N.1 2021 - Biblioteche oggi | Gennaio-febbraio 2021

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Carlo Revelli e i suoi studi sulla soggettazione e la catalogazione

Mauro Guerrini

Università degli studi di Firenze, mauro.guerrini@unifi.it

Abstract

Carlo Revelli si occupò di assoggettamento, classificazione, catalogazione descrittiva e di quasi tutti gli aspetti della biblioteca; ha pubblicato 336 contributi descritti nella bibliografia dei suoi scritti (1950-2006; da aggiornare). Particolarmente intensa è stata la collaborazione con “Biblioteche oggi”. La collana Osservatorio internazionale è uno dei gioielli del pensiero biblioteconomico italiano, con uno sguardo attento e critico informato su esperienze e riflessioni in ambito internazionale. Il saggio si concentra sugli studi di Revelli sull’assoggettamento e sulla catalogazione, temi trattati principalmente ne Il catalogo per soggetti e ne Il catalogo. Il saggio mette in luce la modernità del pensiero e della terminologia di Revelli, che probabilmente dipese dalla sua capacità di percepire le novità fondamentali del contesto degli studi internazionali. Revelli fu un grande studioso e un grande bibliotecario, per lungo tempo direttore delle biblioteche pubbliche torinesi: seppe sviluppare in modo armonico i rapporti tra queste diverse modalità del suo impegno culturale e professionale. Il tratto distintivo della sua figura, e del suo lavoro, è sempre stato l'interesse per la catalogazione, legata al servizio al pubblico, alla teoria con la pratica, alla tradizione con i cambiamenti sociali e tecnologici, e le loro implicazioni sul piano biblioteconomico.

English abstract

Carlo Revelli dealt with subjecting, classification, descriptive cataloging, and almost all the library topics; he published 336 contributions described in the bibliography of his writings (1950-2006; to be updated). The collaboration with “Biblioteche oggi” was particularly intense. The series Osservatorio internazionale is one of the jewels of Italian librarianship thinking, with an attentive and critically informed look on experiences and reflections in the international arena. The essay focuses on Revelli’s studies on subjecting and cataloging, themes dealt with mainly in Il catalogo per soggetti, and in Il catalogo. The essay highlights the modernity of Revelli’s thought and terminology, which probably depended on his ability to perceive the fundamental novelties of the context of international studies. Revelli was a great scholar and a great librarian, for a long time director of the Turin public libraries: he was able to harmoniously develop the relationships between these different ways of his cultural and professional commitment. The distinctive feature of his figure, and his work, has always been the interest in cataloging, linked with the service to the public, theory with practice, tradition with social and technological changes, and their implications on the librarianship level.

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Il rigore di una ricerca sempre aperta

Carlo Revelli si è occupato di soggettazione, classificazione, catalogazione descrittiva e pressoché di tutte le problematiche biblioteconomiche, pubblicando 336 contributi registrati nella bibliografia dei suoi scritti (1950-2006; da aggiornare), redatta nel rispetto delle sue indicazioni, delineate in Citazione bibliografica, edita nella serie “ET Enciclopedia tascabile” dell’AIB nel 2002. Ha collaborato con i più importanti periodici di biblioteconomia italiani: particolarmente intensa la presenza su “Biblioteche oggi”. La rubrica Osservatorio internazionale è uno dei gioielli della riflessione biblioteconomica italiana, con lo sguardo attento e criticamente informato sulle esperienze e le riflessioni in ambito internazionale. In questo ricordo ci soffermiamo sulle riflessioni di Revelli sulla soggettazione e sulla catalogazione, temi trattati principalmente in Il catalogo per soggetti (Roma: Bizzarri, 1970; Firenze: Le Lettere, 2011) e in Il catalogo (Milano: Editrice Bibliografica, 1996; 2. ed., 2004).
Come ricorda lo stesso Revelli, l’idea di un manuale sulla soggettazione alfabetica maturò lentamente, soprattutto su impulso e tramite scambi di opinioni con Francesco Barberi, che sostenne il progetto e gli propose di pubblicare il manuale prima con Olschki, poi con Bizzarri, una casa editrice romana che si occupava di tutt’altro rispetto alla biblioteconomia, presso la quale il manuale uscì nel 1970 con il titolo Il catalogo per soggetti. L’opera ebbe una vasta eco anche a livello internazionale, come dimostrano le numerose recensioni apparse nelle più importanti riviste straniere di biblioteconomia, da “Journal of Documentation” a “Library Resources & Technical Services”, “The Library Quarterly”, “Bulletin des bibliothèques de France” ecc. Il volume rappresenta uno degli studi italiani più organici e completi sul tema dell’indicizzazione per soggetto, in cui le indicazioni normative s’intrecciano con i riferimenti storici, con le riflessioni metodologiche e teoriche e con le applicazioni in un sistema o istituto bibliotecario. I riferimenti agli autori che avevano trattato il tema sono molteplici e vari sia a livello internazionale sia italiano. Tra questi vi figurano studiosi come E.J. Coates, Jack Mills e Jason Ferradane, che nel decennio precedente avevano pubblicato opere rivoluzionarie sulla soggettazione; altri studiosi, ancora, appartenenti al Classification Research Group (CRG), come Barbara Kyle e F.W. Lancaster (già in contatto con Ranganathan); nonché alcuni esponenti del movimento nordamericano di rinnovamento della classificazione e indicizzazione per soggetto del Classification Research Study Group (CRSG), tra cui Jesse Shera e Paul S. Dunkin. Non manca nemmeno il riferimento alle due figure che stanno alla base di questi movimenti: Henry E. Bliss e S.R. Ranganathan. Tuttavia, il nucleo principale della ricca documentazione su cui si basa Revelli è costituito dai teorici della soggettazione come Charles A. Cutter e John Metcalfe. Importante, inoltre, il riferimento ad alcuni studiosi del mondo tedesco e alla cubana Carmen Rovira, una pioniera della soggettazione nei paesi americani di lingua spagnola. Tra gli scritti italiani, Revelli riprende quelli di Giuseppe Fumagalli, Francesco Barberi, Emanuele Casamassima, Itala Fraschetti Santinelli, Enrico Jahier ed Enzo Bottasso, oltre che a quelli di Maria Teresa Ronchi Martinelli e Maria Valenti, autrici tra le prime a introdurre in Italia le nuove idee e metodologie sulla classificazione e l’indicizzazione.
Per queste sue caratteristiche – un mix di riflessioni teoriche e metodologiche, indicazioni normative, applicazioni nella gestione del catalogo semantico, documentazione – l’opera è stata per lungo tempo un punto di riferimento imprescindibile nella formazione e nell’aggiornamento professionale dei bibliotecari italiani. Lo fu anche nelle lezioni sulla soggettazione tenute da Luigi Crocetti all’inizio degli anni Ottanta, svolte in occasione di incontri formativi organizzati dal sistema bibliotecario della Valdelsa e del Medio Valdarno, in Toscana: Il Catalogo per soggetti di Carlo Revelli, Del catalogo alfabetico per soggetti di Alfredo Serrai e il saggio La soggettazione di Emanuele Casamassima costituivano le letture obbligate per affrontare i nodi cruciali della soggettazione.
Lo studio dell’opera di Revelli è ancora utile per chi desideri avere un quadro storico e indagare le basi concettuali degli strumenti d’indicizzazione allora impiegati. Oltre alla documentazione diacronica degli studi, la sua rilettura offre oggi molti spunti di riflessione sui principi e le regole dell’indicizzazione per soggetto allo scopo di ricostruirne la concatenazione di senso tra passato e presente, di individuare le connessioni fra evoluzione dei quadri teorici e le problematiche concrete di gestione di un catalogo semantico. È lo stesso Revelli a suggerirci questa chiave di lettura nella sua prefazione alla ristampa del volume:

L’esperienza attuale […] ci permette di riconoscere nel passato potenzialità ancora inespresse o solo affioranti. Il recupero del passato, forti dell’esperienza di quanto è avvenuto in seguito ci consente, con un percorso all’indietro, di evidenziare aspetti e frammenti non ancora chiari a quell’epoca, ma osservabili nella loro potenzialità.

Una lezione di metodo, che è stata una delle motivazioni per la ristampa anastatica del libro nel 2011, curata da Alberto Cheti per la serie “Pinakes” de Le Lettere.
Il Catalogo per soggetti del 1970 era stato preceduto da molte recensioni di Revelli su studi sullo stesso tema apparse sul “Bollettino d’informazioni” dell’AIB (https://bct.comune.torino.it/sites/default/files/bibliografie/2020-03/biblrevelli.pdf) e il testo si presentava come un prodotto maturo, nonostante la giovane età dell’autore. Il contenuto ha una ricchezza d’analisi sorprendente. Revelli, infatti, come anticipato, aveva studiato Coates e le novità britanniche, conosceva Metcalfe e i bibliotecari australiani; conosceva in dettaglio il conflitto che ha visto contrapporsi i sostenitori del catalogo per soggetto, considerato più semplice per l’utente e in grado di fornire un maggior livello di specificità nella traduzione semantica, con i sostenitori del catalogo classificato. Nel decennio a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta, dal convegno “Indicizzazione per soggetto e automazione”, tenuto a Trieste nel 1985, alla pubblicazione della Guida all’indicizzazione per soggetto a cura del GRIS nel 1996, Revelli è stato fra le voci più ascoltate da coloro che lavoravano al riesame dei problemi legati all’analisi concettuale e alla validità degli strumenti applicativi, soprattutto nella prospettiva della cooperazione e dell’automazione. La relazione Il catalogo per soggetti e le aspettative dei bibliotecari nei confronti dell’automazione presentata al convegno triestino del 1985 e il saggio Soggettazione, soggettario e bibliografia nazionale italiana edito sul “Bollettino d’informazioni” dell’AIB, n. 2, 1987 rappresentano punti di riferimento decisivi: contengono le analisi e le proposte per lo sviluppo e il rinnovamento dell’indicizzazione per soggetto in Italia. A Trieste, Revelli prospettò l’opportunità di “affiancare al Soggettario adottato una guida alla costruzione di intestazioni, sebbene la normativa sulla catalogazione per soggetti sia ben lontana dal godere della tradizione e della relativa uniformità riconosciute a quella per autori”. Sulle pagine del “Bollettino” ripropose con fermezza la necessità di disporre di regole:

Il catalogo per soggetti ha solamente i principi generali che stanno alla base del Soggettario, ma questi non sono sufficienti a garantire la coerenza completa del Soggettario stesso e tanto meno delle voci e delle suddivisioni nuove.

Gli interventi menzionati contengono numerosi altri spunti di rinnovamento degli strumenti tradizionali, uno su tutti l’unità del soggetto e della sua rappresentazione, che nella formulazione del GRIS assumerà la forma di stringa unica coestesa. Negli stessi anni, Revelli fece parte del Gruppo di studio del Servizio bibliotecario nazionale sull’indicizzazione per soggetto, coordinato da Carla Bonanni, che affrontò una serie di temi, quali l’analisi delle procedure di gestione dei soggetti nel catalogo automatizzato, il controllo d’autorità nel catalogo per soggetto e la necessità di regole su cui basare il rinnovamento degli strumenti d’indicizzazione, in particolare del Soggettario. Le soluzioni ai problemi della soggettazione – elaborate successivamente dal GRIS e contenute nella Guida all’indicizzazione per soggetto – troveranno in Carlo uno studioso attento e partecipe, seppure non sempre consenziente. Due, in particolare, i punti in discussione: il valore prescrittivo della norma che, per Revelli, non può essere né universale né assoluto, in particolare riguardo alla costruzione delle stringhe di soggetto, che risponde anche ad altre variabili linguistiche e dell’universo bibliografico; la nozione di concetto chiave, il cui significato non può essere circoscritto unicamente nell’ambito della sintassi. Le due posizioni si riflettono nel brano scritto all’indomani della presentazione dei primi lavori del GRIS. Nel saggio citato Soggettazione, soggettario e Bibliografia nazionale italiana Revelli, ritenendo maturi i tempi per la formulazione di norme, auspicò che di esse e del rinnovamento del Soggettario si facesse carico la Bibliografia nazionale italiana. Non solo questo auspicio si è attuato, ma egli ha collaborato alla redazione dello studio di fattibilità del Nuovo soggettario, nell’ambito di un progetto promosso dalla BNCF e coordinato dalla BNI stessa.

Gli studi di Revelli sull’indicizzazione per soggetto trovano una loro sistematizzazione nella manualistica, a partire da Sistemi pre-coordinati. Soggetto e classificazione. Soggettazione, pubblicato in Documentazione e biblioteconomia. Manuale per i servizi di informazione e le biblioteche speciali italiane, a cura di Maria Pia Carosella e Maria Valenti (Milano: Franco Angeli, 1982), fino a Il catalogo. Quest’ultimo, in particolare dalla sua seconda edizione, fornisce un quadro aggiornato sulla catalogazione soffermandosi anche su quella per soggetto. Pur riprendendo temi e questioni affrontate ne Il catalogo per soggetto, Revelli propone nuove soluzioni che riflettono il mutamento del contesto e in particolare il passaggio dal catalogo cartaceo al catalogo in linea.
Come non richiamare la sua attenzione verso il tema antico dei rapporti fra i due linguaggi di catalogazione semantica, la classificazione e la soggettazione alfabetica; pregevole la sua recensione della Dewey Decimal Classification and relative index. Edition XIX del 1979 pubblicata in “Scientia”, n. 1-4, 1982, e gli altri contributi sul tema, fra cui La Classificazione decimale Dewey in italiano in “Bollettino d’informazioni” dell’AIB, n. 1-2, 1988 e Ora Dewey parla anche italiano in “Biblioteche oggi”, n. 4, 1994, nonché le rassegne Classificar significar per verba non si porìa; però l’essemplo basti. La centralità dell’utente finale investe anche il dibattito sui sistemi di classificazione (aprile 1997), Classificazione (non solo Dewey) - 1 (maggio 2006) e 2 (giugno 2006) pubblicate su “Biblioteche oggi”.
Ugualmente determinante il suo contributo alla catalogazione descrittiva; egli fu un protagonista della Commissione per la revisione delle regole di catalogazione del 1956, il cui prodotto furono le RICA, edite nel 1979. Revelli aveva posto in discussione tematiche importanti in alcuni contributi pubblicati dopo l’emanazione dei Principi di Parigi del 1961, fra cui Gli enti collettivi nel catalogo per autori del 1963 e Norme di catalogazione e norme di ordinamento del 1965. Nel 1965 Maltese pubblicò Principi di catalogazione e regole italiane, base del nuovo codice, in cui accettava senza riserve e senza compromessi i Principi di Parigi. Revelli accolse i termini della discussione sul nuovo codice in un’ampia recensione pubblicata sul “Bollettino d’informazioni” dell’AIB, n. 1, 1966. Carlo esortò a seguire l’esempio dei colleghi stranieri:

Il tempo è ormai maturo perché si affronti in Italia una revisione radicale delle norme di catalogazione per autori [... allineandoci] con il movimento di revisione in corso un po’ dovunque nel mondo.

Revelli auspicava l’affermazione di regole redatte insieme all’Associazione professionale dei bibliotecari (AIB), anziché concepite esclusivamente da una commissione di nomina ministeriale, per quanto autorevole fosse. In Italia ciò non si è ancora verificato.
Revelli era un eccellente conoscitore della lingua inglese, qualità che emergono da traduzioni letterarie e d’ambito professionale. Non tutti ricordano, per esempio, che in gioventù (1957), egli produsse, dopo quella di Mario Praz (Einaudi, 1943), l’altra importante traduzione novecentesca degli articoli e saggi di Joseph Addison per “The Spectator” (Joseph Addison, Dallo “Spettatore”, introduzione e traduzione a cura di Carlo Revelli. Torino: UTET, 1957). Carlo conosceva altrettanto bene il francese e il tedesco; ha recensito opere fondamentali quanto conosciute in Italia solo da un ristretto ambito di studiosi, come Functions and objects of author and title cataloging. A contribution to cataloguing theory di Àkos Domanovszky in “Bollettino d’informazioni” dell’AIB, n. 3, 1977 e l’edizione italiana in “Biblioteche oggi”, n. 5, 2002, e ha tradotto Crisis in cataloging di Andrew D. Osborn del 1941, testo italiano pubblicato in “Biblioteche oggi”, n. 1, 2001. Notevoli i suoi commenti alla lectio magistralis in Biblioteconomia tenuta da Klaus Kempf all’Università di Firenze il 5 marzo 2013, Der Sammlungsgedanke im digitalen Zeitalter (L’idea della collezione nell’età digitale). Il catalogo è la sintesi dei suoi studi catalografici, trattati a tutto tondo. Il libro fu adottato sia in corsi universitari sia in corsi tenuti dall’AIB e da altri enti; in quanto materiale didattico veniva sottoposto a verifica costante nei vari corsi nei quali Revelli era titolare e nei corsi tenuti da altri, ma dove il manuale veniva adottato. Egli scrive nella prefazione della prima edizione (1996):

Un manuale dovrebbe dare una sicurezza normativa, mentre questo lavoro pone in evidenza una situazione di transizione iniziata da tempo e tutt’altro che ultimata, che conferma incertezze [... ;] a buon diritto si sostiene che la crisi è una condizione eterna e non un evento occasionale, contingente. Il mutamento e la norma rigida sono sempre stati in contrasto, ma oggi dalla rapidità con cui si modificano le situazioni unita a un’alterazione radicale dell’organizzazione deriva una cultura profondamente rinnovata che evidenzia l’insufficienza di norme il cui presupposto era il catalogo cartaceo.

Nella nuova edizione dell’opera, edita sempre dalla Editrice Bibliografica nel 2004, Revelli riconosce intelligentemente che la teoria può variare per conseguenza della tecnologia; è così possibile approdare, nell’orizzonte del catalogo elettronico e degli OPAC, a una concezione unitaria del catalogo. Egli coglieva le interrelazioni fra modificazione del sistema editoriale e di produzione dei testi, tecnologie di produzione del catalogo e suoi principi. Da qui la grande attenzione alle forme, ai segni delle risorse bibliografiche e alle trasformazioni nelle fonti d’informazione. Il catalogo apre la serie “I manuali della biblioteca”, quale prototipo di una nuova impresa dell’Editrice Bibliografica, a dimostrazione delle finalità dell’editore di privilegiare strumenti didattici (il titolo della serie non è casuale) metodologicamente bene impostati. Si tratta di un’opera che vuole dare una visione organica, sistematica, articolata e specializzata di tutto ciò che orbita intorno al mondo della biblioteca nella prospettiva catalografica. È stato e continua a essere un volume fondamentale per studenti e bibliotecari. Il catalogo, strumento essenziale di mediazione tra le collezioni e i lettori, è presentato dettagliatamente nella sua natura, nelle sue finalità e nella sua gestione: catalogazione descrittiva, indicizzazione semantica, classificazione. Il manuale espone i casi e i concetti con un ritmo incalzante, unisce la concezione pratica all’indagine speculativa, suggerendo spunti di riflessione da approfondire.
La seconda edizione, dopo una ristampa della prima nel 2002, presenta il medesimo impianto, ma contestualizza il catalogo in un’epoca di transizione. L’edizione aggiornata considera, accanto alle pubblicazioni tradizionali, le nuove tipologie di risorsa e sottolinea che gli strumenti informatici consentono di moltiplicare le vie d’accesso alla registrazione. La catalogazione considera la realtà nel suo divenire e come tale si rinnova costantemente in rapporto all’evoluzione dell’universo bibliografico e alla tecnologia. Nella fase di passaggio dal catalogo cartaceo a quello elettronico sono stati affrontati problemi vecchi e nuovi: già Andrew Osborn, in Crisis in cataloging, aveva richiamato la complessità delle situazioni bibliografiche, come le definirà Seymour Lubetzky, ritenendo necessario fissare princìpi generali senza poter affrontare preventivamente tutte le situazioni, impossibili da prevedere e inutili da elencare dettagliatamente. Il contributo di Osborn, riletto a decenni di distanza, è di grande acume nella pars destruens, che inizia proprio dall’esame del modificarsi del quadro editoriale a distanza di trent’anni dalle norme ALA del 1908, dimostrando una grande attenzione alla realtà concreta della produzione editoriale. Revelli tiene nel massimo conto la lezione di Osborn e di Lubetzky: del primo, l’attenzione specifica alla concretezza dei processi di produzione dei testi; del secondo, l’individuazione di criteri fondanti anticipatori rispetto alla casistica. La catalogazione vive un processo di adattamento continuo della normativa dipendente dai mutamenti culturali entro i quali agisce la tecnologia in evoluzione; resta immutato il compito di raccogliere, individuare e descrivere le risorse. La seconda edizione integra tutto ciò.
È possibile evidenziare alcune differenze. Nell’edizione del 1996, nella parte dedicata alle informazioni catalografiche (Capitolo 1), il catalogo cartaceo si presenta diviso in una serie di tipologie, ciascuna delle quali con finalità e limiti specifici: per autori, alfabetico per soggetti e sistematico per discipline. Nella seconda edizione, pur uscita a distanza di pochi anni, Revelli sottolinea profonde differenze perché proprio in quegli anni il catalogo subì profonde trasformazioni o, più esattamente, i bibliotecari percepirono consapevolmente le trasformazioni avvenute già dalla seconda metà del secolo precedente: nel catalogo online la struttura organica è più evidente, vi è un complesso unitario, nel quale si parla, anziché di categorie, di punti d’accesso diversi, distinguibili all’interno dell’unità del catalogo. Si parla così d’accesso per autori, per titoli, alfabetico per soggetti e sistematico. Nell’ambito della catalogazione descrittiva (Capitolo 2) vi è l’aggiornamento di due ISBD specifiche: ISBD(S), dedicata ai seriali, è stata sostituita da ISBD(CR) per i seriali e le risorse continuative; ISBD(CF) per i computer files è stata sostituita da ISBD(ER) per le risorse elettroniche. Nel Capitolo 3, dedicato alla scelta dei punti d’accesso, sono aggiunti i titoli delle pubblicazioni, a sottolineare come il titolo abbia accresciuto la sua capacità di elemento di reperimento nel catalogo online. Viene posta attenzione al rinnovamento del Soggettario, con l’aggiunta di figure (dalla 37 alla 41), esplicative per l’indicizzazione alfabetica. Nell’edizione del 1996 la Classificazione decimale Dewey è presentata nell’edizione 21; il volume del 2004 si occupa dell’edizione successiva, la 22, con tutto ciò che la contraddistingue; per esempio, dalle tavole ausiliarie è stata eliminata la T7 che elencava i gruppi di persone, per sesso, età, parentela, professione, notazioni che si potevano aggiungere ogni volta che occorressero ulteriori suddivisioni dopo quelle standard. Nel Capitolo 6, che affronta le tematiche relative alla gestione del catalogo, vengono introdotte le novità di UNIMARC legate alle risorse in rete e allo scambio di liste d’autorità, dovute allo sviluppo della cooperazione internazionale. Il Capitolo 7 è nuovo; affronta il tema del futuro della catalogazione descrittiva, partendo da FRBR, modello concettuale di riferimento per l’universo bibliografico, la cui struttura logica aveva fatto da spartiacque fondamentale nella catalogazione pre e post 1998, anno della sua pubblicazione dall’IFLA. Revelli riporta l’attenzione sulla revisione delle RICA, in seguito all’istituzione di una Commissione permanente in seno all’ICCU. Introduce il tema dei metadati, legato alla comparsa di internet. Si chiude con un paragrafo dal titolo emblematico, Per terminare, nel quale si vuole dare uno sguardo alle nuove possibilità offerte dal catalogo automatizzato.
L’edizione del 2008 non presenta differenze sostanziali con quella del 2004. Gli aggiornamenti, di cui parla Revelli nella prefazione, sono legati alla realtà fluida della catalogazione e alle novità introdotte in campo internazionale e nazionale, soprattutto a livello normativo. Un aggiornamento evidente, nel capitolo dedicato alla catalogazione descrittiva, è la citazione dell’ISBD consolidata, nella quale Revelli riconosce l’accentuazione della tendenza a considerare il catalogo come strumento unitario, in un insieme dove le diversità tipologiche sono riconoscibili e raggruppabili. Revelli ricorda, inoltre, come il termine documenti sia stato sostituito dal più ampio lemma risorse. Va evidenziata la modernità del pensiero di Carlo, che, nella terminologia abbandona il termine documento (ahimè rimasto a lungo in alcuni contesti) a favore di risorsa. Ciò dipendeva, probabilmente, dal suo background internazionale, ovvero dalla sua capacità di percepire le novità fondanti del contesto digitale. Revelli prende atto semplicemente che documento non è più adeguato e che in ambito internazionale si usa risorsa. Nel paragrafo dedicato al rinnovamento delle norme (Capitolo 1) si accenna alle REICAT, Regole italiane di catalogazione, la cui bozza complessiva era stata presentata a Roma il 27 febbraio 2008.
Il catalogo, nelle varie edizioni, è un testo splendido, il cui filo conduttore è il ripensamento complessivo del catalogo, il quale mantiene sempre in filigrana, come sfondo concreto, il mondo dei documenti (delle risorse, dall’edizione del 2008) e l’universo editoriale o bibliografico. Revelli non usa mai il termine paratesto, ma l’analisi che compie di un libro è molto chiara e raffinata per la conoscenza che ne rivela. Revelli ha affrontato il tema della trasformazione del catalogo anche in altri scritti, in primis in La mattanza dei catalogatori, edito in “Biblioteche oggi”, n. 5, 2004, in cui afferma che la catalogazione e la classificazione richiedono una qualità professionale superiore rispetto al passato. L’opera costituisce, inoltre, un manifesto politico in cui Revelli denuncia con forza l’affidamento esterno alla biblioteca del processo di catalogazione, il quale dovrebbe, invece, costituire un’attività che caratterizza il bibliotecario in ruolo, proprio per le imprescindibili interrelazioni e le complicità fra la raccolta e il linguaggio che la mette in relazione con il pubblico dei lettori.
Revelli era uomo sobrio, colto, amante del teatro e della musica (in particolare dell’opera), dai modi signorili, elegante nel linguaggio e nel vestire: indossava immancabilmente abiti classici, interi scuri o spezzati con giacca di tessuto jacquard, con immancabile cravatta. Ha ricordato puntualmente Aurelio Aghemo in AIB-CUR che Carlo

era capace di “distruggerti” con placidità tutta torinese con la frase “Tu dici?” e un accenno di sorriso quando non concordava con quanto esponevi, che, nel registro linguistico locale significa un totale disaccordo, un understatement sabaudo. La sua signorilità si dimostrava anche nei minuti comportamenti, come nel rivolgersi alle persone presenti alle sue lezioni e ai convegni con il “loro” e non con il “voi”, perché “loro” è “lei” plurale e “voi” è “tu” plurale.

Revelli si distingueva per la vastissima cultura bibliografica e il senso della temporaneità e, quindi, della parzialità delle riflessioni e delle teorie. Aveva uno stile di profonda attenzione per l’altro, un desiderio connaturato di ascoltare e comprendere, fosse una persona o un testo. Egli, abbinando cultura raffinata, consapevolezza storica e profondità dello sguardo nei confronti delle nuove teorie, era in grado di accogliere senza particolari ansie l’evoluzione degli orizzonti concettuali. Le teorie, per lui, infatti, erano una risposta, sempre provvisoria, a problematiche di servizio e di mediazione fra lo strumento (il catalogo), le strategie di ricerca e le necessità degli utenti. Un suo punto di forza consisteva nell’essere stato a lungo direttore di una biblioteca pubblica importante, dalle molte anime, e quindi dall’avere, nei suoi aspetti generali e specifici, una visione strategica e al tempo stesso articolata dei legami fra i diversi flussi di servizio. Ciò dava al suo stile un senso a un tempo di vicinanza e di concretezza, senza scadere nel pragmatismo.
Revelli ha vissuto con lucidità anche il passaggio dal paradigma cartaceo a quello digitale. Memorabili le parole con cui apriva la prima sessione dell’International conference “Faster, Smarter and Richer. Reshaping the Library Catalogue: FSR 2014”, il 27 febbraio del 2014, ricordate in AIB-CUR da Andrea Marchitelli, uno degli organizzatori:

Ho visto in un museo dell’Isola di Man l’esemplare impagliato di una grossa oca selvatica estinta nel diciannovesimo secolo. Trovo che la mia presenza in questa occasione abbia qualcosa di analogo: l’ultimo esemplare di catalogatore cartaceo, sia pure non ancora impagliato, estinto nel ventesimo secolo. Una presenza emblematica se vogliamo, nell’apertura di un congresso volto alla complessa problematica della catalogazione attuale, una presenza che potrebbe essere intesa come un invito a considerare questa problematica nel suo sviluppo storico, dove si intravedono embrioni o desideri che già in precedenza incominciavano a prender forma e che non sempre vengono riconosciuti, quando si presentano come novità assolute soluzioni già presenti o ipotizzate nel passato: ecco, viene in mente l’antico detto africano che se il ramo vuole fiorire debba onorare le proprie radici. E per onorarle, ovviamente, bisogna conoscerle (https://www.aib.it/attivita/congressi/fsr-2014/2014/41403-carlo-revelli-testimony).

Carlo sapeva guardare oltre perché era in grado di interpretare le vicinanze e le contiguità, aveva il talento di una scrittura a un tempo profonda ed elegante, capace di esprimere la complessità e la precisione. Dal suo stile, dalla conversazione, dalla scrittura traspariva sempre quel rispetto profondo per l’interlocutore e per le idee diverse, che gli permetteva di “uscire” dalle sue, dove “uscire” significa essere disposti a mettere in gioco le certezze nel momento in cui il quadro teorico precedente non fosse più in grado di garantire una coerenza ospitale. Un modello o uno strumento, infatti, sono efficaci nella loro capacità di rappresentare e dare ragione a uno specifico universo di fenomeni se si verificano due condizioni: se è coerente, ovvero se fra i principi che lo fondano e ne reggono l’architettura c’è una coerenza interna intima, esplicita e autoesplicativa; e se la coerenza non è solo logica, ma esplicativa della totalità (e delle relazioni) fra le entità di cui si parla.
Revelli si è caratterizzato per la sua riflessione sempre rigorosa, per il metodo di chi vuole connettere il grande e il piccolo, di chi vuole collegare la dimensione teorica complessiva e l’applicazione in realtà diverse; le sue motivazioni erano sempre risultato di una vasta ricognizione normativa ed esperienziale. È stato un grande studioso e un grande bibliotecario, a lungo direttore delle Biblioteche civiche torinesi: riusciva a sviluppare armoniosamente le relazioni fra queste diverse modalità del suo impegno culturale e professionale. Il tratto distintivo della sua figura e della sua opera è sempre stato l’interesse per la catalogazione legato intimamente con il servizio al pubblico, la teoria con la pratica, la tradizione con i mutamenti sociali e tecnologici e le loro implicazioni sul piano biblioteconomico.
Ricordo con piacere l’invito che gli formulai a partecipare sia al convegno di Vinci sulla biblioteca speciale e specializzata nel 1985, sia al convegno di Fiesole sul futuro della descrizione bibliografica nel 1987. Rievoco con particolare commozione l’ospitalità cortese e affabile nella sua casa storica di via San Francesco a Torino, in cui mi invitò per consultare il suo archivio sulla Commissione Regole, materiale impiegato per la redazione del saggio sulla nascita delle RICA: giorni di studio, pranzo in casa cucinando insieme, cena nei suoi due-tre ristoranti preferiti e poi serate di discussione protratte fino a tardi, seduti sulle comode poltrone del suo salotto, sorseggiando un eccellente Armagnac da lui comprato, insieme a ottimi vini, nei suoi frequenti viaggi in Francia.
Vorrei concludere riprendendo una riflessione tratta dal titolo di un articolo di Revelli pubblicato in “Biblioteche oggi” nel dicembre 2011, nel quale affrontava le difficoltà di conciliare il piano della teoria con quello della prassi in ambito catalografico, le necessità di armonizzare la precisione e l’universalità delle norme con la nuova idea di disintermediazione permessa dalle nuove tecnologie della comunicazione:

La biblioteca riflette le esigenze mutevoli dell’ambiente in cui vive e il catalogo, e con esso il catalogatore, deve sentirsi come un vaso di coccio tra vasi di ferro?