N.8 2022 - Biblioteche oggi | Novembre 2022

Navigazione dei contenuti del fascicolo

Scrivere sui libri. Breve guida al libro a stampa postillato

Ferruccio Diozzi

ferruccio.diozzi@gmail.com

Abstract

Recensione di Ferruccio Diozzi al libro di Giancarlo Petrella, Scrivere sui libri. Breve guida al libro a stampa postillato, Roma, Salerno Editrice, 2022

Per consultare l'articolo completo in formato pdf visita la sezione "Risorse" oppure clicca qui.

Nell’epoca della transizione digitale e della dematerializzazione, con il cambiamento complessivo delle nostre società che si manifesta non solo nell’accesso all’informazione e nella gestione di dati e documenti ma in tutti i segmenti della vita associata, è estremamente significativo mantenere una particolare attenzione sulle diverse forme materiali delle culture, passate e presenti. La conoscenza e lo studio di tali forme garantiscono la conservazione delle capacità di lettura e di comprensione del passato, più o meno remoto, come della contemporaneità, aiutando la nostra esistenza nella grande e a volte contradditoria sfera post-moderna.
Per tale motivo c’è un forte interesse a presentare un testo come quello di Giancarlo Petrella, Scrivere sui libri. Breve guida al libro a stampa postillato, in grado di essere non solo un efficace strumento per almeno due tipi di specialisti, filologi e bibliotecari, ma anche un aiuto alla riflessione complessiva sui modi di trasmissione delle conoscenze e delle culture attraverso epoche diverse.
L’autore, professore ordinario di storia e conservazione del patrimonio librario presso l’Università Federico II di Napoli e di storia del libro presso la Scuola superiore meridionale, conduce in questo lavoro la ricostruzione storica e l’analisi del costume di postillare con note manoscritte i libri a stampa, dalle origini alla contemporaneità, attraverso epoche diverse durante le quali significati, valutazioni e popolarità della postillatura sono più volte mutati. Tale analisi è condotta attraverso lo studio sistematico delle annotazioni manoscritte nelle aree disponibili dei libri a stampa, in modo che possano ricostruirsi la storia di un libro, la sua fortuna editoriale e le interazioni con gli utenti in un modello complessivo che apre nuovi, ampi spazi alla ricerca storica e filologica.
Un approccio molto fecondo di fronte a un fenomeno complesso, che, come tutte le evenienze storiche di lunga durata, racchiude in sé declinazioni estremamente diverse, ma anche forti elementi di continuità e che permette di evidenziarne, accanto all’opportuna contestualizzazione storica e all’analisi delle specificità tecniche, una dimensione, per così dire, psicologica. Infatti, “lo scrivere sui libri – già testimoniato dagli scolia di età classica e dalle glosse di epoca pre-tipografica sui manoscritti medievali (Petrarca in primis) – è gesto per certi versi connaturato all’indole umana, a tal punto istintivo, se non addirittura congenito, da dover essere frenato dall’imposizione di un divieto o un’educazione rigidamente impartita sin dalle prime classi”.
Un’ utile sottolineatura questa, dal momento che l’azione naturale del postillare il libro a stampa è stata, durante alcuni periodi, abbondantemente sottovaluta e in molti casi avversata. Situazione tutta diversa quella odierna, in cui la moderna analisi del testo è caratterizzata da un approccio che, oltre alla considerazione dovuta alle postille apposte da autori di chiara fama, esamina con attenzione e con metodo una grande quantità di annotazioni di vario genere. Molte volte tali note sono riconducibili a lettori colti e specialisti e vanno lette nell’analisi complessiva del testo; in altre occasioni sono opera di semplici lettori, in diversi casi non in possesso di rilevanti strumenti culturali e intellettuali, ma autori di testi riguardanti più materie, da quelle vicine a quanto trattato nel volume preso in esame a semplici notazioni relative alla vita quotidiana nelle sue diverse declinazioni. Note che anche per questo costituiscono un importantissimo supporto alla ricostruzione di usi e costumi in diverse epoche storiche.
In Scrivere sui libri l’analisi della postillatura è suddivisa in tre sezioni che qui di seguito discuteremo brevemente: la prima relativa alla storia del genere, la seconda alla caratterizzazione della postillatura, coeva all’origine della tipografia e indispensabile testimonianza dell’uso del libro, la terza alla descrizione dei diversi tipi di tracce lasciate dai lettori.
È ricca e complessa la vicenda della postillatura così come ricostruita nel primo capitolo che sottolinea la grande considerazione in cui erano tenute, a partire dal XVI secolo, le postille se dovute a uomini di grande cultura e dottrina. Un atteggiamento che informa di sé almeno un paio di secoli ma che lascia il posto, a partire dal Settecento, a una posizione di ostilità, si dovrebbe dire preconcetta, nei confronti dello strumento della postilla, quando si rivendica l’importanza e l’assoluta supremazia del “libro intonso”. È la visione che, in particolare nel contesto italiano, sarà sostenuta dall’abate Gaetano Volpi, libraio, letterato e editore, direttore della celebre stamperia Volpi-Cominiana di Padova. Questi da un lato restringerà drasticamente l’interesse degli studiosi alle sole postille apposte da autori “di chiara fama”, dall’altra influenzerà per un lungo periodo i canoni di valutazione economica dei libri ed il loro commercio, indirizzando tutti gli attori presenti sul mercato librario ad accordare una netta preferenza ai libri “immacolati”. Una posizione che sarà molto lentamente superata, nello studio come nella valutazione estetica ed economica, tanto che è solo da pochi decenni che la filologia e le discipline del libro hanno acquisito, in questo campo, uno slancio deciso.
Centrale ci pare l’analisi sviluppata nel secondo capitolo in cui risalta, in particolare all’inizio dell’età moderna, l’importanza della postilla come elemento caratterizzante il possesso di un libro. Possesso che a, partire dalla “semplice” proprietà materiale del testo, include gli aspetti di uso del libro stesso, di comprensione dei suoi contenuti e, in molti casi, di condivisione tra diverse personalità. Particolarmente importanti è, da questo punto di vista, la formulazione di griglie interpretative finalizzate a sistematizzare la collocazione e l’analisi critica di un materiale spesso estremamente eterogeneo. Vengono così definite tipologie quali:

  • le annotazioni di possesso il cui primo scopo consiste nella rivendicazione della proprietà del volume; 
  • le note d’acquisto che forniscono informazioni allo studioso relative al costo del documento ma anche alle modalità del suo acquisto; 
  • le note di dedica, di dono, di prestito o quelle relative ai lasciti che ricostruiscono le movimentazioni del libro stesso; 
  • le note di condivisione che indicano le forme di condivisione tra più lettori di una stessa opera e le relative comunanze intellettuali; 
  • le note manoscritte con proposte di datazione che rappresentano spesso un supporto indispensabile alla ricerca filologica, significativamente incluse dall’autore in un paragrafo intitolato in soccorso dei bibliografi.

Tutte questi tipi di note, e le altre descritte nel lavoro, possono aiutare gli interpreti moderni nel costituire un quadro chiaro delle postille in modo tale che ne possa essere studiato, nella maniera più esaustiva possibile, carattere e significato. Infine, nella terza sezione del lavoro, quella relativa alle “tracce del lettore”, si vuole completare la lettura del fenomeno postillatura prendendo in esame tutti quei materiali scrittori che integrano il testo nel senso più ampio del termine con riferimento specifico all’ uso effettivo che del libro è stato fatto nel corso del tempo. Per questo l’autore sviluppa un’analisi attenta dei segni apposti in corrispondenza del testo, prendendo in esame gli elementi che, ancorché ascrivibili alla categoria della postilla, presentano specificità loro proprie. Infatti,

in una sorta di climax semiotico ascendente, rientrano in quest’ambito le reading practices (sottolineature, graffe e segni d’attenzione, dall’iconica manicula atta ad attirare il lettore su un passo del testo, all’indicazione verbale Nota o simili, come il corrispondente ὅρα riscontrabile in postille in greco); disegni estemporanei, senza alcuna attinenza al testo, o finalizzati a illustrarlo e facilitarne la comprensione; correzione di refusi e segni di collazione con altri testimoni (a stampa o manoscritti); emendamenti e integrazioni, anche autoriali; estrazione di parole chiave e concetti trascritti a margine per agevolarne lo studio e la rilettura (i cosiddetti notabilia); traduzioni, parafrasi e interventi di natura linguistica, spesso interlineari, atti a facilitare la comprensione del testo; note di commento, rinvio a fonti e loci paralleli. Né la casistica qui delineata può dirsi assoluta.

Ci si rivolge dunque a elementi eterogenei come:

  • tutti i correttivi attraverso i quali, in una fase più antica, prevalentemente nel secolo XV, il lettore contribuiva al “completamento del testo”: punteggiature, segni posti all’inizio dei paragrafi, numerazione delle carte e così via; 
  • le c.d. “voci del dissenso” con cui il postillatore interviene direttamente sui contenuti e sugli autori anche in forme pesanti, come nel caso del Tassoni nei confronti di Dante o di Ariosto o dell’anonimo critico dell’Elegantiae linguae latinae di Lorenzo Valla;
  • la sollecitazione a correggere errori e mancanze del testo spesso guidata dallo stesso autore; 
  • il collegamento con la vita di tutti i giorni con rifermento alle nascite e alle morti; 
  • i numerosi, possibili testi accessori come ricette culinarie e mediche, la contabilità (anche elementare) di casa; 
  • i segni grafici apposti a supporto di interventi censori volti ad impedire la lettura di parti più o meno ampie del testo.

Come emerge da questo lavoro quella della postillatura è dunque un’area di studio e di interesse molto vasta e complessa. Ed è significativo come, con approcci organici, attraverso di essa si possano approfondire le analisi dei testi a stampa e della loro realtà evolutiva, sia dal punto di vista filologico in senso stretto che da quello della conservazione e della valorizzazione bibliotecaria degli stessi. La natura stessa della postillatura, composita quante altre mai, impone l’adozione di capacità multidisciplinari che sappiano prendere in carico problemi d’interpretazione e interrogativi ancora irrisolti, inventariando l’esistente, adottando e raffinando schemi di classificazione, risolvendo equivoci. Da questo punto di vista il libro di Petrella costituisce un forte contributo allo stato dell’arte delle discipline di riferimento e alla buona prassi biblioteconomica.