N.1 2021 - Biblioteche oggi | Gennaio-febbraio 2021

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A Udine 150 anni di educazione, giochi e letture

Romano Vecchiet

Dirigente del Servizio integrato Musei e biblioteche del Comune di Udine, romano.vecchiet@comune.udine.it

Abstract

Adolfo Pick (1829-1894), pedagogo moravo di famiglia ebrea molto povera, dopo aver partecipato nella Prima Guerra d’Indipendenza nelle file dell’esercito austriaco, si stabilì a Venezia, dove sviluppò e mise in pratica, attraverso la realizzazione di giardini per bambini, le teorie di Friedrich Fröbel, di cui fu uno dei maggiori esponenti in Italia. Durante i suoi frequenti viaggi di studio in Europa Pick ha creato una ricca biblioteca pedagogica in diverse lingue. Grazie ad un ottimo rapporto con il senatore Gabriele Luigi Pecile, anche sindaco di Udine, ha donato la sua biblioteca alla Biblioteca Comunale come lascito. L'articolo ripercorre anche la particolare e feconda sensibilità nei confronti dell'educazione dell'infanzia di Udine, dallo straordinario Giardino dei Bambini Marco Volpe, all'emporio internazionale dei giocattoli di Ida Sello (studiato poi dal grande Giampaolo Dossena), all'efficiente e fornitissimo Giardino dei Bambini sezione della Biblioteca Comunale, fino al servizio ludobus e alla splendida ludoteca comunale. I suoi numerosi giochi sono oggi catalogati per il polo SBN del Friuli Venezia Giulia a cura della Biblioteca Joppi.

English abstract

Adolfo Pick (1829-1894), a Moravian pedagogue from a very poor Jewish family, after participating in the First Independence War in the ranks of the Austrian army, settled in Venice, where he developed and put into practice, through the creation of children’s gardens, the theories of Friedrich Fröbel, of which he was one of the greatest exponents in Italy. During his frequent study trips in Europe Pick built up a rich pedagogical library in several languages. Thanks to a very good relationship with senator Gabriele Luigi Pecile, also Mayor of Udine, he donated his library to the Municipal Library as a bequest. The article also traces the particular and fruitful sensitivity towards childhood education of Udine, from the extraordinary Marco Volpe Children’s Garden, to Ida Sello’s international toy emporium (later studied by the great Giampaolo Dossena), to the efficient and well-stocked Children’s section of the Municipal Library, up to the ludobus service and the splendid municipal toy library. Its numerous games are now catalogued for the SBN pole of Friuli Venezia Giulia by the Joppi Library.

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Dal lascito del pedagogista Adolfo Pick ai giocattoli di Ida Sello, dalla Sezione ragazzi della Joppi alla Ludoteca comunale

Per raccontare la prima parte di questa storia si devono presentare tre personaggi che in un certo periodo della loro vita entrarono in fortunato contatto tra loro.
Il primo e il vero protagonista di questo racconto si chiamava Adolfo Pick e nacque nel 1829 in un piccolo borgo della Moravia meridionale, Moskowitz (oggi Mackovice, non lontano da Brno) da una poverissima famiglia ebrea. A tredici anni venne accompagnato al confine ungherese dal padre, non più in grado di mantenerlo, per iniziare una vita quanto mai avventurosa, priva di normali studi e di regolari occupazioni, di cui peraltro sappiamo molto poco. Nel 1848 partecipò ai moti contro l’Austria e venne “punito” con l’arruolamento nell’esercito austriaco allora impegnato contro il Regno di Sardegna. Partecipò alla battaglia di Novara e all’assedio di Casale (1849), per poi ritirarsi, finito il servizio militare nel 1852, prima a Trieste e poi a Venezia, piombando in una cupa e disperante miseria e sbarcando il lunario impartendo lezioni private di tedesco.
Assunto come istitutore nel collegio Ravà a Venezia nel 1854, iniziò ad accostarsi con sempre maggiore entusiasmo ai problemi educativi della prima infanzia, senza dimenticare la sua stessa drammatica esperienza. Pick collaborò con vari giornali pedagogici e coltivò relazioni con alcune delle più note pedagogiste del tempo sostenitrici dell’introduzione del metodo Fröbel anche in Italia, come Adele Levi Della Vida (con cui organizzò un viaggio tra Svizzera e Baviera alla scoperta dei primi Giardini d’infanzia), Bertha Marenholtz-Bülow ed Elena Comparetti-Raffalovich. A partire dal 1868 la sua notorietà crebbe sempre più anche grazie alle sue conoscenze linguistiche e alle innate doti oratorie che gli facilitarono gli ormai numerosi impegni che lo mobilitavano in svariate località. Chiamato ripetutamente a tenere conferenze, a inaugurare nuovi Giardini d’infanzia e a organizzare, per esempio a Roma, la rete dei primi Giardini i cui presupposti pedagogici si contrapponevano alle ormai logore teorie legate alle applicazioni di Ferrante Aporti, Adolfo Pick, assieme a tanti intellettuali innovatori del tempo, contrastò tutto un universo di vecchi asili che “erano stati tramutati ‘in ricettacoli di poveri pargoli’ occupati per lo più in misteri di pratiche ascetiche ed in esercizii mnemonici di carattere quasi automatico”. Gli asili che Pick sosteneva sulle orme di Fröbel erano concepiti ben diversamente: “Lasciate che i vostri fanciulli corrano, saltino, si arrampichino, tocchino e vedano, e giuochino coi loro compagni, abbiano balocchi, atti ad essere osservati, sconnessi, composti e trasformati, e voi agevolerete in modo naturale il loro sviluppo. Queste manifestazioni sono istintive in tutti i fanciulli, e vogliono essere seriamente studiate per trarne norme e discipline per educarli”.
Una temperie culturale che stava invadendo, rinnovandoli, un po’ tutti i settori della società italiana all’indomani dell’unità d’Italia, e non solo quelli legati strettamente all’educazione prescolare. Si pensi al rinnovamento in senso democratico che interessò la pubblica lettura con le biblioteche popolari istituite e promosse da Antonio Bruni alla fine degli anni Sessanta e poi ulteriormente promosse da Luigi Morandi, Vincenzo Garelli e Giuseppe Neri, allorché si pensò che potessero assumere un ruolo determinante nell’educazione del cittadino e nella battaglia contro l’analfabetismo di ritorno come utili complementi di una scuola ritenuta ancora inadeguata ad alimentare la conoscenza. Analoghi intenti, benché rivolti ai fanciulli, si riversarono sulla letteratura per i ragazzi, da Caterina Percoto con i suoi Raccontini (1865-1878) per arrivare, qualche anno dopo, ai grandi capolavori della letteratura per ragazzi, Le avventure di Pinocchio di Collodi (1883) e Cuore di De Amicis (1886), lavori di straordinario successo anche internazionale, che segnarono un’epoca fortemente votata all’educazione dei fanciulli. “L’esigenza dell’educazione domina sovrana la realtà italiana di questi anni, e insieme con l’esigenza, la preoccupazione, il timore oscuro di non farcela, di non arrivare ad esser degni del nuovo ruolo occupato dalla patria”. Occorreva costruire un popolo che edificasse una nazione moderna, che trovasse le basi per costruire al meglio il futuro della propria formazione. Una società borghese calata in un progressismo moderato, eticamente sorvegliato e attento a non contravvenire ai principi cristiani e che – nell’educazione della prima infanzia – si incontrava felicemente con la teoria e la pratica di Fröbel, parzialmente piegate alle esigenze italiane. Pick, pedagogista autodidatta e militante, alla continua ricerca di aiuti finanziari per sostenere dapprima la rivista “L’Educazione moderna” e poi “L’Educazione dei bambini”, oltre al “suo” Giardino a Venezia (il “Vittorino da Feltre”), senza considerare i numerosi progetti di nuovi Giardini d’infanzia fröbeliani in varie città italiane e i viaggi di istruzione all’estero del personale docente, fu anche e soprattutto un amato e stimato “maestro”. Pick ebbe – come attesta il suo ricchissimo epistolario (ms. 1587/II Fondo Principale) – intensi rapporti con numerose insegnanti, che formò nel corso degli anni al metodo Fröbel e che testimoniarono la loro grande riconoscenza per gli insegnamenti e l’aiuto ricevuto dal professore. Ma Pick si incontrò direttamente anche con chi poteva esercitare il potere politico su tali questioni e aveva la possibilità di confermarne o meno il loro successo. Oltre ai Ministri dell’Istruzione Cesare Correnti e Michele Coppino, che in più occasioni lo favorirono, Pick non poté non relazionarsi con chi in Parlamento difendeva Fröbel dagli attacchi dei conservatori e sarebbe stato nel 1882 a capo del Comitato italiano per le onoranze al grande pedagogista tedesco: Gabriele Luigi Pecile.
Pecile (1826-1902) è il secondo personaggio di questo racconto. Figura determinante nel Friuli postunitario per le grandi opere pubbliche di cui fu promotore soprattutto nel settore ferroviario, stradale e idraulico, per le trasformazioni urbanistiche legate a Udine, per le riforme agricole che realizzò da agronomo e amministratore (fu sindaco di Fagagna e due volte di Udine), deputato (1866-1874) e poi dal 1880 senatore del Regno, fu in contatto, non solo epistolare, con Adolfo Pick per il comune apprezzamento verso le moderne teorie e pratiche pedagogiche. Pecile istituì nel 1874 il primo Giardino d’infanzia a Udine, che poté annoverare come direttrice un’allieva di Pick, e lo mise in contatto con il terzo personaggio di questa vicenda, l’imprenditore Marco Volpe (1830-1917).

Ritratto di Adolfo Pick, Biblioteca civica Joppi

Egli, avendo compreso che nell’educazione prescolare poteva investire le sue ingenti fortune economiche, ebbe l’intuizione di realizzare un innovativo Giardino d’infanzia fröbeliano grazie ai consigli dello stesso Pick, che ancora oggi Udine considera fra i suoi asili più belli. Pick fu tra gli applauditi oratori durante la cerimonia della sua inaugurazione, come raccontano le cronache dei giornali dell’epoca, ma non sopravvisse a lungo a quell’evento e morì a Venezia, nel suo Giardino “Vittorino da Feltre”, tra i suoi bambini e le sue insegnanti appena tre mesi dopo, all’età di 65 anni, il 25 luglio 1894.
Il favorevole incontro di Pick, prima con Gabriele Luigi Pecile e poi con Marco Volpe, contribuì, nei fatti, a concretizzare un’aspirazione, o forse un progetto: raccogliere in una città amica un cospicuo patrimonio bibliografico rappresentativo degli studi pedagogici e delle esperienze educative più avanzate di mezza Europa, oltre che valorizzare un prezioso archivio personale, che comprendeva corrispondenze con i maggiori pedagogisti e personalità politiche del suo tempo. Udine, con i suoi Giardini d’infanzia all’avanguardia e una biblioteca comunale in pieno sviluppo, sorretta da personalità della politica e dell’impresa così sensibili alle problematiche educative, non poteva che diventare lo scrigno ideale per conservare questo singolare patrimonio pedagogico, anche se probabilmente non incontrò subito l’accoglienza che avrebbe meritato da parte del bibliotecario Vincenzo Joppi, allora a capo dell’istituzione udinese, se soltanto nel 1905 il Municipio incaricò il nuovo direttore Felice Momigliano di riordinare il fondo e di pubblicare, come da lascito testamentario, i suoi scritti, usciti, anche se ampiamente rimaneggiati dal suo curatore, in una più che decorosa edizione comunale nel 1911.
La “fortuna” di Adolfo Pick, spiace riconoscerlo, si arrestò qui. Se si eccettuano alcuni studi di settore e una voce sull’Enciclopedia italiana affidata al prof. Giovanni Calò, dobbiamo aspettare il 1970 per assistere a una parziale riscoperta del pedagogista fröbeliano. Duilio Gasparini pubblicò per le Edizioni del Centro didattico nazionale di studi e documentazione di Firenze tra il 1968 e il 1970 tre volumi che contengono una scelta di lettere dell’epistolario, nonché le sue opere. Ma, nonostante tali studi, Adolfo Pick non ebbe il privilegio di figurare né nel Dizionario biografico degli italiani, né nel Nuovo Liruti, opera di grande impegno bio-bibliografico, ma che distrattamente trascurò il nostro pedagogista.
Una città, Udine, che pare non voglia mai celebrare ciò che altri invece farebbero a gara per mettere in mostra, sia nel piccolo mondo antico dell’educazione per l’infanzia, sia – come vedremo – in quello del gioco e della lettura rivolta ai più piccoli. Perché se qui si è accennato alla grande lezione dei Giardini d’infanzia, che ebbe in Pick, Pecile e Volpe tre assoluti protagonisti all’epoca delle loro origini, non possiamo non considerare vent’anni dopo come la città – che ebbe un grande sviluppo e un ruolo strategico di assoluto rilievo nell’economia e società italiana tra il maggio 1915 e l’ottobre 1917 tanto da appellarsi “capitale della Guerra” – sviluppò, a partire dal 1919, una funzione primaria quale fornitrice di materiale didattico per tutte le scuole delle nuove terre annesse al Regno d’Italia attraverso l’Onair (l’Opera nazionale di assistenza all’Italia redenta) che aveva il compito di istituire asili infantili e scuole. L’udinese Ida Sello, in contatto con le pedagogiste Rosa e Carolina Agazzi, fu tra i maggiori fornitori degli asili Onair.

“Doni” fröbeliani. Il primo da sinistra, Materiale per asili infantili, 3° dono, è prodotto da Ida Sello, 1924 circa; segue Fröbels vierte Gabel. Zweiter Baukasten, prodotto da A. Pichlers Wittwe & Sohn, Vienna, 1926. Infine, a destra, Serie Doni Froebeliani n. 3. Otto cubetti uguali della Ditta V.T.F. Toffoli Vincenzo & figli, Calalzo (BL), 1924. Sotto Mosaico, “dono” di cui non è nota la marca
Il progetto dell’asilo “Marco Volpe”, 1893

Ebbe contatti con tutti i più importanti produttori di giocattoli e di sussidi didattici d’Europa, in un periodo in cui le importazioni non erano certo incoraggiate, creando nel tempo uno straordinario emporio specializzato: uno spettacolare bazar di giocattoli e di arredi scolastici, di libri e albi illustrati raccolti in decenni di attività, che Giampaolo Dossena (1930-2009) avrebbe raccontato e presentato finalmente a un pubblico italiano nel 1993 nel suo noto pamphlet Abbasso la pedagogia
Libro che tributa fin da subito un particolare omaggio al tesoro ludico di Ida Sello, che conserva anche i famosi “doni” fröbeliani ed è particolarmente ricco di notizie su giochi dell’oca, tombole, puzzle, bocce e birilli, biglie, giocattoli “guerreschi”, soldatini e giochi di costruzioni (genialmente suddivisi storicamente tra età della pietra, del legno, del ferro e della plastica). Carente, ma il fatto continua a rimanere inspiegabile, la presenza di trenini, forse ritenuti troppo costosi e riservati a fruitori più fortunati.
Quasi sulla scia di questa straordinaria eredità culturale, che attende ancora un interesse pubblico per una doverosa valorizzazione, più vicini ai nostri anni ci sono ancora due importanti realtà da ricordare. La prima è la Sezione ragazzi, fondata nel 1967 all’interno della Biblioteca civica di Udine grazie alla fervida amicizia tra due bibliotecarie triestine, Lelia Sereni (direttrice dal 1962 al 1989) e Maria L’Abbate Widmann, vice-soprintendente ai beni librari, con una forte propensione alla conoscenza di esperienze internazionali che la porteranno a ricoprire, dal 1973, importanti incarichi all’interno della Section of Children’s Libraries dell’IFLA.
Inizialmente quella che fu descritta come la prima Sezione ragazzi del Friuli Venezia Giulia tentò con difficoltà di svincolarsi dai lacci e lacciuoli di una scuola onnipresente, che metteva le biblioteche per ragazzi su un piano dichiaratamente subordinato, e da uno spirito educativo che, almeno in biblioteca, con i propri lettori, non si voleva assolutamente dominante. La Sezione ragazzi della Joppi, invece, animata poi da una brillante Marzia Plaino (dal 1984 al 2017) e oggi da Tiziana Danna, è stata al centro dell’offerta legata alla promozione della lettura per i più piccoli a Udine, ma anche punto di riferimento per tutta la provincia friulana e l’intera regione, in dialettico contatto con le realtà più innovative e sperimentali di quegli anni: dalla Biblioteca De Amicis di Genova a realtà in forte evoluzione come Monza, Imola, Campi Bisenzio e le biblioteche del Comune di Roma, supportate dalle riviste di allora, “Sfoglialibro”, “Andersen”, “Liber”, “LG Argomenti”. Esse furono “imprescindibili collettori delle numerosissime esperienze prodotte dalle varie biblioteche ed anche luoghi della discussione”, incubatori di sperimentazioni che si riteneva in opposizione alla tradizione rappresentata dalle biblioteche di conservazione, in una contrapposizione però – va precisato – un po’ forzata che non dava ragione di più sottili divisioni che forse attraversavano altri ambiti, restii al cambiamento.
Ed eccoci all’ultima tappa di questo percorso. Mentre la Sezione ragazzi si sviluppava in piena autonomia e consapevolezza, sempre attenta a quanto si facesse altrove e con risultati molto lusinghieri in fatto di vitalità e prestiti, nel 2012 veniva inaugurata a Udine, in un edificio ristrutturato in via del Sale, nel centro storico cittadino, una ludoteca comunale.

Locomotiva in latta n. 68001 “Gottardo” prodotta da INGAP (Industria Nazionale Giocattoli Automatici Padova), 1930
Il “Giuoco del Tramway”, circa 1900, Lit. F. Tensi editori, Milano

Essa, assieme al servizio ludobus, istituito nel 1999, crebbe in questi anni di rilevanza e prestigio, in uno sforzo amministrativo che vide l’allora primo cittadino Furio Honsell mobilitato spesso in prima persona assieme a Paolo Munini, responsabile dell’ufficio, nel potenziamento della struttura e nell’ideazione di festival e convegni sul tema. La Ludoteca favorì inoltre l’istituzione – il progetto di certo più ambizioso – dell’Archivio italiano dei giochi (AIG), diretto da Dario De Toffoli: “Un centro di documentazione per il recupero, la conservazione e la valorizzazione di un patrimonio culturale, [il gioco], che viene costantemente disperso», e andrebbe invece studiato «nei suoi valori positivi, culturali e sociali”. E parallelamente “il ludobus, in quanto mezzo itinerante, che realizza capillarmente le attività sul territorio”, poteva assumere “la funzione di efficace sensore, in grado di acquisire conoscenze e informazioni sulla realtà territoriale, ma anche di recepire i bisogni, le aspirazioni, i segnali provenienti dalla società civile”.
Una delle più ricche ludoteche italiane, oggi ulteriormente implementata dai materiali presenti nell’Archivio italiano dei giochi, non poteva che procedere con la catalogazione sperimentale dei giochi stessi, affidata all’ufficio catalogazione della Biblioteca Joppi, polo SBN dal 2015, che ha portato finora alla catalogazione di oltre mille giochi da tavolo. Un’esperienza non molto diffusa, se si eccettua quanto fatto sistematicamente, ma con metodologie diverse, dalle ludoteche di Nonantola, Carpi e poche altre, di cui s’è parlato ancora troppo poco, che meriterebbe di essere raccontata in un’altra occasione per svelarne tutte le difficoltà superate e i “compromessi” raggiunti, ma che attesta ancora una volta l’originalità e l’eccellenza di due istituzioni cittadine – biblioteca e ludoteca – che hanno saputo sempre dialogare tra loro, per qualificarsi a vicenda. Anche se l’obiettivo più alto, vista la grande storia che c’è alle spalle, potrebbe essere la catalogazione dei giochi e dei giocattoli d’epoca della collezione di Ida Sello e quella completa del fondo pedagogico di Adolfo Pick, operazioni che Giampaolo Dossena, dall’alto della sua scienza ludica, per quanto avverso alla pedagogia, vedrebbe senz’altro con grandissimo favore.

Interno della Sezione ragazzi della Biblioteca civica Joppi, 2019
Il ludobus, 2004
Record catalografico del gioco “Carcassonne” presente nell’OPAC del Polo SBN FVG con le liste personalizzate e in allegato il file con le regole del gioco in formato PDF
Lo stesso gioco catalogato nell’OPAC SBN con anche la localizzazione della Ludoteca comunale di Udine