N.8 2021 - Biblioteche oggi | Novembre 2021

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Renata Gostoli, bibliotecaria innovatrice

Carla Ida Salviati

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Ricordo perfettamente la mattina in cui la incontrai per la prima volta di persona: di fama ne aveva già raccolta tanta, e non mi era ignota. Fu a Milano, nella redazione di “Sfoglialibro”, supplemento di questa stessa testata per la quale ora scrivo, dedicato alla biblioteca per ragazzi e, ovviamente, alle letture e alla cultura dell’infanzia. Nevicava della grossa, i portici di piazza della Repubblica erano scivolosissimi e a mala pena riconobbi nella foschia la casa di Dino Buzzati dove stava la sede dell’Editrice Bibliografica. Un tempo infernale, insomma, di quelli che non si dimenticano. Non essendo io bibliotecaria, conoscevo solo alcune persone del gruppo che già operava per il periodico: Antonella Agnoli che allora lavorava in Veneto e la direttrice del periodico stesso, “Mia” L’Abbate Widdman, una figura di spicco nel rinnovamento della biblioteca pubblica. Insomma, contavo di presentarmi al meglio: invece... 

Arrivai trafelata e mostruosamente bagnata. Mi vergognavo così tanto di incontrare in tale stato la redazione (della quale avrei poi fatto parte per tanti, fruttuosi e felici anni) che avevo persino meditato, nella tormenta, di fare dietro front e di rientrare con una scusa nella mia riviera. Ma ormai era fatta... Mentre mi profondevo in scuse imbarazzate, irruppe sulla scena Renata Gostoli, inzuppata persino più di me, con la criniera di riccioli neri tempestati di ghiaccioli: entrò con una risata travolgente. Qualunque parola sarebbe stata meno efficace per superare il mio imbarazzo: fu amore a prima vista.
Di lei, ora che se ne è andata in pieno Ferragosto, voglio ricordare prima di tutto il sorriso: un tratto del carattere che bene si attagliava alla sua personalità, alla sua professione di bibliotecaria-ragazzi e di insuperabile animatrice. È stata una delle prime in Italia a non avere remore nel mettere le “mani in pasta”, nell’esporsi sia davanti agli amministratori, che affrontava senza ipocrisia o piaggeria, sia nel lavoro quotidiano denso di impegno sociale. E certo ebbe a vivere le difficoltà che incontrano tutti i pionieri, spesso sottovalutati dai colleghi più tradizionalisti refrattari davanti ai cambiamenti che l’innovazione impone. Pionieri incompresi, talvolta, persino dagli utenti... 

Non si pensi che il mestiere di bibliotecario-ragazzi in quegli anni fosse esente da critiche e da battute di sufficienza. L’editoria infantile era considerata un settore di serie B, di conseguenza il mestiere di bibliotecario rivolto ai lettori più giovani appariva a molti un impiego di scarso impegno, che poteva svolgere chiunque, che non esigeva alta formazione e quest’ultima, in ogni caso, sembrava appartenere al mondo della psicopedagogia piuttosto che a quello delle competenze “nobili”, biblioteconomia e bibliografia, per dire... Roba per maestre in pensione, insomma, e per chi non nutriva ambizioni o possibilità di avanzamenti. 

Renata Gostoli era sempre in prima fila quando si trattava di valorizzare l’impegno di civiltà e di democrazia che sta alla base dell’idea stessa di biblioteca pubblica, spazio di cultura per tutti a cominciare dai cittadini più piccoli. Nel profilo dedicatole dalla rivista “Andersen”, Loredana Farina racconta un divertente episodio che descrive bene la personalità brillante, orgogliosa e generosa di Renata. Durante un incontro promosso dalla libreria di Roberto Denti con l’allora sindaco di Milano Carlo Tognoli, lei intervenne invocando da parte del Comune maggiore attenzione per le trascurate biblioteche pubbliche. Tognoli ribatté che a suo parere esistevano già esempi di ottimo funzionamento, e invitò la sua appassionata interlocutrice ad andare a visitare l’esemplare biblioteca di Baggio... della quale proprio la Gostoli dirigeva in quegli anni la sezione ragazzi. 

Ecco: per tutta la sua carriera, Renata è stata apostrofata come la “bibliotecaria di Baggio” – quartiere al tempo assai difficile – per il quale lei stava sperimentando, in particolare, la ludoteca. Credo sia stata una delle prime esperienze in Italia, molto tagliata sul modello francese, e in fondo destinata a limitato successo visto come poi si sono mosse le cose. Le biblioteche che aprirono tra gli anni Settanta e Ottanta avevano tutte uno spazio più o meno ampio dedicato al gioco e alcune di esse erano ideate in chiave intergenerazionale. Tuttavia, il pensiero dominante contrapponeva (e mi pare continui a farlo) lettura/cultura a gioco/divertimento, trascurando il ruolo fondamentale che la dimensione ludica riveste nella vita umana e in quella giovanile in particolare. Renata Gostoli, oltre a praticare con avanzata progettualità spazi ludici, ha anche riflettuto e scritto attorno all’argomento: su “Sfoglialibro” firmava una rubrica assai seguita che venne spalleggiata negli anni da pubblicazioni specifiche (esemplare quella per la ludoteca di Casa Piani a Imola) e da un’intensa attività di divulgazione attraverso la fortunata trasmissione televisiva L’albero azzurro, a seguito della quale uscì I giochi dell’albero azzurro (San Paolo, 1995) con illustrazioni di Giulia Orecchia. 

Ma l’attività della Gostoli non si è limitata allo stretto ambito professionale: non credo vada dimenticato il buon successo della collana di narrativa per ragazzi “La Biblioteca Illustrata” dell’Editrice Bibliografica dedicata proprio ai libri e alle tante avventure (reali o fantastiche) di cui i libri sono, o potrebbero essere, protagonisti. La serie ha ospitato i migliori autori italiani tra gli anni Ottanta e il Duemila: basterà citare Roberto Piumini, Mario Lodi (il suo Stella Azzurra è stato rieditato di recente in vista del prossimo centenario), Cristina Lastrego e Francesco Testa, Stefano Bordiglioni, Giusi Quarenghi... E non vanno trascurati – pur nell’elenco lacunosissimo – gli illustratori, da Cecco Mariniello a Emanuela Collini, da Chiara Carrer a Giovanni Caviezel. A tutti questi vanno aggiunte la stessa Renata Gostoli e una straniera importante, Margaret Mahy con un gioiello di mistero e ironia, La bibliotecaria rapita, disegnato nientemeno che da Quentin Blake. Come per altre collane di quegli anni, pure su “La Biblioteca Illustrata” è calato il silenzio. Invece (assieme ad altre, beninteso: ma non meno di altre) è stata anch’essa un vero laboratorio di figure e di scritture. E di letture, naturalmente. Grazie, Renata.