N.2 2022 - Biblioteche oggi | Marzo 2022

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Piccoli giganti. Perché i libri di piccolo formato sono necessari

Ferruccio Diozzi

ferruccio.diozzi@gmail.com

Abstract

Raimondo Di Maio, libraio ed editore di Napoli, titolare della Libreria Dante & Descartes, casa editrice e libreria, in circa quarant'anni di attività ha pubblicato autori come Domenico Rea, Vincenzo Consolo, Erri De Luca, Giuseppe Montesano, Jorge Luis Borges e molti altri. Di Maio è un esperto e un conoscitore di libri di piccolo e piccolissimo formato che lui preferisce definire "Piccoli giganti". In questa conversazione vengono affrontati alcuni temi relativi ai libri di piccolo formato.

English abstract

Raimondo Di Maio, bookseller and publisher in Naples, owner of the Libreria Dante & Descartes, a publishing house and a bookshop, in about forty years of activity, has published authors such as Domenico Rea, Vincenzo Consolo, Erri De Luca, Giuseppe Montesano, Jorge Luis Borges and many more. Di Maio is an expert and a connoisseur of small and very small format books that he prefers to define “Little giants”. In this conversation some topics referring the small format books are discussed.

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Conversando con Raimondo Di Maio, libraio e editore

Raimondo Di Maio, libraio e editore in Napoli, titolare della libreria-editrice Dante & Descartes, nel corso di quaranta anni di attività ha pubblicato autori come Domenico Rea, Vincenzo Consolo, Erri De Luca, Giuseppe Montesano, Jorge Luis Borges e molti altri ancora.

Di Maio è un esperto e un amatore, se si può dire così, dei libri di piccolo e di piccolissimo formato. Con lui, a cui sono legato da una comunanza di idee e di interessi, oltre che da una lunga e fruttuosa collaborazione, discutiamo di questi “piccoli giganti”.

Cominciamo la nostra conversazione con una notazione di carattere vorremmo dire “psicologico” con cui sei solito riferirti ai volumi di piccolo formato. In uno dei tuoi lavori loro dedicati scrivi: “In ogni biblioteca c’è, tra gli scaffali, esibito o segreto, un segmento di libri di piccolo formato. Si tratta spesso di una formazione episodica nel tempo e nello spazio. È l’annuncio dell’inizio di una raccolta che a un certo punto si è interrotta… Allo slancio per il rinnovarsi dell’emozione suscitata da libri sconosciuti o noti, comuni o ricercati, di pregio o di poco valore, si aggiunge spesso lo stupore di trovare più file di esemplari o un unico libro di formato minuscolo. Quasi mai, questi libri, hanno la caratteristica di una vera raccolta, spesso sembrano più somigliare a una banda di orfanelli, abbandonati al caso”. In questa caratterizzazione così singolare e personale del libro di piccolo formato c’è per me una volontà di investigare e comprendere un fenomeno editoriale e, più in generale, un elemento che ha contraddistinto una fase importante della vita culturale. Ma cosa sono, oggi, i libri di piccolo formato?

La risposta alla tua articolata domanda dovrebbe cominciare con il dire: che cos’è oggi il libro, a prescindere dal formato. Naturalmente l’ampiezza del tema sarà il possibile oggetto di altre conversazioni. 

I libri di piccolo formato hanno la caratteristica che hai ricordato di “orfanelli” perché delicati e non fortunati. Sono pubblicazioni che, come fiumi carsici, scorrono sotto oppure parallelamente alla storia del libro. Hanno la capacità di salvare un frammento nobile di un autore; sono filologicamente necessari, come abbiamo cercato di mostrare con la insostituibile “aiutante” Antonella Cristiani. Il più delle volte manifestano in nuce un’istanza, un progetto intellettuale. 

Due esempi contemporanei: la coraggiosa collanina del 1924, quando già si era cominciato a soffocare la libertà di stampa, le 24 “Medaglie” dell’editore Angelo Fortunato Formiggini, volumetti in 32° (cm 10,5 x 6,5) che tra i titoli pubblicati diede alle stampe una “Medaglia” dedicata a Mussolini di Giuseppe Prezzolini. L’altro esempio è l’editore Vanni Scheiwiller. Nel 1964, nella fantastica collana “All’insegna della Baita van Gogh”, composta da volumetti in 32° (cm 7,5 x 5,6), pubblicò l’esemplare Considerazioni di Galileo su Brecht…, capovolgendo l’oggetto con il soggetto, con la nota dell’editore, che commentava il conformistico successo della prima del Galileo di Brecht dell’anno precedente: “In Italia è severamente proibito parlare male di Garibaldi, di Leopardi […] e, ai giorni nostri, di Bertolt Brecht […]. L’editore di questo microlibro era presente alla prima del Galileo al Piccolo Teatro di Milano. Tutta la Milano bene e la meglio intellighenzia applaudiva senza riserve”.

Questo per capire cosa sono oggi. E domani, nei prossimi anni, cosa diventeranno?

Oggi tutti i libri sono esposti alla temperatura della modernità, spesso frettolosa, più spesso pericolosa. Il domani sarà, se ci sarà, nell’attenzione che occorre “mantenere” oggi nell’editare i libri. Libri di qualità che vogliamo che ci saranno pure domani e diventino un esercizio e una passione da far crescere nella vita intellettuale di quanti hanno a cuore il destino del libro e altri destini.

Ritorniamo un momento sulla dimensione storica: come si è sviluppata l’editoria del piccolo formato in Italia e quali movimenti culturali e di idee ha incontrato e/o stimolato nel corso dei decenni?

Il libro di piccolo formato nasce con l’invenzione della stampa e prima della riuscita rivoluzione si trovano codici e copie manoscritte di piccolo formato. Nei secoli si sono prodotti libri di piccolo formato che sono stati lo specchio della società. Si pensi ai preziosi librini settecenteschi; all’avventurosa impresa del “Dantino” ottocentesco e brevemente, infine, all’ampia produzione primo novecentesca volendo limitare il ragionamento all’Italia. Esemplare il caso di Napoli, dove divenne una vera e propria moda, a partire dalla rarissima e incredibile Biblioteca Lillipuziana di Luigi Chiurazzi nel piccolissimo formato in 128° (cm 6,5x5). A Napoli molte delle librerie-editrici pubblicavano periodicamente volumetti di piccolo formato e videro la luce libretti di D’Annunzio, Serao, Russo, Di Giacomo e molte traduzioni.

Come in passate conversazioni, anche in questa tua ultima risposta fai riferimento all’importanza del centro produttivo napoletano nella genealogia del libro di piccolo formato. Ne sono incuriosito e vorrei approfittare di questa conversazione per avere da te una breve sintesi storica e, se ritieni, un’analisi critica dell’esperienza partenopea. Puoi farlo?

Sto lavorando a un saggio che racconta come e perché a Napoli nacque e si sviluppò la produzione del piccolo formato, che, ripeto, non era solo napoletana, ma qui trovò, per ragioni economiche e tipografiche, la sua affermazione e un’ampia diffusione. 

Alcuni libri di piccolo formato (5,5x7,5 cm), tutti pubblicati da Edizioni Libreria Dante & Descartes. Da sinistra in alto: Raimondo Di Maio, All'insegna del piccolo formato, 2017; Anatole France, Donna Maria d’Avalos, 2004; Erri De Luca, Tufo, 2020; Goffredo Fofi, Un secolo con Totò, 2017; la dimensione dei libri rispetto a un mouse.

Aspettiamo il saggio, allora. Andiamo allora al rapporto piccoli libri-biblioteche. Scriviamo su “Biblioteche oggi” che, da quasi quarant’anni, costituisce un’importante sede di dibattito per il settore delle biblioteche, per i bibliotecari ma anche per un dialogo interdisciplinare fecondo con librai, editori, comunicatori e tante altre professioni. Dal tuo punto di vista che significato particolare può assumere una biblioteca nei confronti delle raccolte di opere di piccolo formato? Quale è il contributo che tale tipo di materiale librario può portare ad una politica di costruzione delle raccolte? Come le biblioteche possono valorizzare i piccoli formati? 

Negli Usa, e non solo, da anni hanno cominciato a considerare e studiare i fondi di grandi collezionisti di libri minuscoli. A Boston da anni è aperto un Museo dei libri di piccolo formato. 

In questi anni siamo partiti con la mostra di Sarno 2017 che inaugurava l’apertura di una biblioteca comunale, nella splendida Villa Lanzara-Del Balzo e poi l’abbiamo portata in giro con successo, ampliando l’esposizione, di volta in volta, alla Biblioteca universitaria di Napoli nel 2018, al Festival delle Eccezioni nel 2019, che aveva come tema “il Piccolo”, a Casperia, in provincia di Rieti, a Varsavia nel 2019, con grande attenzione degli intellettuali e degli italianisti polacchi e abbiamo avute tante richieste di esposizioni.

Non siamo invece riusciti a tenere la mostra presso la Biblioteca nazionale centrale di Roma. Tra il 2018 e il 2019 avevamo preparato per l’occasione una sezione “Tutti i libri portano a Roma”, ma dopo una lunga trattativa le cose si sono fermate. Ci è stato addirittura richiesto il pagamento di una quota settimanale, cosa singolare visto che noi, come casa editrice e libreria, avremmo sostenuto spese di trasporto e di allestimento. Forse si è trattato di un ripensamento ideologico. 

Quali iniziative prevedi, nel prossimo futuro, da libraio, da editore, da uomo di cultura, per i libri di piccolo formato?

Ho pronta una valigia piena di libri di piccolo formato. Quando finirà l’epidemia andrò per città e paesi, librerie, teatri e scuole, dove racconterò l’avventurosa storia dei piccoli libri cercati e raccolti e come da “orfanelli”, nella mia favola vera, diventano “trovatelli”, appunto giganti.

Bene è tutto, per il momento. Grazie Raimondo

Grazie a te.

Raimondo Di Maio, libraio e editore