Nuovi autori italiani per ragazzi, Carla Ida Salviati
Abstract
Recensione di Fiorella Desimone e Marzia Miele al libro di Carla Ida Salviati, Nuovi autori italiani per ragazzi, Milano, Editrice Bibliografica, 2021, 136 p.
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Nuovi autori italiani per ragazzi, ma che intende con “nuovi” l’autrice? Già dalla noterella preliminare Carla Ida Salviati mostra il suo stile d’indagine mai assertivo, sempre critico, sempre pronto a mettere in discussione concetti dati per assodati. Per nuovi intende scrittori “in corsa”, ancora non riconosciuti come tali dagli studiosi di letteratura per preadolescenti e adolescenti. Anche il secondo aggettivo “italiani” merita una piccola precisazione: non si tratta di una posizione nazionalistica, ma il desiderio di indagare in maniera più approfondita cosa realmente stia avvenendo negli autori di lingua italiana. Per molto tempo il mercato della narrativa per ragazzi si è basato sulle traduzioni di opere straniere in particolare anglofone. Certamente rispetto alla potenzialità di mercato data dai libri di lingua inglese che ne favorisce la produzione e la traduzione, la limitatezza dell’universo linguistico italiano ne restringe il mercato a un circuito soprattutto interno e poco attrezzato per la vendita all’estero: già Gabriella Armando delle Nuove Edizioni Romane sosteneva che “si andava a Francoforte per capire il mercato, ma non certo per vendere”.
Dopo un’ampia disamina dell’andamento dell’editoria per ragazzi che registra dei cali di vendita apparentemente costanti, l’autrice cerca di approfondire la cornice e i contenuti in cui si muovono i ragazzi oggi. La crisi del mercato editoriale è sovrapponibile alla migrazione in rete di una intera generazione che ha sottratto tempo a forme più tradizionali di lettura: si tratta di un calo degli indici di lettura o piuttosto un calo di vendite del mercato editoriale tradizionale?
Per quanto riguarda il contenuto sembra che gli scrittori italiani non si rivolgano a dei ragazzi reali in carne e ossa, ma allo stereotipo dell’adolescente televisivo. Caratteri e personaggi risultano omologati e banali. Lo stile, nella convinzione che un linguaggio più complesso sarebbe poco capito e apprezzato, è piatto.
L’intento più che di scrivere storie interessanti per lettori interessati sembra essere quello di scrivere storie con finalità didattiche per lettori scarsamente interessati ai libri e alla cultura.
Vale per tutti gli autori italiani contemporanei? Un annoso problema delle istituzioni che si occupano della promozione del libro e della lettura per i ragazzi è la mancanza, salvo lodevolissime eccezioni, di una rete attiva, condivisa ed efficiente che funga da traino per la conoscenza della produzione editoriale. La scuola, la biblioteca, la libreria, la casa editrice e l’autore devono dialogare tra loro per promuovere filiere innovative.
La scuola si isola e non interagisce con questi soggetti più consapevoli e attenti alle novità del mercato. Tende a essere il più delle volte molto conservatrice rispetto alla scelta delle letture preferendo opere tradizionali e consolidate, semplicemente perché non conosce i nuovi autori, “ignorati in quanto ignoti”. Questo avviene nonostante la presenza ormai pluridecennale di associazioni come Hamelin che operano per la conoscenza e la diffusione della letteratura per l’infanzia e l’adolescenza.
Uno scenario interessante ci viene offerto dal progetto Xanadu, elaborato dalla medesima Associazione (www.progettoxanadu.it) e diffuso in tutta Italia. Va apprezzato l’approccio multimediale molto amato dai ragazzini che possono confrontarsi con le nuove tecnologie e con contenuti che viaggiano sugli smartphone.
Entrando nel merito, senza alcuna pretesa di esaustività, chi sono questi nuovi autori e quali sono le caratteristiche che li fanno emergere nel panorama italiano? Carla Ida Salviati azzarda delle risposte attraverso delle riflessioni tratte dalle sue esperienze nel corso di seminari rivolti a bibliotecari e insegnanti. Modalità nuove: la prima autrice che incontriamo in questa rapida carrellata è Guia Risari, che ha avuto l’ardire di riscrivere, o meglio spacchettare, il Diario di Anna Frank, dando la parola a tutte le persone coinvolte nel dramma; la partecipazione attiva alla costruzione della storia, come il libro Fuori fuoco di Chiara Carminati in cui volutamente l’autrice ha inserito tredici “non-foto” che i lettori possono riempire con l’immaginazione; per approdare infine a L’ultimo faro di Paola Zannoner, progetto di scrittura elaborata, all’interno di una cornice data dalle voci narranti dei ragazzi dai dodici ai sedici anni partecipanti al progetto, un laboratorio che si attiva, non a caso, in biblioteca, luogo simbolico della cultura e della letteratura. Emerge da questi esempi il bisogno di partecipare attivamente al processo di costruzione letteraria. I ragazzi forse non desiderano più essere fruitori passivi di storie scritte da altri ma essere protagonisti in prima persona.
Generi antichi, come la fiaba, rivisitati nel fantasy, che smentiscono convinzioni radicate che ai ragazzi piacciano i libri brevi: l’enorme successo anche all’estero dei corposi volumi di Silvana De Mari ne sono palese testimonianza. Perché il fantasy piace così tanto? Nell’epoca delle tecnologie, ci sono paure che si possono capire. “Il fantasy è l’unico genere che parli di morte e di provvidenza, per questo lo amiamo così tanto” dice la stessa De Mari in una intervista su “Hamelin”. Aggiunge che la delusione lasciata dai totalitarismi del secolo breve favorisce il desiderio di rifugiarsi in un mondo fantastico e simbolico.
Altri autori italiani si cimentano con il fantasy, aprendolo a contaminazioni con altri generi mischiando magia, fantascienza comicità e sentimento: un esempio è La Trilogia di Aton di Stefania Fabbri.
Oppure, semplicemente, la capacità di scrivere buone storie, storie che l’autore sente profondamente e che proprio per questo desidera comunicare: Francesco D’Adamo, Guido Quarzo e Anna Vivarelli, Guido Sgardoli si inscrivono in questo quadro.
Ancora una volta non è data una risposta univoca, solo l’attenzione alla qualità dei contenuti e del linguaggio.
Tante le domande, poche, forse nessuna, le risposte. Nella struttura poco sistematica del testo che le permette di esprimersi in modo spontaneo, basandosi sui numerosi spunti emersi dalle sue esperienze di laboratori e incontri, l’autrice inserisce le Note, noterelle e altre strade, che contestualizzano e approfondiscono le diverse sezioni e argomenti.
Un piccolo prontuario finale sull’incontro con l’autore, tra gli altri suggerimenti, ci ricorda in modo semi-ironico che: prima si legge e poi s’incontra (non viceversa); gli autori sono professionisti e i loro libri vanno acquistati e letti (il lavoro intellettuale è lavoro).
Carla Ida Salviati offre così, pur nella sintesi di un piccolo libro che si propone come stimolo e non come trattazione esaustiva, un ampio panorama dei temi e delle problematiche attualmente sul tappeto tra chi si occupa di editoria per i giovani adulti.