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“Si capisce molto di una persona dai libri che prende in biblioteca”, avvisa l’incipit del romanzo di Freya Sampson intitolato La biblioteca delle ultime possibilità. Difatti la scrittrice e autrice televisiva nel suo secondo romanzo descrive i personaggi tramite i loro gusti librari, osservati con gli occhi della protagonista, June Jones, una “timida bibliotecaria trentenne solitaria e riservata”. La bibliotecaria dispone di una fonte di informazione privilegiata che le permette di inquadrare le persone, ovvero la possibilità di conoscere le loro letture. L’anziana signora Bransworth, per esempio,
sembrava scegliere i libri a casaccio; un giorno era un manuale di idraulica, quello dopo un premio Nobel. Ma qualunque cosa prendesse in prestito, l’esito era sempre lo stesso. “Sto pensando di restituire la tessera della biblioteca in segno di protesta”.
Per lei, difatti, gli acquisti della biblioteca sono tutte schifezze e ha una critica pronta per tutti. Un altro utente abituale, l’ottantenne Stanley Phelps, “apprezzava la narrativa storica ambientata nella Seconda Guerra Mondiale”. La direttrice della biblioteca, Marjorie Spencer, “sosteneva di leggere solo romanzi letterari e intellettuali, ma June sapeva che aveva prorogato il prestito di Cinquanta sfumature di grigio almeno tre volte”. Il marito di Marjorie, invece, “leggeva solo biografie di leader mondiali”. Poche parole, pochi tratti bibliografici che permettono anche al lettore di capire il profilo dei personaggi più di qualsiasi altra descrizione, e a June di immaginare le vite delle persone a partire dalle loro letture, integrando le informazioni reali con l’immaginazione. D’altronde, il suo sogno era diventare una scrittrice, ma la morte prematura della madre l’aveva sconvolta e costretta a cambiare i suoi piani, rinunciando a iscriversi all’università e a inseguire il sogno.
June lavora da dieci anni come assistente bibliotecaria alla Chalcot Library che
occupava quella che un tempo era stata la scuola del villaggio, un edificio in mattoni rossi pieno di spifferi risalente agli anni Settanta dell’Ottocento. Era stato convertito in biblioteca ottant’anni dopo, ma aveva mantenuto molti dei suoi elementi originari, compreso il tetto in ardesia che gocciolava quando pioveva forte, le assi del pavimento che scricchiolavano sotto i piedi, e una tenace famiglia di topi che si facevano strada a morsi tra gli scatoloni dell’archivio nel sottotetto. Il consiglio di contea aveva rinnovato l’arredamento dello stabile per l’ultima volta negli anni Novanta, con luci al neon e una moquette verde istituzionale.
La vita di June scorre in compagnia dei libri di cui è circondata anche a casa, del gatto che porta il nome di uno scrittore, Alan Bennett, e del ricordo della madre morta di cancro. Beverley Jones era anche lei una bibliotecaria, molto conosciuta in paese, che aveva scritto alla figlia una dedica speciale su una copia di Orgoglio e pregiudizio dalla quale June non si separa mai: “Non sei mai sola quando hai un bel libro”. June era entrata in biblioteca per la prima volta con la madre quando era una bambina di quattro anni e questo costituisce uno dei primi ricordi della sua vita:
L’edificio le era parso enorme e imponente mentre entrava passando sotto la torre dell’orologio con quelle distese di libri a perdita d’occhio e il tavolo dei prestiti talmente alto che quasi non riusciva a guardare oltre. Sua madre le aveva dato un tesserino della biblioteca, e ricordava ancora la gioia quando scoprì che avrebbe potuto portare a casa dodici libri e poi scambiarli con altri nuovi ogni volta che avesse voluto.
Freya Sampson, autrice di La biblioteca delle ultime possibilità
Per lei la Chalcot Library è la biblioteca di sua madre. Per tale ragione, la notizia improvvisa della volontà del consiglio della contea di chiudere la biblioteca è doppiamente scioccante per lei. Da un lato, per la prospettiva di perdere il lavoro, o alla meglio di dover andare a lavorare nella biblioteca di qualche altro paese lontano da casa, e dall’altro, perché verrebbe a mancare uno spazio che pullula di ricordi della madre. Tra questi affiorano le ore trascorse insieme a leggere nella Sala dei Bambini, facendo un gioco nel quale dovevano assegnare a ogni libro una fragranza, per cui “Il giardino segreto, per esempio, profumava di fango e rose, mentre La fabbrica di cioccolato era un misto di zucchero e zuppa di cavoli”.
La notizia della chiusura della Chalcot Library è scioccante anche per molti utenti, alcuni dei quali ne spiegano le ragioni durante l’incontro pubblico con i rappresentanti del consiglio di contea. C’è l’anziana signora Vera, che non potrà più fare l’abbonamento dell’autobus perché non sa usare il computer e di solito è June in biblioteca ad aiutarla; il piccolo Jackson, che è un accanito lettore e va in biblioteca per studiare; Chantal, che deve preparare l’esame di ammissione all’università e non ha uno spazio per studiare a casa. All’incontro pubblico, i rappresentanti politici spiegano che stanno avviando un programma di “modernizzazione e razionalizzazione del servizio bibliotecario” in tutta la contea e devono valutare dove tagliare e quali biblioteche chiudere, per cui “il consiglio ha deciso di farsi assistere in questa decisione da una ditta di consulenti gestionali che analizzerà la performance”, misurando parametri come il numero di utenti e la quantità di prestiti. Un approccio di tipo economico che non è inconsueto per i servizi bibliotecari, anche nella realtà, sempre più immersi nelle dinamiche utilitaristiche della nostra società che ormai sembra dare poco spazio a servizi pubblici rivolti al bene comune, come il servizio bibliotecario dovrebbe essere concepito, e che a volte in questo sono supportati dagli stessi bibliotecari. Nella finzione del romanzo, è la direttrice della biblioteca Marjorie Spencer, moglie del presidente del consiglio comunale e prossima alla pensione, ad agevolare i piani del consiglio. Emblematica è la risposta della battagliera signora Bransworth ai membri del consiglio: “Come potete attribuire un valore economico a tutti i servizi forniti da una biblioteca? […] Alfabetizzazione, inclusione sociale, incoraggiare l’amore per la lettura nei giovani. Queste cose hanno un prezzo?”.
Una delle soluzioni alternative alla chiusura prospettate dal consiglio della contea è favorire la partecipazione della comunità, ovvero creare delle “biblioteche comunitarie”, nelle quali “la comunità locale si assumerebbe tutte le responsabilità di gestione della biblioteca, inclusi l’affitto dello stabile, i libri e le attrezzature, senza costi per il consiglio”, anche perché “nelle biblioteche comunitarie lavorano volontari non retribuiti”. Ed è ancora la combattiva signora Bransworth a rispondere indignata:
“Allora non sono biblioteche, le pare? Sono solo stanze piene di libri”. Mrs. B era di nuovo in piedi. “Una biblioteca ha bisogno di un bibliotecario, con lauree specialistiche e anni di esperienza. State insinuando che una persona come me potrebbe offrire lo stesso servizio di un professionista qualificato?”.
L’interlocutore cerca giustificazioni spiegando la necessità di ridurre il servizio come conseguenza del taglio dei finanziamenti governativi. Questa volta è la risposta di Mr. Phelps, al quale la biblioteca ha salvato la vita più volte come poi spiegherà nel romanzo, a mettere con le spalle al muro i membri del consiglio:
State danneggiando questa biblioteca da anni. Ci vado tutti i giorni e l’ho visto con i miei occhi: avete ridotto gli orari di apertura, tagliato il numero di libri sugli scaffali, lasciato andare in rovina l’edificio. Perciò, sì, la biblioteca sarà anche in difficoltà, ma è tutta colpa vostra.
L’accusa di Stanley Phelps fa arrossire il suo interlocutore, ma non arresta i piani del consiglio.
Nel prosieguo della storia del romanzo, narrata in tono leggero e scorrevole, la comunità si mobilita per difendere la biblioteca con delle proteste pubbliche, un’occupazione, delle comparse in tv e sui giornali. L’esito della mobilitazione è bene non anticiparlo, per lasciare un minimo di suspense a chi vorrà leggere il libro. In contemporanea, però, la vicenda della minaccia di chiusura della biblioteca farà rinascere June e la costringerà a uscire dal guscio nel quale si era rinchiusa. Il romanzo è completamente incentrato sulle vicende della Chalcot Library e lascia emergere alcune tematiche importanti e di certo ispirate alla realtà. A cominciare dalla differenza di percezione del ruolo della biblioteca da parte degli utenti e dei decisori politici. Per i primi il servizio è insostituibile e le alternative proposte, un bibliobus oppure la biblioteca gestita dalla comunità senza bibliotecari, appaiono inadeguate. Per i decisori politici prevalgono gli interessi economici (in particolare le invettive di Mrs. Bransworth contro il partito conservatore non lasciano dubbi sui riferimenti alla realtà britannica) e il ruolo dei bibliotecari non viene riconosciuto come essenziale (peraltro nemmeno dalle persone che alle bibliotecarie sono vicine nella vita privata). Anche questo aspetto della finzione letteraria trova riflesso nelle notizie che arrivano dalla comunità professionale del mondo reale, come racconta un articolo apparso di recente su “Library Journal” in cui si annuncia l’apertura di una ghost library a Jefferson County, in Colorado. La nuova “biblioteca fantasma” non ha personale, ma solo videocamere per controllare gli utenti che vi possono accedere liberamente per mezzo di un tesserino magnetico e di un codice PIN. La conseguenza della tendenza a misurare le biblioteche in termini di risultati economici e parametri quantitativi è che le si può facilmente chiudere o trasformare in self-service quando i suddetti risultati non sono soddisfacenti. E non solo nella finzione letteraria, purtroppo.
Le biblioteche salvano la vita, ma chi salva le biblioteche?
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