Mappatura dei fondi bibliografico-musicali
stefania.gitto@cedomus.toscana.it
Abstract
l fine di preservare e promuovere le proprie fonti e il proprio patrimonio musicale, la Regione Toscana e la Fondazione Scuola di Musica di Fiesole hanno creato il Centro di Documentazione Musicale della Toscana per offrire un servizio alle istituzioni culturali regionali, in particolare alle biblioteche e agli archivi non specializzati, per la gestione delle loro collezioni di musica annotata, manoscritti e partiture a stampa. Nel 2015 il CeDoMus ha avviato un censimento delle collezioni musicali conservate nella regione e oggi è in grado di individuare oltre 500 fondi bibliografici, dal XIII secolo a oggi, con repertori sacri, classici e moderni. Sito web, mappa georeferenziata, database ed eventi promuovono i risultati del progetto.
English abstract
In order to preserve and promote their musical sources and heritage, Regione Toscana and Scuola di Musica di Fiesole Foundation have created the Centro di Documentazione Musicale della Toscana to offerring service to the regional cultural institutions, especially unspecialised libraries and archives, for the management of their collections of notated music, manuscripts and printed scores. In 2015 CeDoMus has started a census of music collections stored in the region and now we can identify more than 500 bibliographic funds, from XIII century to today, with, sacred, classic, and modern repertoires. Website, geo-referenced map, database and events promote the results of the project.
Riflessioni a partire dall’esperienza toscana
Condividere
Lo scorso gennaio, presso la Fondazione Scuola di Musica di Fiesole, è stata presentata la prima mappatura dei fondi bibliografico-musicali conservati sul territorio toscano, quale risultato dell’attività di censimento del Centro di documentazione musicale regionale (CeDoMus Toscana). In sette anni di lavoro sono state localizzate oltre cinquecentocinquanta raccolte di materiale bibliografico dedicate al sapere musicale – partiture, spartiti, libretti d’opera, codici, corali e libri liturgici, manoscritti e antiche stampe musicali, dissertazioni, monografie, periodici e trattati – presenti nelle biblioteche, negli archivi, nei musei, negli istituti culturali ed ecclesiastici e negli enti musicali della Toscana.
In apertura della giornata fiesolana sono intervenuti Elena Pianea, dirigente di Regione Toscana - Direzione beni, istituzioni, attività culturali e sport, e Michele Di Sivo, dirigente di Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana, per ricordarci come le azioni di tutela e di valorizzazione del patrimonio documentale rientrino in una politica strategica condivisa a livello nazionale con alto valore costituzionale.
Annantonia Martorano e Valentina Sonzini, entrambe docenti presso l’Università degli studi di Firenze rispettivamente in Archivistica e Storia del libro, hanno tracciato il contesto disciplinare nel quale collocare una ricognizione regionale dei fondi e delle collezioni librarie di argomento musicale. L’integrazione delle due discipline e il necessario affiancamento delle competenze a livello professionale restituiscono le coordinate entro le quali muoverci: il sapere archivistico pone l’attenzione sul vincolo che lega il soggetto produttore alle sue carte, siano esse pentagrammate o meno, mentre il mondo bibliotecario promuove da sempre il lavoro di rete tra le biblioteche del territorio nazionale, indipendentemente dal loro profilo giuridico e dalle diverse mission, per un migliore accesso alle singole risorse.
L’attività di censimento svolta dal CeDoMus negli ultimi sette anni è stata condensata in cinque casi studio, presentati da chi scrive e dai collaboratori e strutturati in brevi interviste ai referenti di alcune istituzioni coinvolte. Per condividere criticità e benefici nella collaborazione al progetto regionale, si è voluto dare spazio a biblioteche e archivi non specializzati (biblioteche di pubblica lettura, archivi di stato e comunali, enti ecclesiastici, musei), ma non per questo meno ricchi di carte e libri musicali. L’ultimo intervento della mattinata ha suggerito uno sguardo futuribile nella gestione e disseminazione dei tantissimi dati emersi e raccolti con il censimento: Camillo Carlo Pellizzari di San Girolamo ha sinteticamente mostrato le potenzialità di Wikidata per biblioteche e archivi.
Il seminario fiesolano ha riscosso un notevole successo di pubblico, sia in presenza, sia in differita, raggiungendo circa seicento contatti: bibliotecari e archivisti, studiosi e musicisti, studenti e docenti universitari e del comparto AFAM interessati a questo particolare bene bibliografico che ci restituisce e racconta otto secoli di tradizione musicale toscana. Il dato non stupisce poiché, in questi ultimi anni, una bella e vivace comunità è andata formandosi intorno al tema delle biblioteche musicali e dei loro patrimoni. Articoli, pubblicazioni, seminari, corsi di formazione e di aggiornamento professionale, revisioni e pubblicazioni di norme e guide, l’impegno e il lavoro quotidiano di bibliotecari specializzati hanno contribuito a mettere in luce un variegato quanto prezioso patrimonio documentario di cui l’Italia è ricchissima, come testimoniano i dati presenti nell’OPAC SBN e nelle anagrafi dell’ICCU, del RISM e dell’URFM.
Progettare
L’evento è stato un momento particolarmente significativo perché ha chiuso formalmente, e speriamo temporaneamente, sette anni di progetto CeDoMus, che si è svolto all’interno della Convenzione tra Scuola di Musica di Fiesole Fondazione onlus e Regione Toscana, e che dal 2017 fa parte dell’Accordo per la valorizzazione del patrimonio archivistico e bibliografico fra Regione e Soprintendenza della Toscana. Il progetto è nato nel 2014 come servizio per gli enti territoriali che conservano materiale musicale e per tutti coloro che, a diverso titolo, trattano risorse musicali. È nato anche e soprattutto come azione di conoscenza e tutela del patrimonio bibliografico legato al sapere musicale, un bene culturale di estrema importanza perché memoria – e spesso unico testimone – della nostra storia musicale.
Il CeDoMus si affianca ad altre attività di tutela e valorizzazione promosse in contesti regionali, riprendendo e approfondendo i dati raccolti nei censimenti nazionali denominati Cabimus e Iter Liturgicum Italicum. Inoltre, ha analizzato parte dei risultati di attività archivistiche e bibliografiche condotte su larga scala: le banche date del SAN e del SIUSA e i connessi progetti sugli Archivi della Musica, le campagne di catalogazione del libro antico (Edit XVI), del manoscritto (Manus) e dei beni ecclesiastici (BeWeB). A livello toscano deve molto ai progetti Archivi delle personalità, Censimento dei fondi librari e biblioteche d’autore, Codex e Guida ai fondi speciali nelle biblioteche toscane.
È evidente che fin dall’inizio il CeDoMus non solo ha oltrepassato più volte il confine tra mondo archivistico, bibliografico e museale, ma ha creato un ponte di collegamento tra le discipline, riportando nella pratica quotidiana il paradigma MAB: il materiale musicale è un bene “trasversale”, rintracciabile in contesti conservativi e culturali molto diversi fra loro, e la sua natura obbliga enti e professionalità al dialogo e all’integrazione delle competenze.
Censire
Come ogni attività di questo genere, il censimento è un primo strumento di orientamento poiché descrive ciascun fondo, raccolta o complesso documentario nel suo insieme, fornendo una sintesi degli elementi principali utili a una rapida localizzazione e identificazione, senza arrivare a catalogare i singoli esemplari. In ogni caso, per riuscire a ricostruire le vicende bibliografiche, a descrivere le caratteristiche bibliologiche e a segnalare opere e autori notevoli, sono necessarie alte e diversificate competenze professionali, dal musicologo all’archivista, dal bibliotecario al musicista, dallo storico al filologo, che convergono in un serrato gioco di squadra.Osservando la mappa georeferenziata presente sul sito del CeDoMus si vede come l’attività di ricognizione abbracci i confini regionali, andando a individuare centinaia di raccolte: dalle musiche delle filarmoniche della Garfagnana a nord, ai libri liturgici musicali della Biblioteca diocesana Gregorio VII di Pitigliano, dalle seicentine musicali della Biblioteca comunale di Sansepolcro alle musiche della Comunità ebraica di Livorno, dai manoscritti del repertorio sacro conservati presso il Convento di La Verna ai tanti fondi personali allocati presso gli Istituti di Alta formazione musicale Mascagni e Boccherini.
In Toscana, dal 2014 a oggi, sono stati censiti 553 fondi: strada facendo si sono aggiunte nuove segnalazioni, molte schede sono in revisione, e alcuni grandi enti, come il Conservatorio di musica Luigi Cherubini o l’Archivio di stato di Firenze, richiederebbero più tempo per riuscire a descriverne il ricchissimo patrimonio musicale. Un work in progress, quindi, ma già traboccante di informazioni: solo programmando un censimento così estensivo, che includesse tutte le tipologie di istituzioni, piccole e grandi, presenti sul territorio con biblioteche o archivi, attraverso un puntuale criterio topografico, si è potuta realizzare la prima mappa sistematica dei fondi musicali conservati in Toscana, riportando alla luce tanti titoli e autori dimenticati o sconosciuti.
Analizzare
Guardando ai dati raccolti in questi anni di lavoro emergono alcuni elementi di interesse. Nelle dieci province toscane, trecento enti conservano musica: con ognuno di essi il dialogo è stato differente, perché diverse sono le mission, i profili giuridici, il contesto storico e sociale, le pratiche di gestione, le competenze presenti. Dopo Firenze, Siena e Pistoia sono le province più ricche di istituzioni con musica, seguite da Pisa, Arezzo e Lucca. Grosseto e Massa chiudono la fila, ma questo non vuole dire che abbiano meno fondi musicali: è possibile che sul territorio sia stata seguita una politica di accentramento delle risorse bibliografiche, riunendole in poche istituzioni. Dei trecento enti che conservano musica, oltre cento sono biblioteche e circa sessanta archivi; un’ottantina sono istituti di natura diversa, spesso di piccole dimensioni, come fondazioni, enti culturali e di ricerca, accademie, ma anche musei, chiese, conventi o seminari. Rientrano nel censimento anche le bande, le filarmoniche, i cori e le società concertistiche attivi sul territorio: sebbene molto numerose, queste realtà non sempre posseggono una raccolta di musica (tra queste il CeDoMus ne ha individuate al momento una trentina). Infine, sono stati contattati anche i privati (famiglie o persone) e, dopo un primo momento di diffidenza, una decina ha deciso di partecipare al censimento.
Un’azione territoriale di censimento, quindi, permette non solo la raccolta ma anche la lettura critica di dati e informazioni, e la conseguente rivelazione di prospettive interessanti e diversificate: in ottica socioculturale, ad esempio, notiamo che tra le province toscane (esclusa Firenze), Lucca ha il primato per biblioteche che conservano musica (47%), mentre Massa Carrara lo ha per gli archivi (ecclesiastici e non). Livorno primeggia per la presenza di enti di produzione – soprattutto filarmoniche e bande – mentre la vicina Pisa conserva il suo patrimonio musicale in primis in fondazioni, istituti culturali, musei. A Pistoia abbiamo incontrato fondi privati in palazzi storici oppure donati alle biblioteche cittadine di lunga tradizione. Approfondendo gli stessi risultati in chiave storica, possiamo ricostruire l’identità musicale di ciascuna provincia o città, e quindi della sua comunità: da sempre Livorno, ad esempio, ha una forte matrice sociale, come anche Prato, mentre le province di Lucca e Pistoia sono state in passato sedi di importanti diocesi e comunità religiose e tutto ciò si rispecchia nelle fonti musicali superstiti e negli attuali luoghi di conservazione.
Infine, abbiamo notato la presenza di raccolte musicali in enti non specializzati, come le biblioteche generiche di pubblica lettura, gli archivi statali e comunali, o le istituzioni dedicate ad altri ambiti del sapere quali il letterario, l’artistico, il teologico, lo scientifico. È proprio qui che il CeDoMus è riuscito a “scovare” un patrimonio semisommerso e assente dai principali cataloghi e repertori, apportando beneficio sia agli enti, dando loro maggiore consapevolezza sul posseduto, sia a musicisti e studiosi, che hanno ora una bussola utile alle ricerche di fonti musicali.
Conoscere
Il censimento non si è limitato a localizzare i fondi bibliografici presenti sul territorio, ma ha cercato di ricostruire i profili biografici e le vicende di coloro che hanno dato vita alle raccolte di musica. Dietro migliaia di carte pentagrammate e di pagine scritte ci sono persone, gruppi familiari e comunità che le hanno composte, pubblicate, utilizzate, interpretate, raccolte, suonate, studiate o collezionate: è proprio questa incredibile rete di relazioni umane e artistiche, in gran parte sommersa dalla polvere dei secoli, a incuriosirci e stupirci ancora oggi. Per restituire questa complessità di connessioni, avvalendoci del metodo archivistico e delle riflessioni emerse dall’attività sulle biblioteche d’autore, il CeDoMus ha strutturato le schede di censimento in modalità tripartita: la stessa notizia bibliografica comprende una scheda Fondo, dove è descritto l’insieme del materiale musicale, una scheda Ente, con i dati anagrafici dell’istituzione conservatrice, e una scheda del Produttore, ovvero di colui, ente, famiglia o persona, che nel corso della sua attività ha prodotto e raccolto il complesso documentario.
A oggi sono stati individuati 338 soggetti produttori che hanno “tessuto” la storia musicale della Toscana a partire dal Medioevo fino ai nostri giorni. Compositori, strumentisti, cantanti, musicologi, collezionisti o semplici appassionati, scholae cantorum, cappelle musicali, filarmoniche, comunità religiose, cori, scuole, accademie: per ognuno di loro è stata svolta una ricerca, spesso laboriosa a causa dello smarrimento di tracce e di memoria storica, per ricostruirne vita e attività musicali. Con il risultato, speriamo, di aver aggiunto un poco di conoscenza in più sulla storia musicale toscana.
Descrivere
Aprendoci a una ricognizione territoriale ampia e inclusiva, il materiale rinvenuto è davvero eterogeneo e, seppur all’interno del grande insieme delle risorse bibliografiche musicali, la casistica affrontata è molto ampia. Da un lato abbiamo rinvenuto moltissima musica notata, di ogni epoca e presentazione – spartiti e partiture, manoscritte o a stampa, antiche o contemporanee, libri corali o frammenti neumatici – ovvero quel materiale utile all’esecuzione e alla performance. Dall’altro versante, invece, abbiamo migliaia di testi che parlano di musica: libri, pubblicazioni, saggi, dissertazioni, ma anche trattati, metodi e libretti per musica, ovvero le liriche di melodrammi, di cantate e canzoni, molto spesso tramandate a parte rispetto alla musica notata. Davanti a tanta eterogeneità ci si può spaventare: come gestirla? Come trattarla? Prima di tutto è necessario imparare a identificare questa varietà, riportandola a tipologie bibliografiche già definite sia nell’ambito storico-musicologico, sia in quello biblioteconomico. La conoscenza della storia della produzione musicale e dell’editoria, lo studio della circolazione della musica e la ricezione dei suoi tanti repertori sono di sicuro aiuto anche nel corretto trattamento descrittivo, inventariale e catalografico.
Rispetto al resto delle risorse bibliografiche, per anni la musica notata è rimasta il fanalino di coda nel campo dell’indicizzazione. I motivi possono essere diversi: probabilmente una difficoltà intrinseca nel “leggere” e comprendere la notazione musicale e i suoi documenti; la mancanza di competenze specifiche all’interno delle istituzioni di conservazione e di un vero e proprio percorso formativo per il bibliotecario musicale; il ritardato aggiornamento dei software catalografici e in particolare nel dialogo con SBN, che da sempre permette la catalogazione di tutta la musica notata, sia essa pubblicata, manoscritta o semplicemente stampata. Ma da qualche anno questi ritardi sono stati colmati grazie anche al lavoro di molti bibliotecari: il gruppo di lavoro dell’ICCU dedicato al materiale musicale, ad esempio, ha revisionato e ripubblicato online la Guida alla catalogazione della musica (comprendente tutte le risorse di musica, pubblicate e non), il punto di partenza per ogni iniziativa di formazione e per ogni azione catalografica.
Conoscere e applicare correttamente le norme italiane per una descrizione bibliografica dovrebbe però far seguito ad un’attività preliminare molto delicata e importante, che è il censimento dei fondi musicali: l’individuazione dei soggetti produttori e la ricostruzione delle vicende del complesso documentario permettono di far emergere, come abbiamo visto, relazioni e informazioni storiche necessarie anche per la catalogazione delle singole risorse presenti.
Conclusioni
Dopo sette anni di attività sul territorio regionale, il Centro di Documentazione Musicale della Toscana ha prodotto, tramite il censimento, un primo strumento di orientamento e conoscenza, ancora molto perfettibile, ma ricco di informazioni da condividere. Per realizzarlo ha codificato un metodo di lavoro: un tracciato di descrizione dei fondi musicali, la strutturazione delle schede di ricognizione e, non meno importante, una modalità di approccio e collaborazione con gli enti di conservazione e di produzione musicale sul territorio e con coloro che ci lavorano quotidianamente.
Ha codificato un flusso di lavoro e creato degli strumenti dedicati, ovvero un database per la raccolta e l’indicizzazione delle informazioni, degli applicativi per la loro pubblicazione online e un portale per la restituzione delle conoscenze acquisite e la condivisione di questa complessa esperienza con le comunità di riferimento e di interesse.
In questi anni si è creata una comunità territoriale per la condivisione di buone pratiche per la gestione del materiale musicale, che ha permesso la dispersione e l’oblio di gran parte delle fonti musicali giunte a noi. Il CeDoMus è anche un hub culturale con base locale per l’aggiornamento professionale e per la trasmissione di informazioni e riflessioni dal territorio alle organizzazioni nazionali e internazionali dedicate, e viceversa. Di tutto questo ne danno testimonianza le oltre 550 schede presenti nel database e l’attiva partecipazione agli eventi organizzati annualmente dal CeDoMus (corsi, presentazioni, pagine Wikipedia ecc.), tra cui il seminario dello scorso gennaio a Fiesole. Nonostante lo scadere della convenzione con la Regione e Soprintendenza toscane, ci auguriamo che a breve si possa riprendere l’attività: completare e aggiornare il censimento, approfondire lo studio dei tanti dati raccolti, avviare campagne di catalogazione sulle fonti musicali, diffondere il sapere acquisito e, se possibile, svilupparne altro, riportare alla luce il sommerso musicale toscano e ridargli vita con lo studio e l’esecuzione.