Memorie di carta. Archivi, biblioteche, documenti, libri e lettori dal nord al sud d'Italia
silvia.boldrini@yahoo.it
Abstract
Recensione di Silvia Boldrini D' Argliano al libro curato da Simona Inserra, Memorie di carta. Archivi, biblioteche, documenti, libri e lettori dal nord al sud d'Italia, Milano, IAML Italia, 2019, 669 p.
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Il volume Memorie di carta. Archivi, biblioteche, documenti, libri e lettori dal nord al sud Italia è stato pubblicato nel maggio 2019 da Ledizioni. Il volume, curato da Simona Inserra, costituisce idealmente il seguito della pubblicazione di Per libri e scritture: contributi alla storia del libro e delle biblioteche nell’Italia meridionale tra il XVI e il XVIII secolo, curato anch’esso da Inserra e pubblicato nel 2018.
Simona Inserra è ricercatrice all’Università di Catania, dove insegna Biblioteconomia e Conservazione dei materiali archivistici e librari. I campi di interesse della studiosa, come si legge nella sezione dedicata a Gli Autori (p. 231-232), riguardano la catalogazione delle biblioteche d’autore, la descrizione degli incunaboli, la storia delle biblioteche, dei bibliotecari e della conservazione dei materiali librari.
Il volume è formato da otto contributi, di cui quattro scritti dalla stessa Inserra, ed è una pubblicazione tutta al femminile: Adriana Paolini, Valentina Sonzini, Francesca Aiello, Debora Maria Di Pietro, Silvia Tripiodi e Rosa Parlavecchia. Le autrici dei vari scritti sono ricercatrici e studiose i cui campi di interesse, attorno a cui ruota la loro attività nell’ambito universitario, sono la storia del libro, delle biblioteche e dell’editoria.
Il volume è costituito da 232 pagine, ed è corredato da una Bibliografia complessiva (p. 215-226) e da un Indice dei nomi di persona (p. 227- 229) che permettono un più agevole reperimento delle informazioni e delle notizie all’interno dei singoli scritti, soprattutto in caso di consultazione successiva a una prima lettura del volume. Ogni singolo saggio è corredato, comunque, dalle proprie note a piè di pagina contenente anche i singoli riferimenti bibliografici per una più immediata contezza degli argomenti trattati in fase di lettura del saggio.
Il primo degli studi qui raccolti è scritto da Adriana Paolini, docente a contratto di Codicologia all’Università di Trento, e si intitola Fenomenologia del frammento. Lacerti di una Bibbia atlantica nella Biblioteca civica di Riva del Garda (p. 13-35).
La Paolini articola il suo contributo in una serie di paragrafi che accompagnano il lettore alla scoperta della storia di otto frammenti provenienti da un codice di formato atlantico, databile ai primi decenni del XII secolo, che sono stati utilizzati come materiali di riuso sulle coperte di quattro volumi contenenti le opere di Alessandro Tartagni, stampati nel 1521 a Venezia. Le quattro cinquecentine contenenti le opere di Alessandro Tartagni sono conservate presso il Fondo antico della Biblioteca civica di Riva del Garda, oggetto dal 2017 di un lavoro di riordino e di valorizzazione ancora in corso, che sta portando alla luce un patrimonio librario di notevole importanza. Gli otto frammenti di questa Bibbia atlantica sono stati recuperati in seguito al restauro dei volumi contenenti opere di Alessandro Tartagni, avvenuto tra il 1992 e il 1993. Nel saggio si ripercorre brevemente la storia del Fondo antico della Biblioteca civica di Riva del Garda (p. 15-18) e si passa alla descrizione delle Bibbie atlantiche, riconoscibili grazie a una serie di caratteristiche materiali grafiche decorative e testuali (p. 18-20). A seguire vengono analizzati nello specifico gli otto frammenti (p. 20-22), analizzandone anche le caratteristiche scrittorie (p. 22-24). I paragrafi successivi raccontano la seconda parte della vita dei frammenti della Bibbia atlantica e cioè del loro utilizzo come materiale di protezione e di rinforzo delle coperte di quattro cinquecentine contenenti le opere di Tartagni (p. 24-28). Come si evince dal paragrafo dedicato alle conclusioni (p. 28-29), è verosimile che i frammenti abbiano fatto parte della legatura ab origine. Il saggio termina con un’appendice in cui vengono fornite le descrizioni dei singoli frammenti basate sulle regole di catalogazione dei manoscritti dell’ICCU e, in particolare, sui criteri di descrizione proposti da Elisabetta Caldelli nel suo lavoro I frammenti della Biblioteca Vallicelliana. Studio metodologico sulla catalogazione dei frammenti dei codici medievali e sul fenomeno del loro riuso (Roma, Istituto storico italiano per il Medio Evo, 2012).
Il saggio che segue ha come oggetto di approfondimento Le biblioteche circolanti liguri. Note per un approfondimento genovese (p. 37- 57). L’autrice della ricerca è Valentina Sonzini, docente a contratto di Storia del libro e dell’editoria all’Università di Genova, nonché membro della Commissione nazionale AIB Biblioteche speciali, archivi e biblioteche d’autore e componente del CER AIB Liguria. La studiosa affronta il tema delle biblioteche circolanti, che ebbero una notevole diffusione in tutta la penisola soprattutto nel periodo postunitario, basandosi sullo spoglio e sullo studio di alcuni numeri del periodico genovese “Il Monitore”, nato come supplemento del “Giornale delle Biblioteche”, testate entrambe fondate e dirette da Eugenio Bianchi. L’indagine di Sonzini è supportata anche dalla consultazione di alcuni stampati conservati all’interno della serie “Miscellanee liguri” della Biblioteca universitaria di Genova. La lettura di questi strumenti bibliografici, che copre l’arco cronologico 1869-1873, corrispondente rispettivamente all’anno di inizio e di chiusura delle pubblicazioni de “Il Monitore”, permette di ripercorrere la nascita e la costituzione delle biblioteche circolanti in territorio genovese. Il ritrovamento, almeno in un paio di casi, dei cataloghi bibliografici e degli elenchi dei donatori evidenziano gli sforzi condotti dagli intellettuali liguri, appartenenti alle classi più abbienti, per incrementare l’educazione popolare e un’attenzione all’enciclopedismo e a interessi didattici di formazione di base. L’indagine di Sonzini prosegue passando in rassegna le altre biblioteche circolanti genovesi dell’Ottocento (p. 51-52) e termina analizzando la biblioteca circolante di Sampierdarena, oggi uno dei più popolosi quartieri di Genova ma comune autonomo fino al 1926 (p. 52-57).
Francesca Aiello, Debora Maria Di Pietro e Silvia Tripodi sono giovani studiose, impegnate nel progetto “Incunaboli a Catania”, guidato da Marco Palma e Simona Inserra, autrici del saggio Luigi Taddeo della Marra e la sua raccolta di libri (p. 59-146). Le tre studiose hanno affrontato la trascrizione del catalogo dei libri appartenuti a Luigi Taddeo della Marra, segretario del vescovo catanese Giuseppe Benedetto Dusmet. Il catalogo è conservato all’ interno di un registro cartaceo, risalente ai primi del Novecento, custodito presso l’Archivio diocesano di Catania. A Di Pietro si deve la stesura della prima parte del contributo, con il profilo storico e biografico del benedettino della Marra (p. 59-63), mentre ad Aiello e a Tripodi si deve la trascrizione del catalogo (p. 63-146). Si tratta della trascrizione semi-facsimilare dell’elenco dei libri di Luigi Taddeo della Marra, formato da circa 2.700 voci, organizzato alfabeticamente per autore e con interventi di mani diverse relativi, presumibilmente, a momenti differenti. Il catalogo dei libri qui proposto rappresenta ciò che della Marra collezionò nel corso della sua vita e che in parte ereditò dai confratelli che seguirono il cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet fuori dal monastero di San Nicola l’Arena dal 1867, a seguito della soppressione degli ordini religiosi. Alla morte di della Marra, nel 1911, a seguito di una serie di passaggi ereditari il patrimonio fu smembrato e venduto. Parte di questa preziosa eredità oggi è conservata presso la Biblioteca universitaria di Catania e presso l’Archivio della Diocesi. Questa trascrizione è un’indagine preliminare e prodromica alla ricerca di corrispondenze tra il catalogo e quanto è custodito presso la Biblioteca universitaria di Catania e le altre collezioni librarie catanesi.
Strettamente legato al contributo precedente è lo studio di Simona Inserra, Uniti insieme bramiamo che in tutta la produzione non resti una virgola fuori posto. Su alcuni scambi tra Federico De Roberto e Luigi della Marra (1905) (p. 147-154). Il breve saggio trae spunto dallo studio di due lettere, di cui una inedita, conservate all’Archivio diocesano di Catania e che riguardano due figure di rilievo nel panorama culturale catanese a cavallo tra Otto e Novecento e che ruotano attorno alla biblioteca benedettina catanese: Federico de Roberto, bibliotecario della biblioteca benedettina quando essa è diventata civica, e Luigi della Marra, la cui personalità è stata delineata nel saggio precedente. Due epistole ricche di suggestioni che, sebbene in modo frammentario, permettono di seguire le tracce di alcune figure culturalmente importanti della città catanese a cavallo tra Otto e Novecento.
Con il quinto contributo, All’origine della Biblioteca Provinciale più antica d’Italia, a cura di Rosa Parlavecchia (p. 155-168) ci spostiamo a Salerno per indagare le prime fasi di formazione della Biblioteca provinciale, istituita formalmente nel 1843. Parlavecchia, autrice di studi relativi alla storia del libro e delle biblioteche in età moderna e contemporanea, in questo suo saggio espone i risultati della sua analisi di una parte di documentazione archivistica inedita conservata presso l’Archivio di Stato di Salerno. La studiosa si sofferma in questo saggio sull’analisi dell’inventario del primo nucleo di libri donati a favore dell’istituenda biblioteca da Francesco Cerenza, primo bibliotecario della Biblioteca provinciale e professore di filosofia e matematica al Real Liceo Tasso di Salerno. L’inventario è ordinato alfabeticamente per autore e, oltre a riportarne il nome, riporta il titolo dell’opera, luogo e anno di edizione, formato, numero di tomi in caso di opere divise in più volumi, eventuali illustrazioni. Dal momento che l’inventario si compone di 24 fogli, per un totale di circa 500 registrazioni bibliografiche corrispondenti a 2.150 volumi, l’autrice del saggio ha deciso di riportare le registrazioni delle cinquecentine, al fine di fare una comparazione con il catalogo edito a stampa delle cinquecentine della Biblioteca provinciale di Salerno per avere un quadro complessivo di quanto è sopravvissuto alle complesse vicissitudini che hanno coinvolto la Biblioteca provinciale nel corso dei decenni (p. 158-167).
Nel sesto contributo a cura di Simona Inserra (Accomodar, inquaternare, scrivere li libri: partiche di produzione, uso e consumo dei libri nel monastero benedettino di san Nicolò l’Arena di Catania tra 1666 e 1716 (p. 169-184) torniamo a Catania, al Monastero benedettino di san Nicolò l’Arena nel periodo 1666-1716. Si tratta di un cinquantennio importante, incorniciato da due gravi avvenimenti che piegano la città: una terrificante eruzione dell’Etna (1666) e un terremoto (1716). Il cinquantennio però si rivela molto ricco e vivace per la biblioteca e l’archivio del monastero. La lettura dei registri contabili dei Benedetti, annotati all’interno delle voci di spesa Libraria e cartolaria e Straordinario, fa emergere e ci fa meglio conoscere le attività svolte all’interno del monastero, prime tra tutte l’attività di manifattura di libri, di cui fino a oggi si sapeva ben poco, e delle figure di tipografi o librai che oggi sono ignote e che per le quali sono necessarie ricerche suppletive. Interessante per le questioni più prettamente biblioteconomiche, è il saggio Scrivere di biblioteche: la stampa periodica. La Sicilia: corriere delle Isole e Mezzogiorno (1911) (p.185-204). Simona Inserra concentra la sua attenzione sull’analisi di un’annata specifica del quotidiano catanese alla ricerca di articoli e segnalazioni riguardanti le biblioteche cittadine e non solo. La scelta del 1911 non è per niente casuale, ma deriva dal fatto che è un anno molto significativo per la città per una serie di vicende locali, tra cui merita di essere ricordato l’acquisto della Biblioteca di Mario Rapisardi, oggi confluita nelle Biblioteche riunite “Civica e Ursino Recupero”. Il saggio termina con le trascrizioni complete degli articoli del quotidiano suddividendolo nei due semestri gennaio-giugno (p. 187-193) e luglio-dicembre (p. 193- 204). L’ultimo contributo, sempre a cura di Simona Inserra, dal titolo Alcuni recenti progetti di descrizione degli incunaboli (p. 205-214) vuole essere una riflessione sulla descrizione degli incunaboli, con una breve disamina della più recente produzione catalografica, che lascia spazio anche ai cataloghi degli incunaboli di Siracusa (2015) e di Catania (2018) i cui lavori sono stati coordinati dalla stessa Inserra assieme a Marco Palma.