N.8 2022 - Biblioteche oggi | Novembre 2022

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Culture e funzione sociale della biblioteca: memoria, organizzazione, futuro. Studi in onore di Giovanni di Domenico

Agnese Bertazzoli

La Sapienza Università di Roma, agnese.bertazzoli@uniroma1.it

Abstract

Recensione di Agnese Bertazzoli al libro Culture e funzione sociale della biblioteca: memoria, organizzazione, futuro. Studi in onore di Giovanni di Domenico, a cura di Anna Bilotta, Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 2022, 523 p.

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L’Associazione italiana biblioteche ha recentemente festeggiato Giovanni Di Domenico con la pubblicazione del volume Culture e funzione sociale della biblioteca: memoria, organizzazione, futuro. Non serve certo spiegare qui quanto l’attività scientifica di Giovanni Di Domenico, bibliotecario e professore di biblioteconomia e bibliografia, sia fondamentale per gli studi biblioteconomici italiani: lo esprime bene questo volume, testimonianza dei diversi ambiti che egli ha toccato con le sue ricerche, oltre che dei rapporti di stima e di amicizia che lo legano a tanti bibliotecari e studiosi. I numerosi saggi che compongono il volume sono articolati in quattro sezioni, che dimostrano la varietà dei temi trattati e degli approcci disciplinari che animano i diversi contributi: Memoria e dimensione bibliografica, Storia delle biblioteche, Biblioteconomia, scienze sociali, discipline organizzative, Cultura e funzione sociale della biblioteca nella realtà contemporanea. Non è possibile, in questa sede, descrivere nel dettaglio i vari contributi offerti a Giovanni Di Domenico; è invece possibile individuare alcuni punti di contatto, trasversali alle quattro sezioni appena richiamate, tra i vari contributi che animano il volume e che esprimono il legame tra quest’ultimo e tutta l’attività scientifica dello studioso.
Sono diversi i saggi dedicati allo studio di biblioteche d’autore o di fondi personali e a ricostruire le vicende di queste collezioni e dei loro proprietari. Avallone e Zaccaria raccontano le vicende della biblioteca di Carlo Del Grande, dispersa nelle biblioteche dell’Università di Salerno e ricostruita dagli autori; Cavallaro presenta il fondo di Gioele Solari confluito nella Biblioteca “Norberto Bobbio” dell’Università di Torino; Mazzitelli si occupa della biblioteca di Ettore Lo Gatto; Parlavecchia esamina alcuni volumi donati da Giuseppe Prezzolini alla Biblioteca provinciale di Salerno e i suoi rapporti col bibliotecario dell’epoca. All’attenzione per le raccolte personali si affianca la rilettura di alcune figure di bibliotecari, editori o intellettuali: ad esempio, le ricerche di Giovanni Di Domenico sulla figura di Ettore Fabietti, organizzatore delle biblioteche popolari milanesi, vengono riprese e ampliate da Cesana, che si concentra sul Fabietti intellettuale editore. Come questo contributo, anche i saggi di Borraccini, Castellucci, Guerrini e Ghiringhelli, Trombone, Zito tracciano o rileggono, in chiave contemporanea e con uno sguardo biblioteconomico, i profili di alcuni personaggi molto diversi tra loro: da Raffaelli, bibliotecario che a fine Ottocento realizzò un’indagine sul numero di utenti della Biblioteca comunale di Fermo e sulle loro letture, riportandone i risultati ai decisori politici, a Licklider, che negli anni Sessanta rese possibile la prima connessione telematica tra computer e realizzò uno studio di fattibilità che ha per oggetto la possibilità di impiegare macchine simbiotiche in biblioteca; da Lor, autore di studi di biblioteconomia internazionale e comparata, a Franco Venturi, i cui studi vengono ricostruiti a partire da documenti gestionali delle biblioteche che frequentò nel periodo in cui fu internato dal regime fascista in Basilicata, a Gian Giacomo Carlino, tipografo attivo nel capoluogo campano tra Cinquecento e Seicento. A quest’ultimo contributo si affiancano i saggi di Napoli, che traccia una mappa della produzione libraria nell’Italia meridionale tra Cinquecento e Seicento, e di Sestini, che propone un interessante studio sui repertori cinquecenteschi di opere di donne.
Le biblioteche sono le protagoniste delle ricerche storiche di Ruffini, che si concentra sui cataloghi di vendita delle biblioteche settecentesche, di Trombetta, che esamina i regolamenti delle biblioteche napoletane tra Settecento e Ottocento, e di De Franceschi, che analizza i filmati realizzati tra gli anni Trenta e gli anni Settanta nelle due Biblioteche nazionali centrali dall’Istituto Luce, interessanti testimonianze della percezione e della rappresentazione delle biblioteche nei media dell’epoca. Capriolo si sofferma invece sulle tracce di manoscritti medievali rinvenute, in area salernitana, all’interno delle coperte di libri a stampa; mentre Damiani dedica il suo saggio all’analisi dell’archivio storico dell’ex compartimento di Firenze dell’Enel e della biblioteca ad esso afferente.
Agli studi storici, archivistici e codicologici si affiancano poi quelli di carattere organizzativo e gestionale: proprio alla biblioteconomia gestionale è dedicato il contributo di Pérez Pulido, mentre Dinotola si concentra, a partire dall’analisi di quattro casi di studio europei, sul rapporto tra le funzioni che la biblioteca pubblica ricopre nella società e l’organizzazione e la comunicazione delle sue collezioni. Inserra offre una riflessione, alla luce degli studi di Di Domenico, sulla pianificazione e sulla gestione di progetti di fundraising e crowdfunding e riporta alcuni esempi di attività pratiche.
Galluzzi rilegge poi il fenomeno del management in biblioteca, tracciandone una storia e una critica, per arrivare a trarre un bilancio dei trent’anni di biblioteconomia manageriale. Un altro bilancio è quello proposto da De Magistris, che riassume i cambiamenti che hanno interessato la professione bibliotecaria nell’ultimo decennio, dopo la pubblicazione della legge sulle professioni non organizzate.

Belotti, poi, riprende lo studio di Di Domenico su Fabietti per mettere a confronto il modello storico delle biblioteche popolari con quello della public library e con altri modelli emergenti di biblioteca (la mediathèque francese, la biblioteca tripartita tedesca, gli Idea Store, le biblioteche “terzo luogo”, la piazza del sapere, la biblioteca sociale, la multipurpose library, la open library, la biblioteca di comunità, la biblioteca “hub di comunità”).
In Culture e funzione sociale della biblioteca, poi, alle biblioteche si guarda anche con uno sguardo calato nella contemporaneità e proiettato verso il futuro: Manzo presenta un ritratto dello stato attuale del sistema delle biblioteche e dei centri di documentazione della CGIL; Vivarelli nel suo contributo offre un quadro della biblioteconomia contemporanea; Bilotta traccia un’agenda per il futuro delle biblioteche a partire dall’integrazione delle politiche e delle azioni di sviluppo sostenibile nella loro progettazione e nella pratica quotidiana; Faggiolani insiste sulla necessità di riposizionare le biblioteche, inserendole nel più ampio sistema del benessere e ridisegnando il ruolo che esse possono ricoprire in relazione ai bisogni dei giovani a partire dai concetti di polifunzionalità, impostazione laboratoriale e crossmedialità; Sabba riflette sul public engagement inserendo le biblioteche nella cornice della Convenzione di Faro. Solimine, infine, combina alcuni spunti offerti dalle ricerche di Di Domenico sull’impatto delle biblioteche, sulle biblioteche popolari di inizio Novecento e sulla sostenibilità, a partire dalle quali propone una riflessione sul rapporto tra biblioteche pubbliche, le loro comunità e le realtà locali alla luce del concetto di prossimità (non solo geografica, ma anche sociale, cognitiva, organizzativa, istituzionale).
Numerosi, poi, i contributi dedicati al digitale: Crupi presenta il complesso tema del riuso delle risorse digitali e alcuni progetti che su di esso si basano; Guercio si focalizza sulle digital library e sugli archivi digitali della ricerca scientifica; Senatore Polisetti approfondisce aspetti negativi e rischiosi dei processi di digitalizzazione; Raieli inserisce le prospettive di sviluppo dei modelli reticolari di scoperta per l’information retrieval e del semantic web e nella cornice del welfare e della libera e democratica circolazione di informazioni e risorse. Capaccioni, infine, propone una riflessione sulla transizione digitale delle biblioteche delle università, ponendo l’accento sulla collaborazione tra biblioteche e umanistica digitale: secondo l’autore, questa rappresenta un’occasione per rafforzare il ruolo delle biblioteche delle università, a partire dal necessario confronto con i piani elaborati dagli atenei in relazione alle tre missioni.
Infine, tre contributi (Andria, Califano, Peruzzi) raccontano, dal punto di vista di chi vi ha lavorato in prima persona, altrettanti progetti elaborati e portati avanti nelle biblioteche e nei sistemi bibliotecari delle Università di Salerno e di Urbino: rispettivamente, il recupero e la valorizzazione di fondi librari; la realizzazione di una nuova digital library; la progettazione di una nuova sede bibliotecaria. Ancora alle biblioteche delle università è dedicato il saggio di Maiello, nel quale si dà una rilettura dei cambiamenti che negli ultimi tre decenni hanno investito le biblioteche e i sistemi bibliotecari di ateneo italiani, per definire poi una via per valorizzarne l’autonomia e l’impatto.
Leggendo sin qui questa recensione si sarà capito che non è facile presentare un volume come Culture e funzione sociale della biblioteca, composto dalle tante “anime” che danno vita al nostro universo disciplinare: analisi teoriche, progetti pratici e professione, storia delle biblioteche e progettazione del loro futuro, legami con l’archivistica, studio della codicologia e del libro antico, prospettive del digitale, sfide e sviluppi per le biblioteche delle università e per le biblioteche pubbliche, eccetera. È difficile, per dirla con le parole del marketing, individuare un preciso target al quale questo libro può rivolgersi, o – come si fa con le pubblicazioni scientifiche – indicare delle parole chiave che riassumano il suo contenuto.
Tuttavia, la compresenza e il dialogo (del tutto speciali e assolutamente non scontati) di queste tante “anime” che si esprimono nel volume sono ciò che caratterizza la varia e ricca attività professionale e scientifica di Giovanni Di Domenico. Lo dimostrano la sua bibliografia e i suoi percorsi di ricerca – raccontati in questo volume nel contributo di Innocenti – e, soprattutto, la visione ampia, che coinvolge più punti di osservazione, con la quale egli guarda (e mette in relazione tra di loro) tanto le questioni teoriche quanto le indagini sul campo: un approccio aperto e “multilaterale” che chi ha la fortuna di confrontarsi con lui impara presto a conoscere. Non a caso il titolo di questo volume ci parla di culture, al plurale: tanti approcci disciplinari, tanti modi di guardare alle biblioteche, di pensarne la gestione, il rapporto con gli utenti e la valutazione, tanti modi di intenderle, diversi paradigmi a cui fare riferimento e nei quali inserire le riflessioni su di esse. Accanto alle tante culture, però, esiste una precisa funzione sociale delle biblioteche: spesso discussa e difficile da definire, ma inevitabilmente orientata alle persone, alla loro soddisfazione e al loro benessere nel paradigma dello sviluppo sostenibile, alla produzione di quell’impatto – tema rispetto al quale l’attività scientifica di Di Domenico rappresenta un punto di riferimento fondamentale – che significa cambiare in meglio le vite degli individui e le comunità.
Il fatto che la funzione delle biblioteche sia orientata alle persone nel paradigma dello sviluppo sostenibile non è scontato: proprio Giovanni Di Domenico ha contribuito a mettere a fuoco tale funzione, grazie ai suoi fondamentali studi sulla qualità dei servizi bibliotecari, sulla centralità degli utenti e sulla loro soddisfazione, sull’impatto e sulla sostenibilità. Oltre a essere stato uno degli autori che ha contribuito maggiormente allo sviluppo della biblioteconomia gestionale in Italia, infatti, Di Domenico ha messo in relazione la teoria biblioteconomica e con le scienze sociali e, recentemente, ha parlato di un cambio di paradigma per la nostra disciplina, proponendo il paradigma della biblioteca sostenibile. Egli è poi, senz’altro, il maggior esperto italiano di valutazione dell’impatto delle biblioteche pubbliche e delle università: i suoi contributi e le sue sperimentazioni sul campo costituiscono fondamentali esempi per chiunque si accosti allo studio e alla valutazione dell’impatto sociale delle biblioteche.
Attraverso i suoi studi, Di Domenico ha contribuito quindi ad ampliare la nostra visione della funzione che la biblioteca deve avere nella contemporaneità: un servizio che segue i principi della qualità, della valutazione, del miglioramento continuo e dell’organizzazione per processi, che si configura come infrastruttura culturale di base, indispensabile per lo sviluppo sociale e per migliorare concretamente la qualità della vita delle persone, che ingloba nelle sue attività e nella sua mission lo sviluppo sostenibile.
Culture e funzione sociale della biblioteca, coi suoi variegati saggi e i continui riferimenti dei vari autori alle ricerche di Di Domenico, testimonia bene il ruolo che egli ha avuto nel ridefinire, in oltre 35 anni di attività, la funzione della biblioteca e il paradigma in cui ci muoviamo oggi.