N.1 2023 - Biblioteche oggi | Gennaio-febbraio 2023

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Pandemia, digitale e sostenibilità: le biblioteche italiane nei programmi e nei piani di ripresa

Anna Bilotta

Università degli studi di Salerno; a.bilotta@unisa.it

Questo articolo, quinta e ultima tappa dei “Percorsi della sostenibilità”, segue le riflessioni sugli edifici, le raccolte e le attività di formazione ed educazione, la comunicazione e il ruolo delle associazioni professionali nel percorso delle biblioteche verso la sostenibilità; cfr. Anna Bilotta, Biblioteche e edifici sulle tracce della sostenibilità: il ruolo delle biblioteche per lo sviluppo sostenibile, “Biblioteche oggi”, 40 (2022), 4, p. 9-14, DOI: 10.3302/0392-8586-202204-009-1; Ead., Raccolte, accesso all’informazione, educazione: tappe cruciali delle biblioteche verso la sostenibilità, “Biblioteche oggi”, 40 (2022), 5, p. 13-19, DOI: 10.3302/0392-8586-202205-013-1; Ead., Comunicare la sostenibilità in biblioteca: comportamenti, stili di servizio, strategie di comunicazione, “Biblioteche oggi”, 40 (2022), 7, p. 19-23, DOI: 10.3302/0392-8586-202207-019-1; Ead., Biblioteche e associazioni professionali: politiche e strategie per la sostenibilità, “Biblioteche oggi”, 40 (2022), 8, p. 19-24, DOI:10.3302/0392-8586-202208-019-1; In questa serie di contributi sono stati affrontati diversi temi, tutti riconducibili alla sostenibilità delle biblioteche. I siti web qui citati sono stati consultati per l’ultima volta il 13 dicembre 2022.

Abstract

Questo articolo, quinta e ultima tappa dei “Percorsi della sostenibilità”, segue le riflessioni sugli edifici, le raccolte e le attività di formazione ed educazione, la comunicazione e il ruolo delle associazioni professionali nel percorso delle biblioteche verso la sostenibilità. In questa serie di articoli vengono affrontati diversi temi, tutti riconducibili alla sostenibilità delle biblioteche. In questo articolo, nello specifico, viene analizzata la posizione delle biblioteche italiane nei programmi e nei piani di recupero post-pandemia in relazione al digitale e alla sostenibilità, e vengono descritti alcuni nuovi progetti di biblioteche che saranno finanziati dal PNRR.

English abstract

The paper represents the fifth and last stage of the “Ways of sustainability”, after reflections on buildings, specialized collections, training and educational initiatives, communication and role of libraries professional associations. In this series of papers different themes are faced, all referable to libraries sustainability. This paper analyses Italian libraries positioning in post-pandemic recovery programs and plans in relation to digital and sustainability and describes some new libraries projects that will be financed by the PNRR.

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Rivoluzione digitale e pandemia

In un volume di recente pubblicazione, Gabriele Balbi parla della rivoluzione digitale in termini di ideologia, cioè di uno schema di pensiero universale, l’idea dominante degli ultimi decenni che è a tal punto entrata nel senso comune da relegare tutto il resto, cioè il non digitale, in secondo piano:

Miliardi di persone danno per scontato di essere parte di una rivoluzione epocale, che ha permesso loro di comunicare e fare cose che pochi decenni prima erano impossibili o addirittura impensabili. E quindi comprano, lavorano e si divertono, passano la maggior parte del loro tempo smanettando con oggetti digitali, ma soprattutto hanno introiettato (e amano) l’idea di trovarsi immersi.

In questa visione la rivoluzione digitale è intesa come ultima ideologia, nel senso di causa ultima e scintilla necessaria per innescare altre rivoluzioni e più in generale il cambiamento sociale:

Di conseguenza, molte delle rivoluzioni del presente (e del futuro) dipendono da quella digitale: le rivoluzioni politiche, tecnologiche e socio-culturali contemporanee […] sembrano tutte dipendere o essere intrecciate con quella digitale che fa da innesco per questi cambiamenti spesso considerati epocali.

La pandemia da Covid-19 ha senz’altro contribuito ad accelerare questi processi già in atto, costringendoci (almeno nelle prime e più difficili fasi dell’emergenza) a mantenere il distanziamento fisico e, di conseguenza, a utilizzare il digitale per comunicare, lavorare, studiare, divertirsi e occupare il tempo libero. Nel nostro Paese questo massiccio ricorso a mezzi e ambienti digitali ha palesato i grossi problemi di alfabetizzazione digitale e di digital divide di cui soffriamo in termini non soltanto di disponibilità di tecnologie e di connessioni ma soprattutto di capacità e competenze nell’usare queste risorse.

Nel 2021 l’Italia si collocava al 20° posto sui 27 Stati membri dell’Unione europea nell’ambito del Digital Economy and Society Index (DESI), indice che misura i progressi fatti verso un’economia e una società digitali sulla base di una serie di indicatori che riguardano connettività, capitale umano, uso di internet, integrazione della tecnologia digitale, servizi pubblici. Nel 2022 il nostro Paese recupera due posizioni, collocandosi al 18° posto; seppure, però, ci si stia sforzando di colmare il divario rispetto all’Unione europea in termini di competenze digitali di base, ad oggi meno della metà dei cittadini italiani dispone di queste competenze (il 46% contro la media UE del 54%). Per quanto riguarda la connettività si sono registrati progressi in termini di diffusione dei servizi a banda larga e di realizzazione della rete ma rimangono alcune carenze relative alla copertura delle reti ad altissima capacità (compresa la fibra), che ci collocano molto indietro rispetto alla media UE e all’obiettivo di una copertura universale entro il 2030 (la diffusione complessiva della banda larga fissa riguarda il 66% delle famiglie italiane rispetto alla media UE del 78%; la diffusione della banda larga mobile riguarda l’80% degli italiani rispetto all’87% europeo). Da questo punto di vista il Piano nazionale di ripresa e resilienza (di cui si dirà più avanti) prevede che il 21,05% dell’ammontare complessivo, pari a 40,29 miliardi di euro, sia destinato ad accelerare la trasformazione digitale.

Il cammino dell’Italia verso lo sviluppo sostenibile

La crisi pandemica ha messo seriamente a rischio il progresso, anche del nostro Paese, verso i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030, approvata dalle Nazioni unite e divenuta operativa il 1° gennaio 2016 per porre fine alla povertà, proteggere il pianeta e assicurare prosperità a tutti entro il 2030.

In Italia l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS), nata nel 2016 su iniziativa della Fondazione Unipolis e dell’Università di Roma Tor Vergata per far crescere nella società italiana, nei soggetti economici e nelle istituzioni la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 e per mobilitarli allo scopo di realizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile, elabora con cadenza periodica indicatori che misurano questo progresso. Il rapporto pubblicato nell’ottobre 2020 si apriva con la constatazione di un generale arretramento nel cammino verso l’attuazione dell’Agenda, determinato anche dall’emergenza da Covid-19. Il rapporto successivo, pubblicato nel settembre 2021, confermava questo trend negativo: tra il 2019 e il 2020 l’Italia mostrava segni di miglioramento solo per tre obiettivi, relativi a energia pulita e accessibile, lotta contro il cambiamento climatico e pace, giustizia e istituzioni solide; si registrava stabilità per alimentazione e agricoltura sostenibile, acqua e innovazione mentre peggioravano povertà, salute, educazione, parità di genere, condizione economica e occupazionale, disuguaglianze, condizioni delle città, ecosistema terrestre e cooperazione internazionale.

Dall’ultimo rapporto, pubblicato nell’ottobre 2022, emerge che l’Italia ha registrato dei miglioramenti tra il 2010 e il 2021 ma anche dei forti rallentamenti sul percorso verso l’Agenda 2030. Durante il periodo considerato si notano miglioramenti per otto SDGs: fame, salute, educazione, parità di genere, energia, innovazione e infrastrutture, consumo e produzione responsabili, clima. Complessivamente si evidenzia un peggioramento per cinque obiettivi: povertà, acqua, ecosistema terrestre, pace, giustizia e istituzioni solide e cooperazione internazionale; mentre rimane invariata la situazione per lavoro, disuguaglianze, città e tutela degli ecosistemi marini. Rispetto alla condizione pre-pandemica, invece, nel 2021 l’Italia mostra miglioramenti soltanto per energia e lavoro, mentre per fame e clima viene confermato il livello del 2019. Per tutti i restanti obiettivi il livello registrato nel 2021 è ancora al di sotto di quello del 2019, a conferma del fatto che la pandemia ha messo a dura prova il perseguimento dell’Agenda e che il nostro Paese non ne ha ancora superato gli effetti negativi; al tempo stesso è evidente quanto queste questioni siano oggi più che mai urgenti e non più rimandabili.

Il posizionamento delle biblioteche

All’interno di un quadro generale piuttosto preoccupante dove si posizionano le biblioteche? La pandemia ha certamente messo alla prova la loro capacità di resilienza. Molte hanno incrementato i servizi digitali trasferendo online contenuti, servizi e attività di formazione e alfabetizzazione digitale, adattandosi all’andamento dell’emergenza. Ciò, naturalmente, non è stato il frutto di un’improvvisazione ma ha funzionato bene per quelle biblioteche che avevano già intrapreso un percorso di sviluppo relativamente all’offerta di risorse e di servizi digitali. Va precisato che digitale per le biblioteche non significa soltanto prestiti di risorse digitali o progetti di digitalizzazione che permettono di preservare e valorizzare il patrimonio documentario allestendo collezioni digitali, ma significa anche (e qui il legame con lo sviluppo sostenibile si palesa in maniera ancora più evidente) progetti di digital literacy intesa come disponibilità di nuove tecnologie in biblioteca e di iniziative di formazione e alfabetizzazione digitale, riduzione della carta con le scansioni che prendono il posto delle fotocopie, campagne di comunicazione sul web che affiancano, e in alcuni casi sostituiscono, la comunicazione cartacea in biblioteca. Come ha osservato Giuseppe Vitiello, nel contesto bibliotecario attuale

la cornice offerta dall’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile ha assunto un’importanza fondamentale, perché innesta elementi fortemente sociali in un servizio culturale talvolta prigioniero della sua tradizione, mostrando i limiti, ma anche le potenzialità, di una visione della biblioteca arroccata sulla natura “sostenibile” della sua missione istituzionale.

Con i suoi risvolti economici, sociali e ambientali l’Agenda 2030 è perciò, continua Vitiello, il motore di sviluppo del futuro lavoro bibliotecario.

Nel rapporto ASviS 2022 le biblioteche sono citate all’interno dell’obiettivo 11 “Città e comunità sostenibili” e in particolare nel target 11.4 “Rafforzare gli impegni per proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale e naturale del mondo”. Nella valutazione effettuata da ASviS sullo stato di attuazione delle politiche per raggiungere questo specifico target si evidenzia come in termini di accessibilità culturale nel 2020 in Italia fossero presenti 3.337 musei e 7.459 biblioteche, ma che l’obiettivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza di eliminazione delle barriere fisiche e cognitive (su questo aspetto si tornerà tra poco) riguarderà soltanto il 10,5% dei musei e appena l’1% delle biblioteche. Le filiere culturali si sono in parte rafforzate grazie a diversi interventi normativi, come la legge n. 13 del 2020 che ha contribuito a rinnovare le collezioni delle biblioteche, a dare ossigeno alle librerie, a stimolare la realizzazione di patti per la lettura fra operatori pubblici e privati. Se questo è lo stato dell’arte, tra le proposte di ASviS vi è la necessità di attuare iniziative di attrazione di pubblici diversi per gli istituti culturali, di concentrare gli sforzi sulle attività di promozione della lettura, di investire sulle biblioteche scolastiche e collegarle alle attività dei sistemi bibliotecari, di valorizzare i progetti di digitalizzazione del patrimonio culturale, di attuare programmi di assunzione e formazione del personale nei luoghi della cultura.

Per riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica e favorire lo sviluppo verde e digitale del Paese nell’aprile 2021 l’Italia ha presentato alla Commissione europea (nell’ambito del programma Next Generation EU) il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Il piano, che ammonta a 191,5 miliardi di euro, si sviluppa in sei missioni:

  1. digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo;
  2. rivoluzione verde e transizione ecologica;
  3. infrastrutture per una mobilità sostenibile;
  4. istruzione e ricerca;
  5. inclusione e coesione;
  6. salute.

Come ha sottolineato l’AIB nelle sue osservazioni alla bozza del piano, il documento menziona le biblioteche (insieme a musei, archivi e altri luoghi della cultura) soltanto in una componente della prima missione, “M1C3.1 Patrimonio culturale per la prossima generazione”, attraverso due ambiti di intervento: “Strategia digitale e piattaforme per il patrimonio culturale” e “Rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei, biblioteche e archivi per consentire un più ampio accesso e partecipazione alla cultura”. Nel primo caso si auspica uno sforzo di digitalizzazione di quanto custodito in musei, archivi, biblioteche, così da consentire a cittadini e operatori di settore di esplorare nuove forme di fruizione del patrimonio culturale; nel secondo la piena accessibilità dei luoghi della cultura mediante la rimozione di barriere architettoniche, fisiche, cognitive e sensoriali che limitano l’esperienza culturale. Le biblioteche sembrano essere ridotte a “scrigni di patrimonio culturale da digitalizzare e raccogliere in apposita piattaforma per la conservazione, l’accesso e il riuso da parte di start-up e imprese innovative, o da esporre per la sua attrattività turistica”, e risultano assenti, invece, sui numerosi fronti dove hanno esperienza e potrebbero avere un ruolo in termini di infrastrutture digitali, interoperabilità, creazione di reti e di servizi culturali, cittadinanza digitale, istruzione, promozione della lettura, contrasto all’abbandono scolastico, formazione per adulti, ricerca, inclusione sociale, riqualificazione urbana, sviluppo sostenibile.

Più di recente l’AIB è ritornata sul tema sottolineando come nel PNRR la cultura sia sostanzialmente considerata funzionale allo sviluppo turistico e alla valorizzazione dei beni culturali, un approccio certamente utile, ma insufficiente

rispetto alla necessità di mantenere una visione olistica della cultura, che prenda in carico l’intera filiera culturale, dalla creazione o produzione di nuova conoscenza, alla sua libera accessibilità da parte di pubblici vasti e indifferenziati, anche come condizione del pieno esercizio dei diritti di cittadinanza. L’impatto sociale della filiera della cultura, la sua produttività e gli effetti positivi sul mercato del lavoro, in particolare quello giovanile e femminile, si avvantaggerebbero moltissimo della costituzione di un’infrastruttura nazionale della conoscenza, capace di esercitare un ruolo determinante nella trasformazione digitale della società. E alle biblioteche, con la loro vasta esperienza nella gestione di reti e di servizi culturali, andrebbe riconosciuto un ruolo centrale in tali processi.

La centralità delle biblioteche per la ripartenza post-pandemica è stata ribadita dall’IFLA a commento della Dichiarazione di Roma sottoscritta il 30 luglio 2021 nell’ambito del G20 dai ministri della cultura. Il documento esorta i governi a riconoscere la cultura come parte integrante dell’agenda politica su questioni quali coesione sociale, occupazione, innovazione, salute e benessere, ambiente, sviluppo locale sostenibile, diritti umani. La dichiarazione cita espressamente musei, biblioteche e archivi in due punti: ne riconosce il ruolo chiave per lo sviluppo dell’istruzione e dell’apprendimento in un’ottica inclusiva e in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile; questi istituti sono, poi, fondamentali per preservare il patrimonio culturale per le generazioni presenti e future e perciò vanno incoraggiati la cooperazione e lo sviluppo di politiche che ne facilitino i processi di digitalizzazione. In realtà, come ha osservato l’IFLA, tutti i cinque principi su cui si fonda il documento sono in linea con missioni e valori delle biblioteche: il primo principio, “cultura e settori creativi come motori per la rigenerazione e una crescita sostenibile ed equilibrata”, chiama in causa il ruolo delle biblioteche per l’apprendimento permanente, l’inclusione, l’alfabetizzazione informativa e digitale, l’accesso all’informazione; sul versante “tutela del patrimonio culturale” le biblioteche possono svolgere un ruolo importante nello sviluppo di modelli e strumenti di gestione efficaci, sostenibili, inclusivi e coordinati; “affrontare il cambiamento climatico attraverso la cultura” significa per le biblioteche migliorare la formazione, la consapevolezza, la partecipazione e l’accesso pubblico alle informazioni sui cambiamenti climatici; “costruire capacità attraverso la formazione e l’istruzione” richiama il ruolo delle biblioteche per l’apprendimento permanente e il trasferimento di conoscenze multidisciplinari e multigenerazionali; da ultimo, il sostegno alla “transizione digitale e nuove tecnologie per la cultura” e il contributo delle biblioteche a colmare la mancanza di abilità e competenze digitali, di accesso fisico a internet, alle tecnologie e a contenuti pertinenti.

I progetti bibliotecari nel PNRR

Nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza il nostro Ministero della Cultura ha pubblicato nel maggio 2022 due bandi per finanziare i già citati interventi di rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei, biblioteche e archivi sia pubblici che privati (come previsto dalla prima missione). Ad ottobre 2022 la Direzione generale Creatività contemporanea dello stesso Ministero ha lanciato un avviso pubblico per l’erogazione di contributi a fondo perduto (sempre nell’ambito della prima missione del PNRR) per favorire l’innovazione e la transizione digitale delle organizzazioni culturali e creative italiane (inclusi archivi, biblioteche e musei) e renderle competitive a livello internazionale in termini di offerta culturale digitale, per creare e implementare strumenti innovativi sia del patrimonio culturale sia di espressioni e di prodotti della creatività contemporanea, per incentivare il rinnovamento digitale dei presidi culturali e utilizzare le nuove tecnologie per rendere accessibile il patrimonio.

Tra i progetti di nuove biblioteche che saranno finanziati dal PNRR vanno citati i casi di Roma, Torino e Milano. A Roma, con un investimento di 50 milioni di euro del PNRR, la giunta comunale ha avviato il Piano integrato per i nuovi poli civici culturali e di innovazione. Si tratta di un piano di potenziamento della rete delle 40 biblioteche di Roma Capitale che sarà arricchita, entro il 2026, di 9 nuovi poli strategicamente collocati in quartieri non ancora raggiunti dal servizio, mentre 21 delle sedi già esistenti saranno oggetto di interventi di efficientamento energetico, riqualificazione e rifunzionalizzazione. L’obiettivo del progetto è ampliare l’offerta culturale sul territorio, andando a coprire aree della città finora non servite e creando nuovi ed efficaci spazi polifunzionali e di aggregazione per tutta la cittadinanza e in particolar modo per i giovani, recuperando al contempo edifici e aree pubbliche degradate o non utilizzate e ridando vita ad alcune zone della città, “a partire dalla consapevolezza che le biblioteche, specialmente nelle aree caratterizzate da vulnerabilità sociale e materiale, possono essere una “istituzione àncora”, contribuendo alla riduzione delle disuguaglianze sociali e alla valorizzazione del capitale umano metropolitano”. Il progetto riconosce alla cultura un ruolo determinante per la coesione sociale e territoriale, il senso di appartenenza, lo sviluppo sostenibile, la competitività, l’innovazione, l’occupazione e la diffusione di valori condivisi, e per realizzare tutto ciò la rete si propone di offrire molti nuovi servizi: dagli sportelli di assistenza legale e psicologica ai corsi di formazione, dagli spazi di studio aperti anche la notte a quelli destinati all’espressione artistica e al co-working. Le biblioteche di Roma

si configurano oltre che come laboratori di lettura anche come laboratori di cittadinanza permanente – vicine ai processi della vita reale molto più di quanto possiamo immaginare – e laboratori di innovazione culturale, attraverso spazi di apprendimento collaborativo e di intelligenza collettiva, attraverso programmi di media e information literacy esse concretizzano una visione di cultura in cui fruizione, partecipazione e produzione sono sempre potenzialmente insieme.

A Torino sarà realizzata la nuova Biblioteca civica centrale, che troverà collocazione nel complesso immobiliare di Torino Esposizioni. L’obiettivo è iniziare i lavori entro il 2024 e terminarli entro dicembre 2026, pena la revoca dei finanziamenti previsti dal PNRR; si tratta di 100 milioni complessivamente destinati alla riqualificazione del parco del Valentino che permetteranno anche il recupero del Teatro Nuovo, il restauro del borgo medievale e il ripristino della navigazione sul fiume Po. Il progetto di fattibilità tecnico-economica è stato presentato il 18 ottobre 2022 e prevede che la biblioteca venga collocata nei padiglioni 2 e 4 per una superficie complessiva di 20mila metri quadrati, integrata con lo spazio urbano e l’area verde, in cui troveranno posto 150mila documenti a scaffale aperto e 600mila in deposito, 700 posti a sedere tradizionali e 700 sedute informali, spazi di studio e lettura, aree per bambini e ragazzi, laboratori, makerspace, spazi per il co-working, spazi per il gaming, la produzione musicale e multimediale, una caffetteria e un bookshop. Alle aree funzionali della biblioteca saranno assegnati nomi intuitivi ed evocativi come Galleria del sapere, Via delle storie, Imparare & fare, Crescere con i libri, Bosco incantato, Macchina della memoria, “in linea con le suggestioni estetiche e architettoniche dell’edificio di Torino Esposizioni, elemento essenziale per la creazione di un immaginario condiviso, per conferire nuovo valore a uno dei complessi architettonici più significativi del Novecento”. L’obiettivo è offrire alla città un ambiente dinamico e interattivo dove poter connettere la memoria delle collezioni con la contemporaneità del digitale.

Figura 1 Rendering del progetto della nuova Biblioteca civica centrale di Torino (© Corriere della Sera Torino)

A Milano il Piano nazionale di ripresa e resilienza finanzierà con 101,574 milioni (che potranno essere integrati con ulteriori risorse pubbliche o private) la nuova Biblioteca europea di informazione e cultura (BEIC). Per la realizzazione del polo culturale di nuova generazione a Porta Vittoria, che diventerà il centro funzionale dell’intero sistema bibliotecario dell’area metropolitana milanese, è stato indetto nel marzo 2022 un concorso internazionale il cui progetto vincitore (sui 44 presentati da studi di tutto il mondo) è stato presentato l’11 luglio (anche in questo caso i lavori inizieranno nel 2024 per concludersi entro il 2026). Il progetto interessa un’area della città attualmente in disuso nella quale troverà posto un edificio dalla superficie complessiva di circa 30mila metri quadrati, costruito in vetro, metallo e legno, pensato per la massima efficienza energetica e acustica e in armonia con il verde pubblico in cui sarà inserito. Come da indicazioni concorsuali il progetto si sviluppa sulla base di quattro direttrici: la forte integrazione tra dimensione fisica e digitale; l’equilibrio tra fruizione e produzione culturale; un inedito ruolo per le collezioni; l’utente al centro. L’edificio ospiterà spazi per le raccolte, lo studio e la lettura, spazi di produzione culturale e di espressione della creatività, una zona interamente dedicata ai bambini e ai ragazzi e alle loro famiglie, spazi espositivi e commerciali, un’area di ristoro, un auditorium. A copertura dell’edificio si prevede la realizzazione di una grande serra e di una terrazza con sala di lettura aperta tutto il giorno. Nelle parole dell’architetto Angelo Lunati il progetto “prova a interpretare una nuova idea di sostenibilità, cercando di combinare le prestazioni assieme con la forma e la capacità dell’edificio di essere inclusivo, un luogo di felicità per molte persone diverse”. Si tratta, in sintesi, di una grande biblioteca laboratorio in grado di integrare accesso interdisciplinare alla conoscenza, servizi di consultazione, produzione culturale, apprendimento permanente, tecnologie digitali e attività di ricerca.

Figura 2 Rendering del progetto vincitore della nuova BEIC (© Comune di Milano)

Proposte e prospettive future

Come sottolineato anche dall’ultimo rapporto ASviS, per le politiche di sostenibilità in Italia il 2022 era iniziato con una buona notizia. Nella nostra Costituzione, infatti, la riforma dell’articolo 9 ha visto l’introduzione della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni; in più nell’articolo 41 è stato aggiunto il concetto di tutela dell’ambiente nello svolgimento delle attività pubbliche e private. Eppure, lo abbiamo visto, il cammino del nostro Paese verso lo sviluppo sostenibile è ancora lungo e impervio. A questo proposito, in vista delle elezioni politiche del 25 settembre 2022, ASviS ha consegnato alle forze politiche Dieci idee per un’Italia sostenibile da realizzare nella prossima legislatura, proposte promosse anche tramite una campagna di sensibilizzazione con una raccolta firme su Change.org. I prossimi cinque anni, ci dice ASviS, saranno fondamentali per raggiungere tre grandi obiettivi sui quali l’Italia è già impegnata:

1 la realizzazione del PNRR, con riforme e investimenti fondamentali per la sostenibilità istituzionale, sociale, economica e ambientale, che devono essere completati entro il 2026;

2 la realizzazione della giusta transizione ecologica, incluso l’abbattimento del 55% delle emissioni climalteranti entro il 2030, come concordato in sede europea;

3 il conseguimento degli obiettivi e target dell’Agenda 2030 che riguardano l’Italia.

Per realizzare questi obiettivi è urgente adottare politiche trasversali quali, in estrema sintesi:

  • garantire la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile;
  • disegnare il futuro partendo dal presente;
  • consolidare le riforme che riguardano giustizia, trasparenza e responsabilità;
  • integrare lo sviluppo sostenibile nella composizione delle commissioni parlamentari;
  • rendere più sostenibili ed equi i territori;
  • impegnarsi per la giusta transizione ecologica;
  • ridurre tutte le disuguaglianze, con particolare riferimento alla parità di genere, all’occupazione giovanile, alle disuguaglianze territoriali, considerando la transizione digitale come un fattore abilitante per accelerare la risposta alle sfide sociali e ambientali;
  • riformare il sistema di welfare e le politiche del lavoro, migliorare la qualità dell’istruzione e aumentarne l’inclusività, definire i livelli minimi di offerta culturale a livello territoriale;
  • acquisire un approccio integrato alla salute;
  • garantire la tutela dei diritti inalienabili e di cittadinanza e rafforzare la cooperazione e la democrazia.

Per quanto riguarda le biblioteche, nel caso specifico delle biblioteche scolastiche il Forum del libro ha chiesto a tutte le forze politiche coinvolte nella competizione elettorale di assumersi un impegno su quattro punti:

1 finanziamenti specifici per le biblioteche scolastiche;

2 individuazione delle forme migliori per facilitare e riconoscere il ruolo dei docenti referenti delle biblioteche scolastiche;

3 creazione all’interno del Ministero dell’Istruzione di un ufficio stabile in grado di seguire il tema delle biblioteche scolastiche;

4 impegno a favorire un’attenzione particolare verso le biblioteche scolastiche innovative all’interno degli investimenti previsti dal PNRR per le scuole (con particolare riferimento alla missione 4 relativa a istruzione e ricerca e alla missione 1 per quanto riguarda la digitalizzazione, l’innovazione e la sicurezza nella pubblica amministrazione).

L’AIB, insieme ad ArtLab e ad altre organizzazioni del settore culturale e creativo (fatto di imprese e lavoratori, istituzioni e terzo settore), si è fatta promotrice, nel settembre 2022, del documento Cultura è futuro. Proposte di intervento per la prossima legislatura. Il documento parte dal presupposto che la cultura è strumento e motore per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, sottolinea la necessità di un approccio sistemico e unitario che tenga conto degli impatti culturali, sociali ed economici generati dall’ecosistema culturale e creativo e “che superi la frammentazione degli interventi evidenziata nella gestione della pandemia e in parte nell’articolazione del PNRR”, e contiene proposte di intervento considerate prioritarie, urgenti e qualificanti che necessitano di essere assunte nella nuova legislatura in termini di interventi normativi, investimenti e misure, lavoro, riequilibrio territoriale e creatività contemporanea. Tra le proposte di intervento che riguardano più da vicino le biblioteche vi sono, ad esempio, interventi normativi sul diritto d’autore; l’adozione di una legge sulle biblioteche e sul sistema bibliotecario nazionale; l’aumento degli investimenti in cultura; l’investimento nella formazione in sinergia con il mondo dell’istruzione e dell’università per la crescita di competenze innovative e ibride; una politica di sviluppo delle infrastrutture pubbliche culturali in particolare nelle aree fragili e marginali.

Successivamente, nell’ambito dell’edizione 2022 di ArtLab, tenutasi a Bergamo dal 23 al 25 novembre, è stato organizzato un laboratorio, dal titolo “Il ruolo delle imprese culturali creative nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e nelle politiche di coesione”, articolato in sessioni plenarie, seminari e tavoli di lavoro. A conclusione dei lavori gli esperti che hanno partecipato hanno presentato alcune raccomandazioni sulle quattro sfide ritenute centrali per l’innovazione del comparto: competenze e capacity building, partecipazione e governance, transizione digitale e sostenibilità ambientale.

Del documento Cultura è futuro si è tornato a parlare sempre nella giornata del 25 novembre nell’ambito di ArtLab insieme ad alcuni rappresentanti della Commissione cultura della Camera dei deputati, a cui sono state poste tre domande: delle proposte di intervento elencate nel documento quali ritenete prioritarie e con quali strumenti intendete sostenerle? Ci sono altri temi che non sono stati affrontati nel documento ma che sono particolarmente importanti? Come intendete garantire un dialogo permanente con il settore culturale e creativo tenendo conto anche della grande frammentazione che lo caratterizza? I partecipanti hanno sottolineato, tra le altre cose, la necessità di intervenire in materia di spettacolo dal vivo e di misure di sostegno ai lavoratori del comparto, di riconoscimento giuridico delle imprese culturali e creative, di lettura e filiera del libro, di diritto d’autore e contrasto alla pirateria in Rete, di detrazione fiscale per i consumi culturali, di digitalizzazione dei beni e degli istituti culturali, di assunzioni nella pubblica amministrazione. Si è parlato anche di investire (alla luce di indagini conoscitive e mediante lo strumento della legge di bilancio) sul riequilibrio territoriale delle infrastrutture culturali e delle attività di valorizzazione e promozione del patrimonio culturale non soltanto tra nord e sud ma anche tra aree urbane e aree interne del Paese, anche in termini di rafforzamento della formazione e delle competenze. Tra le priorità da aggiungere alle proposte del documento è stata citata, ad esempio, la riqualificazione delle aree industriali dismesse per dare loro una funzione sociale e culturale. Rispetto al dialogo con il settore è stata sottolineata l’importanza dei confronti pubblici (come la stessa occasione di ArtLab) e dei lavori della stessa Commissione cultura, con l’auspicio di poter creare un luogo operativo di lavoro e di confronto, sia nella forma di un tavolo permanente pensato per le associazioni più rappresentative del settore culturale e creativo che di tavoli tematici specifici per ciascuna componente del settore.

Per ribadire la centralità delle biblioteche nelle politiche pubbliche di rigenerazione urbana e di sviluppo sostenibile delle città, il 25 e il 26 ottobre scorsi a Milano si sono tenuti i primi Stati generali delle biblioteche, organizzati dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano in collaborazione con AIB e Associazione nazionale comuni italiani (ANCI).

La biblioteca contemporanea, si legge nella presentazione, si profila come una “piattaforma di possibilità”, come “attivatore di capacità individuali e della loro rigenerazione lungo tutto l’arco della vita, luogo di produzione culturale e di coinvolgimento diretto della comunità, laboratorio di creatività e di socialità attiva”. L’evento è stato l’occasione, in vista anche della realizzazione della nuova BEIC, per avviare un dialogo con le principali città europee e condividere buone pratiche ed esperienze grazie alla partecipazione dei rappresentanti di Parigi, Madrid e Berlino. Sempre nell’ottica della condivisione, durante gli Stati generali è stata presentata e sottoscritta dalle amministrazioni comunali di Milano, Bologna, Roma e Torino la Carta di Milano delle biblioteche, un documento di policy concepito dagli assessori alla cultura di queste città e offerto alla condivisione di tutti gli amministratori locali italiani per rilanciare il ruolo delle biblioteche e potenziarne i servizi. La carta elenca cinque missioni chiave della biblioteca pubblica contemporanea:

  • contribuire allo sviluppo di una comunità inclusiva, equa e solidale, favorendo il radicamento di una cultura dello sviluppo sostenibile, che sappia promuovere il dialogo interculturale e valorizzare le diversità come elemento di ricchezza;
  • migliorare la qualità della vita, mettendo a disposizione un ambiente in cui la comunità locale possa assumere un ruolo attivo nell’identificazione dei materiali da acquisire, conservare e condividere e nelle attività da realizzare in biblioteca, in conformità con i desideri e le aspirazioni dei suoi membri;
  • informare tutti i membri della comunità fornendo accesso a un’ampia gamma di conoscenze commisurate ai bisogni locali, senza discriminazioni e censure e senza subire condizionamenti commerciali;
  • consolidare e sviluppare competenze, creando e rafforzando l’abitudine alla lettura dalla nascita all’età adulta, sostenendo l’apprendimento permanente e promuovendo attività e programmi di alfabetizzazione per facilitare lo sviluppo delle competenze informative, il superamento del digital divide e lo sviluppo delle pari opportunità nella società digitale;
  • promuovere la partecipazione culturale, fornendo opportunità di sviluppo personale che stimolino l’immaginazione, la creatività, la curiosità e l’empatia, promuovendo l’apprezzamento delle arti, l’accesso aperto alla conoscenza scientifica, alla ricerca e alle innovazioni, espressi sia attraverso i media tradizionali sia mediante il materiale digitalizzato e quello nativo digitale, fornendo servizi sia in presenza sia a distanza attraverso tecnologie digitali che consentano l’accesso alle informazioni, alle collezioni e ai programmi di attività.

Per realizzare queste missioni le amministrazioni si assumono altrettanti impegni:

  • fare della biblioteca una componente fondamentale di ogni strategia a lungo termine per la cultura, per la diffusione dell’informazione, dell’alfabetismo, dell’istruzione, della sostenibilità e dell’innovazione tecnologica e sociale;
  • diffondere il ruolo della biblioteca attraverso l’adozione di una politica chiara che definisca gli obiettivi, le priorità e i servizi, tenendo conto dei bisogni della comunità locale e valorizzando la partecipazione attiva dei cittadini;
  • garantire che la biblioteca sia la casa di tutti, mantenendo gratuito l’accesso ai suoi servizi e predisponendo documenti, tecnologie e attrezzature specifici a quegli utenti che, per qualsiasi motivo, non possono utilizzare i servizi e i materiali ordinari;
  • mettere a disposizione della biblioteca spazi adeguati e personale professionalmente preparato, affinché sia in grado di affrontare le sfide attuali e future;
  • promuovere la valutazione dell’impatto delle biblioteche e la raccolta di dati, per dimostrare la loro utilità per la società.

Il documento individua nella cooperazione con le reti bibliotecarie territoriali e con altri soggetti pubblici e privati lo strumento per promuovere il coordinamento degli interventi e la messa in condivisione delle risorse e per raggiungere un pubblico più ampio e diversificato possibile. Al Governo nazionale e alle Regioni le amministrazioni fanno alcune richieste che concorrono alla costruzione di una strategia bibliotecaria nazionale:

  • promuovere e sostenere in maniera omogenea lo sviluppo dei servizi bibliotecari territoriali, garantendo l’impulso a un programma nazionale di infrastrutturazione bibliotecaria e culturale, in particolare per le regioni del sud e le aree interne;
  • adottare interventi che concorrano a supportare economicamente la gestione delle biblioteche da parte dei Comuni;
  • rafforzare la cooperazione bibliotecaria fra diversi livelli istituzionali;
  • aumentare i fondi a sostegno dei sistemi bibliotecari, della transizione digitale delle biblioteche e della tutela e della valorizzazione del patrimonio librario;
  • potenziare il fondo nazionale per la promozione della lettura;
  • rafforzare le strutture del Ministero della Cultura preposte alla definizione delle politiche bibliotecarie e di promozione della lettura;
  • realizzare patti regionali per la lettura come strumenti di programmazione territoriale;
  • costituire un tavolo di confronto permanente fra Ministero, Regioni, Province e Comuni sulle tematiche proprie delle biblioteche di ente locale.

In conclusione

Questo contributo rappresenta l’ultima tappa di quelli che abbiamo voluto chiamare i “percorsi della sostenibilità”. Naturalmente il rapporto tra biblioteche e sostenibilità non si esaurisce qui, ma le cinque tappe proposte possono aiutare a fare il punto su aspetti chiave quali edifici, raccolte e attività di formazione ed educazione, comunicazione, ruolo delle associazioni professionali, posizionamento delle biblioteche nei piani di ripresa. Quest’ultima tappa è sembrata doverosa per poter, in un certo senso, chiudere il cerchio: se è importante sapere cosa le biblioteche stanno facendo in prima persona e concretamente per la sostenibilità, è fondamentale capire dove esse si collocano nella riflessione generale e quindi nelle strategie, nei piani e nei programmi delle istituzioni e della politica, dove si posizionano oggi e quale futuro le aspetta.

Sul futuro si proietta anche il prossimo Convegno delle Stelline, che per l’edizione 2023 si rinnova adottando una formula più partecipativa e articolata. Il Convegno si ispira sin dal titolo “Visioni future: Next Generation Library” proprio al programma Next Generation EU, considerato non un semplice piano di ripresa, ma un’opportunità unica per emergere più forti dalla pandemia, trasformando le nostre società in modo più equo. Nella convinzione che ciò che serve alle biblioteche e ai bibliotecari è una visione, per definirne i contorni e i contenuti un contributo e uno stimolo possono venire dalle opportunità come quelle offerte dal PNRR e dai suoi pilastri, in particolare digitalizzazione, innovazione, cultura, rivoluzione verde e transizione ecologica, istruzione e ricerca, inclusione e coesione.

Uno dei termini che maggiormente è stato citato in questi percorsi è “innovazione”. Come osserva Ferruccio Diozzi in un libro di recentissima pubblicazione, l’innovazione, che l’autore declina in innovazione tecnologica, organizzativa e sociale, è oggi una tematica di frontiera che riguarda la scienza organizzativa, l’analisi della società, l’agire politico e investe sia i soggetti pubblici che i privati. In questo contesto un contributo significativo viene dalle biblioteche, “organismi caratterizzati, in tutti questi anni, da capacità rilevanti nella gestione del cambiamento e nella ricerca di nuovi approcci e di nuovi paradigmi che consentono loro di ri-affermarne la funzione nel contesto contemporaneo”. Le biblioteche intese, quindi, non soltanto come laboratori in cui sperimentare innovazioni ma come vere e proprie guide dell’innovazione.

Le biblioteche negli ultimi anni hanno dovuto fare i conti con sfide globali che le hanno messe a dura prova. La crisi economica, la rivoluzione digitale, lo sviluppo sostenibile, da ultimo la pandemia, hanno messo in evidenza le tante contraddizioni e fragilità ma anche le numerose potenzialità delle biblioteche, la necessità di saper governare e guidare i cambiamenti e le innovazioni per riaffermare la propria missione e centralità, l’urgenza di riposizionarsi nelle strategie e nei piani della politica. Da questo punto di vista la Carta di Milano, il cui sottotitolo ne sintetizza perfettamente gli obiettivi (Per un servizio bibliotecario equo, sostenibile, inclusivo), potrebbe rappresentare davvero una best practice che vede nella condivisione e nel confronto costante tra i diversi livelli istituzionali una strategia vincente. L’augurio è che venga presto sottoscritta dal maggior numero di amministrazioni locali.