Storiografia delle biblioteche: genesi, stabilità e fratture di una tradizione di studi
Università Campus Bio-Medico di Roma s.fagiolo@unicampus.it
Abstract
Recensione di Sofia Fagiolo al libro di Enrico Pio Ardolino, Storiografia delle biblioteche: genesi, stabilità e fratture di una tradizione di studi, Pesaro, Metauro, 2020, 254 p.
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Negli ultimi anni si è assistito a un crescente interesse verso la storia delle biblioteche, non solo nel contesto italiano, ma anche in quello internazionale. In questo fermento si colloca il saggio proposto da Enrico Pio Ardolino, che va a inaugurare la nuova collana della casa editrice Metauro, “Il giardino dei lettori”, diretta da Alberto Petrucciani e dedicata alla storia delle biblioteche e ai suoi protagonisti. Il saggio nasce dalla rielaborazione della tesi di dottorato discussa da Ardolino nel 2017 presso La Sapienza Università di Roma. Il risultato è uno studio conciso e accurato che si snoda attraverso quattro capitoli, supportato da una solida bibliografia di riferimento. Come specificato nell’Introduzione, l’obiettivo è quello di indagare gli inizi e gli sviluppi della storiografia delle biblioteche “come specifica tradizione di studi, esaminando, cioè, la trama di autori e testi che ne hanno costituito l’ossatura principale”. Si tratta dunque di uno studio storiografico che analizza e inquadra all’interno di un’unica cornice le principali fonti di storia delle biblioteche, in un arco temporale che va dalle origini dell’Umanesimo fino al Settecento.
A Francesco Petrarca è dedicato il primo capitolo. Qui l’autore rivolge la sua attenzione al rapporto del poeta con i classici, soffermandosi in particolare su due scritti in cui è tratteggiato il tema della storia delle biblioteche. Il primo è la lettera Familiari III, 18, il più antico de bibliothecis fino ad oggi conosciuto (dopo le Etymologiae di Isidoro, VI, 3, 3-5), in cui Petrarca passa in rassegna i testi dell’antichità con un inedito approccio filologico. Il secondo è il De librorum copia (De Remediis, I.43), nel quale appare centrale per Petrarca la questione della salvaguardia e della tutela delle biblioteche. In questi due scritti Ardolino individua le origini del dibattito storiografico sulla storia delle biblioteche che si svilupperà durante l’Umanesimo e il Rinascimento.
Nel secondo capitolo, dedicato al Cinquecento, l’autore prende in esame gli scritti antiquari dedicati alle nuove scoperte archeologiche della Roma antica, come l’Opusculum di Francesco Albertini e l’A bibliothecis di Fulvio Orsini. Ardolino riconosce nella stagione antiquaria una fase decisiva per la storia delle biblioteche, individuando in questa tradizione di studi la base per il consolidamento di un canone vero e proprio. Nello stesso capitolo, l’autore passa dalla città eterna al cuore dell’Europa, indagando l’ambiente protestante tedesco, rappresentato da Johann Alexander Brassicanus e Conrad Gesner. Del primo è riportata la densa Prefatio dell’edizione del De vero iudicio et providentia Dei di Salviano del 1530, mentre del secondo è analizzata la dedicatoria della Bibliotheca Universalis del 1545. Dall’analisi di questi scritti, Ardolino mette in luce il problema della trasmissione dei testi e all’importanza della salvaguardia delle biblioteche discusso dagli autori.
Analizzando tutte queste fonti, l’autore evidenzia come l’attenzione riservata alle biblioteche abbia acquistato uno spazio sempre più importante nelle riflessioni degli eruditi vissuti nel corso del Cinquecento. Tuttavia, è solo con Giusto Lipsio che la storia delle biblioteche comincia a raggiungere una propria autonomia disciplinare. E il terzo capitolo si apre proprio con il De bibliothecis syntagma di Giusto Lipsio, pubblicata nel 1603, la prima opera dedicata esclusivamente alle raccolte antiche. Di questo scritto, che possiamo considerare come la pietra miliare della storia delle biblioteche, l’autore evidenzia i tratti più originali e innovativi, come le inedite descrizioni delle strutture architettoniche e degli arredi – dalle quali Gabriel Naudé attinse per la stesura dell’ottavo capitolo del suo Advis pour dresser une bibliothèque – nonché la delineazione di un modello di biblioteca moderna ideale, votata alla libertà di pensiero. L’opera di Lipsio inaugura così l’età dell’oro delle biblioteche, e nel corso del capitolo Ardolino ripercorre la progressiva evoluzione della storia della storiografia bibliotecaria lungo il XVII secolo, attraverso l’analisi dei maggiori testi della trattatistica seicentesca.
Il saggio si conclude con il secolo dei Lumi, con particolare riguardo all’enciclopedismo. L’autore infatti analizza le voci “library”, “books” e “bibliothèque” presenti nelle principali fonti enciclopediche dell’epoca. Degna di nota è l’analisi dei brani di Girolamo Tiraboschi sulla storia delle biblioteche, tratti dalla monumentale opera Storia della letteratura italiana, pubblicata tra il 1772 e il 1782. L’autore offre infatti un interessante spoglio dell’opera, evidenziando per ogni volume i singoli passi dedicati alla storia delle biblioteche.
Attraverso un excursus dei principali autori e dei loro scritti, Ardolino è riuscito a tracciare in maniera agile una chiara ed esaustiva panoramica delle origini e degli sviluppi della storia delle biblioteche, colmando così una lacuna importante all’interno degli studi dedicati alla disciplina. La particolare attenzione rivolta ai testi è l’elemento che più caratterizza quest’opera: infatti, oltre ai numerosi passi riportati nel corso dei capitoli, il volume raccoglie in appendice un’ampia antologia di testi degli autori trattati. La scelta di Ardolino di “dare ampia parola alle fonti”, come egli stesso afferma nell’Introduzione, costituisce senza dubbio uno dei pregi di questo libro.
Storiografia delle biblioteche si configura dunque come un lavoro di grande valore scientifico che non può mancare negli scaffali degli studiosi di storia delle biblioteche, ed è altresì un valido ausilio per i corsi universitari. L’autore ha inoltre il merito di utilizzare un linguaggio chiaro e scorrevole, portando il lettore non specialista a seguire con facilità l’itinerario della nascita e del consolidamento della storia delle biblioteche come disciplina scientifica. Ma il merito maggiore di questo studio è dato sicuramente dal fatto che esso apre una nuova pista per future ricerche, e auguro che l’autore possa accompagnarci nuovamente con ulteriori studi monografici su questo affascinante tema.