Leggere l’archivio e i suoi segni: strategie e strumenti per la conoscenza - Open Access
Direzione scientifica In Archivio gabriele.locatelli@caeb.it
Direzione scientifica In Archivio lore.pezzica@gmail.com
Lo “Speciale” raccoglie, rivisti in forma di articoli e integrati, i materiali prodotti in occasione del Convegno “In Archivio” che si è tenuto a Milano il 22 marzo 2024 nell’ambito dell’annuale Convegno delle Stelline.
Abstract
La mappa della conoscenza che gli archivi e gli infiniti sistemi di segni (e firme) conservano può essere "letta" in numerosi modi. Questi sistemi costituiscono un punto di riferimento per vari aspetti della vita contemporanea, contribuendo alla comprensione della realtà in modi che possono essere raggiunti solo grazie agli archivi. In questo senso, possiamo articolare la "lettura" degli archivi attraverso due concetti contigui ma chiaramente identificabili: patrimonio (da intendersi nelle sue varie forme, anche alla luce delle "comunità di patrimonio" definite dalla Convenzione di Faro, e quindi non solo come un "lascito del passato") e contemporaneità (da intendersi come la costante necessità di rileggere l'archivio e le sue forme, il suo utilizzo come strumento di lavoro tra analogico e digitale, e il necessario dialogo e confronto con l'Intelligenza Artificiale).
English abstract
The map of knowledge that archives and the infinite systems of signs (and signatures) preserve can be "read" in numerous ways. These systems constitute a reference for various aspects of contemporary life, contributing to the understanding of reality in ways that can only be reached thanks to archives. In this sense, we can articulate the "reading" of archives through two contiguous but clearly identifiable concepts: heritage (to be understood in its various forms, also in light of the "communities of heritage" defined by the Faro Convention, and therefore not merely as a "legacy of the past") and contemporaneity (to be understood as the constant need to reread the archive and its forms, its use as a working tool between analog and digital, and the necessary dialogue and comparison with Artificial Intelligence).
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Introduzione
La quinta edizione di "In Archivio" si è svolta all'interno della ventinovesima edizione del Convegno delle Stelline, sotto la Direzione scientifica di Gabriele Locatelli e Lorenzo Pezzica. La giornata è stata organizzata da CAeB e da Editrice Bibliografica, in collaborazione con la Soprintendenza archivistica e bibliografica per la Lombardia, patrocinata da ANAI - Associazione Nazionale Archivistica Italiana e, per la prima volta, ospitata da Regione Lombardia, che da sempre sostiene Stelline.
Non solo "In Archivio", ma tutta la macchina organizzativa del Convegno delle Stelline si è spostata in Regione Lombardia, grazie a un allestimento che ha coinvolto anche Piazza Lombardia, con una biblioteca "aperta" che ha ospitato dibattiti su biblioteche e archivi. Il ringraziamento della Direzione scientifica va quindi alla DG Cultura e alla DC Bilancio e Finanza - Struttura Servizi Interni per la collaborazione all'evento. In particolare, è stato importante poter ospitare, all'inizio del Convegno, il saluto istituzionale del vicepresidente della Regione Lombardia e assessore al Bilancio e Finanza Marco Alparone, della presidente nazionale di ANAI Erika Vettone e della soprintendente agli archivi e alle biblioteche della Lombardia, Annalisa Rossi.
La mattinata del Convegno si è divisa in due sessioni: la prima dedicata alla "lettura degli archivi come eredità" e la seconda alla "lettura degli archivi come contemporaneità". Nel pomeriggio, il tema della "lettura degli archivi come eredità e contemporaneità" si è articolato in tre momenti di approfondimento. Il primo ha trattato i primi esiti del PNRR e la necessità di interventi durevoli, proattivi verso il futuro; il secondo, uscendo dalla comfort zone archivistica, ha esplorato le nuove forme di linguaggio, produzione e utilizzo delle realizzazioni della gamification; il terzo ha raccolto le testimonianze consapevoli della tutela e dei piani di sviluppo innovativi, in tema di gestione e governance dei patrimoni archivistici.
Il tema della "lettura degli archivi come eredità e contemporaneità" non può prescindere dalla constatazione che, prima di ogni altra attività, gli archivi debbano (o possano) essere riordinati, descritti e comunicati. La mappa della conoscenza che gli archivi e gli infiniti sistemi di segni (e di segnature) custodiscono può essere "letta" in numerosi modi e costituire un riferimento per altrettanti aspetti della vita contemporanea, offrendo un contributo alla comprensione della realtà che può essere raggiunto solo grazie agli archivi.
La "lettura" degli archivi attraversa due concetti contigui ma chiaramente identificabili: l'eredità (da intendersi nelle varie declinazioni dell'heritage, anche alla luce delle "comunità di eredità" previste dalla Convenzione di Faro e quindi non come "eredità del passato") e la contemporaneità (da intendersi come costante esigenza di rilettura dell'archivio e delle sue forme, del suo utilizzo come strumento di lavoro tra analogico e digitale, e del necessario dialogo e confronto con l'intelligenza artificiale).
La "lettura degli archivi come eredità e contemporaneità" permette di definire percorsi identitari e di cittadinanza, consente di combattere le fake news e garantire la trasparenza degli apparati amministrativi, offre gli strumenti per tutelare l'heritage e mettere il patrimonio industriale, artistico e culturale italiano al centro di azioni di tutela e valorizzazione.
Se le letture del patrimonio archivistico sono potenzialmente infinite (e in buona parte ancora da scoprire), numerose sono però le difficoltà di accesso per il pubblico generico. Non tutti possono "leggere" gli archivi e i loro segni. La necessità di arrivare a un pubblico sempre più ampio, superando sia metodologicamente sia gnoseologicamente il concetto di "consultazione" per arrivare al concetto di "lettura", passa necessariamente da una riflessione sullo stato e sull'opportunità di digitalizzazione del patrimonio archivistico italiano e dalla necessità di incontro con gli invented archives, gli archivi partecipativi, la public history e la gamification.
Partendo dalla talvolta abusata metafora dei "granai della memoria" e dalla consolidata immagine degli archivi costituiti da "appunti, lettere e scartafacci", la prima sessione del convegno della mattina ha preso avvio da una "provocazione" e da un approccio letterario e scenico al documento di archivio, contraddistinto da un costante esercizio di equilibrismo tra più mondi, per poi confrontarsi con la necessità dell'organizzazione della conoscenza nell'epoca del digitale, arrivando infine alla tutela e conservazione delle memorie future, tramite letture di umanesimo digitale applicate a un tema universale come la conservazione delle informazioni in ambito sanitario.
La "lettura degli archivi come eredità e come contemporaneità" presuppone la necessaria riflessione sul patrimonio arrivato a noi dal passato e sul patrimonio culturale che lasceremo in futuro. In poche parole, include tra i temi possibili il confronto sul concetto di selezione e di scarto dei documenti.
Quando si parla di archivi, si parla di archivisti, di professionisti della conoscenza che hanno piena consapevolezza dell'importanza della selezione e dello scarto e sanno interpretare le necessità degli enti che conservano archivi, e gli aspetti deontologici, tecnici e normativi di quello che Isabella Zanni Rosiello definiva un "paradosso storiografico", cioè lo scarto di documentazione. Lo scarto non esiste in sé: "Scarto" è il residuo di un processo di selezione operato sulla base di convinzioni e convenzioni condivise, che avviene nel tempo e nello spazio secondo dinamiche individuali e comunitarie; "Scarto" è anche tutto ciò che eccede o devia da quanto è considerato norma, canone, tradizione.
Ne consegue l'attribuzione di un valore simbolico negativo, un continuum tra presunti poli positivi e negativi in cui si rivelano sviluppi inattesi. Agli archivisti corre l'obbligo di riflettere sul significato degli archivi stessi e di ogni documento che li compone, anche di quelli che vengono ritenuti "scarti". E questo perché gli archivi sono vivi, o, meglio, sono per le persone vive.
La "provocazione" consiste nel considerare necessaria la "corrispondenza di amorosi sensi" che l'apparente "inutilità" di determinati documenti (il biglietto del tram, il conto di un ristorante, una lettera ritrovata, una bustina del tè) siano una linfa che mantiene viva la memoria di quello che siamo, della storia, della vita stessa. Lo scarto può quindi diventare una risorsa, un punto di partenza verso nuove possibilità di osservazione e lettura della realtà.
Gli scarti di cui si è parlato nel Convegno sono scarti "letterari", l'eccedenza di cui si pensa sia meglio liberarsi per non trovarsi poi sommersi dalla spazzatura, o che semplicemente si butta via senza nemmeno pensarci, e che spesso sono oro grezzo, materia prima che consente viaggi sentimentali, stravaganti minuzie che sono trama e ordito della nostra storia e che ci trascinano nelle peripezie del ricordo.
La salda matrice letteraria, cartacea, imprevedibile degli archivi è stata raccontata dalle parole di Giuseppe Marcenaro, un grande intellettuale che ha vissuto tra le carte e i libri per tutta la sua vita. Sollecitazioni e "provocazioni" che aprono a un ragionamento a tutto tondo su questo aspetto che ormai riguarda anche la questione dell'archivio digitale e il nostro rapporto con gli strumenti che ci affiancheranno, spesso con esiti oggi imprevedibili, nel futuro, come l'IA e il rischio concreto di una narrazione priva di scarti, priva cioè di imperfezioni e di imprevisti.
Le "inattuali" parole di Marcenaro, mancato il primo febbraio 2024, sono state montate in un breve video di 6 minuti in cui si alternano 10 capitoletti, con immagini e parole, che fanno riferimento a un lavoro molto archivistico di Marcenaro, dedicato agli scarti, protagonisti del regno dimenticato della letteratura. Il video può essere visionato inquadrando il QR CODE al fondo.
Se l'approccio letterario ha caratterizzato la prima parte del Convegno, la seconda parte è stata introdotta da una riflessione di impronta filosofica. La lettura degli archivi come eredità e contemporaneità si pone infatti dinanzi alla sfida e al pericolo costituito da quelle che possono essere definite, da un punto non strettamente archivistico, “le apocalissi della memoria e del ricordo” nei cui confronti l’archivio esercita una funzione di ri-composizione e di cura, quasi farmacologica, che permette di agganciare la memoria al ricordo e restituire agli enunciati un loro orizzonte di senso. La “lettura degli archivi come contemporaneità” si è poi declinata attraverso la necessaria ridefinizione semantica del concetto e della forma dell’archivio, portando come case histories l’utilizzo e la costruzione di un archivio spontaneamente legato alla stretta attualità del mondo, come quello dell’Agenzia ANSA che, quotidianamente, convive con le questioni proprie dell’era dei social, dell’intelligenza artificiale (IA) e delle fake news. Un intervento sull’IA ha successivamente permesso di analizzare come l’accesso al patrimonio documentario sia in trasformazione e richieda strategie per un suo utilizzo etico ed efficiente, migliorando l’accessibilità e l’interpretazione degli archivi.
La riflessione si è quindi misurata al mattino su percorsi di confronto teorico arricchito da esempi concreti e case histories mentre nel pomeriggio si è articolata in momenti laboratoriali in cui professionisti provenienti da diversi ambiti, archivisti, aziende ed enti conservatori hanno continuato il dibattito.
Il confronto all’interno dei tre gruppi di lavoro ha esaminato l’utilizzo dei fondi europei, il rapporto e il governo delle nuove tecnologie e ha incontrato le testimonianze consapevoli della tutela e dei piani di sviluppo innovativi, attualizzati dal racconto delle più recenti esperienze, non solo lombarde, in tema di gestione e governance dei patrimoni archivistici.
La lettura degli archivi come eredità e come contemporaneità è esercizio di democrazia.