Lettura e biblioteche al sud
Sapienza Università di Roma anna.bilotta@uniroma1.it
Abstract
L'articolo analizza l'andamento della lettura, della distribuzione e dell'uso delle biblioteche pubbliche nei dati più recenti del Sud Italia rispetto al Nord, anche alla luce della pandemia di Covid-19. Si riflette sulle ragioni del ritardo che generalmente si riconosce nelle biblioteche pubbliche meridionali, in un più generale divario culturale, sociale ed economico tra nord e sud; si propongono alcune ipotesi di rilancio e si evidenziano gli aspetti principali su cui è necessario investire per ridurre questo divario.
English abstract
The paper analyzes the trend of reading, distribution and use of public libraries most recent data in southern Italy than northern, also in light of Covid-19 pandemic. It reflects on reasons for the delay that we generally recognize in southern public libraries, in a more general cultural, social and economic gap between north and south; some relaunch hypotheses are proposed and the main aspects on which it is necessary to invest to reduce this gap are highlighted.
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Motivi di un ritardo e ipotesi di rilancio
L’articolo analizza alcuni dei dati più recenti sulla lettura, la diffusione e l’uso delle biblioteche pubbliche nel sud e nelle isole in rapporto al resto del paese, provando a individuare le principali motivazioni dei ritardi e qualche ipotesi di rilancio.
I dati sulla lettura
Partiamo dai dati sulla lettura (Figura 1). Nel 2018 secondo l’Istituto nazionale di statistica la percentuale media di lettori in Italia di 6 anni e più che hanno letto almeno un libro non scolastico nei 12 mesi era del 40,6%. In quell’anno la lettura risultava molto più diffusa nelle regioni del nord Italia: ha letto almeno un libro il 49,4% delle persone residenti nel nord-ovest e il 48,4% di quelle del nord-est. Al sud, invece, la quota di lettori scende al 26,7% mentre nelle isole abbiamo una situazione molto differenziata con la Sicilia a fare da fanalino di coda nel Mezzogiorno (24,9%) e la Sardegna, invece, con un dato superiore alla media nazionale (44,7%).
Nello stesso anno circa 4,8 milioni di italiani hanno dichiarato di aver letto e-book e/o libri online pari all’8,4% della popolazione di 6 anni e più e, se a questo dato si aggiungono anche coloro che hanno scaricato libri online, il numero sale a 6,28 milioni, ossia l’11% della popolazione di 6 anni e più. Anche rispetto all’accesso ai libri in formato digitale, il digital divide territoriale tra nord e sud è confermato: l’attività di lettura di questi prodotti riguarda una quota di persone che oscilla tra il 10,9% del nord-ovest e il 5,5% del sud.
Sempre nel 2018 a fronte di una media italiana di partecipazione a eventi culturali del 25,9%, tutte le regioni del sud e le isole si collocano al di sotto: il dato più basso è, ancora una volta, quello della Sicilia (15,2%), quello più alto della Sardegna (23,7%).
Nel 2019 secondo l’Istat la percentuale media di lettori in Italia di 6 anni e più che hanno letto almeno un libro non scolastico nei 12 mesi è leggermente diminuita, attestandosi al 40%. Ha letto almeno un libro il 47,6% delle persone residenti nel nord-ovest e il 48,1% di quelle del nord-est. Al sud la quota di lettori scende al 27,9% (in aumento, però, rispetto all’anno precedente); tutte le regioni del sud e le isole presentano in media un numero di lettori inferiore al dato nazionale: Calabria (25,6%), Campania (26,7%), Puglia (27,8%) e Sicilia (25,9%) presentano un dato addirittura inferiore al 30%; la Sardegna registra il dato più alto tra queste con il 38,9% (con un calo particolarmente significativo di ben 5,8 punti percentuali rispetto al 2018).
Nel 2019 circa 4,96 milioni di persone hanno dichiarato di aver letto e-book e/o libri online pari all’8,7% della popolazione di 6 anni e più (in aumento rispetto all’anno precedente). Se si aggiungono anche coloro che hanno scaricato da Internet questi prodotti digitali il numero sale a circa 6,81 milioni, ossia l’11,9% della popolazione di 6 anni e più. Ancora una volta si registra un divario territoriale: la lettura di questi prodotti riguarda una quota di persone che va dal 10,5% del nord al 6% del Mezzogiorno.
In sintesi, analizzando i dati relativi alla lettura di libri nel periodo 2018-2019, assistiamo a una crescita nella quota di lettori nel Mezzogiorno ma si conferma un distacco importante con le regioni del centro e del nord del paese che tocca picchi di 20 punti percentuali; un divario molto forte anche se analizziamo la lettura di soli libri digitali così come la partecipazione a eventi culturali, divari che saranno confermati anche dall’analisi dei dati relativi al 2020, come vedremo tra poco.
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DATO NAZIONALE |
NORD-OVEST |
NORD-EST |
CENTRO |
SUD |
ISOLE |
2018 |
40,6% |
49,4% |
48,4% |
43,5% |
26,7% |
29,8%
Sicilia 24,9% Sardegna 44,7% |
2019 |
40% |
47,6% |
48,1% |
42,5% |
27,9%
Calabria 25,6% Campania 26,7% Puglia 27,8% |
29,1%
Sicilia 25,9% Sardegna 38,9% |
2020 |
39,2% |
47,6% |
40,6% |
27%
Calabria 21,2% Campania 22% Sicilia 26,8% Sardegna 45,3% |
Figura 1 - Lettori italiani di 6 anni e più che hanno letto almeno un libro non scolastico nei 12 mesi.
I dati sulle biblioteche
Entrando nello specifico delle biblioteche pubbliche (Figura 2), dall’Anagrafe delle biblioteche italiane sappiamo che al 20 gennaio 2022 le biblioteche appartenenti agli enti territoriali sono complessivamente 7.737 di cui il 33,35% si colloca nel nord-ovest, il 23,5% nel nord-est, il 13,7% al centro, il 29,45% nel sud e nelle isole. La regione italiana che ha più biblioteche in assoluto è la Lombardia (1.501 biblioteche di ente locale) pari al 19,4% del totale.
Il dato relativo alla distribuzione delle biblioteche di ente locale nel paese risulta più significativo se rapportato al numero di abitanti delle regioni e delle aree geografiche: al sud e nelle isole è presente mediamente una biblioteca pubblica ogni 8.980 abitanti; al nord una ogni 6.484 abitanti; al centro una ogni 11.410 abitanti. Tra i confronti più significativi vediamo come in Lombardia (regione più popolosa d’Italia con circa 10 milioni di abitanti) sia presente una biblioteca ogni 6.823 abitanti, in Veneto una biblioteca ogni 7.367 abitanti, in Emilia Romagna una ogni 8.282 abitanti, in Sardegna (il dato migliore per sud e isole) una biblioteca ogni 4.025 abitanti, in Puglia una ogni 13.335 abitanti, in Campania una ogni 12.811 abitanti, in Sicilia una ogni 11.086 abitanti.
Questi confronti ci permettono di fotografare una realtà in cui le opportunità che ciascun cittadino ha di incontrare nel corso della propria vita l’offerta di un servizio bibliotecario sono diseguali e questo si traduce in una certa difficoltà in ampie aree del paese di poter fruire delle biblioteche (e anche in tassi di lettura più bassi).
Rispetto alla fruizione delle biblioteche (di tutte le biblioteche, non solo pubbliche), secondo i dati Istat nel 2018 (Figura 3) la percentuale di persone di 3 anni e più che sono andate in biblioteca almeno una volta nell’anno è pari al 15,3% (circa 8,96 milioni di cittadini). Le biblioteche sono più frequentate nelle regioni del nord-est (21,7% della popolazione) e del nord-ovest (19,8%); segue il centro che si attesta al 14,1%. Le percentuali minori si riscontrano nel Mezzogiorno (isole 9,1% e sud 8,6%). Le regioni con la più alta quota di frequentatori di biblioteche sono il Trentino Alto Adige (35,4%) e la Valle d’Aosta (32,7%). Seguono la Lombardia e l’Emilia Romagna (21,6%), il Veneto (19,6%) e il Friuli Venezia Giulia (19,2%). Le quote più basse si osservano in Sicilia (6,9%), Campania (7,7%) e Calabria (8%). In sintesi, nel nord del paese si concentra il maggior numero di biblioteche e di cittadini che le frequentano.
Lettura e uso delle biblioteche durante la pandemia
Il 31 marzo 2021 è stato presentato un importante documento sulla lettura e i consumi culturali in Italia, a cura del Centro per il libro e la lettura in collaborazione con l’Associazione italiana editori. La ricerca è iniziata nel maggio del 2020 per concludersi nel gennaio 2021, ha esaminato il settore del libro e analizzato i consumi dei lettori (in base alle dichiarazioni di comportamento di un campione di popolazione tra i 15 e i 74 anni) durante le varie fasi della pandemia, ma anche le misure messe in campo dallo Stato per fronteggiare l’emergenza e il modo in cui l’editoria ha reagito. Il primo dato che emerge sottolinea la resistenza del settore, sia dal punto di vista del mercato che dal punto di vista del valore che i cittadini attribuiscono al libro e alla lettura. Dopo una iniziale contrazione durante i primi mesi di lockdown tra il marzo e il maggio del 2020 (date anche le difficoltà degli italiani a concentrarsi sulla lettura dei libri a causa dei cambiamenti improvvisi nelle abitudini familiari e dello stato di preoccupazione generale), gli indicatori rivelano che gli italiani sono tornati a leggere con un’intensità anche maggiore al periodo antecedente la pandemia (dopo un periodo di assestamento si è imposta la riscoperta della lettura ma con modalità nuove). Considerando la lettura nel suo complesso, quindi compresi e-book e audiolibri, i lettori sono cresciuti dai 26,3 milioni dell’ottobre 2019 ai 27,6 milioni dell’ottobre 2020 (pari al 61%, contro il 58% del maggio 2020, il 58% del 2019 e il 55% del 2018). È cresciuta la lettura di libri cartacei, passata dal 53% del maggio 2020 al 55% di ottobre; i lettori di e-book hanno raggiunto un picco del 30% (erano il 26% nel maggio 2020 e il 25% nel 2019); quelli di audiolibri del 12% (erano l’11% a maggio 2020 e il 10% nel 2019). Anche i canali fisici di approvvigionamento di libri cartacei sono tornati a crescere e, se è vero che cresce il numero degli italiani che fanno anche acquisti online, la libreria rimane centrale: da maggio a ottobre 2020 la percentuale di coloro che hanno acquistato in libreria è passata dal 20% al 67%; è leggermente calata quella di chi acquista da store online (dal 39% al 38%); è calata in maniera più significativa quella di chi dichiara di essersi servito del prestito bibliotecario e della libreria di casa propria (dal 57% al 41%). Sarebbe interessante capire come queste percentuali si distribuiscono tra nord e sud del paese.
Secondo l’Istat tra il 2019 e il 2020 (Figura 1), si osserva un aumento nella lettura (almeno 4 libri nell’anno e/o almeno 3 quotidiani a settimana cartacei o online) di circa 1 punto percentuale (dal 38% al 39,2%). Tale aumento è imputabile esclusivamente alla lettura di libri che passa dal 22,3% al 23,7%, mentre si osserva una sostanziale stabilità nella lettura dei quotidiani. Dal punto di vista territoriale le quote dei lettori si confermano più elevate nelle regioni settentrionali (47,6%) e nelle regioni centrali (40,6%) e meno in quelle meridionali (27%).
Sempre secondo l’Istat nel 2020 la quota di persone di 6 anni e più che si sono dedicate ad almeno due attività culturali fuori casa (come andare al cinema, a teatro o a un concerto, visitare musei o mostre) si attesta al 30,8%, registrando una diminuzione di 4,3 punti percentuali rispetto al 2019 (35,1%). La partecipazione culturale fuori casa è più elevata nelle regioni del centro-nord (oltre il 34%), rispetto al Mezzogiorno (23,3%).
Nel 2020 (Figura 3), il 12,8% della popolazione di 3 anni e più ha dichiarato di essere stata in biblioteca almeno una volta nell’ultimo anno; la situazione determinata dalla pandemia ha sicuramente inciso sulla quota di utenti delle biblioteche, che tra il 2019 e il 2020 diminuisce di 2,5 punti percentuali. Nel 2020 le biblioteche sono state frequentate da un numero maggiore di utenti nelle regioni del nord (17,9% della popolazione) e del centro (10,9%). Le percentuali minori si riscontrano nel Mezzogiorno (6,9%).
Nello specifico delle biblioteche pubbliche, queste hanno dimostrato nel complesso una certa capacità di adattamento nei mesi più difficili dell’emergenza potenziando e spostando nel digitale molti dei servizi e delle attività prima erogati in presenza o arricchendo l’offerta con nuove proposte. Le biblioteche che hanno reagito alla crisi in maniera proattiva hanno in qualche modo contribuito, sia pure per necessità, ad accelerare un passaggio al digitale che era già in atto.
Lo evinciamo anche dai dati relativi al significativo aumento delle iscrizioni ai servizi digitali delle biblioteche, dei prestiti e dei download di risorse elettroniche raccolti dal Gruppo AIB per l’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile, che ha messo a confronto i primi quattro mesi del 2019 e del 2020: OPAC SBN ha registrato un aumento del 34,15% nel numero di visite e quasi il 30% in più nelle ricerche bibliografiche; Internet culturale ha avuto un +116,25% nel numero di visite; Rete Indaco ha registrato un +36,4% negli accessi all’OPAC, un +92,07% nelle consultazioni in streaming e nei download dei documenti digitali, un +234,61% nei prestiti digitali; Media Library Online un +111,56% nei login, un +114,77% di utenti unici che hanno eseguito almeno un’operazione, un +127,22% nei prestiti di tutti i media esclusi gli e-book e un +122,4% nei prestiti di soli e-book. Anche in questo caso sarebbe auspicabile avere dati più dettagliati relativi alla distribuzione geografica di questi aumentati accessi, visite e prestiti digitali, per capire quanti di essi hanno riguardato utenti e biblioteche del sud Italia e il perché di un eventuale sbilanciamento tra aree del paese.
Interessanti i risultati dell’indagine nazionale “La biblioteca per te”, iniziata il 9 dicembre 2020 e terminata il 31 marzo 2021, promossa da Rete delle Reti, in collaborazione con l’Associazione italiana biblioteche e con la direzione scientifica di BIBLAB - Laboratorio di biblioteconomia sociale e ricerca applicata alle biblioteche diretto da Chiara Faggiolani presso il Dipartimento di Lettere e culture moderne della Sapienza Università di Roma. Si tratta della più grande indagine realizzata in Italia sull’impatto e il valore delle biblioteche pubbliche orientata al benessere e alla qualità della vita dei cittadini; questa è stata diffusa mediante canali bibliotecari e per questo ha intercettato utenti che fanno parte di quel 15% circa di cittadini che secondo Istat frequenta le biblioteche. L’indagine ha raccolto complessivamente 46.254 risposte; osservando la distribuzione per macro-regione sono state raccolte il 71% delle risposte nel nord-ovest (Piemonte e Lombardia fanno da padrone rispettivamente con il 33,17% e il 31,96%), il 12% nel nord-est, il 15% al centro, l’1% al sud (ultime Basilicata e Molise con lo 0,01% e lo 0,03%) e l’1% nelle isole. Questa distribuzione territoriale delle risposte molto sbilanciata verso il nord mette in evidenza, se ce ne fosse bisogno, che non c’è omogeneità di distribuzione e uso delle biblioteche nel nostro paese e che vi sono territori in cui sono stati fatti investimenti più consistenti, sono maggiori l’impegno e lo sforzo dei bibliotecari e le biblioteche sono percepite come un punto di riferimento per i cittadini; un ruolo non di secondo piano lo rivestono da questo punto di vista anche la cooperazione e le reti bibliotecarie territoriali.
Situazioni e leggi estremamente disomogenee hanno dato vita nel tempo a quello che, qualche anno fa, Mauro Guerrini aveva definito un “mosaico incompiuto”, con, da una parte, amministrazioni che hanno garantito un finanziamento adeguato e costante, hanno offerto servizi di biblioteca eccellenti e hanno potuto contare su bibliotecari competenti e motivati, e, dall’altra, amministrazioni distratte o disinteressate che hanno lasciato intere aree del paese di fatto prive di biblioteche.
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DATO NAZIONALE |
NORD-OVEST |
NORD-EST |
CENTRO |
SUD |
ISOLE |
20 GENNAIO 2022 |
7.737 |
33,35%
Lombardia 19,4% |
23,5% |
13,7% |
18,5%
Basilicata 1,3% Campania 5,7% |
10,95% |
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1 biblioteca pubblica ogni 7.656 abitanti |
1 biblioteca pubblica ogni 6.484 abitanti
Lombardia 6.823 Veneto 7.367 Emilia Romagna 8.282 |
1 biblioteca pubblica ogni 11.410 abitanti |
1 biblioteca pubblica ogni 8.980 abitanti
Sardegna 4.025 Sicilia 11.086 Campania 12.811 Puglia 13.335 |
Tabella 2 - distribuzione delle biblioteche di ente locale.
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DATO NAZIONALE |
NORD-OVEST |
NORD-EST |
CENTRO |
SUD |
ISOLE |
2018 |
15,3% |
19,8%
Lombardia 21,6% Valle d’Aosta 32,7% |
21,7%
Emilia Romagna 21,6% Trentino Alto Adige 35,4% |
14,1% |
8,6%
Campania 7,7% Calabria 8% Puglia 9,2% |
9,1%
Sicilia 6,9% Sardegna 15,9% |
2020 |
12,8% |
17,9%
Lombardia 18,4% Valle d’Aosta 24,5% Trentino Alto Adige 30% |
10,9% |
6,9%
Calabria 4,1% Campania 5,6% Sicilia 5,8% Puglia 8,1% Sardegna 14,7% |
Tabella 3 - Persone di 3 anni e più che sono andate in biblioteca almeno una volta nell'anno.
I motivi del ritardo
Quanto detto finora ci permette di fare una breve riflessione per provare a individuare i motivi del ritardo che generalmente riconosciamo alle biblioteche pubbliche delle regioni meridionali. Anche i pochi dati analizzati fin qui confermano, in un certo senso, l’esistenza di quel ‘sud delle biblioteche’ che Giovanni Solimine definiva già nel 1989: “Esiste un diffuso disagio nelle regioni meridionali del Paese, dove alla mancanza di una tradizione nella pubblica lettura e ad un insufficiente intervento statale, ha fatto seguito un’azione regionale fiacca e distratta”.
Già trent’anni fa Solimine evidenziava nel Mezzogiorno la mancanza di una vera cultura della biblioteca pubblica. Le peculiarità della cultura italiana, storicamente policentrica e disseminata nei centri locali, si sono unite alla mancanza di piani nazionali di intervento per la creazione di una moderna rete di servizi bibliotecari e all’incapacità di alcune regioni di creare strutture centrali in grado di offrire servizi e assistenza a chi volesse istituire biblioteche e di erogare programmi di formazione e aggiornamento del personale. Alcune regioni hanno preferito limitarsi a erogare contributi senza programmazione, riproponendo vecchi modelli di biblioteca di conservazione, luogo per eruditi aperto poche ore al giorno, con personale facente funzione di impiegato comunale più che di bibliotecario (gli orari stessi delle biblioteche spesso coincidono poco con i ritmi di vita dei cittadini e molto di più con l’orario degli uffici comunali). Il divario è aumentato dal 1972, da quando le competenze in materia di biblioteche pubbliche di base sono state trasferite alle regioni a statuto ordinario e queste hanno cominciato a legiferare in materia, quali in maniera più virtuosa, quali senza riuscire a dare un indirizzo organico. I risultati sono visibili: sul piano quantitativo sono molte le biblioteche da quel momento istituite; sul piano qualitativo molte strutture sono nate grazie a contributi non legati a un progetto e a una reale capacità dei comuni di disporre delle risorse necessarie per sostenerne la gestione, e sono vissute ignorando gli standard minimi di servizio.
Rispetto alle leggi regionali approvate e attualmente in vigore nel Mezzogiorno, va detto che alcune sono vecchie anche di venti o trent’anni (o addirittura di più). Negli anni più recenti, in seguito alle modifiche apportate nel 2001 al Titolo V della Costituzione e all’entrata in vigore nel 2004 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, che hanno attribuito alle regioni ulteriori e più marcate competenze nel campo dei beni culturali, si è tornato a legiferare sul tema, anche attraverso la produzione di testi unici in cui vengono disciplinati beni, attività e istituzioni culturali così come definiti dal Codice. Finora nel Mezzogiorno Sardegna, Puglia e Basilicata hanno riformulato la propria legislazione in materia, rispettivamente nel 2006, nel 2013 e nel 2015, mentre per le altre regioni restano in vigore vecchie leggi (in Sicilia l’ultima legge risale al 1977, in Molise al 1980, in Campania al 1983, in Calabria al 1985, in Abruzzo al 1998).
È chiaro che questa debolezza non ha origini esclusivamente bibliotecarie e normative: il divario si inscrive, infatti, all’interno di una distanza prima ancora e più ampiamente culturale, sociale ed economica tra nord e sud del paese.
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DATO NAZIONALE |
NORD |
CENTRO |
MEZZOGIORNO |
BASSA COMPETENZA ALFABETICA (2018-2019) |
30,4% |
20,7% |
28,5% |
41,9% |
BASSA COMPETENZA NUMERICA (2018-2019) |
37,8% |
23,8% |
36,8% |
53,5% |
ALTA DISPERSIONE SCOLASTICA (2020) |
13,5% |
11,1% |
12,3% |
16,9% |
NEET (2020) |
23,9% |
16,8% |
20,5% |
33,9% |
Figura 4 - Povertà educativa e dispersione scolastica.
Alcune proposte di rilancio
Negli anni più recenti di crisi e di tagli ai bilanci le regioni più penalizzate sono state ancora una volta quelle meridionali; il rischio è un ulteriore ampliamento di squilibri territoriali già profondi. Se altrove, dunque, sono state messe in piedi strutture efficienti e funzionali, al sud la penuria di programmi e impegni realizzativi ha causato, in generale, frammentarietà e vita non facile alle biblioteche, anche se fornite dei mezzi e delle risorse necessari.
Proviamo a individuare quali sono le possibilità di rilancio per le biblioteche del Mezzogiorno, anche alla luce della recente pandemia. Ridurre il divario tra biblioteche pubbliche del nord e del sud del paese non è un lavoro facile e senz’altro non è possibile farlo da un giorno all’altro, piuttosto sono necessari interventi mirati, programmi e finanziamenti progressivi e monitorati nel tempo, magari con quote maggiorate da dedicare alle regioni del sud e alle isole all’interno, ad esempio, delle più ampie iniziative nazionali di promozione della lettura, di digitalizzazione, di contrasto alle povertà.
A proposito di povertà educativa, si pensi al ruolo che le biblioteche pubbliche possono svolgere per sostenere l’apprendimento lungo l’arco di tutta la vita, soprattutto in quei territori in cui in media i livelli delle competenze alfabetiche e logico-matematiche sono più bassi. Rispetto al dato nazionale pari al 30,4% (Figura 4), nel periodo 2018/2019 tra gli studenti frequentanti la seconda classe della scuola superiore di secondo grado avevano una competenza alfabetica non adeguata il 20,7% degli studenti del nord, il 28,5% del centro, ben il 41,9% del Mezzogiorno. Nello stesso periodo rispetto a una media nazionale del 37,8%, avevano una competenza numerica non adeguata il 23,8% degli studenti del nord, il 36,8% del centro, il 53,5% del Mezzogiorno.
Si tratta degli stessi territori in cui il tasso di dispersione scolastica è più alto: secondo l’Istat nel secondo trimestre del 2020, data una media nazionale del 13,5%, l’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione ha riguardato al nord 11,1 persone di 18-24 anni su 100, 12,3 persone al centro e 16,9 nel Mezzogiorno; nello stesso trimestre la percentuale di giovani che non lavorano e non studiano tra i 15 e i 29 anni (i cosiddetti NEET) è del 23,9% a livello nazionale ma del 16,8% al nord, del 20,5% al centro e del 33,9% nel Mezzogiorno. Come osserva Solimine, “se in quei territori non si riesce a contrastare la povertà educativa, la dispersione scolastica, lo scarso livello delle competenze espressive e logiche, la disgregazione sociale e un diffuso disagio giovanile, lo dobbiamo anche alla gracilità dei presidi culturali che dovrebbero contribuire a migliorare la qualità della vita, nelle grandi città, nelle periferie urbane, nelle realtà di provincia, nei piccoli centri”. In un panorama del genere le biblioteche di pubblica lettura, quelle più prossime alle comunità, potrebbero svolgere davvero un ruolo fondamentale, in sinergia con la scuola e con i servizi culturali e sociali del territorio.
Un aspetto importante su cui investire dovrebbe essere quello infrastrutturale in termini di rinnovamento e ripensamento di spazi, allestimenti, nuove tecnologie in biblioteca, adeguando luoghi e servizi alle esigenze di lettura, di ricerca, ma anche di svago e di uso del tempo libero dei cittadini. Così come sarebbe fondamentale investire sulla formazione e l’aggiornamento del personale, sull’acquisizione di competenze anche digitali, comunicative, relazionali; difficile farlo, però, se gli organici sono sottodimensionati e non vi è sufficiente turn over a garantire un rinnovamento e l’ingresso nello staff di nuove forze.
Altro elemento imprescindibile è il potenziamento (in alcuni casi la creazione ex novo) di sistemi bibliotecari territoriali nell’ottica di una cooperazione che vada oltre l’allestimento di cataloghi e di portali collettivi, la gestione condivisa degli acquisti e il prestito interbibliotecario, e che diventi progettazione comune, non per appiattire le specificità delle biblioteche ma piuttosto per concepire servizi e attività che rispecchino caratteristiche ed esigenze dei territori. Per iniziare a colmare una distanza che è sociale e culturale prima che bibliotecaria, pensarsi e agire in modo sistemico dovrebbe significare non soltanto creare progetti comuni con le altre biblioteche del territorio, ma anche con gli altri soggetti che a vario titolo operano nel mondo della lettura, dell’informazione e della cultura.
In sintesi interventi legislativi mirati, finanziamenti dedicati, rinnovamento infrastrutturale e professionale, cooperazione. Si tratta di ipotesi di buon senso che in realtà dovrebbero riguardare tutte le biblioteche pubbliche nel nostro paese ma che, a maggior ragione, sarebbe necessario che si traducessero nella pratica quotidiana soprattutto nei territori che finora hanno fatto più fatica, per recuperare terreno e provare a ridurre una forbice che in prima battuta riguarda i servizi ma che, nei fatti, si traduce in un divario in termini di equità e opportunità tra i cittadini di uno stesso paese.