N.7 2021 - Biblioteche oggi | Ottobre 2021

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La Biblioteca Angelicum della Pontificia Università S. Tommaso d’Aquino in URBE a Roma

Alfredo Giovanni Broletti

Architetto e PhD in Scienze bibliografiche, Università degli studi di Firenze; alfredogiovanni.broletti@unifi.it

Dalla pianificazione bibliotecaria al progetto architettonico

Abstract

La descrizione del progetto della Biblioteca "Angelicum" inizia dalla descrizione del contesto universitario e ecclesiastico in cui è inserita per poi indagare la progettazione della biblioteca nei piani biblioteconomici e prestazionali, e nella sua elaborazione nello sviluppo architettonico. Il progetto di ristrutturazione e adeguamento mira a mettere in relazione come la continuità delle fasi progettuali sia strettamente connessa al risultato onnenuto. Così la forma generata dal progetto si sviluppa come un organismo, si relaziona e si adatta a se stessa e all'ampiente circostante. Il valore istituzionale, dal punto di vista dell'era comunicativa, sta forse nella sua molteplicità, si esprime in quella rappresentazione unitaria della conoscenza, in cui si intersecano prospettive fisiche e virtuali. Lo spazio reale è già definito nelle forme dell'architettura, dove le sagome immateriali della tecnologia digitale trovano sempre un riscontro fisico dell'ambiente bibliotecario. La collaborazione di tutte le figure coinvolte nell'attività di progettazione ha (speriamo) semplificato le risposte. 

English abstract

The description of the project the “Angelicum’ Library starts from the description of the university and ecclesiastical context in which it is located and then investigates the planning of the library in the librarianship and the performance plans, and in its elaboration in the architectural development. The renovation and adaptation project aims to relate how the continuity of the design phases is strictly connected to the result obtained. Thus the shape generated by the project develops like an organism, relates and adapts to itself and to the surrounding environment. The institutional value, from the point of view of the communicative era, lies perhaps in its multiplicity, it is expressed in that unitary representation of knowledge, in which physical and virtual perspectives intersect. Real space is already defined in the sign forms of architecture, where the immaterial forms of digital technology always find a physical confirmation in the library environment. The collaboration of all the figures involved in the planning activity have (we hope) simplified the answers.

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Il contesto e la Biblioteca Angelicum

Nel cuore di Roma, sul colle del Quirinale (rione Monti), tra via Panisperna e la salita del Grillo si trova la Pontificia Università S. Tommaso D’Aquino, alla quale si accede tramite una lunga rampa dal n. 1 di Largo Angelicum. Il monumentale complesso si estende su un’area di circa 16.000 metri quadrati attorno allo storico convento dei SS. Domenico e Sisto eretto insieme alla omonima chiesa dal papa domenicano Pio V a cominciare dal 1569 (l’opera fu poi completata nel 1663). Nel 1870, a causa delle soppressioni degli istituti e degli ordini religiosi, l’imponente edificio passò al Demanio statale, che vi insediò gli uffici della Corte dei Conti e dell’Ordinariato Militare fino al 1920 quando, per queste funzioni, si trovarono nuove sedi e la ex struttura conventuale venne dismessa. Così, nel 1928, a seguito di una trattativa avviata dalla curia generalizia dei Frati Predicatori, l’ordine domenicano riuscì a rientrare in possesso della proprietà acquistandola dallo Stato italiano, dando immediato avvio alle opportune opere di restauro e di ampliamento. L’attività accademica del Pontificio Ateneo incominciò nel 1931, un anno in anticipo sulla conclusione dei lavori edilizi. Il recupero architettonico contemplò la demolizione di tutti quei manufatti edilizi addossati nel corso del tempo alla struttura originaria, il restauro della stessa e alcuni nuovi edifici. Le nuove espansioni riguardarono la realizzazione dell’Aula magna (con 1.100 posti a sedere) nel settore est, con forma semicircolare e dotata di una suggestiva galleria su tutto il perimetro curvo, mentre nel settore a sud fu realizzato il convitto internazionale. Nell’insieme il progetto tendeva a collegare funzionalmente i corpi edilizi antichi con quelli di nuova costruzione, designando come ingresso principale all’Angelicum il nuovo loggiato tra la chiesa dei SS. Domenico e Sisto e il convento.

La biblioteca, proveniente dal Collegio Angelico, fu allestita in quegli anni nella sala detta delle colonne, un vasto ambiente al pianterreno caratterizzato da antichi propilei marmorei, spazio in cui fu collocata una parte del vasto patrimonio librario di allora, stimato in 40.000 volumi e risalente alla Biblioteca Angelicum fondata nel 1909. La parte più consistente dei libri trovò sistemazione nel magazzino sotto l’emiciclo dell’aula Magna, in questo ambiente venne poi allestita, occupando tutto il piano seminterrato, l’attuale biblioteca, mentre alla sala delle colonne fu assegnata altra destinazione. Nell’ampia cavea dell’emiciclo (con un’altezza interna di circa quattro metri) furono collocate tutte le sezioni della biblioteca: l’accoglienza, il prestito, la sala di lettura, gli uffici destinati alla catalogazione e il già allestito magazzino. Alla sala di lettura e di studio venne destinato un ampio settore illuminato da sette finestrature poste sulla parete perimetrale dell’emiciclo, in linea con le monumentali vetrate della galleria superiore e prospiciente il silenzioso giardino interno. Questa disposizione costituisce oggi lo stato attuale della biblioteca. L’accesso avviene dalla galleria sul retro dell’Aula magna, in corrispondenza della sezione ribassata del soffitto. Al piano terreno accanto all’ingresso si trova la direzione della biblioteca, mentre una scala introduce al piano inferiore nel settore di accoglienza della biblioteca. Da questo ambiente, dove sono localizzati i principali servizi bibliotecari, è possibile accedere alla sala di lettura, agli uffici del personale e al deposito librario. Quest’ultimo occupa la sezione più estesa dello spazio del seminterrato ed è privo di luce naturale, il cospicuo patrimonio è ordinato sopra scaffalature a tutta l’altezza con undici palchetti di libri. Attualmente la biblioteca si sviluppa complessivamente su una superficie di circa 1.100 metri quadrati e possiede circa 260.000 volumi, di cui 3.000 disponibili nella sala di consultazione. Tra i materiali rari sono annoverate seicento cinquecentine e circa venti incunaboli. Tra quelli non librari sono presenti microfiche, microfilm, videocassette e CD-ROM. Vi sono inoltre diverse migliaia di libri ricevuti per donazione, ancora da inventariare e catalogare. Infine tra i periodici sono disponibili circa 550 testate di riviste correnti. Quando alla gestione della grande mole di libri – che risulta essere, in rapporto tra numero di volumi e superficie disponibile, quella con più criticità, paragonata con gli altri istituti dell’URBE (Unione romana biblioteche ecclesiastiche) – si è aggiunta la necessità di adeguare lo spazio dedicato alla consultazione e alla lettura agli standard tipologici delle biblioteche accademiche a cui la medesima appartiene, la direzione della Biblioteca Angelicum ha intrapreso alcuni primi tentativi di pianificazione relativi alla riorganizzazione dei servizi, esplorando anche possibili estensioni all’interno del sito costruito.

Figura 1 Vista dell’ingresso della biblioteca Angelicum

La pianificazione bibliotecaria

Le idee attorno alle quali la biblioteca ha cimentato i primi tentativi progettuali sono state incentrate principalmente sulla riorganizzazione interna del deposito, nell’allestimento della Sala Rari e nell’ipotesi di dislocazione degli uffici amministrativi al di sotto del cortile tra l’Aula magna e il convento. Questi iniziali e isolati approcci non sono stati convincenti sul piano di una rispondenza alle necessità della biblioteca, hanno piuttosto fatto emergere molte criticità in merito alla dislocazione delle raccolte, alla loro gestione, all’uso dello spazio, ma soprattutto hanno evidenziato la complessità del tema progettuale. Aggiungendo a queste problematicità le nuove tecnologie digitali di cui una biblioteca accademica deve essere fornita e gli elevati costi che nell’insieme la ristrutturazione comportava, si crearono le condizioni per un approfondimento. Da qui la direzione prefettizia dopo un’attenta riflessione ha promosso uno studio specialistico di pianificazione bibliotecaria, il quale si è concretizzato nella redazione del piano biblioteconomico e del programma prestazionale, elaborati che sono poi divenuti il programma generatore del progetto architettonico che si è realizzato. Il piano di riqualificazione funzionale della Biblioteca Angelicum è quindi frutto del lavoro congiunto di diverse professionalità e si è svolto in un clima di generale collaborazione. Gli attori del processo, su incarico della committenza universitaria rappresentata dal Rettore dell’università e dal Prefetto della biblioteca, sono stati: lo staff della biblioteca, i consulenti biblioteconomici, gli architetti, i rappresentanti della comunità scientifica e religiosa dell’università, e infine altri esperti quali tecnici, ingegneri ecc.

Nel campo disciplinare i parametri principali di riferimento della progettazione bibliotecaria sono stati dedotti dalla letteratura di riferimento, con particolare attenzione alle dieci regole dell’architetto Faulkner Brown (1973) e nella versione rivista e aggiornata del bibliotecario Andrew McDonald (2007). In ambito architettonico, la manualistica offre una vasta copertura nazionale e internazionale, tuttavia, com’è noto, la buona riuscita di un edificio bibliotecario, capace di soddisfare committenti e utenti dipende dal piano biblioteconomico e prestazionale alla base del lavoro di pianificazione. In particolare il piano prestazionale ha il valore di programma edilizio per l’architetto e quanto più la sua elaborazione è accurata, tanto più la progettazione architettonica avrà a disposizione quei parametri fondamentali per rispondere appropriatamente alle esigenze della biblioteca. La pianificazione ha seguito le seguenti fasi: programma finanziario; programma biblioteconomico; programma edilizio-prestazionale; progettazione architettonica di massima, preliminare e definitiva. La pianificazione bibliotecaria ha prodotto: piano biblioteconomico; organigramma funzionale; programma edilizio-prestazionale e stima dei costi in un esteso elaborato.

Il piano biblioteconomico

Il concetto biblioteconomico è stato configurato mettendo in relazione il profilo universitario nel suo contesto, la mission della biblioteca, la sua fisionomia, le classi di utenza e i servizi offerti. Gli obiettivi perseguiti sono stati individuati nell’ambito della ricerca, dello studio e della didattica per la comunità universitaria e religiosa, con strategie volte a riorganizzare le collezioni secondo un programma all’avanguardia. Si è provveduto alla messa a punto del piano dopo aver individuato la classe di utenza (tipologia degli utenti) e svolto un’attenta valutazione del patrimonio documentario, poi si è passati alla definizione delle aree funzionali e alle loro implicazioni gestionali e infine all’efficienza dei servizi anche in relazione tra di essi. Lo svolgimento delle attività per questa tipologia bibliotecaria è sostanzialmente connesso con l’istituzione universitaria di riferimento e in questo caso specifico anche con il sistema URBE delle biblioteche ecclesiastiche romane: di conseguenza, la capacità di mantenere aggiornate e condivise le risorse informative, nonché le abilità per accedervi, costituisce un aspetto importante per la pianificazione.

Gli obiettivi del piano per la Biblioteca Angelicum sono stati perseguiti affrontando il tema della riqualificazione del servizio in prospettiva della ristrutturazione della sede attuale e nella previsione di aumentare la superficie fruibile, in particolare nella sezione a scaffale aperto. All’interno di questi ambiti il piano mette in campo strategie per favorire una migliore conservazione e reperibilità del patrimonio documentario depositato e il potenziamento dei servizi offerti al pubblico. L’estensione dello scaffale aperto presuppone una maggiore visibilità, dislocazione e reperibilità delle risorse, presupposti realizzabili con azioni che riguardano da una parte il piano bibliotecario, relativamente all’organizzazione del patrimonio e dei servizi, dall’altra parte il progetto architettonico, nel merito dell’organizzazione dello spazio. Per un costante monitoraggio del consistente patrimonio librario il piano prevede il controllo tramite tecnologia di identificazione automatica per la rilevazione dei volumi, mentre per quanto riguarda il progetto illuminotecnico sarà calibrato sulle singole unità funzionali e consentirà una razionale distribuzione della luce nei vari ambienti. L’adeguamento normativo comporta per la ristrutturazione la predisposizione di un elevatore per il superamento delle barriere architettoniche, ma anche per la movimentazione dei volumi, infine la realizzazione di servizi igienici all’interno della biblioteca per il pubblico e per il personale (attualmente dislocati fuori dall’area pertinenziale della biblioteca). Sono vincolanti per il piano le raccomandazioni relative alla fase di attuazione del progetto edificatorio, sollecitate soprattutto dal corpo docente dell’università, che riguardano le fasi della riqualificazione, prevista per lotti funzionali al fine di non dover ricorrere alla chiusura completa dell’istituto durante il periodo dei lavori.

Il piano biblioteconomico si articola considerando quanto sopra all’interno di un ciclo vitale della biblioteca ipotizzato di circa trent’anni, organizzando il patrimonio e le funzioni in settori quali: il magazzino chiuso, lo scaffale aperto, l’emeroteca, la sala di lettura e di consultazione, il settore dell’accoglienza-reference-distribuzione-prestito e lo spazio del personale bibliotecario. Per il magazzino chiuso viene considerata la collocazione di scaffali compattabili, mentre per lo scaffale aperto si è ipotizzato un ampliamento fino a 150.000 unità bibliografiche (rispetto alle 3.000 attuali), da questo punto vista come spartiacque per la scelta bibliografica è stata assunta la data del Concilio Ecumenico Vaticano II. Nel settore riviste è evidenziata la necessità di mettere a disposizione degli utenti circa seicento testate di periodici. Si prevede infine di raddoppiare le attuali 45-50 postazioni di lettura e studio totali della biblioteca fino a raggiungere il numero di 100 postazioni cablate. Tra le variazioni previste all’interno della Biblioteca Angelicum va evidenziata quella relativa al settore di accoglienza e di orientamento, funzione attualmente concentrata in pochissimo spazio e alla quale nel progetto viene data maggiore attenzione, prospettando anche una assistenza qualificata da offrire in modo differenziato in relazione alle categorie di utenti e ai bisogni di cui essi sono portatori. Un aspetto, quest’ultimo, che implica ricadute sulla gestione del personale, sull’organizzazione spaziale e dimensionale: sono infatti previste trenta postazioni di consultazione e personale addetto al servizio reference, contro poche unità attuali.

Il programma edilizio prestazionale

Il piano o programma edilizio prestazionale traduce i requisiti programmatici, tecnici e funzionali, espressi nel piano bibliotecario in una forma dimensionale concreta e con la caratteristica fondamentale di essere il programma edificatorio sulla base del quale l’architetto redige il progetto. Come da prassi anche in questa occasione è stato redatto da un architetto, il quale, all’interno del gruppo di progetto biblioteconomico, ha avuto il compito di dare una misura alle cose. Il requisito dimensionale rappresenta infatti uno degli elementi fondamentali per la realizzazione del manufatto e il piano prestazionale si preoccupa di stabilirne la portata. Nel caso della Biblioteca Angelicum l’elaborato prestazionale contiene la descrizione delle aree funzionali e fornisce le loro caratteristiche ambientali e dimensionali che si traducono in prescrizioni per ogni ambito spaziale. Ogni unità funzionale è organizzata in modo diversificato rispetto alle altre e si articola in sottosezioni denominate unità ambientali, caratterizzate quest’ultime da esigenze che possono essere diverse riguardo ad esempio i livelli di temperatura, ventilazione, illuminazione e rumore. Nel caso specifico, il parametro di riferimento è rappresentato prima degli altri dalla superficie utile di pavimento, intesa come area netta del piano di calpestio necessaria allo svolgimento delle attività, calcolata sulla base dei contenuti programmatici del piano biblioteconomico e armonizzata con gli standard prescritti dalle linee guida IFLA. L’individuazione dei requisiti tecnologici da soddisfare e richiesti alla progettazione edilizia è stata condotta attraverso l’analisi di ogni singola unità spaziale, l’elaborato contiene sezioni o schede tecniche, costituenti i requisiti minimi progettuali. Questi prospetti sono stati compilati con i dati dimensionali relativi alle singole unità funzionali e ambientali, dove per ogni classe di requisiti sono stati individuati quei valori prestazionali in grado di definirne, caratterizzandola, la prestazione spaziale e costituiscono (non sempre ciò accade, ma non è questo il caso) la base vincolante su cui si sviluppa la creatività progettuale del lavoro dell’architetto.

Il primo elaborato prodotto durante la preparazione del progetto prestazionale è stato quello di definire l’organigramma distributivo-funzionale in cui sono stati posti in correlazione i settori, le aree funzionali e la gerarchia dei collegamenti tra di essi. Nel piano sono state successivamente predisposte per ogni settore la tabella dei parametri dimensionali e la tabella dei requisiti tecnici e ambientali. Nella prima sono riportati i valori di previsione (messi a confronto con i dati della situazione attuale) relativi alle attività previste e alle attrezzature in dotazione. Nella seconda tabella vengono espressi i valori dimensionali da soddisfare in termini di igiene, di salubrità e di benessere ambientale, illuminotecnico e acustico.

I settori desunti dal piano biblioteconomico nel piano prestazionale si confermano nel seguente ordine:

  • settore d’ingresso; 
  • sezione scaffale aperto (con spazi di lettura e studio); 
  • emeroteca; 
  • studioli (spazi di studio riservati); 
  • sala collezione speciale; 
  • sala multimediale; 
  • amministrazione (uffici amministrativi e servizi interni); 
  • aree di servizio (magazzino chiuso e servizio fotocopie).

E si ricompongono nell’organigramma seguendo l’ordine presentato in Figura 2.

Figura 2 Organigramma distributivo-funzionale della Biblioteca “Angelicum”, settori, aree funzionali, unità ambientali e la gerarchia delle relazioni tra essi rappresentate dalle linee rosse

La progettazione architettonica

L’attuale ubicazione della biblioteca universitaria con un patrimonio, come ricordato, accresciuto a circa 260.000 volumi, risente della mancanza di nuovi spazi funzionali, di deposito e soprattutto di una riorganizzazione libraria secondo il modello dello scaffale aperto, quale tipologia più appropriata per un istituto di alti studi. Se per queste disfunzioni i piani sopra descritti costituiscono l’assetto riorganizzativo della biblioteca, il progetto architettonico costituisce la conclusione di un processo capace, in successiva istanza, di concretizzarsi in un’opera edilizia. Agli architetti quindi è stato affidato l’incarico di ripensare la struttura per i prossimi trent’anni tenendo conto di come essa sia il punto centrale nella formazione universitaria sulla base del lavoro prodotto dall’attenta pianificazione biblioteconomica, la quale, attraverso i suoi piani, costituisce, ripetendoci, il programma costruttivo al quale i progettisti si sono attenuti. L’attività degli architetti si è concentrata su due temi principali, la ristrutturazione della biblioteca esistente e l’individuazione di un’area idonea per estendere il progetto in un ambito contiguo alla biblioteca e senza interferire con le altre attività presenti. Un compito, quest’ultimo, non semplice all’interno del complesso sistema edilizio dell’università domenicana, dove l’attività didattica si mescola agli spazi regolati dalla vita del convento.

Identificata l’area di espansione nel piano ipogeo sotto il cortile e attiguo al deposito librario attuale, il progetto ha preso avvio dalle linee guida del piano biblioteconomico e dai parametri dimensionali del programma prestazionale, relativi al nuovo assetto funzionale, impiantistico, di arredo e di allestimento. Sulla base di questa premessa l’intento progettuale ha posto attenzione prioritaria alla ridefinizione degli ambiti spaziali pertinenti alla biblioteca, operazione necessaria per la presenza di altre attività all’interno del volume dell’emiciclo quali la caffetteria universitaria, la libreria e soprattutto la vivace realtà congressuale. Quest’ultima non è legata alla didattica, ma condivide con essa gli spazi delle aule Magna, Minor, la galleria, il porticato e la sala delle colonne. Tenendo conto di queste condizioni di partenza, gli architetti hanno previsto di conferire a ciascuna funzione una pertinenza caratterizzata da una propria identità, visibilità e autonomia, in cui il tema degli accessi ai luoghi e della riqualificazione dei percorsi sono stati oggetto di attenta analisi al fine di prevenire possibili conflittualità durante le occasioni di maggiore affluenza. In particolare quando, durante gli eventi congressuali, la biblioteca si trova in condizione di criticità dovendo condividere lo spazio antistante l’ingresso (luogo dove sono dislocati gli armadietti di deposito per gli utenti della biblioteca all’interno della Galleria e già condizionato dal flusso abituale delle attività universitarie) con gli eventi privati. Da qui ha preso forma l’idea di destinare alla biblioteca il solo spazio seminterrato prevedendone l’estensione fin sotto il cortile (chiostrina) e trovare in quest’area, strategica e centrale, il portale di accesso alla struttura libraria, consentendo completa autonomia funzionale e visibilità rispetto allo stato attuale. Gli ambienti del piano terra e la galleria di collegamento saranno destinati quasi interamente dalla funzione congressuale, con diverso assetto e come servizi accessori rimarranno la caffetteria universitaria e la libreria. In questo modo gli ambienti occupati dalla sezione amministrativa e direzionale della biblioteca troveranno una nuova collocazione al piano inferiore accanto ai libri, mentre la scala attualmente in uso come ingresso bibliotecario viene destinata in questo progetto a essere una via di fuga, oltre a quella collegata direttamente con il giardino e quella del nuovo ingresso. Nel volume interrato sotto il cortile è prevista, nella sezione centrale, la realizzazione del settore d’ingresso, contiguo al deposito chiuso di scaffali compattati a est e alla nuova entrata gradonata a ovest. Al nuovo prospetto sotto la rampa di entrata alla biblioteca si accede sul lato corto del porticato del piano terra collegato all’ingresso dell’Angelicum. L’area della cavea sotto l’Aula magna, riqualificata, ospiterà le ridefinite funzioni bibliotecarie con la prevalenza, in termini di superficie, del settore a scaffale aperto in cui gli studenti, gli studiosi e i professori, che avranno un settore a loro dedicato, potranno cercare i libri da soli. L’ubicazione dell’ingresso gradonato conferisce una maggiore centralità alla bibliotheca all’interno delle funzioni universitarie e si pone centralmente nell’assetto bibliotecario, in armonia e aderenza con l’organigramma del progetto biblioteconomico. Inoltre l’ingresso centrale, rispetto a quello attuale, permetterà di avere superfici destinate al solo passaggio e circolazione interna ridotte, sfruttando così al meglio il limitato spazio disponibile. Al nuovo settore di accoglienza sarà possibile accedere attraverso la rampa, concepita come una tribuna gradonata con due scale laterali che dal portico introduce alla grande vetrata dell’ingresso. Lo spazio inclinato della discesa, oltre a favorire l’illuminazione del nuovo spazio bibliotecario, è concepito come un’area aperta, a disposizione degli studenti, e conferisce al tema del collegamento verticale un valore architettonico capace di dialogare volumetricamente con il sistema monumentale della pontificia università. Il cortile (chiostrina) in questa ipotesi assumerà la forma di un grande patio verde caratterizzato dalla presenza della rampa discendente e dal lucernario centrale in assetto ortogonale con l’emiciclo. Il lucernario circolare e il parapetto in cristallo a protezione della rampa gradonata saranno le sole emergenze dal piano orizzontale del cortile, mentre il tappeto erboso sarà contenuto all’interno di un cordolo di contorno collegato al lastricato della gradonata e al porticato. I nuovi elementi vetrati (vetrata e lucernario) consentiranno di portare la luce in una sezione molto importante della biblioteca, da cui dipartono tutte le altre sezioni secondo il criterio concepito dalla pianificazione bibliotecaria. Se l’accesso dal cortile consente l’illuminazione al piano seminterrato di una funzione strategica della struttura libraria e costituisce una delle vie di fuga, il superamento delle barriere architettoniche è altresì assicurato dal posizionamento dell’ascensore nel portico e prossimo alla gradonata. Esso collega inoltre direttamente il piano terra con la sezione di accoglienza della biblioteca. Riguardo ai materiali per l’ampliamento edilizio, in particolare per la parte esterna che si relaziona visivamente con il sistema monumentale di grande valore artistico e culturale, ci si è attenuti in continuità con la consuetudine edilizia dell’esistente, che ha visto l’uso del travertino romano nelle diversificate fasi edificatorie per le opere di rivestimento e per gli apparati decorativi e scultorei. Questo marmo, utilizzato fin dall’antichità, si lega in questo contesto alla tradizione barocca, in particolare alla facciata della chiesa cardinalizia (1646); sempre in travertino furono rivestiti la loggia d’ingresso e il rilievo centrale sul prospetto principale dell’Aula magna (entrambi nel 1932), mentre nella parete verticale di fondo della cattedra dell’Aula magna si impiegò la varietà travertino di Tivoli levigata (1932). Attenendosi a questa tradizione si è previsto di utilizzare, per il rivestimento della gradonata e delle sue pareti laterali, il medesimo materiale lapideo nella variante Silver Dark, una variazione cromatica che identifica l’intervento contemporaneo nella continuità del contesto architettonico.

L’organizzazione dello spazio seriale di una biblioteca, in base alle grandi mutazioni tecniche, è sempre stato un argomento imprescindibile della progettazione bibliotecaria e architettonica, a volte in forma separata e a volte, invece, coordinata e/o condivisa. Esso ha permesso di superare i sistemi passati, trasformando l’ambiente solitario dell’istituto librario in uno spazio sociale aperto, caratterizzato dalla tecnologia digitale coniugata in tutte le diversificate tassonomie bibliotecarie.

In questo progetto complesso si è voluto perseguire l’obiettivo della contemporaneità, nel tentativo di dare una risposta al quesito di come deve essere una biblioteca di ateneo ai giorni attuali, come si devono coniugare i materiali tradizionali con il mondo del digitale, e infine, il tema più difficile, come inserire il complesso progetto biblioteconomico in una struttura edilizia fortemente condizionata dallo spazio esistente.

Per consolidare la dimensione digitale, oltre alla ristrutturazione del vasto patrimonio esistente, si è pianificato di mettere in essere quei requisiti tecnologici che la dimensione elettronica richiede. La pianificazione, dal progetto bibliotecario a quello architettonico, ha quindi tenuto conto dello sviluppo delle collezioni digitali, della loro organizzazione, crescita e gestione, con l’obiettivo di fornire accesso a nuovi e rinnovati portali di risorse elettroniche. Se nel progetto bibliotecario questi aspetti appaiono come uno scenario teorico, attraverso il piano prestazionale convergono nell’idea architettonica e divengono spazio progettuale e infine spazio fisico, in particolare si rileva nella nuova sala del settore d’ingresso, dove il mondo dell’elettronica potrà incontrarsi con i lettori, dapprima come contatto comunicativo e poi informativo. È in questo contesto che è stato immaginato il servizio di reference, previsto con un duplice orientamento: un primo livello di consulenza professionale e un secondo livello per la consulenza intellettuale specialistica, in altre parole in base alle esigenze elementari di accesso informatico o di ricerca vera e propria.

Riguardo alle aree e ambienti esistenti da destinare all’ampliamento della biblioteca, in continuità con la stessa e in grado di adattarsi alla funzione prevista, nei modi definiti dal piano programmatico, il lavoro degli architetti è stato complesso. Se, per la progettazione biblioteconomica e prestazionale, l’ambito concreto del dimensionamento si riferiva a uno spazio ideale da ricuperare per soddisfare un’esigenza funzionale, dal punto di vista architettonico invece, la scelta dell’area di espansione da annettere ha comportato un lungo lavoro di esclusioni, per tutta una serie di vincoli edilizi e di destinazioni in essere che non potevano essere trasferite in altri settori del complesso. La scelta ha optato infine per l’area ipogea del cortile, un terrapieno incastrato tra gli edifici, il quale ha consentito di soddisfare tutte le richieste programmatiche, in particolare la centralità dell’istituto nel sistema universitario, la sua autonomia funzionale e la sua identità così come dovrebbe essere una struttura di studio e ricerca.

In questo contesto la forma generata dal progetto si sviluppa come un organismo, si relaziona e si adatta a se stesso e all’ambiente circostante come una produzione postuma. Il valore istituzionale, nell’ottica del dinamismo, tipico dell’era comunicativa, risiede forse nella sua molteplicità, come espressione della disciplina della metamorfosi, della mutante geografia culturale che anche in questa biblioteca, seppure di nicchia e nella sua specificità di servizio, viene espressa in quella rappresentazione unitaria del sapere, in cui s’intersecano prospettive fisiche e virtuali. Lo spazio reale, com’è noto, inizia a definirsi già nelle forme segniche dell’architettura, dove le forme immateriali della tecnologia digitale trovano sempre un riscontro fisico nell’ambiente della biblioteca, dove quell’idea prodotta dalla collaborazione di tutte le figure entrate in gioco nell’attività pianificatoria ne hanno (speriamo) semplificato le risposte.

Figura 3 Vista dell’ingresso e del cortile
Figura 6 Vista interna della nuova sala del settore d’ingresso: dalla libreria di fondo verso la gradonata di accesso
Figura 4 Planimetria della biblioteca (in giallo lo schema di arredo)
Figura 8 Viste contrapposte della nuova sala del settore d’ingresso
Figura 7 Vista interna della vetrata di ingresso alla biblioteca

Parametri dimensionali del progetto 

 

SETTORE INGRESSO mq.  160,00

SEZIONE A SCAFFALE APERTO mq.  650,00

EMEROTECA mq.  70,00

STUDIOLI mq.  65,00

SALA COLLEZIONE SPECIALE mq.  120,00

SALA MULTIMEDIALE mq.  65,00

UFFICI AMMINISTRATIVI mq.  115,00

AREE DI SERVIZIO E DEPOSITO COMPATTATO mq.  385,00

 

Superficie biblioteca mq.  1.630,00

 

SCALA E TRIBUNE ESTERNE mq.  110,00

CORTILE mq.  390,00

 

Superficie totale progetto mq.  2.000,00

 

Numero delle postazioni di studio e consultazione

Totale postazioni di studio e lettura: 130

Totale postazioni PC: 10

Cabine di studio: 3

 

Materiali di costruzione ampliamento

Cemento armato

Pietra naturale di rivestimento in travertino romano Silver Dark

Superfici vetrate con serramenti metallici

 

Materiali di allestimento tecnico

Impianto elettrico

Impianto di riscaldamento

Impianto di climatizzazione e ventilazione

Router con alte prestazioni e collegamenti gigabit

 

Superficie da ristrutturare c.a. mq. 1.300,00

Superficie disponibile per ampliamento c.a. mq 500,00 

 

Progetto biblioteconomico-prestazionale 2018

Progetto architettonico di massima, preliminare e definitivo 2019-2020

 

Crediti:

 

PROGETTO BIBLIOTECONOMICO E PIANO PRESTAZIONALE PROGRAMMATICO

Progetto del Piano: Direzione della Biblioteca; Prof. Giovanni Solimine; Arch. Phd. Alfredo Giovanni Broletti


PROGETTO PRELIMINARE E DEFINITIVO PER LA RIQUALIFICAZIONE DELLA BIBLIOTECA

 

Progetto architettonico: Arch. Phd. Alfredo Giovanni Broletti – Firenze; Arch. Marco Zanibelli - Milano 

 

Render: Arch. Gianni Santopietro, Rendiring4you – Milano

Allestimento artistico: Gianluca Pacchioni, Milano

Scultura Libreria “Collapse” in acciaio corten.