Bruno il bibliotecario
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“Bibliographic Novel” è la nuova serie di fumetti pubblicata da Editrice Bibliografica
Un’idea che non esiterei a definire particolarmente felice e propizia quella che ha mosso l’Editrice Bibliografica a pubblicare il suo primo “Bibliographic Novel”, il tassello d’esordio di una nuova collana che ha tutte le carte in regola per promettere prodotti editoriali originali e innovativi.
E non poteva essere che Bruno il bibliotecario a inaugurare questa singolare serie (Bruno il bibliotecario, Milano, Editrice Bibliografica, 2021).
Dopo essersi timidamente affacciato sui social con qualche vignetta di assaggio, il personaggio, nato dalla fantasia di Noemi Pederneschi e Marco Gasparini, è diventato una vera e propria star della comunità bibliotecaria. Un plauso generale, un successo in crescendo, con il pieno di like e centinaia di condivisioni: oltre 3.400 follower su Facebook, più di 800 su Instagram. Dopo questo straordinario debutto, per la gioia dei fan Bruno ha visto una prima edizione autoprodotta, andata a ruba dopo un fenomenale tam tam bibliotecario. Ed ecco ora l’attesa pubblicazione delle strisce del mitico felino da parte di Editrice Bibliografica, oltre 240, divenute vere e proprie piccole storie che raccontano un quotidiano dai risvolti umoristici, nel quale moltissimi bibliotecari possono, senza ombra di dubbio, riconoscere gli aspetti più involontariamente comici del proprio mestiere.
Bruno è un gatto, e sul binomio gatto-libro/gatto-biblioteca, si potrebbero davvero scrivere interi tomi.
Cinico, disincantato, serio, talvolta tetro, quanto basta per difendere pervicacemente il suo ruolo di paladino di una piccola biblioteca-fortezza di paese (con tanto di fossato e coccodrilli): Rocca Vibrissa, in perenne competizione con quella del paese vicino, Borgo Villano, dove lavora il suo alter-ego, l’antipatico e perfettino Oscar. Bruno si distingue per il suo inappuntabile papillon (ne ha un intero cassetto) e per due grandi occhi a palla che si spalancano o si socchiudono, con una mimica quasi impercettibile ma efficace, destinata a evidenziare le sue battute fulminanti. Disegnato quasi sempre a mezzo busto, dietro la diga del front-office, spicca per la sua flemma blasé. Suoi compagni di avventura altri due strampalati personaggi: Walter il topo e Giobbe il ragno.
Il primo, ingenuo e pieno di entusiasmo, svolge proprio lì il suo servizio civile ed è il vero braccio destro di Bruno. Un attendente in piena regola, sempre al suo fianco, con due lunghe e sottili orecchie pronte a rizzarsi o piegarsi, a sottolinearne gli stati d’animo. Il secondo è la singolare, ferocissima, mascotte della biblioteca, destinata a portare perenne scompiglio al front-office, ha quattro occhi subdoli e lo sguardo crudele. Un piccolo mostro, se non fosse per una parlata con la “s” strascicata che lo rende, a dir poco, simpaticissimo. Tutto intorno a loro ruota un microcosmo vario e stravagante di animali antropomorfi e di umani – rari – che ha il suo fulcro nel bancone della biblioteca. Al di là ci sono gli invisibili utenti, con le loro strambe richieste, racchiuse nelle nuvolette: la signora Fracassi, il professor De Panfionis, il signor Svarioni, il signor Stratalponi, la signora Bifidini... (Alzi la mano chi non ha mai avuto tra gli assidui frequentatori della propria biblioteca una “Fracassi”, appassionata lettrice che sforna biscotti). Per non parlare dei tre mitici vecchietti pensionati che stanziano in sala riviste: il Generale, Bartolo e Pierino, quest’ultimo con gli occhiali spessi e la lente che appicca involontari incendi. E poi Frate Gaudenzio che vive nello sgabuzzino e produce locandine miniate per le iniziative della biblioteca, nonché deliziose bevande distillate; la bionda Daisy che fa le pulizie in biblioteca (ricorda la dolce Piggy dei Muppets); Bill il cane; Rupert il serpente; Ermes, il nerd perennemente connesso, e il flemmatico Angelino De Pietris, l’archivista che esce dal suo antro polveroso per bere il prelibato mate del distributore automatico, altro formidabile punto d’incontro della biblioteca di Rocca Vibrissa.
Qua e là, nei dialoghi, spuntano libri dai titoli più improbabili: La coscienza di Zagor, La slitta rotta di Babbo natale, Storia delle scarpe da uomo dalla scoperta dei piedi a oggi, Così parlò Zampacorta, Diario di un pastore maremmano, La metamorfosi di cacca, La maledizione dei somari reincarnati, Lo scheletro del babau. Sotto il nostro sguardo divertito sfila la casistica più frequente di situazioni tipiche della biblioteca di pubblica lettura, soprattutto di quella piccola, dove il bibliotecario è un fantasmagorico factotum. Ed ecco l’impegno quotidiano per far alzare i numeri delle statistiche sui prestiti, le clownesche animazioni per far divertire i bambini che vengono in visita, la proverbiale pazienza nell’ascolto degli utenti più logorroici, il faticoso recupero dei libri in ritardo... e poi come non citare: “Buongiorno! Cerco un libro leggero, romantico, appassionante e che finisca bene...” e la risposta più ovvia, pensata e mai detta, “Il reparto fesserie è in fondo al corridoio a destra, vicino al bagno”? E poi i gruppi di lettura, le consegne a domicilio (con la catapulta), il sorriso “di plastica” indossato per fronteggiare le situazioni più scomode e tutta una variegata gamma di circostanze ad alto tasso di involontaria comicità. Le vignette, dai colori sgargianti, scorrono in successione sotto i nostri occhi come in un film. Uno storyboard originale con brevi sequenze che s’intersecano e s’intrecciano, impaginate in un formato rettangolare tipico dell’albo illustrato. Le figure, dapprima abbozzate a matita, con i contorni a pennarello, sono colorate a pastello in un’estrosa combinazione cromatica, enfatizzata dagli sfondi bianchi. Talvolta, in maniera velata, s’intravede Mantova: come non pensare alle sue magnifiche mura turrite, al suo castello, adombrati nella fortezza-biblioteca di Rocca Vibrissa? E neppure tanto velata, in fondo, dato che il Festivaletteratura fa capolino anche qui, tra le strisce, con le sue consuetudini e suoi riti mondani.
Ne esce dipinto un mondo buffo, incantato e incantevole, esilarante e ricco di sfumature, proprio come quello reale, popolato di personaggi che non esiterei a definire “archetipi” della varia umanità dell’universo bibliotecario. Negli spazi bianchi, tra una vignetta e l’altra, s’intuiscono passione, entusiasmo per il proprio lavoro e il desiderio di raccontarlo attraverso modi originali e inediti, con intelligente leggerezza. Come non pensare a quell’invisibile filo conduttore che negli ultimi anni ha visto nascere narrazioni della biblioteca curiose e insolite che hanno contribuito a svecchiarne l’immagine seriosa e paludata? Ma ora diciamo qualcosa di più dei simpatici genitori di Bruno.
Lei, Noemi Pederneschi, bibliotecaria precaria della bassa mantovana, fumettista autodidatta, è una “gattara” inveterata, e già da questo si capisce bene da dove nasce Bruno (esistito per davvero). Prima di dar vita al mitico gatto bibliotecario, Noemi ha pubblicato Amalia, gatti topi e altre audaci forme di vita (2016), sempre in forma autoprodotta, e Amalia 2. Il rimiao (2018). Marco Gasparini, suo compagno di vita, cura il progetto grafico e l’editing dei testi, ed è anche lui bibliotecario precario. Insieme formano un duo formidabile, dove le idee, discusse insieme, si concretizzano in un mix felice di disegno e testo. Un connubio azzeccato, destinato senza dubbio a regalarci altre straordinarie storie nelle quali poterci rispecchiare.