Percorsi digitali di narrazione negli archivi: il caso di 9centRO
Università degli studi di Torino, roberto.testa.9@virgilio.it
Abstract
Il contributo si propone di discutere alcune delle sfide che la disciplina storico-archivistica si trova ad affrontare. Trattare con i numerosi e diversificati pubblici della società contemporanea, per citarne uno. Una valutazione complessiva è stata realizzata con l’intenzione – e il desiderio – di fornire approfondimenti sull’argomento e ispirare ulteriormente ricerca e progetti correlati. Il caso analizzato riguarda “9centRo”, la piattaforma digitale del Polo del ‘900 (Torino, IT), centro culturale dedicato al Novecento, e la sua sperimentazione condotta sul dialogo tra culture storiche e archivistiche, Public History e Historytelling.
English abstract
This paper aims to discuss some of the challenges facing historical-archival discipline. Dealing with the many and diverse audiences of contemporary society, to name one. An overall assessment was carried out with the intention – and wish – of providing insights on the subject and inspiring further research and related projects. The case analysed concerns “9centRo”, the digital platform of Polo del ‘900 (Turin, IT), a cultural centre dedicated to the twentieth century, and its experiment conducted on the dialogue between historical and archival cultures, Public History and Historytelling.
Per consultare l'articolo completo in formato pdf visita la sezione "Risorse" oppure clicca qui.
Gli archivi e i loro pubblici
Una delle sfide che le discipline documentarie devono oggi affrontare è quella della relazione con i molteplici ed eterogenei pubblici che fanno parte della società contemporanea. È per questo motivo che devono anch’esse dotarsi di strumenti e modalità di comunicazione innovative in grado di integrare e sviluppare principi e metodi maturati nell’ambito delle diverse tradizioni disciplinari, con particolare riferimento all’archivistica e alla cultura storica. Una esperienza particolarmente interessante in questo ambito è quella di 9centRo (https://www.polodel900.it/9centro), piattaforma digitale del Polo del ‘900 di Torino, analizzata nelle pagine seguenti, che può essere definito come un laboratorio dai caratteri fortemente interdisciplinari, entro i quali si intrecciano anzitutto cultura archivistica e cultura storica, Public History e Historytelling.
La storia del ‘900 viene raccontata attraverso gli archivi e i documenti che fanno parte di un unico grande spazio virtuale ma anche fisico. Il lavoro di digitalizzazione dei documenti d’archivio e delle collezioni è infatti alla base della proposta del nuovo hub del Polo del ‘900, frutto del lavoro di archivisti, informatici, bibliotecari e storici chiamati a collaborare, condividere le proprie conoscenze e competenze per la realizzazione di un prodotto utile all’ottimizzazione dei processi di ricerca e consultazione dei fondi archivistici. Il ruolo dell’archivio e dell’archivista in questo contesto assume una particolare rilevanza in termini di rappresentazione e successivamente di comunicazione. Quella degli archivi digitali, nella società digitale e liquida del XXI secolo, è una partita che l’archivistica deve necessariamente affrontare, e trarne vantaggi senza però denaturarsi. L’archivistica, come suggerisce Federico Valacchi, in questo caso si fa pubblica, assume un ruolo politico “in termini di consapevolezza diffusa e identità potenzialmente orientate a creare, nel rispetto delle diversità, possibile coesione sociale, condivisione di valori fondanti e non negoziabili”. Questa disciplina non ha semplicemente il compito di rappresentare e riordinare documenti, ma soprattutto quello di valorizzarli, presentarli e raccontarli, renderli “vivi”.
È in questo momento che la professione dell’archivista deve necessariamente avvalersi del supporto di informatici ma soprattutto di storici, nell’ottica del complicato rapporto tra storia e memoria su un piano in questo caso pubblico e istituzionale. Dagli anni Ottanta lo sguardo si è allargato, soprattutto in Europa e Stati Uniti, dalla tradizionale concezione della natura dell’archivio a una visione più fluida, che potesse riflettere le diversità e le contraddizioni presenti all’interno della società. Gilliand a tal proposito fa riferimento al cosiddetto “archival multiverse”, una nuova modalità di vedere gli archivi che “ha trasformato il modo in cui le memorie collettive sono state curate, ricatturando voci soppresse e dimenticate, rimodellando la nostra visione di cosa sono gli archivi e di come funzionino, e sfidando vecchi assunti sul ruolo dei professionisti della mediazione e nella condivisione del patrimonio comune”. A ciò si accosta sicuramente, per quanto la definizione non sia chiarissima e concorde nella discussione archivistica, il concetto di archivio partecipativo, quindi la presenza di nuovi soggetti produttori e di membri di comunità che contribuiscono a integrare il patrimonio archivistico con documentazione riguardo le proprie esperienze e relazioni.
Di conseguenza si aprono nuove strade e percorsi come quello della Public History, pubblica piazza inclusiva in cui ha luogo “un dialogo autentico, in cui fonti diverse e diversi principi d’autorità hanno pretese specifiche e distinte, che possono competere, essere comparate, valutate e assunte attraverso i significativi incontri che le occasioni della Public History possono sostenere e incoraggiare”. A questa via si aggiunge quella dell’Historytelling, che comprende anche la ricerca di nuovi linguaggi e nuove metodologie di raccontare la storia. La vera sfida diventa quindi raggiungere pubblici sempre più lontani dall’ambiente accademico pur mantenendo il rigore e la scientificità delle discipline della ricerca storica e archivistica. Allargando lo sguardo al versante web e digitale si può prendere in prestito la definizione di Digital Historytelling, coniata da Lorenzo Bertuccelli, che fa riferimento alla “history come concetto di studio per la valorizzazione della Storia del passato e – telling, in riferimento all’approccio del narrare come tecnica ormai diffusa nei grandi portali web della cultura”.
Il Polo del '900 e la sua identità, da archivio a hub culturale
Nato nel 2016 grazie alla volontà della Città di Torino, della Regione Piemonte e della Fondazione Compagnia San Paolo, il Polo del ‘900 raggruppa 22 associazioni, istituzioni e archivi prevalentemente a carattere territoriale che condividono alcuni tratti di fondo riconducibili all’interesse e alla valorizzazione della storia culturale, della storia politica e della memoria storica del Novecento.
Più precisamente l’idea di un “polo” affonda le sue radici negli anni Ottanta, in una Torino che vede sempre più tramontare il suo carattere fortemente operaio ma che allo stesso tempo vuole conservarne la memoria, i documenti e le testimonianze.
Il Polo sviluppa la sua identità e la sua offerta intorno ad alcuni punti cardine, sintetizzabili in: conservazione, digitalizzazione e accesso integrato degli archivi e delle biblioteche; acquisizione di biblioteche, fondi, collezioni di rilievo; valorizzazione culturale architettonica dei palazzi; gestione degli spazi pubblici e comuni; coordinamento e gestione di funzioni integrate quali l’attività di comunicazione, promozione e fundraising; ideazione, progettazione, organizzazione e coordinamento di iniziative integrate, messe in opera anche dai partecipanti.
Il Polo ha tra i suoi principali scopi quello di gestire, valorizzare e promuovere il patrimonio documentale e archivistico che possiede, offrendo all’utenza e alla cittadinanza una serie di servizi gratuiti e pubblici. In quest’ottica porta avanti, oltre a quella bibliotecaria e archivistica, attività che tra il 2016 e il 2019 hanno coinvolto più di 150.000 persone, tra organizzatori, relatori e partecipanti.
Un elemento che caratterizza il Polo è la considerazione e l’apertura che dimostra nei confronti del pubblico e della cittadinanza, in particolare giovanile (under35), soprattutto per via delle varie collaborazioni con l’Università degli Studi di Torino e per l’integrazione delle risorse documentarie del Polo all’interno del Catalogo bibliotecario di Ateneo. In questo senso si può introdurre il concetto di cultura partecipativa, quindi una cultura nella quale “i fan e altri consumatori sono invitati a partecipare attivamente alla creazione e alla circolazione di nuovi contenuti”, secondo la definizione di Henry Jenkins. In diversi contesti il pubblico digitale non rimane un semplice consumer ma diventa prosumer, produttore e consumatore di conoscenza allo stesso tempo, quindi elemento attivo nella co-costruzione dei contenuti. La partecipazione diventa aperta, gli spazi (reali e virtuali) condivisi e condivisibili, con ampi margini di discussione e di scambio, compartecipazione di utenti e produttori impegnati al raggiungimento di un interesse comune, che nel caso del Polo corrisponde “al perseguimento del benessere collettivo e del progresso sociale attraverso la cultura”.
Per raggiungere questo scopo il Polo presta particolarmente attenzione all’Audience Engagement e all’Audience Development. Con la prima espressione ci si riferisce alla ricerca dell’interazione e della partecipazione attiva, alla discussione di tematiche tra il pubblico culturale e l’ente (o tra il pubblico e il pubblico stesso all’interno degli spazi dell’ente), quindi al necessario mantenimento di un alto livello di attenzione. In questo caso si va alla ricerca di contenuti e strategie comunicative che possano coinvolgere il pubblico in modo da suscitare dibattito e feedback positivi; si fidelizza l’utente e si comincia a edificare una comunità stabile sulla quale e mediante la quale definire i propri progetti e percorsi. L’Audience Development è invece il “processo strategico e dinamico di allargamento e diversificazione del pubblico e di miglioramento delle condizioni complessive di fruizione”. Gli obiettivi di fondo che orientano le organizzazioni culturali nella definizione di strategie di Audience Development sono l’ampliamento del pubblico, la sua diversificazione e l’ampliamento della relazione. Dunque si tratta di massimizzare il numero di persone che rappresentano il pubblico attuale, attrarre profili diversi di utenza rivolgendosi a pubblici potenziali e migliorare le condizioni di esperienza e i servizi per il mantenimento dei pubblici già coinvolti. In tal modo si può stimolare il potenziale e l’intelligenza collettiva del pubblico in un’ottica di partecipazione, confronto, ideazione e programmazione condivisa con l’ente o l’istituzione stessa.
Questo percorso, a livello concettuale, si interseca con quello tracciato dalla Public History, quindi con l’avvicinamento della comunità e del pubblico alla storia, generando nuovi linguaggi, nuove forme di espressione, nuovi contenuti. I continui riferimenti al presente, alle tematiche quotidiane e attuali, permettono al Polo una maggiore apertura verso pubblici emergenti ed eterogenei che possono accostarsi a un ampio patrimonio documentario e informativo. Spiega il direttore Alessandro Bollo:
Il mandato del Polo era quello di partire da questo ruolo di ricerca per produrre delle elaborazioni progettuali che fossero in linea con un pubblico presente, e che quindi la storia potesse anche diventare un espositivo interessante di interpretazione e comprensione dell’oggi. Il claim del Polo, ‘la storia apre le porte al futuro’, intende il futuro nell’accezione in cui la storia può diventare la conoscenza delle radici, dinamiche e aspetti del ‘900 anche utili nella comprensione dell’oggi. Il futuro vuol anche dire utilizzo di linguaggi e di strumenti più contemporanei, più innovativi, per intercettare e coinvolgere anche pubblici più ampi.
Il Polo si presenta alla comunità digitale attraverso il suo sito internet ufficiale www.polodel900.it con una Homepage che presenta news, comunicazioni, una serie di video, un’agenda con tutti gli eventi organizzati e una sezione per accedere a 9centRo, con un’anteprima che recita:
In un’era di profonda trasformazione tecnologica e di grandi rivolgimenti economici e sociali, concentrarsi sulla memoria del ‘900 e sugli strumenti digitali che consentono di preservarla e divulgarla significa contribuire collettivamente a ristabilire il primato della verità e della conoscenza, del pensiero razionale, documentato e argomentato, rispetto a ogni fenomeno di post-verità e mistificazione storica, perché il nostro futuro non si costruisca dell’oblio del passato.
Nello storytelling in questo caso vengono richiamati elementi caratteristici e fondanti del Polo come la memoria, la divulgazione, il contributo collettivo e l’ambiente digitale.
9centRo: strategie di fruizione e comunicazione del documento nell'epoca digitale
La piattaforma 9centRo assume fondamentale rilevanza all’interno del Polo e rappresenta il cuore pulsante di tutto il progetto, nato in occasione di una serie di tavoli di lavoro, organizzati tra il 2014 e il 2015 come precedentemente illustrato. Da un report del 2011, risultato di un questionario inviato agli istituti che più mantengono e conservano patrimonio culturale, librario e archivistico, emerge l’eccessiva varietà degli strumenti di catalogazione e gestione archivistica e bibliotecaria. Infatti “lo scopo di 9centRo prevedeva la standardizzazione, quindi l’utilizzo di un’unica modalità di catalogazione, archiviazione e pubblicazione sicura, stabile e non obsoleta. Bisognava individuare un software che gestisse le descrizioni esistenti, che mettesse gli archivisti in condizioni di lavorare secondo gli standard, open source, e permettesse l’interoperabilità, quindi interrogare e scambiare dati con altre base dati”. Dal punto di vista tecnico il portale si basa su Collective Access, un software rilasciato con licenza GNU GPLv3, adottato dalla Direzione promozione della cultura della Regione Piemonte, convenzionato con la Direzione generale degli archivi del Ministero per i Beni e le attività culturali e supportato da una forte community internazionale. L’archivio digitale è stato poi sviluppato e curato da Promemoria, azienda torinese specializzata in materia.
9centRo in questo senso punta alla digital preservation del patrimonio archivistico, compiendo un’imponente operazione di migrazione: “Il problema dell’inventariazione e della catalogazione archivistica richiede di strutturare in più livelli la descrizione archivistica, per cui Collective Access è stato personalizzato e strutturato per poter accogliere i paletti necessari per poter lavorare, quindi gli standard nazionali e internazionali per oggetti e audiovisivi e standard internazionali per quanto riguarda i documenti cartacei. Ogni tipologia documentaria viene descritta in un determinato tracciato e Collective Access permette di lavorare in un unico ambiente”.
La prima sfida che 9centRo ha dovuto affrontare è stata quella di presentare fondi e archivi del tutto eterogenei all’interno di un unico sistema; in questo senso alcuni dati sono stati bonificati o corretti.
“Il nuovo hub del Polo del ‘900” si presenta così, con un’interfaccia dinamica che riprende il brand e il linguaggio utilizzato dal Polo. 9centRo ha ricreato un unico ambiente dove si può ritrovare una strutturazione archivistica, restituendo un fondo dal punto di vista culturale, oltre che strutturale, e presentando il prodotto e il soggetto produttore che conserva i documenti. Una delle possibilità offerta all’utente è quella della ricerca per parola chiave, che permette di muoversi all’interno del sistema digitando ciò che si sta cercando. Cliccando sulle parole evidenziate (“Protagonisti”, “Inventari”, “Fondi”, “Collezioni”, “Naviga”) si viene rimandati attraverso dei link a delle “pagine-contenitori”, che raccolgono i vari documenti suddivisi in base a soggetti produttori, inventari, fondi e collezioni presenti nell’archivio digitale. Oltre alla sezione “Info e contatti” è presente anche la pagina “Archivi”, che permette di ricercare e selezionare uno dei 900 fondi archivistici per visualizzarne alcune informazioni all’interno di una scheda dettagliata (si veda l’esempio nella Figura 2).
In questo primo momento vengono mostrate all’utente informazioni utili come gli estremi cronologici della documentazione archivistica, la tipologia di fondo e una sua breve descrizione, il soggetto produttore, la relativa storia archivistica, la modalità di accesso e le relazioni presenti con soggetti. Cliccando su “Consulta la scheda su Polo del ‘900” si viene rimandati al relativo indirizzo che permette di visualizzare tutta la struttura dell’archivio che lo contiene.
La sezione “Enti” mostra i 15 enti che hanno partecipato al progetto di digitalizzazione archivistica e consente all’utente di esplorare i fondi appartenenti a ognuno di questi e di accedere ai relativi siti web. “Protagonisti” invece offre una doppia possibilità di ricerca per persone e istituzioni presenti nell’archivio del Polo (selezionando “Enti” o “Persone”), oltre che fornirne la visualizzazione completa in ordine alfabetico.
In questa maniera è possibile visualizzare e filtrare i risultati (per data, per fondi presenti in archivio, in biblioteca, o in entrambi) per poi accedere alle singole unità archivistiche con tutti dettagli del caso (tipologia, segnatura archivistica, data, consistenza, contenuto, relazioni). Le descrizioni archivistiche hanno lo scopo di aiutare gli utenti nella loro ricerca e offrire un’interazione positiva. I metadati di qualità sono essenziali per il processo della ricerca anche se comunque, come sottolinea Alemu, “non c’è niente di oggettivo sui metadati: sono delle dichiarazioni, e queste sono soggettive in ciò che includono, ciò che omettono, dove disegna i suoi confini e nel termine che usa per descriverlo. […] In teoria, la creazione di metadati e il loro aumento (arricchimento) è un processo continuo e coinvolge autori, editori, fornitori, bibliotecari e utenti”.
La sezione “Collezioni” consente all’utente di navigare all’interno delle collezioni digitali del Polo del ‘900, che contengono più di 300.000 elementi tra foto, documenti, oggetti, stampe e video, ricercabili per parola, tipologia, istituti conservatori e soggetti produttori.
“Biblioteche” riporta alla pagina dell’OPAC SBA dell’Università degli Studi di Torino, che offre la possibilità di ricercare volumi e documenti posseduti dal Polo del ‘900.
La sezione più innovativa è infine “Storie e percorsi”, dove si trova un’applicazione dell’Historytelling che si dirama attraverso lo sviluppo di nove differenti percorsi tematici: “La Repubblica”, “Il Lavoro”, “Liberazione”, “Le Donne”, “Memoria”, “Sessantotto”, “La valigia di Dora”, “Camilla e Sandra Pallavicino: storia di due sorelle partigiane” e “Giorno del ricordo”. Selezionandone uno si può seguire un tour che porta l’utente a conoscere e a confrontarsi con documenti scelti, talvolta fotografie, video o testi scritti; ogni fonte è accompagnata da una descrizione che segue un ben delineato percorso narrativo, all’interno del quale l’utente può muoversi attraverso i quattro indicatori in basso a sinistra, che permettono di visualizzare i vari documenti. Cliccando su ogni immagine si può trovare il suo titolo e si può conoscere il fondo archivistico da cui proviene. Alla fine di ogni percorso vengono segnalati agli utenti altri dodici documenti (perlopiù fotografici) di una certa importanza tra gli elementi che appartengono allo stesso Archivio. Attraverso l’operazione di Historytelling è possibile infatti raccontare ciò che l’archivio, la collezione, l’insieme di documenti o il fondo rappresentano, quindi il suo valore all’interno della storia e della memoria e per l’archivio o l’istituzione stessa di cui è parte.
Le prime migrazioni sono avvenute nell’estate 2015, e da quel momento gli archivisti del Polo continuano quotidianamente a lavorare al progetto. È una strada tracciata da zero, un percorso in continua progressione, in quanto 9centRo è un hub e quindi si apre a base dati esterne oltre a quelle interne, con nuovi soggetti che richiedono sempre di essere inclusi all’interno del progetto. Con l’articolazione dei vari percorsi si riesce a raggiungere un pubblico più ampio, che va dal curioso spettatore allo studente, dall’universitario al ricercatore. In quest’ottica viene conferita l’autorevolezza, la tracciabilità e l’autenticità al contenuto, perché ogni singola scheda rimanda alla struttura documentaria dell’istituto conservatore, quindi al fondo culturale all’interno del quale è collocato il materiale. A un livello successivo si ritrova la descrizione del fondo, quindi uno Storytelling, dove si passa da dati molto tecnici e freddi, come gli elenchi di consistenza o inventari, a un linguaggio naturale descrittivo che possa essere compreso anche dai non specialisti. Questo linguaggio deve dunque interessare e attirare l’attenzione dei più, sia sulla scheda fondo sia sulla scheda soggetto produttore, in modo che ogni visitatore possa sapere cosa contiene un fondo archivistico e chi era la persona o l’ente che l’ha prodotto.
9centRo è stato inoltre coinvolto all’interno di altri progetti di didattica, come ad esempio “Migrant Voices,” con la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano, una ricerca storica sulle migrazioni che è partita da 9centRo con il supporto degli archivisti, coniugata sulle storie di ieri e su quelle di oggi. Per quanto riguarda le prospettive future, si stanno delineando all’interno del Polo diversi scenari, come afferma Bollo:
Sarà interessante capire come 9centRo possa diventare il motore in grado di nutrire progettualità e nuovi fabbisogni; il tema delle istituzioni culturali come editori digitali sarà molto interessante da seguire per le sue evoluzioni, quindi il proliferare di podcast, contenuti video. L’altro tema è trovare delle modalità di narrazione dei patrimoni che possano essere appetibili anche per un pubblico più ampio, quindi può intervenire l’Intelligenza Artificiale, un chatbot che in futuro potrà fare dei servizi di reference molto forti o un’AI che lavora su una sorta di storytelling generativo.
Per una valutazione conclusiva
9centRo è un progetto interessante in quanto si avvale di un patrimonio archivistico e documentario quantitativamente e qualitativamente variegato, espressione di diversi ambiti culturali, politici e sociali che costituiscono nel loro insieme la complessa storia del ‘900. Il progetto sfrutta delle tecnologie potenti ma allo stesso tempo presenta dei limiti, il più rilevante dei quali riguarda la possibilità di ricerca, che avviene esclusivamente mediante parola-chiave. L’utente infatti può cercare qualsiasi parola ma, attraverso il matching, trova tutti i risultati che la contengono; ad esempio, cercando una parola come “lavoro”, si viene travolti da una enorme quantità di risultati che non hanno un loro ranking interno e che quindi non vengono presentati secondo un ordine ben preciso e logico.
Dall’altro lato, la prospettiva brevemente presentata in questo contributo può ulteriormente essere sviluppata in modo da fornire al lettore ancora più percorsi esplorativi e contenuti. Il Polo, e più in particolare 9centRo, è un ambiente che va alla continua ricerca dell’interazione e del feedback da parte dell’utenza, specialistica e non, perché è all’utenza che si rivolge; essendo un progetto con significativi elementi di novità ha ampi margini di miglioramento e le intenzioni dei responsabili puntano verso una direzione che considera quotidianamente le criticità del sistema e si impegna per superarle. 9centRo può inoltre contare su un’istituzione territoriale molto attiva: il Polo sta cercando di dialogare in modo continuo ed efficace con la cittadinanza ed è un luogo pubblico che offre molti servizi. Grazie anche a questa presenza 9centRo si può definitivamente collocare tra i più interessanti ambienti di elaborazione e rappresentazione digitale del patrimonio storico-culturale novecentesco in Italia.