N.3 2022 - Biblioteche oggi | Aprile 2022

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Distorsioni causate dal pagamento di APC a riviste accademiche

Tessa Piazzini

Università di Firenze tessa.piazzini@unifi.it

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Lectio magistralis di Ernest Abadal

Si è tenuta lo scorso 1° marzo in collegamento online con l’Università di Firenze la lectio magistralis del prof. Ernest Abadal dell’Universitat de Barcelona, promossa dal prof. Mauro Guerrini all’interno del Master biennale di catalogazione, dal titolo “Distortions caused by the payment of APCs to scholarly journals”, tema quantomai attuale in epoca di “contratti trasformativi” e sostenibilità dei modelli economici basati sul pagamento delle APCs (Article Processing Charges) per le pubblicazioni in accesso aperto. Il professore ha iniziato ricordando che sono passati vent’anni dalla Dichiarazione di Budapest che ha posto le basi dell’accesso aperto con la definizione delle due strade (green e gold) e che ha aperto la via alle politiche della Commissione europea e dei grandi finanziatori per garantire che la maggior parte delle pubblicazioni, frutto di ricerca accademica, siano disponibili ad accesso aperto. Da allora il sistema binario delle “due vie” si è trasformato in un sistema multicolore (bronzo, rosso…) e si sono sviluppate numerose politiche e iniziative per sostenere e promuovere l’accesso aperto (Plan S, Horizon 2020). Partendo da questo presupposto, Abadal ha sottolineato l’incoerenza, a fronte del crescente aumento di pubblicazioni liberamente accessibili, dei modelli economici basati sul pagamento di sottoscrizioni. A questo, tuttavia, si affianca un modello di pubblicazione immutato che parte dalla sottomissione dell’articolo alla rivista, passa attraverso la peer review e arriva all’accettazione e alla pubblicazione dell’opera. Non mutando tale processo, ma non essendo più valido il modello basato sugli abbonamenti, si sono sviluppate altre forme di pagamento, in particolare le APCs che hanno costituito l’oggetto della lectio.

Collegato a queste, Abadal non ha potuto non ricordare l’altro elemento che determina lo scenario attuale: il persistente forte peso dell’Impact Factor e della necessità di pubblicare su riviste posizionate nel primo quartile delle liste prodotte dal Journal Citation Reports nelle attività di valutazione della ricerca. La tesi di Abadal è che la combinazione di questi due elementi – APCs e Impact Factor – abbia trasformato il rapporto tra editori e autori, creando distorsioni nel mercato editoriale accademico. E proprio sull’analisi di queste distorsioni è proseguito l’incontro. Abadal ne ha individuate tre principali: l’aumento incontrollato dei costi delle APCs; il divario tra editori che pubblicano sfruttando le APCs e quelli che utilizzano finanziamenti pubblici; il doppio pagamento delle riviste da parte delle università.

Per poter meglio comprendere le motivazioni dietro a questa situazione e poter poi provare a proporre delle soluzioni, l’intervento è partito da un’analisi del contesto attuale. Prima di tutto è stato sottolineato come il mercato dell’editoria scientifica, in particolare periodica, sia assolutamente atipico e unico rispetto ad altri mercati editoriali, caratterizzato da quattro elementi fondamentali:

  • gli studiosi sono in qualche modo obbligati a leggere e a pubblicare nelle riviste accademiche, per poter svolgere la propria attività di ricerca;
  • gli autori non ricevono compensi economici per i propri articoli;
  • il settore è sostenuto da finanziamenti pubblici;
  • il mercato è anelastico, perché non c’è una reale competizione tra le varie riviste.

Ognuno dei quattro punti sopra elencati è stato poi brevemente sviluppato. I ricercatori sono attualmente spinti dalle politiche valutative a cercare di pubblicare possibilmente sulle riviste più prestigiose e tali riviste, non avendo difficoltà ad attrarre gli autori e pertanto in mancanza di reale competizione, possono imporre i propri prezzi senza che vi sia una corrispondenza con i reali costi di pubblicazione. Non prevedere per gli autori un compenso per la loro opera determina così dei margini di profitto assai rilevanti, sicuramente superiori agli altri mercati editoriali. Abadal non ha potuto fare a meno di sottolineare come alla diminuzione dei costi di pubblicazione, dovuta allo sviluppo del digitale, non sia corrisposto un calo proporzionale delle APCs o in generale dei costi che ricadono sull’autore. Inoltre, è stato ricordato che la ricerca accademica è pagata dai finanziamenti pubblici, in termini di costi per la ricerca in sé, ma anche di stipendi, attrezzature, disseminazione dei risultati e accesso alla letteratura. Particolarmente importante l’ultimo punto, che ci ricorda che i maggiori acquirenti di riviste scientifiche sono le biblioteche accademiche, che utilizzano fondi pubblici. Infine, è stato rilevato come l’impossibilità nella maggior parte dei casi della sostituibilità di una rivista con un’altra determina di fatto un mercato anelastico, non competitivo, in regime di oligopolio e disfunzionale.

L’analisi è poi proseguita concentrandosi sui finanziamenti pubblici in termini di costi di pubblicazione coperti direttamente dalle istituzioni (università e centri di ricerca in primis). Tale opzione, così come la figura della “University press”, è particolarmente comune nel contesto delle scienze sociali e umane, che ricevono tradizionalmente finanziamenti limitati per le loro attività di ricerca rispetto ai settori delle scienze dure e applicate.

Il professor Abadal ha così presentato il caso-studio del Brasile, come esempio più significativo di paese che ha sviluppato un mercato editoriale accademico supportato da finanziamento pubblico, alternativo al mercato editoriale privato e commerciale: attualmente il Brasile è al terzo posto per numero di riviste in accesso aperto e al primo per riviste senza APCs secondo quanto rilevabile in DOAJ (Directory of Open Access Journals). I fattori di tale successo sono stati individuati in:

  • la creazione nel 1998 del portale Scielo per la disseminazione e la valutazione delle riviste;
  • l’esistenza di servizi di supporto alle pubblicazioni universitarie, che hanno permesso a molte università di diventare editori accademici;
  • i sostegni economici delle agenzie governative come il Conselho Nacional de Desenvolvimento Científico e Tecnológico (CNPq) e Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES).

Parallela a questo modello, si è sviluppata già dal 2002 la seconda modalità di finanziamento, che prevede la copertura dei costi per pubblicare in accesso aperto con i fondi di ricerca dei singoli autori: si tratta del modello basato sulle APCs che è diventato dominante in particolare nel settore delle scienze biomediche e nei paesi con grandi budget a disposizione per la ricerca. Tale modello ha portato inizialmente alla nascita di una serie di nuovi attori editoriali (Plos, Biomed, Hindawi ecc.), ma è stato rapidamente adottato e riadattato dagli editori tradizionali che hanno così cominciato a pubblicare riviste totalmente open access e a sviluppare il modello delle riviste “ibride”, in cui articoli rimangono accessibili previa sottoscrizione e altri vengono resi in accesso aperto a fronte di un pagamento da parte dell’autore, determinando così il fenomeno del “double dipping”, cioè il doppio pagamento per la stessa rivista.

Abadal ha ricordato come lo sviluppo di un modello basato sul pagamento di APCs sia stato da subito oggetto di pesanti critiche e discussione all’interno del movimento per l’accesso aperto, determinando anche lo sviluppo di una nuova terminologia. Se con gold open access ci si è continuati a riferire alle pubblicazioni in accesso aperto che prevedono un pagamento di APCs, con diamond open access si sono cominciate a definire quelle pubblicazioni che non prevedono costi né a carico dell’autore né a carico del lettore e per le quali non sono previsti riutilizzi di tipo commerciale o per profitto. Tra gli esempi che hanno adottato quest’ultimo modello e i suoi principi, ritenuto l’unico in grado di garantire una reale equità, è stato citato il progetto AmeliCA lanciato nel 2019 da Redalyc, CLACSO e altre organizzazioni latino-americane. Inevitabilmente è stato anche ricordato il progetto Plan-S lanciato sempre nel 2019 in Europa da Coalition-S per rilanciare il passaggio ad una reale editoria in accesso aperto.

Nella terza parte dell’intervento, sono state riprese le tre distorsioni già individuate cercando di presentare anche delle soluzioni. Riprendendo la questione dell’aumento incontrollato delle APCs, è stato sottolineato come non vi sia ancora abbastanza consapevolezza tra gli autori di tali costi, nonostante non manchino esempi di proteste individuali e collettive. Ne sono esempi la FAIR Open Access Iniziative lanciata nel 2015 e il caso dell’abbandono degli editor della rivista “Lingua”, per protesta contro l’eccessivo costo delle APCs, con la creazione della nuova rivista “Glossa”. Quattro sono le azioni individuate da Abadal per ribilanciare l’attuale scenario:

  • ottenere dagli editori la trasparenza sui reali costi;
  • richiedere sconti ed eccezioni;
  • regolamentare i prezzi;
  • cambiare le politiche di valutazione della ricerca.

Sebbene la trasparenza dei costi sembri un’ovvietà, iniziative come le tabelle sviluppate dalla Fair Open Access Alliance e da Information Power adottate da alcuni editori open access, mostrano che la strada da percorrere è ancora lunga. Sul fronte degli sconti e delle eccezioni, invece, lo scenario è più favorevole e molti editori li prevedono, seppure non ancora quanto sarebbe necessario e con molta disomogeneità. La regolamentazione dei prezzi è ancora tutta da discutere e implementare e dovrebbe essere sviluppata dalle agenzie di finanziamento o direttamente dai governi. Le strade proposte sono due: o fissare un prezzo massimo o stabilire un prezzo di riferimento. In entrambi i casi, particolare attenzione dovrebbe essere posta agli aspetti legali e normativi per evitare controversie e contenziosi con gli editori.

Sul cambiamento delle politiche di valutazione il dibattito è in corso da tempo e alcune iniziative sono state prese. Sono state ricordate la San Francisco Declaration (DORA), il Leiden Manifesto, petizioni governative e reports istituzionali, tutti altamente critici nei confronti del monopolio dell’Impact Factor nella valutazione non solo delle riviste, ma anche, indirettamente, degli autori.

La necessità di un cambiamento è stata segnalata anche dal report Future of Scholarly Publishing and Scholarly Communication, commissionato nel 2019 dalla Commissione europea a un gruppo di esperti. Ancora più recente, il report del 2021 Towards a Reform of the Research Assessment System, sempre della Commissione europea, nuovamente sottolinea la necessità di una riforma del sistema valutativo a livello europeo. Senza modifiche, difficilmente sarà possibile invertire la tendenza al rialzo dei prezzi delle APCs.

Il discorso si è poi soffermato, seppur rapidamente, sul divario tra i profitti derivanti dalle APCs e i finanziamenti alle riviste che non le applicano. Tale divario economico determina anche un divario tecnologico, lasciando agli editori che possono contare sugli introiti derivanti dalle fees di investire maggiormente in tecnologia, in promozione, in risorse umane. Per ovviare a questo divario e poter competere sul mercato, gli editori diamond cercano di fare rete, costituendo network come le già citate AmeliCA, Scielo e Redalyc.

L’ultima parte è stata dedicata al fenomeno del “doppio pagamento”, denunciato fin dalla sua comparsa dalla comunità bibliotecaria. Per risolverlo, si è arrivati a sviluppare l’attuale sistema dei cosiddetti “contratti trasformativi”, a loro volta non privi di numerose criticità. La caratteristica principale di tali contratti è lo spostamento del pagamento dalla lettura (pay to read) alla pubblicazione in accesso aperto (pay to publish). Secondo l’osservatorio ESAC (Efficiency and Standards for Article Charges) tale transizione, per essere equa ed efficiente, deve prevedere che:

  • i contratti siano temporanei;
  • gli autori mantengano il copyright;
  • gli accordi siano trasparenti e le condizioni siano rese pubbliche;
  • i contratti debbano contenere clausole che facilitino la gestione amministrativa, ad esempio nell’identificazione degli autori autorizzati a pubblicare in accesso aperto, nel fornire informazioni sui costi, nella disponibilità dei metadati.

Numerosi sono i dubbi e le domande che ruotano attorno a questo nuova evoluzione, ma il dibattito pare concentrarsi soprattutto sulla loro reale transitorietà. 

La lectio si è conclusa sottolineando la necessità, di fronte a uno scenario così frammentario e in evoluzione, di mantenere alta l’attenzione, di monitorare l’evoluzione delle distorsioni individuate, per evitare che ne emergano di ulteriori e per cercare di ridurre le disuguaglianze e le iniquità del settore editoriale accademico.

La lectio magistralis è disponibile in formato digitale all’indirizzo https://oa.torrossa.com/it/resources/an/5148484 e dall’home page di JLIS.it www.jlis.it.