N.7 2022 - Biblioteche oggi | Ottobre 2022

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Problemi di rete? E allora M@mbo!

Daniele Ronzoni

Consorzio Biblioteche Padovane Associate, daniele.ronzoni@bpa.pd.it

Abstract

L'articolo è incentrato su due progetti volti a rilanciare una rete bibliotecaria. Il primo, è una sorta di laboratorio digitale itinerante, che mira a promuovere nelle biblioteche dei piccoli centri l’alfabetizzazione informatica degli over 60 e a favorire la crescita delle competenze STEM nelle generazioni più giovani. La seconda riguarda l’introduzione di un sistema di gestione della conoscenza in rete. L'aspetto più importante è l'introduzione nella intranet di una sorta di albero della conoscenza biblioteconomica che permetta di archiviare in modo coerente e organizzato i documenti, in modo da rendere facilmente accessibile la conoscenza ai bibliotecari.

English abstract

The article is focused on two projects designed to revive a library network. The first one, is a kind of digital itinerant laboratory, that aims to promote in the libraries of the small towns the over-60s’ IT literacy and to encourage the growth of STEM skills in the younger generation. The second one, concerns the introduction of a network’s Knowledge Management System. The most important aspect is the introduction in the intranet of a kind of tree of librarianship knowledge that allow to store in a consistent and organised way documents, in order to make easily accessible the knowledge to librarians.

Per consultare l'articolo completo in formato pdf visita la sezione "Risorse" oppure clicca qui.

Punto di partenza o punto di intersezione?

Nel proporre questo contributo, avevo ingenuamente pensato di iniziare con “il punto di partenza” per rendermi subito conto di non riuscire a individuare il punto zero delle due progettazioni di cui desideravo parlare, e questo non per una carenza di metodo o lacuna di memoria, ma per l’immediata consapevolezza che nelle organizzazioni, così come nella vita, vi è sempre un retroterra, spesso difficile da decifrare, che ha portato al divenire delle cose. In questa occasione di riflessione preferisco, quindi, cercare di ricomporre l’ingarbugliato percorso che ha condotto fin qui, pensando a un punto di intersezione di tante esperienze, condivisioni, prove ed errori, piccoli e grandi successi e insuccessi, che hanno caratterizzato la storia del Consorzio biblioteche padovane associate nei suoi 45 anni di attività.
So di rischiare di cadere nella banalità, eppure, per non andare troppo in là nel tempo, non posso non pensare che la pandemia, e tutte le restrizioni e limitazioni che ne sono venute, hanno segnato un punto di svolta per la nostra rete bibliotecaria che, pur essendo sempre stata vitale e capace di recepire e produrre innovazioni sia a livello provinciale che regionale, da qualche anno era entrata in una fase di rassicurante stasi, in cui l’attività ordinaria, per quanto qualificata ed essenziale per la vita delle biblioteche, correva il rischio di pervadere tutti gli spazi e trasformarsi in routine.
Come sappiamo, la pandemia ha sparigliato tutte le carte e ha costretto le 55 biblioteche della rete, dalla più piccola alla più grande, a rivedere schemi d’azione e modalità di intervento, ad attivare procedure fino al giorno prima inimmaginabili per rispondere alle richieste dell’utenza che, nell’isolamento generale, continuava a far riferimento alla biblioteca, e non solo per il servizio tradizionale di prestito, ma anche per avere informazioni (e rassicurazioni), spesso in modo improprio, ma comunque riconoscendole un ruolo essenziale nella rete dei servizi pubblici territoriali.
In questo strano e inaspettato miscuglio di vita (non riesco a circoscriverlo all’attività lavorativa), credo che trovino il loro punto di intersezione (e non quindi di partenza) i progetti “M@MBO” e “Knowledge Management System di rete”, i quali indubbiamente risentono dei sentimenti positivi generati dal lockdown, ma soprattutto rappresentano un passo avanti verso nuove modalità di essere e fare biblioteca: una biblioteca capace di interpretare il divenire sociale e tecnologico della realtà che la circonda (progetto M@MBO), alimentata da una comunità professionale che utilizza con creatività le nuove tecnologie per condividere informazioni, conoscenze ed esperienze (progetto Knowledge Management System di rete).

M@MBO - Makerspace @lla Mia Biblioteca Open

A fine 2021 ha preso avvio, nei territori dei comuni soci del Consorzio biblioteche padovane associate, il progetto M@MBO, sostenuto dalla Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, nell’ambito del Bando Cultura Onlife 2021. M@MBO è l’acronimo di Makerspace @lla Mia Biblioteca Open e rappresenta la sfida, raccolta da diciotto comuni padovani, di creare un servizio di inclusione digitale itinerante, un laboratorio in movimento che, facendo tappa in alcune biblioteche del territorio, ha offerto l’opportunità di acquisire nuove competenze e sperimentare l’utilizzo di tecnologie informatiche. In effetti l’emergenza sanitaria e il lockdown, tra i vari aspetti di criticità, hanno accentuato la consapevolezza della necessità di accrescere le competenze digitali e di supportare le fasce di popolazione a maggior rischio di subire le conseguenze del digital divide.
Con il bando Cultura Onlife la Fondazione Cariparo ha inteso sostenere le organizzazioni culturali delle province di Padova e Rovigo, promuovendo la digitalizzazione delle attività e dei servizi, per potenziare l’offerta culturale del territorio attraverso nuovi modelli di gestione, produzione e fruizione. Il progetto M@MBO - Makerspace @lla Mia Biblioteca Open, presentato dal Consorzio biblioteche padovane associate, è risultato tra quelli finanziati per un totale di € 25.000,00. Il finanziamento ottenuto dalla Fondazione ha consentito di avviare un percorso trasversale, orientato ai seguenti obiettivi:

  • promuovere l’alfabetizzazione informatica dei cittadini over 60 affinché possano essere in grado di utilizzare in modo più efficace il proprio tablet, se già in possesso, oppure di valutare in modo consapevole la possibilità di dotarsi di tale device; 
  • favorire la crescita delle competenze STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) nelle giovani generazioni (6-14) in contesti di apprendimento mediante il gioco e il divertimento;
  • consentire l’accesso ad attrezzature normalmente non disponibili nelle biblioteche per favorire un primo approccio a dotazioni specifiche da parte di utenti interessati, che potranno così essere in grado di valutare se investire successivamente nell’acquisto di determinate dotazioni o nella frequenza di corsi professionalizzanti.

Più importante ancora, la condivisione di questa esperienza ha rappresentato un’occasione per amministratori, responsabili e bibliotecari coinvolti, per sviluppare nuove visioni e accrescere la consapevolezza della possibilità di evoluzione delle biblioteche in luoghi in cui, accanto ai servizi tradizionali, si può produrre e diffondere cultura digitale. Tale approccio è peraltro in linea con quanto previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che individua nell’ambito della Missione 1 il sostegno alla transizione digitale del Paese, prevedendo, tra gli investimenti (Investimento 1.7 – Competenze digitali di base), interventi di supporto alle competenze digitali dei cittadini, con diverse linee di azione, tra cui il rafforzamento del network territoriale di supporto digitale.
In Italia vi sono già alcune importanti esperienze di FabLab, Makerspace, laboratori di programmazione ecc. Tuttavia, questi preziosi esempi sono quasi sempre concentrati nelle più dinamiche biblioteche italiane che di solito si trovano in città di medie dimensioni (Pistoia, ecc.). Le piccole comunità normalmente restano escluse da questo tipo di esperienze e ciò contribuisce ad accrescere le diseguaglianze in contesti in cui i servizi socioculturali sono già esigui. Poiché pensare di replicare queste esperienze in ogni biblioteca di piccolo Comune risulterebbe economicamente insostenibile, si è ritenuto di creare un servizio di inclusione digitale itinerante.

Entrando più nel dettaglio possiamo vedere che sono state coinvolte diciotto biblioteche, per un totale di 295 partecipanti. Nello specifico sono stati organizzati:

  1. dieci corsi (due in ciascuna delle cinque biblioteche coinvolte) da otto ore ciascuno, per l’utilizzo di tablet, prevedendo la partecipazione a ciascun corso in media di nove persone over 60; 
  2. dieci corsi (due in ciascuna delle cinque biblioteche coinvolte) da otto ore ciascuno, per l’utilizzo di kit Arduino, prevedendo la partecipazione a ciascun corso in media di nove ragazzi under 14;
  3. dieci corsi (due in ciascuna delle cinque biblioteche coinvolte) da otto ore ciascuno, per l’utilizzo di tavolette grafiche, prevedendo la partecipazione a ciascun corso in media di nove ragazzi under 14; 
  4. cinque corsi (uno in ciascuna delle cinque biblioteche coinvolte) da otto ore ciascuno, per l’utilizzo di stampanti 3D, prevedendo la partecipazione a ciascun corso in media di cinque persone.

Il vero risultato finale

A di là dei pur apprezzabili risultati in termini di alfabetizzazione digitale, diciotto biblioteche, tramite la collaborazione al progetto, sono state avviate verso l’adesione al nuovo modello di biblioteca e un bel gruppo di bibliotecari, al termine del progetto stesso, è divenuto un nucleo di agenti di cambiamento e di promotori di questa visione presso i loro colleghi. Il progetto in effetti mirava a innescare un processo di cambiamento nelle biblioteche coinvolte, ispirandosi ai noti modelli di biblioteca sociale (Dokk1, Idea store, San Giorgio, Multiplo ecc.), in modo tale da diventare spazi non solo di consumo, ma anche di produzione di cultura: “Il movimento dei maker arricchisce la relazione della biblioteca con la sua comunità locale; la biblioteca diviene un motore locale per la cooperazione e l’impegno civico”. Una volta esaurita la fase di realizzazione dei corsi, infatti, l’alleanza tra bibliotecari e utenti formati farà sì che l’utilizzo a rotazione delle attrezzature messe a disposizione dal Consorzio crei un ambiente di cooperazione e sperimentazione. In taluni casi, come per i CoderDojo, gli utenti stessi potranno diventare facilitatori dell’apprendimento da parte di ulteriori ragazzi.

Figura 1 Le quattro stampanti 3D pronte all’uso
Figura 2 Ragazzi all’opera con la tavoletta grafica

Un Knowledge Management System di rete

L’innovazione, però, va sostenuta in modo costante, pena veder scemare l’entusiasmo e ritornare alla rassicurante ma grigia routine. Lo strumento individuato come sostegno è stato la creazione di un Knowledge Management System (KMS) di rete e il punto di partenza teorico è stato Knowledge management, il libro di Jennifer A. Bartlett. L’opera ha il pregio di avere un taglio molto operativo, come recita il sottotitolo, e ciò la differenzia dagli articoli molto dotti ma molto astratti pubblicati negli ultimi tempi in Italia su questo tema.
Ma perché è stato scelto proprio questo strumento, ovvero, quali sono i benefici dei KMS? Perché facilita il comodo recupero di informazioni e risorse, assicura informazioni in modo accurato e coerente, crea un vantaggio competitivo grazie all’expertise organizzativa e individuale, evita la ripetizione di sforzi, standardizza compiti comuni e flussi di lavoro, comunica in modo più efficiente informazioni nell’organizzazione e consente una presa di decisioni migliore e più veloce.
 Gli elementi fondamentali del ciclo di vita del knowledge management sono le persone, la tecnologia e il processo. L’aspetto più importante non è la tecnologia, come si sarebbe portati a ritenere, bensì le persone, perché sono l’elemento fondamentale, quello che più influisce sul fallimento o la riuscita del progetto. Ne consegue che nelle prime presentazioni del KMS si è insistito sugli elementi che favoriscono la condivisione della conoscenza: un ambiente che incoraggia la creatività, evitando la colpevolizzazione e favorendo l’ammissione dell’errore, ma anche il senso di appartenenza a un gruppo. Parimenti si è cercato di ridurre gli elementi che ostacolano la condivisione: la riluttanza a chiedere aiuto in pubblico, la sensazione di perdere potere e il rifiuto delle novità.
Per quanto concerne la tecnologia, si è fatto di necessità virtù e quindi è stato individuato uno strumento a basso costo: un intranet di rete. L’implementazione, al momento, è a cura del Consorzio, ma a regime dovrà avvenire in modalità wiki da parte dei bibliotecari. Forse in futuro potranno essere introdotti anche dei software a pagamento per potenziare il progetto. Peraltro, anche nella scelta della tecnologia l’importante è partire dalle persone e quindi chiedersi quanto riterranno utile quella tecnologia e quanto la troveranno facile da usare.
Infine, occorre definire il processo, ossia una procedura che consenta di coinvolgere le persone, in modo tale che esse non pensino che il progetto è un affare che riguarda solo il Consorzio. Per questo, oltre alle presentazioni iniziali, sono previsti degli incontri periodici per sostenere la motivazione e consentire di fare domande. Lo sforzo mirerà a favorire la condivisione e quindi la scoperta di quello che realizzano le altre biblioteche, oltre che il fare rete con i colleghi, cosa che genera interscambio e quindi sviluppo dell’intelligenza collettiva.
Per restare fedeli al taglio operativo del libro, non è il caso in questa sede di addentrarsi nell’analisi di aspetti teorici, pur importantissimi, quale il modello SECI (o “spirale della conoscenza”), e quindi mi limiterò a elencare attività, strumenti e accorgimenti per: organizzare, immagazzinare, condividere e aggiornare conoscenza. Per quanto riguarda le persone, ci sono strumenti semplici ma efficaci da mettere a disposizione, come checklist e mappe concettuali, altri relativamente facili da realizzare, come video tutorial appoggiati su di un canale YouTube riservato o come i Knowledge Café webinar, e altri più complicati (specie per segretari comunali e responsabili del personale) come comando temporaneo reciproco (scambio di sede lavorativa per una o due settimane tra bibliotecari di Enti diversi).
Rispetto alla tecnologia, l’aspetto più importante è stato quello di creare all’interno dell’intranet una sorta di albero del sapere biblioteconomico che consentisse di archiviare in modo ordinato e coerente i materiali, al fine di rendere facilmente accessibile la conoscenza da parte dei bibliotecari. Ovviamente, tramite la stesura di mappe della conoscenza si potrebbero creare innumerevoli strutturazioni alternative. Quella che è stata adottata non aspira a essere riconosciuta come la migliore possibile, ma esiste, funziona e potrà essere migliorata in futuro: un grande salto di qualità, per esempio, potrebbe venire dalla creazione di metadati (meglio se con un tagging collaborativo). Altri accorgimenti semplici ma preziosi sono i salvataggi automatici, il tracciare le versioni precedenti dei documenti, gli accessi all’intranet con privilegi differenziati.
Riguardo al processo è importante, allo scopo di invogliare il frequente accesso, mettere immediatamente a disposizione dei colleghi degli strumenti tanto semplici quanto utili come avvisi di scadenza e calendari condivisi. Fondamentale poi è l’incitamento selettivo alla creazione wiki di documenti, soprattutto relativi a progetti che possono divenire esempi di buone pratiche. Periodicamente poi si tornerà sul KMS con incontri dedicati per rimotivare i vecchi bibliotecari a partecipare attivamente al sistema e per informare i nuovi sull’esistenza di questo importante strumento.
Come in ogni progetto che si rispetti, non bisogna omettere la valutazione, che, sola, consente di individuare i problemi del KMS. Occorre dunque fissare degli indicatori sia quantitativi (ad esempio il numero di documenti aggiornati, il numero dei documenti scaricati) sia qualitativi (ad esempio le interviste) per misurare il funzionamento del KMS (per es. scarso coinvolgimento dei bibliotecari e quindi alimentazione solo dall’alto, difficoltà nel trovare la conoscenza necessaria, informazioni non aggiornate ecc.).

Conclusioni

Lo sforzo per l’innovazione in realtà passa anche attraverso altri fattori. Il percorso avviato dal Consorzio biblioteche padovane associate è stato finora caratterizzato da varie iniziative: tra queste, una visita con amministratori, funzionari e bibliotecari degli Enti soci al Multiplo di Cavriago; un incontro in videoconferenza con l’architetto e docente del Politecnico di Milano Marco Muscogiuri dal titolo Ripensare la biblioteca pubblica. Scenari, modelli, strumenti e pratiche di progetto per rinnovare gli spazi e i servizi della biblioteca; vari incontri su tematiche specifiche individuate da un gruppo di lavoro costituito da bibliotecari, che ha utilizzato a tale scopo il design thinking. Tuttavia, ritengo che il progetto M@MBO e il Knowledge Management System rappresentino le leve principali verso il cambiamento (in continuo divenire) delle biblioteche, specie le più piccole, verso il modello, così vicino e così lontano, di biblioteca sociale.