Dei bibliotecari di mezza età
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Adesso faccio l’appello: bibliotecari di mezz’età, ci siete? Alzate la mano! Solo quelli over cinquanta, intendo. Quelli che hanno visto il Commodore 64 e le cabine telefoniche, per capirci. Gli altri stiano calmi e tranquilli, se ce ne sono. Quante mani! Eccovi lì! Nascosti nelle pieghe della pubblica amministrazione, inchiavardati ai banconi, ai front-office, agli uffici delle biblioteche degli enti locali oppure a quelli delle università e, perché no? A quelli delle biblioteche più improbabili.
Ora vengo a prendervi.
Sempre più sparuti e spauriti, a metà del guado tra dignitose carriere trascorse tra passaggi epocali dell’editoria e mirabolanti trasformazioni della biblioteca e un traguardo pensionistico che si allontana sempre più, evanescente alla stregua di un miraggio.
Fino a qui ce l’avete fatta, siete riusciti a galleggiare tra formidabili cambiamenti, quando non a cavalcarli, vi siete aggiornati per non rimanere al palo, con un ultimo scampolo di entusiasmo da spendere ancora. Li chiamano “cambi di paradigma”.
Di quanti libri siete fatti?
In fondo, il famoso quadro di Arcimboldo, con il bibliotecario severo, interamente composto da tomi e volumi, vi somiglia ancora davvero. Su Wikipedia la voce “bibliotecario” ha ancora il suo volto enigmatico e scontroso. Lo ripeto: qualcuno ci metta Bruno o Andrea Zanni, per favore, ché meglio si adattano a rappresentarvi.
Come siete arrivati fino a qui? Ve lo ricordate? Figli degli anni del boom economico, i favolosi anni Novanta vi hanno visto nascere professionalmente parlando, andare incontro al processo di informatizzazione, fino alla nascita della Rete. Un salto dall’Ms-DOS al web: e scusate se è poco! Avete saputo tener testa a una rivoluzione (la quarta?) che non si è ancora fermata, abborracciati abitatori del “Game” che non siete altro.
Come dite? Siete un tantino storditi? Un po’ stanchi? E ci credo! Vite lavorative trascorse costantemente a dover dimostrare l’importanza di questo lavoro. Quanti colleghi, ormai felicemente pensionati, avete lasciato dietro di voi? E poi? Questa fase del Covid che vi ha trasformato tutti in Myss Keta! (Chi è? Quelli di voi che hanno figli ancora adolescenti la conoscono senz’altro). Almeno sapeste cantare! E come non ricordare la recente, gloriosa impresa del vostro, personalissimo, Recovery Plan: il contributo MiBACT da gestire in quattro e quattr’otto. Mica roba da niente. Fate il tifo perché il miracolo si ripeta.
Siete tutti qui. E naturalmente, tra voi, ci sono anch’io. Dubitavate?
La bibliotecaria di mezz’età più abborracciata del gruppo.
Come andare avanti, vi starete chiedendo.
“Resistere, resistere, resistere, come sulla linea del Piave” (e qui vi sfido a trovare l’autorevole fonte dalla quale è tratta questa citazione).
Non resta che resistere, nelle nostre colorate fortezze Bastiani.
Prima o poi, i Tartari compariranno oltre le nostre porte.
E noi tutti avremo la nostra grande occasione.