N.4 2021 - Biblioteche oggi | Maggio 2021

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Storie di libri e tecnologie. Dall'avvento della stampa al digitale

Barbara Sghiavetta

barbara.sghiavetta@gmail.com

Abstract

Recensione di Barbara Sghiavetta al libro di Maria Gioia Tavoni, Storie di libri e tecnologie. Dall'avvento della stampa al digitale, Roma, Carocci, 2021, 223 p.

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Quando una professione è vissuta da chi la esercita alla stregua di una missione, ogni manifestazione che ne deriva è impregnata di questa volontà, una sorta di necessità imprescindibile.
E nell’ultimo lavoro in oggetto traspaiono le vocazioni che Maria Gioia Tavoni ha inseguito nella sua carriera di bibliotecaria prima e studiosa e docente universitaria dopo, di paladina del libro come “necessità sociale” e “funzione vivente”, così come Ortega y Gasset sentenziò in un notissimo intervento significativamente intitolato La missione del bibliotecario. Il volume, edito per i tipi di Carocci, fin dal titolo, Storie di libri e tecnologie. Dall’avvento della stampa al digitale, rivela le intenzioni dell’autrice: da sempre attenta a indagare l’evolversi del libro e delle sue istituzioni, da ultimo ha spostato lo sguardo e le sue ricerche prevalentemente sul libro d’artista e quella editoria di nicchia che, proprio ai tempi della digitalizzazione diffusa, mira a preservare gli aspetti più nobili del libro inteso come oggetto.
Addentrandosi nel testo si può apprezzare una sintesi volta a focalizzare l’attenzione sui momenti di svolta e le trasformazioni che il libro ha subito: l’evoluzione della domanda a fronte dei mutamenti della società, le innovazioni tecnologiche, le conseguenti trasformazioni delle tecniche produttive, e infine lo sviluppo del mercato.
Lo scopo, come la stessa autrice rivela è “tentare di mettere a fuoco i tempi nei quali si sono agitati quei motivi che hanno spinto nei vari passaggi “evolutivi” – in senso darwiniano – la produzione libraria a mutare le proprie procedure”. A tal fine viene ripercorsa la storia del libro contestualizzandola all’interno di un contesto sociale complesso, “ampio”, così come icasticamente lo definì Barbier, attraverso testimonianze tratte dagli albori della stampa fino ai giorni nostri.
Dopo una parte iniziale dedicata al racconto della comparsa dei caratteri mobili, del periodo di convivenza fra libro manuale e libro tipografico, e del tramontare di vecchi mestieri in concomitanza al sorgerne di nuovi, considerevole spazio viene dedicato al tema della presenza dei bambini fra le figure di lavoratori comparsi con l’avvento del torchio in antico regime tipografico.
Attraverso una ricca varietà di esempi si evidenzia come nel corso dei secoli questa pratica da una parte si sia rivelata indubbiamente sistema di sfruttamento, ma dall’altra abbia rappresentato anche il tentativo di insegnare un mestiere dignitoso fin dalla prima età scolare; e come lo sviluppo della produzione editoriale abbia consentito di promuovere l’alfabetizzazione e la lettura fra i minori, ad esempio, a partire dall’Ottocento, con l’ideazione di sillabari sempre più raffinati ed accattivanti e l’istituzione dei “libri premio” per studenti meritevoli, entrambi i temi affrontati attraverso un’accurata e puntuale indagine.
Nei successivi capitoli vengono messi in luce due esiti opposti determinati dal dilagare del processo di industrializzazione nell’editoria: lo sviluppo di produzioni e tirature di massa (la diffusione dei giornali, a sua volta derivata dal bisogno di far circolare informazioni in una società sempre più complessa ed evoluta); e contemporaneamente l’emergere di nicchie di produzione artigianale e d’eccellenza volte al presidio del bello nella stampa, messo a repentaglio proprio da quelle innovazioni che consentivano enormi tirature, ma non garantivano la qualità estetica e formale del prodotto finale.
A rendere unico l’ultimo lavoro di Maria Gioia Tavoni nel novero dei volumi dedicati alla storia del libro è la sua stessa struttura: concepito come un manuale diviso in agili capitoli e brevi paragrafi ben dettagliati, ma corredato da un meticoloso apparato di note e da un utilissimo glossario dei termini tecnici curato da Edoardo Fontana, si rivela uno strumento prezioso non solo per studenti, il pubblico a cui l’autrice idealmente si rivolge, ma anche per addetti ai lavori (librai, editor, redattori) e la platea, oggi sempre più nutrita a dispetto dell’espansione del digitale, di appassionati di libri e storie di libri di carta.
Il libro, infatti, inteso come oggetto commerciale e contemporaneamente veicolo intellettuale, propagatore di sapere, è proprio il fulcro della trattazione.
A emergere, pagina dopo pagina, è quindi l’assunto che l’autrice documenta con sapienza e rigore: nella storia del libro le innovazioni e gli avanzamenti delle tecniche produttive si sono attuati per andare incontro a nuove esigenze sociali, ma allo stesso tempo alimentando i bisogni di un mondo in costante evoluzione hanno generato ulteriori mutamenti: una crescita dei consumi culturali, del bacino dei destinatari e, immediata conseguenza, dei profitti economici ottenuti dagli attori coinvolti.
I progressi tecnologici, una volta innestati e consolidati, inevitabilmente a loro volta provocano cambiamenti nelle dinamiche sociali.
Attraverso un efficace excursus per rapide tappe, ma anche in virtù di casi esemplari affrontati nel dettaglio, Maria Gioia Tavoni tratteggia il percorso affascinante, avvincente e avventuroso che, pur fra tanti inciampi, traversie e svolte impreviste, ha portato il libro, inteso nell’accezione che contempla più prodotti di lettura a stampa, di contraddistinguersi sempre quale potentissimo strumento di diffusione di idee e conoscenza.
Come ammonisce la stessa autrice “la stampa è stata ed è, ininterrottamente, la forma delle idee dell’uomo”; o per dirla con le parole di Zweig “il libro ha il potere di dilatare l’anima e costruire mondi nella nostra vita interiore”.
Idee oggi più che mai necessarie che dovrebbero essere di forte ispirazione non solo per chi lavora e vive nel mondo dei libri, ma per la società tutta.