Un tirocinio in biblioteca durante la pandemia
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A partire dal ciclo 2018/2020, la Scuola Vaticana di Biblioteconomia si è fatta biennale, comprendendo, al secondo anno, un tirocinio di 300 ore in una biblioteca prescelta dall’allievo/a. Quest’ultimo aspetto ha fatto sì che, oltre alle biblioteche più vicine alla Biblioteca Vaticana geograficamente e per tipologia, già convenzionate, la possibilità di scelta si sia aperta anche a istituti con caratteristiche più varie, dalla biblioteca per bambini a quella universitaria. In tal senso, il tirocinio SVB costituisce già di per sé una novità per gli enti ospitanti che per la prima volta devono programmare l’inserimento dei tirocinanti già specializzati di un corso post lauream. Ma non è stata certo questa la difficoltà più grande che abbia incontrato chi ha dovuto svolgere il tirocinio tra 2020 e 2021. La partenza stessa del progetto, e perfino i primi contatti, non sono stati affatto scontati.
Il progetto di tirocinio
Le tutor dell’ente ospitante per la scrivente sono state Carla Basagni, bibliotecaria responsabile della Biblioteca degli Uffizi, e Laura Donati, curatrice delle stampe del GDS.
Obiettivi del tirocinio:
- coniugare le conoscenze teoriche con l’esperienza pratica, con particolare attenzione al rapporto col pubblico utente specializzato, osservando e collaborando ai servizi e alla gestione tipici delle biblioteche specialistiche (di piccole dimensioni ma con mission specifiche);
- acquisire maggiori conoscenze sulle stampe calcografiche e le modalità di conservazione, reference e fruizione a loro connesse.
Attività principali:
- partecipazione al progetto di conversione retrospettiva dell’inventario manoscritto delle stampe, opera di Pasquale Nerino Ferri (Fermo, 1851 - Firenze, 1917), al fine di renderlo disponibile online al pubblico: trascrizione delle schede cartacee o dei volumi (da originale e/o da scansione) su file Excel, verifiche bibliografiche;
- assistenza al pubblico nella Sala studio del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe. Questo ultimo punto è stato piuttosto ridimensionato, a causa della chiusura degli istituti e della riduzione nel numero di ingressi ammessi al momento della riapertura del solo GDS, con tre utenti al massimo per giorno (la mattina); si è cercato comunque di mantenere la finalità prefissata. A tal proposito non si può non menzionare come l’inserimento nelle attività a carattere prettamente biblioteconomico abbia dovuto prevedere flessibilità, per tener conto del distanziamento sociale attualmente necessario. È stato infatti introdotto anche un altro tipo di attività, da poter svolgere presso gli scaffali dei volumi cosiddetti “Duplicati”, che ha occupato un buon numero di ore. I provvedimenti dovuti alla pandemia comprendevano, inoltre, il collocamento del personale in servizio in modalità di “lavoro agile” per vari giorni di ciascuna settimana, cosa che ha reso fondamentale la disponibilità della dott.ssa Paola Borghi, catalogatrice e assistente presso la BDU e il GDS.
Le restrizioni dovute al Coronavirus hanno limitato la quantità di interazioni con gli studiosi e, quindi, la possibilità di osservare una maggiore varietà di esemplari di stampe calcografiche, comunque il focus dell’attenzione è rimasto sulle esigenze degli utenti in questo ambito specialistico. Anzi, si può dire che in alcuni casi è stata sfruttata l’assenza del pubblico per esaminare meglio la Sala studio nei suoi armadi e nei suoi apparati, le risorse informative messe sempre a disposizione.
Il lavoro sulla sezione “Duplicati”
I volumi denominati “Duplicati” occupano gli scaffali che fino a pochi anni fa ospitavano gli apparati della Sala studio, su tre lati, a circondare i grandi tavoli adibiti alla consultazione, oggi impiegati per usi di ufficio e per l’esame interno degli esemplari. Per le monografie e i periodici, raggruppati indistintamente, sono predisposti file Excel, da sfruttare per il controllo della sezione in assenza di inserimento in OPAC. La raccolta si è accumulata nel tempo dando ricetto a pubblicazioni abbastanza eterogenee per epoca e stato di conservazione, pervenute, in genere, per dono (talvolta con note autografe di un certo interesse). Durante il tirocinio, sono state svolte attività di riordino e revisione su circa 4.000 volumi, spostamento delle doppie copie non inventariate (i volumi rimossi sono stati consegnati presso la BDU, ai fini dell’uso per scambio o cessione, per un totale di circa 50 pezzi, con notevole ottimizzazione degli spazi), con una relazione conoscitiva per mantenere memoria a beneficio di futuri tirocinanti/impiegati.
I cataloghi e gli inventari di Pasquale Nerino Ferri
In un’epoca, la fine dell’Ottocento, in cui era da poco nata la coscienza della specificità delle opere grafiche, dalla familiarità acquisita con gli aspetti concreti dei materiali posti sotto la sua custodia il Ferri derivò un atteggiamento teso alla prevenzione e all’organizzazione, provvedendo a un’opera di sistemazione e di montaggio di pari passo con le sue indagini conoscitive. L’inventario dei fondi grafici degli Uffizi, mai compilato prima, che Ferri percepì come condizione prioritaria e determinante alla consultabilità delle raccolte, determinò una conversione di queste ultime in uno strumento di diffusione culturale. Si doveva passare, dunque, da un collezionismo passivo al possesso di uno strumento di conoscenza particolareggiata del patrimonio, fondamentale per gli studi specialisti, che da esso vennero e sono tuttora notevolmente favoriti.
Per ogni singolo foglio posseduto si hanno dettagliate descrizioni manoscritte in un inventario di circa sessanta volumi, destinato all’uso interno dell’ufficio, oltre che in uno schedario che venne messo a disposizione del pubblico. Per quanto riguarda le schede sulle stampe, quindi, nel lavoro di riconversione oggi incontriamo, da un lato, le Stampe Sciolte e le Stampe in Volume, dall’altro la cosiddetta Numerazione Alta (che raggruppa i disegni e le stampe in un’unica serie, da 90.920 fino alle oltre 170.000 opere possedute oggi).
Ciascuna opera è così dotata di una carta d’identità che riporta soggetto, autore, misure in centimetri, rapporti con altre opere d’arte, tecnica di realizzazione, provenienza; per i disegni sono riportati anche la qualità della carta, la/le materia/e usate per l’esecuzione e il riferimento alle incisioni (o facsimili) e, successivamente, alle riproduzioni fotografiche. Ferri lavorò alle schede con la lucidità di un bibliotecario esperto, esponendo con chiarezza i criteri di compilazione e avendo la consapevolezza della necessità di un continuo aggiornamento. Sia il Ferri che i suoi successori (non solo sulle nuove schede, ma anche con note di mani diverse sulle stesse schede di Ferri, a testimonianza del loro uso continuo), non mancano di annotare i repertori e le monografie (spesso cataloghi di mostre) in cui figura l’opera trattata, con indicazione di volume e pagina, con riguardo soprattutto alla fondamentale serie di Bartsch.
Il lavoro del Ferri sfociò anche nella pubblicazione a stampa del catalogo dei disegni di architettura e in quello generale dei disegni, dotati di indici per una fruizione agevole e intuitiva, con la possibilità di accertare quali siano gli autori rappresentati nella collezione e quali e quante le opere di ognuno di essi; un servizio che, unico all’epoca, consentiva agli studiosi (storici, artisti...) di valutare già a distanza se le opere fossero utili per i propri campi di interesse e di ricerca. Queste e altre qualità dell’Inventario del Ferri saranno sicuramente potenziate dalla sua messa in linea, scopo finale del progetto Euploos. Le schedine, che in questa fase sono disponibili per i collaboratori in originale e in file jpg, costituiranno la base per il catalogo informatico del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi, una risorsa – già interrogabile in più modi per quanto riguarda i disegni – ricca di riferimenti e accessi e progressivamente ampliabile con diversi livelli di approfondimento e prospettive di ricerca, anche bibliografica.
Il lavoro di trascrizione sui file Excel, predisposto per i tirocinanti e per il personale in smart working, prevede un impegno su più fronti. Da un lato, infatti, è necessario indicare l’autore (che sia incisore, inventore o disegnatore) attraverso un nome “ufficiale”. Con questo fine, è prassi, per ogni caso, consultare diversi siti per conoscere la forma preferita dei nomi individuati nella schedina, che potrebbero qui avere una dizione antiquata o comunque non normalizzata, o per identificare meglio i nomi che risultano incerti a causa della grafia e della sintesi. Primo tra tutti i siti che offrono vocabolari controllati, si consulta il Catalogo degli Uffizi, in seconda istanza la pagina di ricerca di Euploos. Quando il nome non appare qui, gli altri punti di riferimento sono Calcografica, il sito LombardiaBeniCulturali alla sezione “stampe”, il British Museum alla sezione “Explore the Collection”, oppure il Dizionario biografico Treccani, IRIS, Wikipedia, VIAF. Le istruzioni per la compilazione delle varie colonne, predisposte dalla Curatrice, comprendono anche indicazioni su come inserire gli anonimi in maniera omogenea. Talvolta Ferri indica anche le iniziali-monogramma. È importante verificare sempre che l’artista sia stato già precedentemente inserito, per riportarlo nella medesima forma. In secondo luogo, anche per quanto riguarda i soggetti rappresentati, occorre procedere con una normalizzazione, per la quale il riferimento è il Soggettario ICCD. La compilazione può, inoltre, prevedere l’inserimento di numerose altre informazioni, tra le quali, soprattutto, rinvii a repertori o cataloghi, oppure, ad esempio, se si tratta di una stampa della quale è posseduto un altro esemplare, di uno stato particolare, e in quali condizioni di conservazione si trova. Come è ben intuibile, tutti questi dati potranno costituire punti d’accesso e corredo informativo nel catalogo online. Questo tipo di lavoro, per quanto il riempimento della tabella possa apparire talvolta ripetitivo, è un’occasione continua di apprendimento e anche di ricerca di accuratezza, poiché ogni riga del file è la base della schermata che verrà offerta online ai ricercatori.
Il servizio al pubblico
Tra le altre attività, oltre alla ricezione delle richieste (tramite apposito formulario), l’assistenza in Sala studio prevede la sorveglianza, sulla base del rispetto del regolamento, al fine della tutela del materiale (ad esempio, assicurandosi dell’uso dei guanti e del leggio, utile per distanziare l’utente dalle tavole, o degli appositi supporti inclinati per il materiale rilegato), indicazioni per la consultazione dell’archivio fotografico cartaceo in bianco e nero (dal semplice reference direzionale alle indagini condivise) e della fototeca digitale. Le domande più comuni, in genere, riguardano i monogrammi e le sigle degli incisori, i timbri ecc., da ricercare nei repertori (una lista esemplificativa delle opere di consultazione è stata elaborata durante il tirocinio, come testimonianza delle opere effettivamente richieste durante l’esperienza al pubblico e trovate sulle schede dell’Inventario e, al contempo, sintesi della dotazione caratterizzante).
Il personale specializzato nel restauro viene convocato per esigenze particolari, quali, ad esempio, il distacco del controfondo, lo studio dei vecchi montaggi, l’osservazione intensiva delle filigrane e, più in generale, dei supporti. Il tirocinio è anche un’occasione per riportare alcune note, emerse dall’osservazione, nonché dalle esperienze del personale di ruolo. Da più parti si segnala come, soprattutto in Italia, vi sia attualmente un declino nell’interesse per le stampe, rispetto a venti o trent’anni fa, cosa che, in ogni caso, non ha svuotato la sala dai suoi visitatori. Varie tipologie di utenti hanno approfittato con gioia della riapertura, anche parziale, della Sala studio, non solo per la possibilità di accesso a stampe e disegni, ma anche per la disponibilità degli strumenti di studio manoscritti e di repertori anche molto costosi. Senza dubbio, l’inclusione nel sito Euploos dell’inventario delle stampe, che andrà ad aggiungersi a quello dei disegni, sarà un gradito ausilio agli studiosi, specialmente in questo periodo così difficile per gli spostamenti internazionali, ma anche interni.
Ecco, dunque, alcuni aspetti positivi che sono emersi dalle improvvise restrizioni e dal distanziamento e isolamento domestico: da un lato una massiccia disponibilità di ore di lavoro da destinare al potenziamento di strumenti di mediazione che saranno alla base delle ricerche anche in tempi più ordinari; dall’altro, il mantenimento, con tutte le modalità consentite, dell’assistenza migliore possibile, garantita anche attraverso un rapporto personale di fiducia tra utenti, ricercatori, restauratori, assistenti, personale esperto in pensione ecc. Infine, la possibilità di fare il punto su sezioni di posseduto normalmente accantonate per privilegiare le attività al pubblico.