Come gestire i documenti dopo il processo di revisione
Abstract
Recensione di Raffaele De Magistris al libro di Loredana Vaccani, Come gestire i documenti dopo il processo di revisione, Milano, Editrice Bibliografica, 2021, 80 p.
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Una volta, mentre discorrevamo del processo di revisione, Loredana Vaccani ebbe a dire, quasi parlasse tra sé: “È l’abc del nostro lavoro, il tenere pulita casa”. Probabilmente lei non lo ricorda nemmeno, però io ancora oggi credo non ci sia espressione migliore, più appropriata e concisa, per spiegare il ruolo determinante della revisione nella gestione delle raccolte. E di conseguenza l’interesse di questo Toolbox, che viene a corollario di numerosi articoli e libri dedicati dall’autrice all’argomento. Per quasi un trentennio, infatti, Loredana Vaccani ha svolto un’opera instancabile, prima a introdurre in Italia il discorso sulla revisione, poi a farlo accettare, e quindi a focalizzare tutti gli aspetti del processo, da quello nevralgico dell’analisi e valutazione del documento, agli altri di natura amministrativa.
Pertanto, in sede di commento, val forse la pena prendere le mosse dalla Bibliografia di approfondimento con cui si chiude il volumetto. Questa, pressoché limitata alle pubblicazioni italiane, ci propone un elenco di quindici contributi, tra libri e articoli: Loredana Vaccani è l’autrice diretta della gran maggioranza di essi, nei restanti è a vario titolo coinvolta (coautore, curatore, ecc.): se lo stato degli studi conferma dunque in controluce l’autorevolezza della Vaccani, tuttavia, a parere dello scrivente, fa innanzitutto balzare agli occhi un aspetto non poco inquietante, ossia quanto a questa materia, che pur dovrebbe “rientrare nell’abc” della professione, venga ancor oggi riservata poca attenzione da parte della comunità scientifica dei bibliotecari; oltreché, se ne deduce, altrettanto poco spazio nella gestione ordinaria delle nostre biblioteche. Una lacuna a più riprese lamentata dalla stessa Vaccani, che ha origine sostanzialmente da due fattori: il primo è riconducibile all’enorme fatica che, per scarsità di fondi, fanno le biblioteche, specie di pubblica lettura, ad approvvigionarsi di materiale bibliografico fresco di stampa (cui fa eco il timore dello sconcerto dei lettori davanti a scaffali teoricamente semivuoti); il secondo va invece ricercato nella concezione “patrimoniale”, e spesso pseudo-conservativa, che tradizionalmente ha pesato sulla governance delle istituzioni bibliotecarie nel nostro Paese.
Benché il lavoro metta a fuoco la tappa conclusiva del processo di revisione, Loredana Vaccani, grazie alla sua padronanza della materia, riesce a realizzare un piccolo manuale pressoché “autosufficiente”, che ne comprende e discute tutti i diversi passaggi. Il capitolo iniziale, infatti, (La revisione, p. 9-20), è dedicato a una snella analisi dei concetti fondamentali della revisione, in cui l’autrice espone e analizza, in maniera molto sintetica, cosa questa significhi nell’economia del servizio, come si procede nella pratica e quali positive ricadute determini sia nella gestione delle raccolte librarie che nei confronti dell’utenza.
I cinque capitoli successivi (Lo scaffale; Il magazzino; Il dono; La vendita; Il macero) vogliono invece rispondere alla domanda “Cosa succede ai documenti dopo la valutazione?”, che costituisce l’argomento centrale del volume. L’autrice tratta qui nel dettaglio quelle fasi del processo di revisione alle quali aveva fino a oggi dedicato solo alcuni articoli, senza nemmeno essere riuscita a fermarvisi a sufficienza – questo almeno il suo sospetto – nei corsi tenuti lungo tutta la penisola.
Semplice quanto efficace l’impostazione metodologica: per ognuna delle possibili destinazioni del documento una volta eliminato dallo scaffale (magazzino, macero, ma soprattutto dono e vendita) vengono distinte una parte di teoria, in cui si espongono i presupposti concettuali e le conseguenze, e una parte che testimonia le “buone pratiche”, dove ci si sofferma sulle dinamiche più strettamente procedurali.
Gli esempi riguardano non solo singole biblioteche, ma anche aree di cooperazione come i Sistemi bibliotecari, sia urbani che territoriali, e le provincie. Tralasciando le esperienze straniere, specialmente tratte dal mondo francese, occorre menzionare soprattutto le realtà italiane distintesi negli ultimi lustri, proprio per l’eccezionalità che rivestono nel nostro scenario: la Fondazione per Leggere e il Sistema delle Valli e delle Dolomiti Friulane per come hanno realizzato e gestito la biblioteca di deposito, creando, a volte, altre opportunità per i cittadini, come il bookcrossing. Ancora la Fondazione per Leggere e la Biblioteca San Giorgio di Pistoia per le politiche di promozione della lettura legate allo smaltimento mediante donazione; le biblioteche di Modena, Verona, Aosta, Trento, unitamente alla rete urbana di Bologna e al sistema della provincia di Rovigo, che invece si sono distinte per inventiva e capacità organizzative nell’effettuare la vendita dei libri eliminati.
D’obbligo una sottolineatura in merito allo spostamento dei libri nella “biblioteca di deposito”, su cui molti bibliotecari potrebbero esser tentati di non fermarsi troppo. È vero infatti che in Italia possediamo una consolidata familiarità con la gestione delle raccolte a magazzino (semmai manca un’analoga dimestichezza, per costumi e storia, con la prassi dello “scaffale aperto”), ma proprio per questo Loredana Vaccani chiarisce subito, ad apertura di capitolo, che non ci troviamo dinanzi al classico “magazzino di conservazione”, bensì, stando anche alle Linee guida IFLA/Unesco “il magazzino conseguente al processo della revisione deve avere precise caratteristiche che lo contraddistinguono” (p. 25), fra le quali, non secondaria, la collaborazione tra più biblioteche.
In conclusione, dalle pagine del volume scaturisce un messaggio inequivocabile: la revisione non è mai, di per sé, sinonimo di eliminazione, tanto meno di depauperamento del patrimonio e dell’offerta bibliografica. Intanto, a seguito della valutazione, un libro può far ritorno allo scaffale, semmai rilegato o mediante una copia nuova che va a sostituire quella malridotta. Ma pure l’allontanamento verso il magazzino o finanche la soppressione sono scelte finalizzate a migliorare il servizio e a creare un’immagine della biblioteca più gradevole per gli utenti (si pensi in particolare alla fascia dei bambini…). E i benefici di un’attività di revisione programmatica ricadono sulle stesse collezioni. Perché la revisione, oltre ad eliminare l’erroneo e a collocare diversamente il poco usato, permette di mettere in luce, far conoscere e valorizzare il poco conosciuto e il nascosto.
Nei due capitoli finali Loredana Vaccani passa in rassegna una serie di argomenti ritenuti solitamente complementari, ma altrettanto importanti per l’efficacia delle collezioni, quali l’aggiornamento dei cataloghi, il riequilibrio del patrimonio e le sostituzioni.
Nuovo per la biblioteconomia italiana è sicuramente il paragrafo riguardante la misurazione della revisione. Avendo presente la biblioteconomia francese l’autrice individua due tipi di indicatori: gli indicatori che riguardano più in generale il processo (tre in tutto: “indice di eliminazione”, “indice di rinnovamento” e “indice di crescita”) e gli indicatori riguardanti in particolare le cause di eliminazione (quattro: “indice di usura”, “indice di obsolescenza”, “indice di invecchiamento” e “indice di non utilizzo”). Tutti potrebbero davvero essere utilizzati per approfondire e governare al meglio questo essenziale momento della gestione delle collezioni. Tuttavia, chi scrive ritiene che almeno un paio di essi dovrebbero di diritto far parte delle batterie più ristrette di indicatori di cui di norma si servono le varie amministrazioni per descrivere e valutare l’azione della biblioteca. Si pensi al riguardo a quanto potrebbe essere chiarificatore accostare e correlare fra loro indicatori per noi canonici con altri del tutto estranei alla nostra tradizione e abitudine, quale “acquisti per abitante” e “indice di crescita” (acquisti meno eliminazioni rapportati al totale del patrimonio), o “libri per abitante” e “indice di non utilizzo” (rapporto tra il numero dei documenti eliminati perché non utilizzati e totale dei documenti del patrimonio). Proprio a questo proposito Vaccani sottolinea, tra l’altro, come l’aumento costante dell’“indice di circolazione” costituirebbe una evidente cartina al tornasole “del miglior funzionamento e della maggior efficacia del patrimonio” (p. 68).
In definitiva un libretto, questo della Vaccani, che, come i suoi lavori precedenti, può servire a dare uno slancio concreto al servizio, ma anche ad ammodernare e sprovincializzare la nostra idea di collezioni bibliografiche. Solo a sapersi affrancare da polverosi modelli di pensiero.