Puntare sulle alleanze
CEN AIB, enzo.borio@aib.it
Abstract
L'articolo riporta le dinamiche e le opinioni emerse nel corso della Tavola Rotonda “La biblioteca per voi: utenti, stakeholder, policy maker (e bibliotecari) a confronto”, svoltosi il 26 febbraio durante la tappa torinese del Convegno delle Stelline, storico appuntamento dei bibliotecari italiani ripartito in quattro tappe nel 2021. Uno degli aspetti più importanti emersi è stata la necessità di sviluppare una strategia di rete che consenta alle biblioteche di moltiplicare il loro impatto sulla società e sui loro partner politici ed economici. È emerso inoltre che i partecipanti hanno voluto creare permanentemente una tavola rotonda di confronto e coordinamento per sostenere le biblioteche pubbliche creando strutture stabili forme di alleanza.
English abstract
The article reports on the dynamics and opinions that emerged during the Round Table “The library for you: users, stakeholders, policy makers (and librarians) in comparison”, which took place on 26 February during the Turin stage of the Stelline Conference, a historic appointment of Italian librarians spread over four stages in 2021. One of the most important aspects that emerged was the need to develop a network strategy that would enable libraries to multiply their impact on society and on their political and economic partners. It also emerged that the participants wanted to create a permanent round table for comparison and coordination to support public libraries by creating stable forms of alliance.
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Un confronto tra bibliotecari, amministratori e stakeholder pone le basi per un percorso comune
Un appuntamento importante e nuovo all’interno di una modalità innovativa, questo è stata la tavola rotonda “La biblioteca per te: utenti, stakeholder, decisori (e bibliotecari) a confronto”, che si è svolta in occasione della tappa di Torino del Convegno delle Stelline, appuntamento storico dei bibliotecari italiani distribuito nel 2021 su quattro tappe.
Tradizionalmente non esisteva, nelle sessioni principali di questo convegno, la prassi di una tavola rotonda con domande, scambi d’opinione e interventi veloci, e ancor di più un confronto a tutto tondo tra bibliotecari, decisori politici, rappresentanti di fondazioni e dirigenti di organismi nazionali.
Hanno partecipato alla tavola rotonda Paola Passarelli, direttore generale della Direzione generale Biblioteche e diritto d’autore del Ministero della Cultura; Marino Sinibaldi, presidente del Cepell; Paolo Rambelli, componente della Commissione cultura ACRI (Associazione di fondazioni e di casse di risparmio); Vincenzo Santoro, responsabile del Dipartimento cultura e turismo dell’ANCI; Chiara Lanari e Francesca Navarria, rispettivamente responsabili della segreteria dell’assessorato alla Cultura e del Settore biblioteche della Regione Toscana, in rappresentanza del presidente della giunta regionale Toscana Eugenio Giani; Aldo Patruno, direttore generale del Dipartimento Turismo, economia della cultura e valorizzazione del territorio della Regione Puglia in rappresentanza dell’assessore alla Cultura Massimo Bray e Vittoria Poggio, assessore alla Cultura, turismo, commercio della Regione Piemonte, quest’ultima attraverso un contributo registrato.
Lo spunto iniziale del dibattito è stato offerto dalla presentazione dell’indagine nazionale, promossa da Rete delle Reti, AIB e Sapienza Università di Roma, La Biblioteca per te, un questionario rivolto agli utenti che, seppur con la raccolta dei dati ancora in corso, indica già alcune linee di tendenza e di riflessione su quello che sono e possono essere le biblioteche pubbliche per i cittadini.
Chiara Faggiolani, che sta coordinando il lavoro di analisi delle risposte al questionario (chiuso il 31 marzo scorso e di cui si parla nelle pagine precedenti) ha introdotto l’incontro con la presentazione delle prime e già marcate linee di tendenza che emergono, sottolineando la funzione di un’indagine finora unica condotta in Italia, che permette di fornire alle biblioteche e ai decisori politici “un cruscotto di controllo” con molti elementi utili per poter migliorare i servizi. Un tema che spicca è la diversa identità che le biblioteche interpretano nelle città e nei territori: nessun altro luogo è al tempo stesso presidio culturale e sociale, spazio per studio, ricerca e formazione, luogo di incontro con altri e con la propria comunità. Grande risalto viene dato al valore e alla necessità della prossimità e accessibilità del servizio. Rilevante è senza dubbio la centralità del libro e della lettura, dunque la biblioteca come punto di riferimento imprescindibile per la propria crescita culturale. Viene inoltre richiesta un’alta qualità del servizio: le biblioteche si possono chiamare tali solo se sono presenti contemporaneamente, nella loro organizzazione e gestione come aspetti imprescindibili, sedi e orari adeguati alla popolazione, dotazione documentale con incremento costante e professionalità degli operatori.
Ma se il trend positivo conferma il loro importante ruolo, i dati negativi impongono una riflessione urgente rispetto alla necessità di investire nelle zone più depresse dove le biblioteche non ci sono o non funzionano e l’importanza di un forte investimento nella formazione dei bibliotecari.
Nel primo giro di interventi, Paola Passarelli del Ministero della Cultura, riconoscendo gli stimoli emersi dal questionario, ha posto l’accento sul fondamentale ruolo delle biblioteche durante il lockdown: non si sono mai fermate, hanno spostato la loro azione sui servizi digitali, diventando anche strumento di formazione e sviluppo di una consapevolezza più forte della necessità di un ampliamento delle competenze digitali. Ha inoltre richiamato il forte sostegno del Ministero della Cultura alla filiera del libro, attraverso il contributo di 30 milioni di euro per l’acquisto di libri, a cui hanno aderito 4.786 istituti culturali. Anche in questo caso, è stata però evidente la disparità territoriale nell’utilizzo di queste risorse.
Chiara Lanari dell’assessorato alla Cultura della Regione Toscana ha sottolineato il forte coordinamento regionale attuato, anche durante la pandemia, attraverso i Patti regionali per la Lettura e il portale web “BiblioToscana”, con il forte coinvolgimento delle 12 reti documentarie. Il ruolo fondamentale della cooperazione bibliotecaria per l’azione culturale del territorio è un valore aggiunto e un sostegno esponenziale nella promozione dei diversi servizi. Tale modalità è stata confermata anche in un momento specifico di formazione e confronto regionale, chiamato Bibliofficina, per sottolineare la concretezza e la volontà di operatività.
Marino Sinibaldi, neopresidente del Cepell, ha raccolto gli stimoli emersi dai primi risultati del questionario, sottolineando come il libro e la lettura abbiano resistito durante il Covid e parallelamente si sia sviluppato un forte processo di alfabetizzazione digitale generale, che non dovrà andare disperso. Le biblioteche inoltre devono essere parte di un processo più ampio in cui alzare la pretesa di accesso al mondo della cultura, modificando anche approcci in parte superati, presenti in alcune forme di proposta culturale, come quella teatrale e cinematografica. Un altro tema particolarmente importante è quello della prossimità: la ricostruzione dei tessuti urbani è un tema decisivo per il futuro, i quartieri periferici hanno ripreso vita. I servizi culturali e le biblioteche possono svolgere un ruolo centrale e fondamentale in tale rinascita. Paolo Rambelli della Commissione cultura dell’ACRI ha ricordato che le fondazioni sono “solutrici di problemi” e che nell’ultimo anno hanno sostenuto, a livello italiano, 252 progetti rivolti alle biblioteche con un contributo di oltre 7,4 milioni di euro (circa il 3% dei finanziamenti per progetti in ambito culturale). Sicuramente le cifre potrebbero essere superiori, ma le fondazioni, in quanto enti sussidiari, partono anche dalle richieste dei territori e dalla interlocuzione con i decisori. Su questo aspetto si potrebbero aprire modalità di confronto proficue. Relativamente al questionario, ha posto l’attenzione sulle motivazioni dichiarate dagli utenti per un mancato utilizzo della biblioteca: mancanza di tempo, aperture che non collimano con i tempi della vita (la sera e nei weekend) e, in alcuni casi, la preferenza ad acquistare i libri e conservarli in casa piuttosto che utilizzare il servizio di prestito. Su alcuni di questi aspetti un’azione comune di cambiamento potrebbe essere giocata, come il potenziamento del servizio e l’uso del prestito digitale, che hanno già visto numerosi interventi di supporto economico delle fondazioni. Ma un aspetto che rimane preoccupante è la consapevolezza di un servizio deficitario in alcune aree del paese. Da una ricerca della Fondazione con il Sud sulla povertà educativa minorile, alla domanda su quali siano le opportunità culturali del loro territorio, emerge che il 68% dei ragazzi intervistati dichiara inadeguata l’offerta di biblioteche e librerie, denotando parallelamente una richiesta forte di questi servizi. Le fondazioni sono disponibili a mettersi in gioco con le istituzioni locali su questi terreni.
Vincenzo Santoro, responsabile nazionale del Dipartimento cultura e turismo dell’ANCI, riprende la riflessione sulla necessità di intervenire nelle situazioni in cui manca completamente un qualsiasi sistema bibliotecario o è decisamente carente, sottolineando che si tratta di una parte considerevole del Paese. In alcuni casi, anche eclatanti, come la città di Napoli, va creato da zero. Inoltre è emblematico che nel Piano nazionale di ripresa e resilienza sul tema della “cultura della cittadinanza” le biblioteche non siano citate. Dall’ANCI è stata chiesta una decisa integrazione al Piano.
Il secondo “giro di tavolo” è stato aperto con gli interventi di Rosa Maiello e Gianni Stefanini.
Rosa Maiello, Presidente nazionale dell’AIB, ha sottolineato come i dati del questionario riprendano ricerche analoghe condotte all’estero, dove viene sottolineata l’importanza delle biblioteche per la crescita culturale e il miglioramento della qualità della vita delle persone. Nel nostro questionario sono gli utenti a dichiararlo. Abbiamo anche una conferma che la lettura e il digitale nel periodo della pandemia hanno tenuto, ma rimane fortissimo il problema del digital divide.
In merito alla bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza, l’AIB ha prodotto un documento con una serie di proposte di modifica, ricordando che le biblioteche sono organizzazioni che rappresentano e concorrono a costruire l’identità culturale delle comunità di riferimento e, come ricordano vari documenti dell’UNESCO, i loro servizi sono componenti necessarie delle politiche pubbliche per l’inclusione sociale, l’interculturalità, la rigenerazione urbana, il superamento delle diseguaglianze, dei divari digitale e territoriali. Rispetto ai tre assi strategici indicati dal PNRR (parità di genere, giovani, Sud), le biblioteche possono svolgere un ruolo determinante per distribuzione capillare sul territorio, capacità di divulgazione e coinvolgimento di pubblici eterogenei. Anche in ambiente digitale le biblioteche, organismi strutturalmente relazionali, si configurano come servizio dinamico orientato a connettere fonti d’informazione eterogenee ai bisogni altrettanto eterogenei delle persone e delle formazioni sociali che compongono una comunità, coerentemente con la loro missione universale, con le specifiche destinazioni d’uso e consapevoli della responsabilità sociale e culturale della loro funzione.
Tuttavia, il Piano non menziona le biblioteche nelle parti dedicate a infrastrutture digitali, interoperabilità, cittadinanza digitale, istruzione, ricerca, formazione, inclusione, infrastrutture sociali.
Anzi, parla di “case dell’innovazione e della cultura digitale” per promuovere i processi di alfabetizzazione digitale di base e avanzata della cittadinanza. Ma ovunque nel mondo e anche in Italia, come è apparso in tutta evidenza durante la pandemia, questo è uno dei compiti fondamentali delle biblioteche, in particolare quelle civiche, scolastiche e, per gli studenti universitari, quelle accademiche. Non serve e sembra poco sostenibile inventare nuove entità separate, mentre è possibile e necessario destinare i fondi all’accrescimento e al potenziamento delle biblioteche civiche e di quelle scolastiche e dei sistemi bibliotecari territoriali, dotandoli di connettività a banda larga (analogamente a quanto previsto dal PNRR per le scuole), attrezzature adeguate, personale bibliotecario qualificato.
Altro tema strategico e fondamentale è la definizione dei Livelli minimi uniformi di qualità delle biblioteche, lavoro che si era precedentemente interrotto, ma del quale la dottoressa Passarelli ha confermato recentemente la sua ripresa. Ci auguriamo che venga velocemente approvato, perché si tratterebbe di un’altra forte spinta per il rilancio del servizio, nella consapevolezza delle sue caratteristiche fondamentali.
Un ultimo punto è stato quello inerente allo sviluppo e alla promozione di convergenze e sinergie tra le diverse tipologie di biblioteche sui territori. Questo è un tema che va preso in forte considerazione, soprattutto quando si definiscono strategie e progettualità di ampio respiro, come si auspica con la prosecuzione di questo confronto.
Gianni Stefanini, direttore del CSBNO e, da alcuni mesi, coordinatore della Rete delle Reti, ha presentato questo nuovo e innovativo coordinamento, nato nell’ottobre 2019, a cui attualmente aderiscono 32 sistemi bibliotecari italiani. Principale obiettivo della Rete delle Reti è quello di costruire un percorso cooperativo per mettere in comune risorse creative, ideative, strumentali e informative in una logica mutualistica, nell’intento di accrescere la diffusione di servizi di pubblica lettura e favorire sinergie ed economie di scala.
Successivamente Stefanini ha lanciato la proposta di un progetto nazionale: “Biblioteche per la realizzazione del PNRR. Innovazione e cultura digitale? In biblioteca!”.
Partendo dalla complessa e arretrata situazione del Paese, utilizzando le statistiche relative alle digital skills, al grado di istruzione, alle diversità di genere nel mondo del lavoro (peggiorate pesantemente con la pandemia), all’analfabetismo funzionale e al tempo utilizzato per la lettura, ha poi tracciato un percorso di “rinascita ed ripresa” che prevedesse un forte coinvolgimento delle biblioteche di pubblica lettura italiane. Il progetto si deve appoggiare e deve essere sperimentato sulla realtà più avanzata del paese, in termini di servizi bibliotecari, analizzando le concrete potenzialità presenti.
Definendo le dotazioni delle biblioteche e le loro caratteristiche:
- spazi, edifici, luoghi, sale, auditorium pubblici, aperti, accessibili, accoglienti;
- tecnologia, Wi-Fi, postazioni pc, piattaforme performanti ad accesso libero;
- risorse umane con cultura di base medio/alta, propensione all’aggiornamento e alla formazione continua, apertura all’innovazione;
- libri, giornali, riviste, musica, video, audiolibri, ebook, contenuti digitali, giochi... un grande catalogo unico disponibile gratuitamente in tutta Italia.
e individuando:
- i punti di forza nella dimensione individuale: capillarità sul territorio nazionale (8.000 comuni, 6.000 biblioteche), riconoscibilità sul territorio anche da parte dei cittadini che non le frequentano, affidabilità alta, ottimo posizionamento nell’opinione pubblica;
- i punti di forza nella dimensione sistemica: background culturale comune (linguaggi, contenuti professionali), mission, modelli organizzativi condivisi (gratuità dei servizi, attenzione agli utenti, accesso libero e democratico, partecipazione), forte connessione delle biblioteche all’interno dei sistemi bibliotecari(digitalizzazione e integrazione del catalogo, standardizzazione dei sistemi tecnologici, integrazione logistica), connessione di secondo livello su scala nazionale - comunità professionale (AIB), sistemi bibliotecari (Rete delle Reti);
- i punti di forza relativamente ai pubblici delle biblioteche: la biblioteca è per sua mission portata a parlare con pubblici molto differenziati, per origine, età (dai bambini agli anziani), condizione sociale e livello di istruzione; non è solo un luogo per lettori, ma anche per makers tecnologici, creativi del design, lavoratori in smart-working; è inserita nel tessuto sociale e dialoga con il mondo delle associazioni e, sempre più spesso, con le imprese.
Si evince che la rete estesa e coordinata esiste ed è possibile avviare un progetto unico che coinvolga le biblioteche civiche, superando la necessità, prevista dal PNRR, di creare “Case dell’innovazione e della cultura digitale”: non bisogna creare un’ennesima struttura nuova, ci sono già le biblioteche!
Date le premesse, un’azione concreta e immediatamente attuabile finalizzata alla crescita della cultura digitale dei cittadini e all’attuazione del PNRR è quella di creare all’interno delle biblioteche servizi stabili di supporto e accompagnamento all’alfabetizzazione digitale e all’acquisizione di competenze tecnologiche (identità digitale, firma elettronica, strumenti di pagamento digitale, fascicolo sanitario elettronico, accesso ai contenuti culturali digitali, esercizio della cittadinanza digitale...).
Le azioni da prevedere:
- definire il design del servizio con metodologie partecipative che includano nei processi i destinatari del servizio e i bibliotecari;
- motivare e formare i bibliotecari sulle metodologie di ingaggio e animazione della comunità (per attivare i cittadini in percorsi peer-to-peer), sui temi digitali, sulle competenze educative, sulla comunicazione social e il marketing digitale;
- fornire strumenti digitali e piattaforme a tutte le biblioteche di autenticazione dei cittadini, di gestione dei servizi (prenotazione di spazi, iscrizione a corsi di formazione ed eventi culturali);
- definire una strategia di comunicazione comune.
Il soggetto attuatore può essere la Rete delle Reti, che può aggregare le risorse operative dei singoli territori, coordinandole e orientandole verso obiettivi comuni. È il più grande movimento di cooperazione bibliotecaria dal basso e raggruppa 32 sistemi bibliotecari partner in 7 regioni (circa 1.000 comuni, oltre 10 milioni di abitanti). Ha la capacità di attrarre risorse ed efficientarle attraverso il modello della cooperazione (finanziamenti MiC). Si occupa inoltre di sviluppo e innovazione dei servizi, crescita professionale, advocacy, affermazione dell’immagine e del brand delle biblioteche.
Stefanini, infine, ha concluso il suo intervento richiamando un progetto analogo, DigEducati, sviluppato nella provincia di Bergamo, per dimostrare la sua fattività. Paola Passarelli nel suo secondo intervento ha confermato la creazione di un nuovo gruppo di lavoro per la definizione dei Livelli minimi uniformi di qualità delle biblioteche con l’obiettivo di chiudere velocemente l’iter. Si è, inoltre, dichiarata concorde nel riconoscere le biblioteche come luogo ideale per promuovere l’innovazione e la cultura digitale, in modo da confermarle ancor di più luogo della cultura e della democrazia. Francesca Navarria, responsabile del Settore biblioteche della Regione Toscana, ha confermato l’importanza di riconoscere le biblioteche come luoghi di cittadinanza attiva, centri della comunità, dove l’alfabetizzazione digitale è un compito precipuo. Ha sottolineato anche la fondamentale importanza della cooperazione territoriale: dove le reti sono più forti, tutto il territorio di riferimento ha grandi vantaggi nell’erogazione dei servizi. Le politiche regionali devono coordinare l’azione delle reti, modernizzare le strutture bibliotecarie, lavorare sul potenziamento dei servizi anche con l’obiettivo di ridurre il divario tra i diversi territori, supportare la promozione del libro e della lettura. Il Patto regionale della lettura è stato uno strumento fondamentale in tal senso e anche la legge regionale 21/2010, definendo i requisiti organizzativi delle reti e i livelli minimi dei servizi, ha posto le basi per una modalità gestionale e organizzativa efficace. Anche durante la pandemia si è riusciti a stabilire modalità di servizio uniformi e coerenti. Il tentativo di un coordinamento più ampio e sovraregionale può essere una strada praticabile e molto utile.
Marino Sinibaldi ha richiamato l’importanza che le biblioteche si adeguino alla sfida della contemporaneità. Sono un’istituzione millenaria, capaci di modificare le proprie risposte e il loro modo di agire in funzione dei cambiamenti culturali, storici e tecnologici. In questi ultimi anni le risposte delle biblioteche alle esigenze dei cittadini e delle loro comunità si sono modificate ed evolute ogni dieci anni. Ora offrire cittadinanza, inclusività e supporto digitale e saper coordinare e accogliere esperienze culturali, anche private, in uno spazio pubblico, è una priorità.
Paolo Rambelli ha confermato che il contrasto al digital divide e più in generale alla povertà educativa sono priorità. Le fondazioni possono fare molto in tal senso attraverso bandi e partnership dirette con la condivisione di progetti specifici. Abbiamo però tutti la necessità che i decisori politici capiscano sempre di più il ruolo delle biblioteche nella realtà dei nostri territori e attivino dei tavoli di concertazione con le fondazioni, che dimostreranno la loro disponibilità. Vincenzo Santoro ha sottolineato l’importanza di investimenti strategici per il raggiungimento degli obiettivi indicati. Le possibili strade sono il PNRR, la programmazione regionale e il supporto dei privati, anche attraverso l’Art Bonus, fino ad ora poco sfruttato. Inoltre va finanziata la Legge 15 del 2020 sulla Promozione della lettura e rafforzato il finanziamento MIC alle reti e sistemi bibliotecari, coordinandolo con le regioni. L’ANCI ha già presentato proposte in tal senso.
Aldo Patruno, direttore generale del Dipartimento Turismo, economia della cultura e valorizzazione del territorio della Regione Puglia, inserendosi nel dibattito, ha richiamato il fortissimo sforzo economico compiuto dalla sua Regione per ricostruire e rilanciare un sistema bibliotecario articolato e presente sull’intero territorio, partendo dalle strutture e dal patrimonio bibliografico. Le biblioteche incarnano e rappresentano il volto delle loro comunità, ne sono l’anima, i bibliotecari devono diventare promotori e custodi di uno sviluppo democratico e civile. La formazione del personale diventa un aspetto altrettanto importante.
Rosa Maiello dell’AIB ha sottolineato l’importanza di una legge nazionale sulle biblioteche, da molto tempo richiesta, per stabilire una cornice nazionale che definisca ruoli, competenze e attivi modalità di convergenza e cooperazione tra le loro diverse tipologie, pur nel rispetto delle rispettive autonomie. Ha richiamato inoltre l’importanza della formazione del personale, dove a fianco di percorsi che prevedano materie e approfondimenti su aspetti che caratterizzino una capacità di lavoro dentro e con le comunità, non siano dimenticate le competenze più professionalizzanti, fondamentali per la corretta gestione del servizio e dei suoi principali e fondamentali compiti. Un ultimo passaggio è stato dedicato all’importanza di allargare il bacino della lettura, con un’attenzione particolare alle persone con un’istruzione più bassa e all’analfabetismo di ritorno.
La chiusura dell’incontro ha riproposto quello che era l’obiettivo principale della tavola rotonda, ossia verificare la possibilità e la disponibilità dei diversi soggetti presenti all’incontro nell’attivare un tavolo permanente di confronto e coordinamento, per supportare le biblioteche pubbliche nelle loro funzioni strategiche per la ripresa culturale, la promozione della lettura, l’inclusione sociale e digitale del Paese. Sostenere i progetti più innovativi e promuovere il ruolo imprescindibile della cooperazione tra le biblioteche e tra le reti bibliotecarie, senza dimenticare la promozione del servizio nelle zone in cui è più carente o non esiste.
Tutti i partecipanti hanno confermato la loro disponibilità.