: in questo caso si evidenzia un equilibrio tra le biblioteche accademiche (30) e quelle pubbliche (29), seguite dalle altre tipologie (4). Invece, la sostenibilità relativa allo sviluppo e alla gestione delle collezioni è un ambito di rilievo strategico nel 36,36% dei documenti; in questo caso si nota una netta prevalenza delle biblioteche accademiche (40) rispetto alle pubbliche (13) e a quelle di altra tipologia (3): ciò dipende, come già sottolineato, dalla natura degli argomenti trattati, relativi soprattutto all’acquisizione e al ciclo di vita delle risorse elettroniche. Infine, il riferimento alla sostenibilità sociale compare nel 32,46% dei piani, tra cui sono più numerosi quelli delle biblioteche pubbliche (30), seguono a distanza quelli delle biblioteche accademiche (16) e quelli delle biblioteche di altra tipologia (4). Inoltre, l’analisi dei piani strategici ha permesso di capire che quasi la metà delle biblioteche ha adottato una visione ristretta di questo concetto: entrando più del dettaglio, ben 66 biblioteche (pari al 45,5% del totale) hanno citato una sola declinazione della sostenibilità; mentre 37 (pari al 25,5%) ne hanno citate due, 31 (pari al 21,4%) tre e soltanto 11 (pari al 7,6%) hanno interpretato in modo integrato questo tema, contemplandone i quattro aspetti (Figura 2). Un ulteriore indizio a testimonianza di questa propensione a non considerare in senso olistico la sostenibilità si individua nello sporadico riferimento agli SDG dell’ONU che mettono in rilievo proprio la triplice dimensione (ambientale, economica e sociale) della sostenibilità e che sono citati esplicitamente soltanto all’interno di 12 dei 154 piani strategici (Figura 2).
A questo punto, è lecito chiedersi se le tendenze emerse esaminando i piani strategici siano in linea con quelle rilevate in occasione di altri studi, relativi sia ai piani strategici, sia più in generale al rapporto tra biblioteche e sostenibilità. Secondo una ricerca del 2015 condotta da Laura Saunders su 63 piani strategici di biblioteche facenti parti dell’ACRL (Association of College & Research Libraries), la sostenibilità è un tema residuale, affrontato soltanto in sei piani ed esclusivamente dal punto di vista ambientale (edifici sostenibili e iniziative verdi). Tuttavia, bisogna sottolineare che nel campione analizzato dalla studiosa sono presi in considerazione temi strategici che possono essere ricondotti al concetto di sostenibilità, seppur il termine non sia esplicitamente menzionato, tra cui le collezioni, la gestione degli spazi fisici e virtuali, gli aspetti tecnologici e organizzativi, la gestione efficiente ed efficace delle risorse economiche, la centralità della comunità accademica di riferimento.
Da un’altra ricerca del 2015 su 20 piani strategici di biblioteche accademiche di diversi contesti geografici e di quelli delle relative università di appartenenza, è emerso, invece, un crescente e dichiarato interesse verso la sostenibilità. In particolare, tra i quattro obiettivi strategici più ricorrenti, le autrici hanno individuato quello relativo alla sostenibilità e alla responsabilità sociale, finalizzato a minimizzare l’impatto ambientale di tali istituzioni e anche ad aumentare la coesione sociale, a favorire la crescita culturale ed economica del territorio. A tale obiettivo si ricollegano due degli assi strategici tipici del nuovo paradigma delle biblioteche accademiche, ossia i servizi digitali per la ricerca e la didattica (con particolare attenzione alla digitalizzazione) e l’apertura delle biblioteche a una più ampia comunità (territoriale e globale), che comportano, tra l’altro, la definizione di strategie efficaci e sostenibili per lo sviluppo e la gestione di collezioni, di strumenti, di infrastrutture e di servizi, anche attraverso la collaborazione con altre istituzioni. Questi temi possono essere ricondotti principalmente alla declinazione della sostenibilità in relazione all’aspetto organizzativo e finanziario e a quella riferita alle collezioni, che, come visto, si pongono rispettivamente al primo e al terzo posto per numero di occorrenze nei 154 piani analizzati nel presente contributo.
Un ulteriore termine di paragone è rappresentato dal lavoro di revisione della letteratura condotto di recente da Christine Meschede e Maria Henkel, le quali hanno analizzato 81 contributi di area LIS sul tema della sostenibilità, relativi soprattutto a esperienze di biblioteche pubbliche e accademiche. Le due autrici hanno effettuato una macro-classificazione degli articoli, dopo aver individuato tre tipologie di sostenibilità (ambientale, economica e sociale), dunque una in meno rispetto a quanto è emerso dalla presente analisi dei piani strategici, che, come evidenziato, contemplano anche una quarta categoria relativa al binomio collezioni-sostenibilità. Inoltre, i risultati dello studio di Meschede e Henkel appaiono differenti da quelli ottenuti soffermando lo sguardo sui piani strategici scelti come campione in questa sede: le due autrici affermano che la sostenibilità ambientale è di gran lunga quella oggetto di maggiore attenzione, infatti a essa fanno riferimento in modo esclusivo 68 articoli su 81 (83,95%); seguono la sostenibilità sociale con 45 articoli (55,55%) e quella economica con 43 (53,06%). Invece, un altro aspetto messo in luce da tale ricerca del 2019, ovvero la scarsa propensione da parte biblioteche a prendere in considerazione contemporaneamente le diverse dimensioni della sostenibilità, è emerso, come detto, anche dall’esame di una parte rilevante dei 154 piani da me individuati come campione.
Da ciò si può dedurre che non sia ancora largamente diffusa la consapevolezza che la sostenibilità sia un concetto trasversale, ricollegabile a ogni aspetto delle biblioteche contemporanee (dalla gestione dei flussi di lavoro agli spazi, dalle collezioni ai servizi) e perfettamente in linea con i loro valori. Fondare la pianificazione strategica e le azioni delle biblioteche sulla sostenibilità significa ribadire la centralità della comunità di riferimento e mettere in atto la responsabilità sociale delle biblioteche, nonché utilizzare in modo attento le risorse per offrire servizi e collezioni rispondenti alle necessità dell’utenza, sfruttare le possibilità offerte dalle tecnologie, essere resilienti, rispettare l’ambiente, agire per le generazioni attuali e per quelle future. Segnali positivi provengono da una parte delle biblioteche i cui piani strategici sono stati analizzati nell’ambito del presente studio, in quanto dimostrano che in diverse realtà il percorso finalizzato a inglobare la sostenibilità (intesa in senso ampio e sfaccettato) nei principi fondanti e imprescindibili è già stato tracciato; ciò sta portando le biblioteche a svolgere un ruolo proattivo e significativo nella contemporaneità, rendendosi portatrici del pensiero sostenibile. Dunque, affinché tutto ciò diventi una realtà solida e condivisa a livello internazionale, si dovrà ancora lavorare per sensibilizzare e formare un numero maggiore di bibliotecari, dirigenti e amministratori su questi temi. Allo stesso tempo, sarà opportuno definire, a livello di disciplina biblioteconomica e poi di pratiche di lavoro, una cultura organizzativa e gestionale della biblioteca sostenibile che sia perfettamente integrata con i flussi di lavoro quotidiani e in linea con le priorità strategiche della biblioteca, nonché con quelle dell’istituzione di appartenenza e del contesto territoriale di riferimento.

Tabella 1
Tabella 2