N.6 2022 - Biblioteche oggi | Settembre 2022

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Come costruire uno scaffale multilingue in biblioteca ragazzi

Alessia Bergamini

Biblioteca Civica Patrimonio; Studi di Cento; alessia.bergamini@studio.unibo.it

Abstract

Recensione di Alessia Bergamini al libro di Caterina Ramonda, Come costruire uno scaffale multilingue in biblioteca ragazzi, Milano, Editrice Bibliografica, 2022, 80 p.

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Caterina Ramonda rappresenta un’istituzione nel panorama della letteratura per ragazzi, e, tra le numerose pubblicazioni che portano la sua firma, possiamo citare La biblioteca per ragazzi, edito da Editrice Bibliografica nel 2013, oltre al recentissimo volume Come proporre la poesia ai bambini e ai ragazzi in biblioteca, uscito nel 2020 all’interno della collana “Library Toolbox”, la stessa di Come costruire uno scaffale multilingue in biblioteca ragazzi. L’attività dell’autrice non si esaurisce nella realizzazione di monografie, ma collabora anche con la rivista “Andersen”, scrive sul blog “Le letture di biblioragazzi” e ha curato alcuni webinar di formazione per MLOL (Media Library Online).

In quest’ultima pubblicazione, prima di tutto, è interessante notare come il testo non fornisca solamente strumenti e strategie per iniziare a costruire una sezione dedicata alle lingue all’interno di una biblioteca, ma si componga come vera e propria guida bibliografica dando interessanti indicazioni su case editrici, collane e progetti editoriali che trattano di intercultura e multilinguismo, oltre a segnalare titoli di volumi in lingua. A questi riferimenti, già molto ricchi, si affianca la bibliografia finale, opportunatamente suddivisa in differenti aree di interesse: documenti, per approfondire, libri bi-plurilingui e multilingui.

Nella premessa e nel primo capitolo La lingua e le lingue vengono chiariti alcuni concetti chiave del testo: la comprensione e il disvelamento di elementi quali lingua, bilinguismo, multilinguismo, plurilinguismo e intercultura diventano fondamentali per iniziare a lavorare in questo specifico settore, volendo evitare un approccio superficiale. In particolare, l’autrice dispiega il significato di lingua fino a far rientrare in questo termine tutti i tipi di comunicazione, partendo dai dialetti sino alla lingua dei segni, senza porre gerarchie di alcuna sorta tra i diversi sistemi linguistici.

Dopo aver posto le basi teoriche del discorso, con Quali lingue sullo scaffale si apre la parte pratica e attuativa del volume, dove la mappatura del territorio viene individuata come primo passo da operare, così da rispondere in primis alla propria comunità di riferimento, ma questo assunto, seppur importantissimo, sfuma i propri contorni man mano che la trattazione procede, infatti si assiste a una traslazione degli obiettivi: dalla volontà di andare incontro ai bisogni degli utenti, reali e potenziali, si passa all’intento più ampio di educare all’intercultura e alla pluralità linguistica. Negli ultimi trent’anni le migrazioni, la globalizzazione, il rafforzamento delle politiche europee, l’educazione alla cittadinanza attiva e consapevole hanno portato l’attenzione sull’importanza del conoscere le lingue, che supera il mero interesse nozionistico, e ne individua il valore come primo e fondamentale elemento di identità e di cultura. In questo piccolo volume Ramonda riesce a condensare e allo stesso tempo mettere in evidenza questa transizione, che poi viene ben esemplificata sia nel penultimo capitolo dedicato all’associazione Dulala e poi nelle conclusioni.

Il capitolo Cosa mettere sullo scaffale affronta in modo diretto la questione delle differenti tipologie editoriali disponibili, ad esempio libri bilingui, formati digitali, edizioni originali e multilingue, discorso a cui possiamo ricollegare vari e numerosi altri paragrafi del testo, dove sono messi in evidenza prodotti editoriali particolari, cioè libri in CAA e inbook, silent book, volumi in braille, audiolibri e opere con supporti sonori inclusi.

Oltre a queste indicazioni di metodo, viene dato spazio anche a fattori che potrebbero diventare problematici se non presi dovutamente in considerazione, e proprio per scongiurare il rischio di insuccesso, viene ribadita l’importanza di pensare sia a spazi e a collocazioni dedicati al settore, ovviamente considerando l’organizzazione e la distribuzione del patrimonio già posseduto, sia alle attività da attivare per la promozione della sezione e renderla viva e circolante. In un certo senso, l’autrice invita gli operatori a effettuare una sorta di analisi SWOT (Strengths, Weakness, Opportunities e Threats) per riuscire ad avviare al meglio il progetto. Sebbene spetti alle singole realtà trovare le soluzioni ideali per portare “fuori di sé” questo patrimonio, volendo citare Rasetti, una buona pratica presentata nel volume è quella di mettere in relazione la sezione con altre tipologie di materiali, quali giochi, app, film, videogame e così a seguire, in modo da costituire una vera e propria rete fatta di attività, materiali e persone che renda possibile conoscere le lingue attraverso modalità esperienziali.

Per avere un’idea pratica e chiara dei filoni del discorso presentati precedentemente, nel capitolo Voce all’esperienza di alcune realtà bibliotecarie sono illustrate le attività, i progetti e le strategie di biblioteche italiane quali Sala Borsa di Bologna, il Polo regionale di documentazione interculturale in Toscana e il Sistema bibliotecario Verbano, Cusio, Ossola, a cui vengono affiancati il progetto Mamma Lingua e le attività di due biblioteche d’oltralpe, Globlivres e Bibliobaobab. Ogni esempio è corredato da una presentazione e un breve approfondimento, oltre ad avere i riferimenti alle relative pagine web cosicché il lettore abbia la possibilità di approfondire autonomamente i casi ritenuti più interessanti.

In ultimo, ma non meno importante, nel testo viene aperta la questione delle professionalità e delle competenze utili per lavorare in un contesto plurilinguistico: utilizzare tutte le skill del personale è auspicabile ma, talvolta, non sufficiente. A questo proposito collaborare con associazioni, volontari e, più in generale, con quella parte di comunità che possiede capacità utili ad ampliare le potenzialità della biblioteca diventa fondamentale. Considerando anche un recente articolo di Oscar Nalesini, Other’ Books, Catalogues of our own: non roman scripts in SBN, oltre a utilizzare le giuste competenze, sarebbe necessario studiare in modo sistematico e approfondito la traslitterazione da lingue che non utilizzano l’alfabeto latino e, altresì, trovare soluzioni per innovare i software di catalogazione che non accettano caratteri appartenenti ad alfabeti altri.

Per concludere, che si tratti di grandi istituzioni bibliotecarie, o di piccole realtà, ormai è diventato imprescindibile confrontarsi con l’intercultura e il multilinguismo, ragione per la quale Come costruire uno scaffale multilingue in biblioteca ragazzi si compone come uno strumento agile ed essenziale per iniziare a strutturare degli spazi dedicati a questa sezione.