N.3 2023 - Biblioteche oggi | Aprile 2023

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Metadatazione

Tania Maio

Centro bibliotecario di ateneo; Università degli studi di Salerno; tmaio@unisa.it

Abstract

Recensione di Tania Maio al libro di Mauro Guerrini, Metadatazione, Milano, Editrice Bibliografica, 2022, 352 p.

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Il volume si compone di 352 pagine dense di analisi e considerazioni sulla metadazione intesa, come chiarisce l’autore, come la catalogazione nell’era in cui tutto è connesso.

Mauro Guerrini, ordinario di Biblioteconomia all’Università di Firenze, è autore di testi che rivestono da decenni un ruolo centrale per la formazione di bibliotecari e studenti di biblioteconomia. Da sempre attento studioso dell’evoluzione delle pratiche catalografiche in rapporto al cambiamento delle forme delle risorse e dei loro mezzi di comunicazione e di diffusione, con un occhio sempre rivolto al panorama professionale straniero, in particolare anglo-americano, ha prodotto ancora una volta una pubblicazione preziosa e necessaria per i professionisti dell’informazione.

La forma è originale e innovativa trattandosi di una sorta di tavola rotonda attorno alla quale ventisei bibliotecari e professori di biblioteconomia e archivistica italiani sono invitati a rispondere a dieci domande su temi legati alla metadatazione. Le interviste sono precedute da quattro saggi e sono seguite da un’ampia bibliografia critica.

Il volume, dopo la prefazione di Diego Maltese (“questo libro, che ho letto con vivo interesse e grande ammirazione, tratta della catalogazione in era digitale”) e le introduzioni di Gino Roncaglia e Paola Castellucci, si apre con una prima sezione costituita da quattro saggi che inquadrano l’argomento trattato. Innanzitutto, il saggio in cui Mauro Guerrini orienta il lettore sul tema dei metadati e dei relativi modelli concettuali. Da sottolineare in queste pagine lo spazio riservato a descrivere la figura professionale emergente del data librarian, un termine che non è ancora entrato a far parte del lessico specialistico nel nostro Paese, ma che si riferisce a un professionista sempre più necessario nell’ambito biblioteconomico, di cui Guerrini delinea competenze e specificità.

Successivamente, Carlo Bianchini ci accompagna in un excursus sulla storia della metadatazione, dal mondo analogico a quello digitale. Denise Biagiotti si sofferma sul significato e sull’uso del termine metadato, approfondendo le definizioni che sono state proposte negli anni. Infine, Laura Manzoni si sofferma sul ruolo sempre più centrale che gli editori hanno nella produzione di metadati.

La seconda parte del libro si popola delle voci dei bibliotecari e docenti intervistati: ci si confronta sulle conseguenze per la professione del bibliotecario del passaggio dalla catalogazione alla metadatazione, del valore aggiunto e delle criticità che derivano dall’aspetto collaborativo della produzione di metadati, dei meccanismi per garantirne la validità e di molto altro.

Chiude il libro un’ampia bibliografia ragionata curata da Sara Pellegrini che ha l’intento, e il merito, di offrire un interessante percorso di approfondimento.

Da questo confronto appare lampante quanto il bibliotecario abbia un ruolo centrale nella riflessione su questi temi, come sottolineato da Gino Roncaglia nella sua introduzione.

La prima domanda centra subito il cuore della questione, chiedendo agli intervistati quali vantaggi ha l’utente nel passaggio dalla catalogazione alla metadatazione. Dalle risposte emerge subito chiaro che il valore aggiunto della centralità del dato rispetto al record sta nelle aumentate possibilità di esplorazione delle informazioni veicolate dai metadati. Alle varie e diversificate ricerche si ottengono risposte che hanno un significato aumentato rispetto alla richiesta originaria.

La domanda numero due si pone il problema del cambiamento di terminologia che si è affermata nei modelli concettuali emanati dall’IFLA. Anche in questo caso gli intervistati, nonostante i diversi background e i differenti ruoli nel mondo dell’informazione, convergono nel riconoscere come sia necessario un cambiamento culturale per assimilare il nuovo modello concettuale, guidato da una forte formazione professionale, per poter accogliere e fare propria la nuova terminologia. Tale cambiamento è necessario nel momento in cui, come scrive Tiziana Possemato, “certa terminologia radicalmente riferibile al catalogo tradizionale, mostra tutti i propri limiti nel momento in cui esce dal proprio confine e si confronta con un paesaggio molto più vasto ed eterogeneo”. Se da un lato Alessandra Boccone insiste sul dovere del bibliotecario di formarsi, Cristina Silvani riflette sul fatto che non tutti i catalogatori lavorano in ambienti in cui è promossa la formazione e la riflessione sulla propria professione, anzi questa condizione è di assoluta minoranza.

La quarta domanda pone il problema di come garantire la qualità dei metadati in un ambiente collaborativo come è il web, facendo riferimento ai progetti dell’ecosistema Wikimedia, per esempio. Le risposte dei professionisti sono tutte concordi nel valutare in maniera positiva la possibilità offerta dal mondo del web di attingere alla vasta mole di dati creati dagli utenti dell’infosfera. Il successo di iniziative di crowdsourcing, come i progetti Wiki, risiedono, spiega Giovanni Bergamin, nel meccanismo che separa il segnale dal rumore, citando Andrea Zanni. Wikidata, così come altri progetti collaborativi, funzionano perché la comunità che li anima si è data delle regole che permettono di filtrare appunto il segnale, i dati di qualità, dal rumore, cioè dai dati non di qualità. Carlo Bianchini ravvisa nell’attività di riconciliazione di dataset appartenenti a domini culturali differenti il grande merito di pulire tali dati garantendone la qualità. D’altro canto, Marilena Daquino riflette sul fatto che la mancanza di qualità dei dati è un segno dei nostri tempi, nei quali l’utente è preparato all’imperfezione. Tutti convergono che solo l’indicazione della fonte e della provenienza del dato possa essere garanzia di qualità agli occhi dell’utente.

La quinta domanda riguarda l’origine eterogenea dei dati: è questa eterogeneità un vantaggio o una debolezza della metadatazione? A questa domanda gli intervistati sembrano essere concordi nel rispondere in termini positivi, richiamando l’attenzione sulle opportunità offerte dall’arricchimento reciproco dei dataset, sulla possibilità di usufruire delle competenze altrui, sull’opportunità di confrontarsi con contesti professionali diversi.

La domanda numero sei vuole far riflettere sulla possibile perdita di autorevolezza dovuta a una struttura reticolare e non più rigidamente gerarchizzata, in cui ogni dato è un possibile punto di accesso. A questo quesito la platea di intervistati risponde chiamando in causa il concetto che sottende alla produzione di dati di qualità, cioè la loro referenziazione con fonti autorevoli e verificabili.

La domanda numero sette chiede se i sistemi di raccomandazione per la lettura siano un rischio o un’opportunità, anche per il ruolo di mediatore del bibliotecario. A questa domanda sono state date le risposte più diversificate ed eterogenee: si è trattato l’argomento dal punto di vista etico, della sensazione di appagamento della ricerca, del ruolo predominante svolto dagli operatori commerciali, ma c’è anche chi si è chiesto se aumentare l’autonomia del lettore non sia sempre stata la mission del bibliotecario, dunque perché stare “sempre qui a rassicurarci di non essere una categoria in via di estinzione”?

La domanda numero otto si interroga sulla formazione e competenze del bibliotecario che si occupa di metadatazione, una formazione che deve essere sempre più multidisciplinare e orientata alle digital humanities e alle ITC, senza dimenticare le competenze di base della professione, la conoscenza degli standard descrittivi e delle regole di catalogazione.

Aperta a prospettive future e futuribili è la domanda numero nove che si concentra sulla collaborazione tra biblioteche e editori per la creazione e lo scambio di metadati. Tale collaborazione, ancora poco strutturata, ci si auspica che porterà sempre più bibliotecari a riutilizzare dati descrittivi facilmente reperibili e a concentrarsi di più sul lavoro della gestione delle identità.

Le interviste si chiudono con una carrellata di progetti innovativi italiani e stranieri, da Alphabetica e Share Catalogue a LODLAM e data.bnf.fr.

Sottolineo l’estrema utilità della bibliografia ragionata posta a chiusura del volume a cura di Sara Pellegrinelli. Aggiornata, dettagliata ed esplicativa, offre numerosi riferimenti per approfondire gli argomenti trattati nelle pagine precedenti. Ogni riferimento bibliografico è corredato di una breve descrizione che permette al lettore di comprendere facilmente di cosa tratta la risorsa e se può dunque essere utile per la propria ricerca. Un plauso all’autrice per l’impegno profuso nello stilarla.

Un ringraziamento a Mauro Guerrini per aver saputo mettere attorno a un “tavolo virtuale” attori che, a diverso titolo e con diverse professionalità, guidano l’evoluzione delle pratiche di descrizione delle risorse nel nostro Paese, augurando che tale tema diventi sempre più centrale per la nostra professione e nella formazione dei futuri bibliotecari.