N.3 2023 - Biblioteche oggi | Aprile 2023

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ChatGPT, un modello di intelligenza artificiale diventa autore scientifico

Silvia Molinari

Biblioteca scientifica IRCCS Fondazione; Mondino (Pavia) - GIDIF RBM

As far as the librarians, I think we
better stick around for a while longer.
Guest Post”, The efficacy of ChatGPT:
is it time for the librarians to go home?

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La notizia

ChatGPT è ora ufficialmente un autore scientifico. La chatbot, un software che sa rispondere alle domande e conversare, sviluppata dal laboratorio di ricerca OpenAi e finanziata, tra gli altri, da Microsoft e da Elon Musk, si fa strada nel mondo delle pubblicazioni scientifiche e conquista il ruolo di autore. Un recente articolo pubblicato sul numero di gennaio di “Nurse Education in Practice” dal titolo Open artificial intelligence platforms in nursing education: tools for academic progress or abuse?, inserisce ChatGPT tra gli autori assegnandogli una mail (support@openai) e un numero identificativo (Scopus Author Identifier 58024851600). Lanciato recentemente (30 novembre 2022), i risultati sorprendenti delle ricerche condotte da ChatGPT3 hanno attirato l’attenzione della comunità scientifica per i possibili risvolti sulle pubblicazioni. ChatGPT3 fa parte di una nuova generazione di sistemi di intelligenza artificiale (IA) in grado di generare testi in tantissime lingue, a partire da un quesito specifico, produrre nuove immagini e video basandosi su ciò che ha appreso da un vasto database di libri digitali, contenuti online e altri media. A differenza del motore di ricerca di Google, ChatGPT non cerca in rete i propri contenuti; infatti, ha una conoscenza limitata degli eventi accaduti dopo il 2021, data ultima di aggiornamento dei contenuti stessi.

Per ora, fidiamoci ancora di noi stessi

La tecnologia a volte inquieta. La notizia sul rilascio di ChatGPT non può lasciarci indifferenti e la tentazione a qualche prima riflessione su questo fenomeno è piuttosto inevitabile.

Usiamo proprio questo sostantivo, fenomeno, perché stiamo assistendo a qualcosa di straordinario e stupefacente, a un modello artificiale che simula, o tenta di simulare, l’intelletto umano, la sua capacità argomentativa e critica, la sua esperienza conoscitiva. Un’impresa davvero ambiziosa. Del resto, il paradosso di questa storia è che ChatGPT è frutto della visione, dell’ideazione dell’uomo stesso; ovvero come dire che l’essere umano, con la sua intelligenza e conoscenza, studia e ricerca strumenti che porterebbero l’uomo stesso a un utilizzo sempre più limitato di questo meraviglioso organo che è il cervello, perché una rete neurale artificiale verrebbe replicata (deep learning). Una contraddizione in termini. A meno che ChatGPT sia meno arrogante di quello che appare proponendosi come uno strumento di supporto e di aiuto per instradarci, per farci risparmiare tempo, un tutorial per superare lo shock da foglio bianco. E se fosse veramente in grado di scrivere un articolo scientifico al posto nostro, sarebbe in grado di garantire elaborati affidabili con metodi non semplicistici e superficiali come per es. condurre una revisione completa della letteratura? Oppure selezionare e identificare articoli che presentano studi ben condotti o meno? Generare testi coerenti e plausibili? E ancora, sarebbe parimenti in grado di garantire trasparenza e integrità etica? Perché è di questo che la scienza ha avuto bisogno, ha bisogno e sempre avrà bisogno.

Il 3 febbraio 2023 interrogando PubMed e circoscrivendo la definizione ChatGPT nel titolo degli articoli, i primi lavori che la ricerca ha restituito sono stati: ChatGPT is shaping the future of medical writing but still requires human judgment (Radiology); Sixty seconds on… Chat-GPT (BMJ); ChatGPT is fun, but not an author (Science); ChatGPT and other large language models are double-edged swords (Radiology); Tools such as ChatGPT threaten transparent science; here are our ground rules for their use (Nature); ChatGPT: evolution or revolution? (Med Health Care Philosophy); ChatGPT listed as author on research papers: many scientists disapprove (Nature). Titoli che esprimono una non poca preoccupazione da parte della comunità scientifica e degli editori. Ma c’è chi azzarda. Nell’articolo ChatGPT: evolution or revolution? si legge che due campioni del mondo di scacchi sono stati battuti dal computer e allora, forse, scrivere articoli scientifici è solo un’altra attività intelligente che i computer potrebbero imparare a fare meglio degli esseri umani.

Come tutte le nuove ipotesi ciò lascia perplessi; ma proprio perché non sappiamo, il nostro impegno è quello di conoscere e il processo stesso della conoscenza (episteme) ci deve rendere liberi dai pregiudizi (doxa) passando attraverso il tempo, lo studio, l’osservazione, il coraggio di mettere a repentaglio anche paradigmi. E l’IA avrà lo stesso coraggio culturale? ChatGPT saprà capire le differenze? Nell’articolo ChatGPT listed as author on research papers: many scientists disapprove, Zhavoronkov dice che quando ha provato a far scrivere a ChatGPT documenti più tecnici ha fallito. E afferma: “Molto spesso restituisce affermazioni che non sono necessariamente vere, e se gli si pone più volte la stessa domanda, darà risposte diverse”. “Quindi mi preoccupo sicuramente dell’uso improprio del sistema nel mondo accademico, perché ora le persone che non hanno competenze possono provare a scrivere articoli scientifici”.

Preoccupazione assolutamente condivisile. Ciò che effetti avrà? Non ci resta che lasciare al “futuro” l’ardua sentenza e noi, nel frattempo, sempre si intende favorevoli al progresso tecnologico, teniamo ben desta l’attenzione facendo esercizio di “bella calligrafia”!

Bibliografia

Felipe C Kitamura, ChatGPT is shaping the future of medical writing but still requires human judgment, “Radiology”, 307(2023), 2, e230171.

Mun-Ket Looi, Sixty seconds on . . . ChatGPT, “BMJ”, 380 (2023, Jan 26), 205, doi: 10.1136/bmj.p205, PMID: 36702491.

Holden Thorp, ChatGPT is fun, but not an author, “Science”, 379 (2023), 313.

Bert Gordijn, Henk ten Have, ChatGPT: evolution or revolution?, “Med Health Care Philosophy”, 26 (2023), 1-2.