N.5 2021 - Biblioteche oggi | Luglio-Agosto 2021

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La biblioteca nella città. Storie, protagonisti e percorsi della Biblioteca Civica di Verona

Silvia Boldrini D'Argliano

silvia.boldrini@yahoo.it

 

Abstract

Recensione di Silvia Boldrini D' Argliano, La biblioteca nella città. Storie, protagonisti e percorsi della Biblioteca Civica di Verona, Verona, Biblioteca Civica, 2020, 126 p.

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Curatori dell’opera sono due bibliotecari della Biblioteca civica di Verona, Monica Ghidoni e Giovanni Piccirilli – quest’ultimo referente della sezione Veronensia, dedicata a Verona e al suo territorio – e Andrea Tenca, dottore di ricerca all’Università di Verona.

Il sottotitolo, Storie, protagonisti e percorsi della Biblioteca Civica di Verona, nel riassumere il perimetro entro cui si svolge la narrazione del libro ci indica anche la motivazione alla base della stesura di questo lavoro che, come spiega nell’introduzione il suo direttore Alberto Raise, 

vuole essere una guida per “[...] rendere partecipe la cittadinanza del patrimonio storico e culturale che la biblioteca civica di Verona rappresenta e raccoglie [...]” (p. 8). Il volume consta di 126 pagine ed è arricchito da 39 immagini, tutte provenienti dai fondi della Biblioteca stessa, che costituiscono un’interessante rassegna iconografica delle vicende storiche e del patrimonio della biblioteca veronese che, per attività e qualità del materiale conservato, è una delle più importanti biblioteche pubbliche del Veneto. 

Il libro, agile nel formato e nella lettura, è accompagnato da una ricca Bibliografia (p. 118-124) per chi vuole approfondire la storia di questo luogo di cultura che attraversa gli ultimi secoli della storia di Verona e che, nel corso del tempo, si è arricchita nelle collezioni grazie alla magnanimità di tanti benefattori innamorati della città e disponibili a condividere con la comunità le proprie collezioni librarie, permettendo quindi alla Biblioteca civica di diventare luogo di appartenenza e di cultura per tutti i cittadini veronesi. 

Lo studio si apre con una panoramica storica (Storia della Biblioteca Civica, p. 15-49) in cui si descrive l’evoluzione prima architettonica (p. 17-35) e poi libraria (p. 36-48) della Biblioteca. Come anticipato, nella prima parte del volume si descrive sinteticamente la struttura architettonica e la storia degli edifici che formano oggi la Biblioteca civica: Casa Sebastiani (p. 17-18), la Chiesa e il Collegio di San Sebastiano (p. 18-26), Palazzo Perini (p. 26-29) e Palazzo Nervi (p. 29-31). A causa di un bombardamento alleato avvenuto il 4 settembre 1945, il complesso architettonico ha subìto danneggiamenti importanti e gli anni dell’immediato dopoguerra sono stati dedicati al ripristino degli edifici e al recupero del materiale librario. L’opera di ricostruzione è stata complessa e lenta, anche per il costo complessivo dei lavori e l’attesa di eventuali risarcimenti statali per i danni di guerra ai beni culturali. L’inaugurazione della Biblioteca civica con il suo nuovo allestimento avviene il 14 maggio 1960. Negli anni successivi ci sono una serie di progetti di ampliamento degli spazi e un nuovo impulso viene dato dall’amministrazione comunale con l’approvazione, nel 1992, di un progetto di restauro complessivo che interessa l’intera area occupata dalla Biblioteca (12.700 mq circa) e che trova la sua realizzazione nel primo decennio del nuovo millennio. La Civica viene aperta, seppur parzialmente, nel 2008, quando termina la prima tranche dei lavori. Tre anni dopo, nel 2011, i lavori di restauro sono portati a compimento e la Biblioteca viene inaugurata. A questo progetto, che ha richiesto un importante impegno finanziario pari a circa 15 milioni di euro, è dedicato un paragrafo del libro (Il Restauro degli anni 2000, p. 31-33). Al progetto architettonico e conservativo della struttura antica, opera dell’architetto Ugo Camerino, si affianca il progetto biblioteconomico di Giovanni Solimine che immagina una biblioteca in progress, in cui le soluzioni d’arredo e quelle biblioteconomiche stricto sensu siano sottoposte a revisioni continue, “[...] in grado di rispondere a ogni mutamento nelle esigenze della cittadinanza. [...] (p. 31). Il risultato finale, frutto della sinergia tra progettualità architettonica e biblioteconomica, è quello di un nuovo modello di biblioteca, moderna in un organismo antico, in grado di soddisfare le esigenze e le curiosità quotidiane di tutti. “[...] Grazie a tale visione, esplicitata con pari chiarezza anche nel progetto biblioteconomico di Solimine, quella che era esclusivamente una biblioteca di studio e consultazione, che attirava nelle proprie sale circa cento persone al giorno, si evolse in una biblioteca che alle funzioni di conservazione accostava le funzioni di una public library, una biblioteca pubblica di base, capace di accogliere ogni giorno oltre mille utenti [...]” (p. 33). Dopo la descrizione dell’evoluzione architettonica della Biblioteca Civica, gli autori passano ad un capitolo dedicato alla Breve storia delle collezioni (p. 36-49) in cui si analizzano, seppur nella sinteticità tipica del volume, le vocazioni tematiche che costituiscono il suo patrimonio librario. Come spiegano gli autori, il percorso scelto per illustrare la Biblioteca è quello delle donazioni, che si sono susseguite dall’istituzione della biblioteca nel 1792 fino a oggi. Dal 1803, con il Decreto prefettizio del 4 luglio, inoltre, la Biblioteca accoglie una copia delle opere uscite dai torchi del territorio municipale: ciò ha permesso di arricchire le collezioni di testi antichi, edizioni rare, libri preziosi. Le donazioni private e pubbliche di intere raccolte librarie continuano incessantemente per tutto l’Ottocento, arricchendo i fondi della biblioteca non solo quantitativamente ma anche qualitativamente. I fondi bibliotecari, pertanto, costituiscono un corpus variegato che tocca praticamente tutti i settori dello scibile. Ed è proprio per evidenziare concretamente tale ampiezza e ricchezza culturale che gli autori di questo studio hanno pensato di descrivere due grandi gruppi di raccolte, legate l’una alle discipline letterarie e artistiche e l’altra a quelle scientifiche (Letteratura, arte e scienza: i fondi e la costituzione del patrimonio documentario, p. 51-90). Senza entrare nel dettaglio descrittivo, per il quale si rimanda alla lettura del volume, preme sottolineare come entrambe le tipologie di fondi siano molto importanti e significative perché queste collezioni librarie testimoniano non solo la tradizione erudita tipica della città scaligera, ma anche della letteratura e della scienza dei secoli che li precedettero. A questi collezionisti e benefattori va quindi “[...] riconosciuto l’indiscutibile merito di aver consegnato alla Biblioteca pubblica opere di fondamentale valore culturale e con ciò di averne fatto un patrimonio di tutti. [...]” (p. 55). 

Non va inoltre dimenticato che la Biblioteca civica di Verona ha ricevuto per diversi decenni le pubblicazioni che le case editrici dovevano depositare secondo la propria sede tipografica in osservanza della legge sul deposito legale. In virtù di questo obbligo la casa editrice Arnoldo Mondadori, che fino a pochi anni fa aveva le proprie stamperie a Verona, ha depositato alla Biblioteca civica i propri titoli, arricchendone il patrimonio bibliotecario, compreso quello della letteratura avventurosa e fantascientifica. Un discorso simile riguarda l’editore Grafiche AZ, che ancora oggi deposita le sue pubblicazioni nella Biblioteca civica garantendo un costante aggiornamento della sezione ragazzi. 

Un capitolo specifico del libro è dedicato al Materiale di pregio (p. 91-109) in cui sono descritti e illustrati “[...] alcuni oggetti dal valore iconico, simbolico o pietre miliari sul cammino della storia culturale, della scrittura, della nostra città, della nostra biblioteca [...]” (p. 93). La rassegna si apre con la descrizione di due dei più antichi manoscritti presenti oggi in Biblioteca, i codici frammentari delle Omelie sul Vangelo di San Giovanni di Sant’Agostino (prima metà del sec. IX) e delle Institutiones di Giustiniano (secolo IX). 

Il libro prosegue con un breve capitolo intitolato Uno sguardo al futuro (p. 111-115), in cui si descrive la mission della Biblioteca civica di Verona, che deve coniugare la conservazione e la valorizzazione del patrimonio che possiede e la vocazione all’accessibilità tipica delle biblioteche di pubblica lettura. Accessibilità che si esplica attraverso la disposizione a scaffale aperto di gran parte del patrimonio librario moderno, percorsi didattici per le scuole, libri a grandi caratteri realizzati secondo criteri e parametri che aumentano la leggibilità del testo senza affaticare la vista, e una generale attenzione alla massima fruibilità dei luoghi e delle collezioni. 

“[...] Oggi la Biblioteca Civica di Verona si propone ai suoi visitatori con ambizioni e aspettative, ma anche con progettualità e iniziative culturali differenziate che sono proposte al pubblico nei suoi spazi completamente ristrutturati. Al suo interno convivono, come diverse parti di uno stesso organismo, una biblioteca di conservazione, una biblioteca di pubblica lettura, una biblioteca per bambini e ragazzi, una biblioteca dedicata a Verona e il suo territorio (Veronensia) e, infine, il Centro audiovisivi dedicato al cinema e alle arti affini” (p. 48). 

Una biblioteca, insomma, con uno sguardo rivolto al futuro ma che non dimentica le proprie origini e il proprio passato. Un legame che ben si esplica nella Protomoteca, a cui nel volume è dedicato un paragrafo specifico (p. 23-26) all’interno del capitolo sulla Chiesa di San Sebastiano e sul collegio dei Gesuiti (p.18-26). La galleria di busti raffiguranti le più importanti personalità della società scaligera è stata inaugurata ufficialmente nel 1870 e spostata completamente, in modo definitivo, negli spazi della biblioteca tra la fine del 1939 e l’inizio del 1940. “[...] La protomoteca oggi è utilizzata come sala espositiva nella quale, sotto lo sguardo dei veronesi illustri del passato, l’allestimento di mostre bibliografiche e percorsi didattici consente di far conoscere a un basto pubblico il patrimonio culturale della biblioteca civica. [...]” (p. 26).