Refresh the Book. On the hybrid nature of the book in the age of electronic publishing
Online Data Assessment icm2re@gmail.com
Abstract
Recensione di Brunella Longo al libro Refresh the Book. On the hybrid nature of the book in the age of electronic publishing, a cura di Viola Hildebrand-Schat, Katarzyna Bazarnik e Christoph Benjamin Schulz, Leiden-Boston, Brill Rodopi, 2021, xxxii, 498 p.
Per consultare l'articolo completo in formato pdf clicca qui.
Il libro si sviluppa in due parti: la prima, più consistente, tratta di metodologie, concetti e approcci teorici; la seconda presenta casi di studio ed esempi di artisti che lavorano in vari segmenti delle industrie creative o in archivi musei e biblioteche – luoghi dove il libro a stampa è ancora protagonista benché, ci dicono i curatori, in un teso confronto con i media digitali.
Il volume non manca, nel complesso, di riferimenti anche alla dimensione artigianale, tecnologica e produttiva dell'editoria libraria, ma con il considerevole limite di ignorare gli aspetti economici e finanziari, con ciò rivelando l'origine accademica della maggior parte dei contributi, frutto di ricerche di autori tedeschi negli ambiti della filosofia, della critica letteraria, degli studi sui media e sulla critica d'arte.
Refresh the book raccoglie, infatti, ventitré saggi di ventidue autori che hanno partecipato, tra il 2015 e il 2020 a progetti, conferenze e occasioni di dibattito del network Das Buch als erweiterter Kunst-und- Kommunikationsraum [Il libro come spazio esteso di arte e comunicazione], finanziato dalla DFG (la fondazione per la ricerca tedesca equivalente al CNR italiano). Molte idee contenute nel volume, ovvero i risultati più significativi dell'intero network, furono al centro di due convegni pubblici dal titolo "Omnivore. The Book and its Potentials" che si svolsero a Offenbach am Main e a Frankfurt am Main nel 2018.
L'imponente programma collaborativo stimolò riflessioni, ricerche, dibattiti e simposi sul libro come fenomeno culturale di vitale importanza per varie categorie di studiosi, artisti e professionisti: essa viene ora documentata con questa pubblicazione in modo sistematico, arricchito da alcuni contenuti originali, e offrendo una sorta di modello per simili iniziative nel settore dell'umanistica digitale.
Consistente è il contributo dei curatori, dei traduttori e dell'editore nel dare uniformità e struttura ai singoli testi (tutto il volume è lingua inglese), e nell'offrire un apparato di illustrazioni che aggiunge elementi di vivacità e concretezza alla documentazione citata quasi in tutti i capitoli.
I titoli dei contributi sono accattivanti e in alcuni casi promettono piú di quanto non spieghino, da Affordances of the Book a The Book as Reading Machine and as Black Box, Digital bookshiness and digitally enhanced publications against the backdrop of apologies of the book during the advent of digital media o Spending time within books.
Due saggi tracciano panoramiche efficaci sullo stato di singoli generi: il libro per bambini (Sebastian Schmideler) e il fotolibro (Bettina Lockemann).
Nell'insieme la prima parte riecheggia, con dovizia di riferimenti bibliografici, temi dibattuti da ricercatori di storia del libro e di umanistica digitale negli ultimi trent'anni, come la trasformazione del libro in strumento "multimodale", la nozione di bookishness discussa con l'avvento di Internet da Umberto Eco e altri fin dalla metà degli anni Novanta, i cambiamenti nella lettura e nell'uso dei testi digitali rispetto a quelli stampati, passando per le trasformazioni della tipografia come arte e pratica professionale e della computer graphic.
Fin qui nulla di nuovo ma alcuni autori si soffermano, invece, su tendenze che sono forse ancora poco esplorate, come la bibliophilisation dell'intero comparto di studi sul libro, evidente in particolare nella letteratura e nella ricerca sulla produzione di libri d'arte sia a stampa che digitali (Thomas H. Kromann).
L’emergenza di nuovi spazi creativi per gli autori – come le app per leggere libri sugli schermi degli smartphone o attraverso le piattaforme di giochi online, gli audiobook e i wonderbook per la PlayStation3 – è oggetto di una panoramica informativa e istruttiva sull’integrazione e la combinazione di contenuti, software e internet (Benjamin Schulz), mentre l'evoluzione del catalogo di mostre ed esposizioni di un artista come ulteriore spazio creativo ed espositivo per l'artista stesso o per i suoi committenti e sponsor viene discusso in un capitolo scritto da uno dei tre curatori (Hildebrand-Schat).
Brevissimo ma molto convincente il saggio di Kromann (Artists' Books and their Institutionalisation in the Digital Age): stimolando anche una riflessione sul fenomeno del design e della riedizione di libri d'arte, è forse tra i più interessanti del volume e cita Sottsass e Munari in bibliografia.
Le testimonianze della seconda parte del libro introducono artisti, come Jan van der Til o Elena del Rivero, che hanno messo al centro della loro opera il libro a stampa e la lettura in modo provocatorio, riferendosi alle trasformazioni digitali come fattore di cambiamento o di ribellione verso culture e media dominanti.
Il digitale e la tecnologia in genere sembrano aver fornito agli artisti pretesti di natura estetica e intellettuale, come testimoniano efficacemente le mostre o installazioni in Germania e altri paesi citate in questa seconda parte del volume, per esempio quelle degli artisti Tobias Tank, autore di Hier Öffnen, installazione dove un libro si autodistrugge in carta straccia una volta aperto dal lettore, o la coppia Schneider & Stotz, nota anche con il nome d'autore "Usus", che ha realizzato creazioni tipografiche e cartografiche originali investigando il rapporto tra lettori e tecnologie dell'informazione e della comunicazione sin dagli anni Ottanta.
Può apparirci banale che il Refresh the book proponga come terreno comune di lavoro per varie professioni del mondo del libro il tema della natura ibrida e complessa del libro stampato. Ma è in sostanza proprio da questo angolo visuale, da quello che viene efficacemente descritto come un esercizio interdisciplinare di analisi del "fenomeno" libro a stampa, che ci viene consigliato di guardare al cambiamento digitale.
L'incontro tra il libro e lo schermo, scrivono i curatori, invita a fare un "refresh" che non è solo un riferimento alla operazione tecnica di aggiornamento del contenuto della pagina (di un sito web come di un ebook) visualizzata sullo schermo, ma ci permette anche di considerare il libro come strumento interattivo e di coinvolgimento esperienziale in senso più ampio, pensando cioè al contesto che ha originato il testo, al "paratesto", al rapporto tra testo e suoi stakeholder e audience e a tutto ciò che rientra nell'extra-testo. Numerosi, in anni recenti, sono gli studi di storia del libro che documentano questa crescente corrente di interessi, per esempio per le dediche, le note a piè di pagina o altri aspetti che documentano i commerci e le fortune di singoli autori.
E dunque?, vien da chiedere all'editore in una ideale conversazione sulle ragioni e i destinatari del volume. Ciò che non convince in Refresh the book, nel complesso, a parte il prezzo di copertina, è una certa tristezza nella sua impostazione che finisce per dirci quanto gli studi sul libro a livello accademico, quando non siano incastonati nella dimensione storica, tendano ad aprirsi verso gli ambiti tradizionali della critica letteraria, dall'arte e della linguistica ignorando completamente altre prospettive: dove sono, viene da chiedersi, tutte quelle figure di ricercatori, professionisti, artisti che partecipano alla creazione, alla produzione, alla diffusione di libri a stampa ed elettronici con competenze e profili professionali diversi? Mi riferisco al software developer, al marketing manager, all'esperto di data analytics e search engines optimisation, all'agente letterario, al copywriter, al traduttore, al responsabile editoriale, al correttore di bozze, allo stampatore, al recensore al project manager e al bibliotecario. Queste figure non solo non sono rappresentate nel volume, ma la loro assenza mi sembra che riecheggi sinistra. Forse, è perché loro, quelli che non ci sono in Refresh the Book, sono la vera storia? Sia come sia, la assenza più terrificante nei saggi del volume è quella dei lettori e della lettura.