N.2 2024 - Biblioteche oggi | Marzo 2024

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Paolo Traniello: un grande studioso dal tratto signorile (1938-2023) - Open Access

Mauro Guerrini

Franco Neri

Il ricordo tiene conto della scheda biografica apparsa nel volume in suo onore Pensare le biblioteche. Studi e interventi offerti a Paolo Traniello, a cura di Angela Nuovo, Alberto Petrucciani e Graziano Ruffini, e di informazioni scaturite dal confronto con la figlia Francesca e il fratello Francesco, nonché con Massimo Belotti, Giovanni Cerutti, Andrea De Marchi, Chiara De Vecchis, Fabrizio Pagani, don Stefano Perego, Giovanni Solimine. Un ringraziamento particolare alla Biblioteca della Pontificia Università Urbaniana, alla Fondazione Marazza e all’Archivio storico del Seminario arcivescovile di Milano che hanno fornito informazioni inedite.

Abstract

L'articolo ripercorre la storia personale e intellettuale del professor Paolo Traniello, uno dei maggiori studiosi italiani di biblioteconomia. La sua attività di ricerca è stata caratterizzata dallo studio degli aspetti istituzionali e sociologici delle biblioteche, dello sviluppo dell'editoria e della legge sul diritto d'autore. tra Settecento e Ottocento. I suoi studi rivelano un'ampiezza di orizzonti e intersezioni disciplinari e una forte dimensione comparativistica, inusuale non solo per la biblioteconomia italiana. Era un uomo colto, di rara finezza umana e intellettuale, che ha sempre cercato di coniugare riflessione storica e contemporaneità, impegno civile e solidarietà sociale. Elegante, discreto, di un rigore intellettuale ed etico senza compromessi, libero da compromessi, in primo luogo accademici. Persona di grande generosità, capace di ascoltare e far sentire il proprio punto di vista, con un fine senso dell'umorismo. Era un vero maestro nei suoi studi e nella professione bibliotecaria. La forza del suo insegnamento intellettuale derivava innanzitutto dalla capacità di rinnovarsi e di guardare sempre oltre, con una costante competenza dialogica che caratterizzava la sua ricerca intellettuale e umana.

English abstract

The article traces the personal and intellectual story of Professor Paolo Traniello, one of the major Italian library science scholars. His research activity has been characterized by the study of the institutional and sociological aspects of libraries, the development of publishing and copyright law. between the eighteenth and nineteenth centuries. His studies reveal abreadth of disciplinary horizons and intersections and a strong comparativist dimension, unusual not only for Italian librarianship. He was a cultured man, of rare human and intellectual finesse, who always tried to combine historical reflection and contemporaneity, civil commitment and social solidarity. Elegant, discreet, of uncompromising intellectual and ethical rigour, free from compromises, primarily academic ones. A person of great generosity capable of listening and making his point of view heard, with a fine sense of humour. He was a true master in his studies and in the library profession. The strength of his intellectual teaching came first and foremost from the ability to renew himself and always look beyond, with a constant dialogue competency that characterizes his intellectual and human research.

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L’infanzia, la formazione e le prime esperienze lavorative

Paolo Traniello è stato tra i maggiori studiosi di biblioteconomia italiani, un professore che ha saputo coniugare riflessioni acute sulle tematiche dell’intercultura e dell’impegno civile, come, per esempio, testimonia la fondazione nel 1990 della casa editrice Sinnos di Roma, nata come cooperativa sociale tra i detenuti per favorire il loro inserimento nel mondo del lavoro; ne è il primo presidente e il primo direttore della collana Istituzioni culturali. La sua attività di ricercatore si è caratterizzata per lo studio degli aspetti istituzionali e sociologici delle biblioteche, dello sviluppo dell’editoria e del diritto d’autore fra Settecento e Ottocento.

Paolo nasce a Milano il 3 giugno 1938, secondogenito della milanese Anna Caccia e del romano Giovanni che si erano sposati nella Basilica di Sant’Ambrogio il 9 settembre 1933; il fratello, Francesco, è più grande di due anni. Nel capoluogo lombardo vive la prima infanzia; quindi, la famiglia si trasferisce a Roma, dove svolge prevalentemente la sua attività il padre, ufficiale dell’esercito, e figlio del gen. Vincenzo Traniello, per un certo periodo comandante del territorio di Gaeta, città che gli dedica una piazza.

Dopo la fine della guerra, nell’estate 1945, la madre si trasferisce dalla capitale nella sua proprietà di Villa Caccia, a Castellanza, vicino a Busto Arsizio, cittadina dove Paolo frequenta il Liceo classico Daniele Crespi, conseguendo la maturità nel 1956. Vince un posto di studio presso il Collegio giuridico dell’Università di Pisa che frequenta per poco più di un anno. Suo fratello Francesco è normalista; diverrà ordinario di storia contemporanea all’Università di Torino, con importanti studi sulla storia della Chiesa e dei movimenti cattolici fra Ottocento e Novecento. Paolo si trasferisce alla Statale di Milano dove si laurea in giurisprudenza il 17 febbraio 1961 con una tesi in diritto costituzionale, intitolata L’autonomia normativa nell’ordinamento italiano. È impegnato nel mondo cattolico, in particolare in GS, Gioventù studentesca, e, non ancora ventitreenne, matura la decisione di divenuire sacerdote; nel 1960 è nel seminario arcivescovile di Milano, sede di Saronno dove frequenta per un anno il corso propedeutico allo studio della teologia, con studi di filosofia, spiritualità, greco biblico. Prosegue la formazione nella sede di Venegono Inferiore, con gli studi di teologia. È ordinato presbitero nel duomo di Milano il 26 giugno 1965 dall’arcivescovo card. Giovanni Colombo. Insegna religione al Liceo Berchet, succedendo nel marzo 1967 a don Luigi Giussani. Viene assegnato prima come coadiutore nella parrocchia dei santi Silvestro e Martino in Milano fino al 1967, e poi come coadiutore all’antica basilica pontiana di San Vittore ad corpus, dove aveva ricevuto il battesimo il 24 giugno 1938. Nel 1970 abbandona l’impegno in GS e soprattutto il ministero come presbitero e cerca un lavoro in ambito culturale. L’esperienza di sacerdote è, tuttavia, fondamentale per capire temi e scelte successive, come l’impegno sociale a favore degli ultimi e la considerazione elevata del bene comune. Deriva da quell’esperienza la pubblicazione de Lettura di san Paolo ai giovani (Gribaudi, 1969) e la curatela di Pace con la Chiesa: celebrazioni comunitarie della penitenza per comunità giovanili (Gribaudi, 1972), due libri poco conosciuti e scarsamente presenti nelle biblioteche italiane, assenti dalla bibliografia pubblicata nella Festschrift in suo onore, Pensare le biblioteche (Sinnos, 2008), che inizia dal 1974. Con l’editore torinese collabora dal 1968 al 1969. Nel 1978 cura la traduzione italiana di La paura in Occidente. Storia della paura nell’età moderna di Jean Delumeau, una delle intelligenze di punta del mondo cattolico francese e storico di valore, per la Società editrice internazionale di Torino, ripubblicata da Feltrinelli nel 2018.

Le sue prime esperienze lavorative camminano su vari sentieri, spesso frastagliati o percorsi per un breve tratto; ciascuno di essi contribuisce a comporre la sua ricca personalità che si rivela negli anni della piena maturità. Dal febbraio 1968, lavora per circa un anno all’Istituto Solari della Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino in qualità di responsabile del catalogo a soggetto; nella medesima facoltà segue i corsi di sociologia generale di Filippo Barbano. Nel 1970 è professore di lettere al Liceo classico «Alfieri» di Asti. È direttore della Scuola media serale per agricoltori a Riva, presso Chieri, dal 1969 al 1971. Svolge uno stage alla Biblioteca comunale di Milano, sotto la guida di Renato Pagetti, e alla Biblioteca Statale di Cremona, diretta da Angelo Daccò. Dal 1° aprile 1971 assume la direzione della Biblioteca pubblica-Casa della cultura della Fondazione Marazza di Borgomanero (Novara) che lascia il 31 ottobre 1976; vi collaborava dall’agosto 1969 alla revisione del catalogo, come si evince dalla breve biografia presentata per la sua candidatura a direttore. Con lui collabora Elena De Marchi Colonnetti quale direttrice della Biblioteca Ragazzi dal 1° aprile 1971 (nella stessa data di Paolo Traniello) al 31 dicembre 1973 e come consulente dal gennaio 1974 al dicembre 1975. I cinque anni alla direzione della Fondazione si rivelano basilari per la sua formazione umana, professionale e scientifica. L’onorevole Achille Marazza (1894-1967) – avvocato, membro del CLN Alta Italia e della Costituente, sottosegretario alla Pubblica Istruzione nel governo Parri (21.06.1945-10.12.1945) con il Ministro Vincenzo Arangio Ruiz (l’altro sottosegretario era Carlo Ludovico Ragghianti) e nel primo governo De Gasperi (10.12.1945-13.07.1946) con il Ministro Enrico Molè – aveva donato la sua biblioteca collocata nella sua villa settecentesca all’interno del parco al Comune di Borgomanero insieme a oggetti e stampe d’arte. Virginia Carini Dainotti è la prima presidente (1971-1976) della neocostituita Fondazione Marazza; l’illustre bibliotecaria, già giovane direttrice della Biblioteca Statale di Cremona e poi dirigente ministeriale, pensava di riprodurre il modello di biblioteca pubblica americana di cui era affascinata. L’esperienza di Borgomanero segna un rapporto importante di Traniello con Carini Dainotti, per quanto non sempre lineare.

Paolo sposa Maria Stella Alessandro, medica, nel 1972 e l’anno seguente nasce Francesca. Negli anni successivi Maria Stella e Paolo accolgono in affidamento Angela, coetanea di Francesca, che vivrà con la famiglia fino ai suoi 21 anni. Paolo ne diviene il tutore legale.

Nel 1976 si laurea in Lettere a indirizzo storico all’Università di Torino con una tesi su Le biblioteche degli enti locali in Italia dalla Costituzione alla fine della prima legislatura regionale. Inizia, quindi, a lavorare per un’azienda privata al servizio dell’Assessorato alla cultura della Regione Lombardia; dalla fine del 1976 si occupa del catalogo regionale (come risultato di una catalogazione collettiva) e della sua automazione. Sempre per la medesima azienda lavora all’Assessorato istruzione e formazione professionale della Lombardia per il 1977. Dall’a.a. 1978-1979 assume l’insegnamento a contratto di biblioteconomia all’Università della Calabria ed entra in ruolo come professore associato nel 1985. In questi anni frequenta Giovanni Solimine, direttore della Biblioteca statale di Cosenza, conosciuto in precedenza a Napoli, con cui manterrà un rapporto amichevole assai intenso. Dai primi anni Ottanta viaggia molto all’estero (Europa, Stati Uniti, Canada) per studiare l’assetto istituzionale e l’organizzazione delle biblioteche nella prospettiva della biblioteconomia internazionale e comparata, settore pochissimo sviluppato all’epoca dagli studiosi italiani.

Due libri segnano questo periodo. La biblioteca tra istituzione e sistema comunicativo (Editrice Bibliografica, 1986) riprende tematiche discusse in precedenza, focalizzando la ricerca su aspetti giuridici e istituzionali della biblioteca, mentre Ricerca sull’utenza delle biblioteche comunali lombarde, con Carla Facchini, edito da Regione Lombardia nel 1991, coda del suo lavoro di collaboratore dell’Assessorato alla cultura, riporta studi sul campo.

Paolo gode ormai di un prestigio nazionale e con Luigi Crocetti e Piero Innocenti fonda “Biblioteche oggi” nel 1983, ne esce nel 1991; direttore è Massimo Belotti che era stato suo alunno in seconda liceo classico al Berchet.

Nel 1989 si trasferisce da Cosenza all’Università dell’Aquila. In entrambe le università è il docente delegato per la biblioteca della Facoltà di Lettere. Negli a.a. 1996-1997 e 1997-1998 tiene, inoltre, l’insegnamento di Storia delle biblioteche all’Università di Pisa. Dall’a.a. 2002-2003 è professore di prima fascia all’Università Roma Tre. È collocato in riposo nel 2008. Molteplice la sua attività di formazione e docenza svolta in contesti vari, fra cui corsi presso i Ministeri dell’economia e delle finanze. È socio AIB dal 1980 al 2023, membro del Comitato esecutivo regionale della Sezione Calabria dal 1985 al 1990 e della Sezione Abruzzo dal 1991 al 1993. Dal 1993 al 2023 fa parte del Comitato scientifico del “Bollettino AIB” e quindi di “AIB Studi”. Ai primi anni Novanta Alberto Petrucciani, che lo aveva chiamato a Pisa e con cui avrà un rapporto molto stretto per tutta la vita, vuole proporlo come presidente AIB, ma Paolo non accetta. Alberto e Paolo hanno un’affinità e un’intesa scientifica molto forte e sono protagonisti di studi basilari sulla storia delle biblioteche e del loro uso da parte dei lettori.

Perde la moglie Maria Stella nel 2007. Dal 2014 al 2019 vive a Pistoia per stare vicino a sua figlia Francesca. Negli ultimi anni pendola con la capitale, traslocandovi di nuovo e intrecciando un durevole rapporto con Adele Concolino Mancini, già docente di letteratura greca all’Università della Calabria. Insieme firmano Item e tabù. Ambiguità indotte dall’egemonia linguistica inglese nelle scienze sociali e bibliografiche, apparso in “Nuova Informazione bibliografica”, fascicolo 1, 2021. Importanti sono le iniziative annuali, promosse a Pistoia con gli Amici della Biblioteca Forteguerriana, di cui è membro e presidente, in particolare sulla storia delle biblioteche in Toscana; inaugura un’impresa editoriale da cui, però, esce presto. Importanti le analisi sulle biblioteche di altre realtà regionali, indagate in Archivi, biblioteche e musei nei 150 anni dell’Unità d’Italia (Editoriale Umbra, 2011).

La produzione scientifica

Magistrale lo studio, da rigoroso indagatore, sulla nascita, la connotazione e la funzione della public library anglosassone, concepita in funzione della disseminazione democratica del sapere, istituzione assai diversa dalla tradizione della biblioteca pubblica italiana. Fra il 1997 e il 2005 pubblica tre saggi che possono essere considerati i suoi capolavori dal punto di vista dell’analisi storica e della riflessione critica. In La biblioteca pubblica: storia di un istituto nell’Europa contemporanea (Il Mulino, 1997) affronta il complesso e multiforme processo che porta, a partire dalla fine del secolo XVIII, alla costituzione e affermazione in Europa dell’istituto della biblioteca pubblica nelle sue diverse declinazioni. Carlo Revelli ne parla entusiasticamente nella sua recensione: «Un respiro insolito per una tradizione che vede un riferimento costante alla public library come è realizzata oggi nel mondo anglosassone» (“Biblioteche oggi”, dicembre 1997, p. 56-57). Traniello riconduce la nascita della biblioteca pubblica alla Rivoluzione francese, a quel decreto del 2 novembre 1789 d’incameramento da parte dello Stato delle raccolte librarie ecclesiastiche. Da patrimonio di un ceto, esse divengono beni della Nazione; idealmente ogni biblioteca pubblica che si fondi su tali collezioni (previa opera di cernita e ridistribuzione) è nazionale in quanto bene indivisibile dei cittadini. Di quegli anni convulsi e accelerati Traniello ricostruisce le dinamiche, talora fortemente contraddittorie, talora anticipatrici, quali l’idea di una rete e di un censimento di biblioteche pubbliche distrettuali, nonché di un catalogo collettivo delle biblioteche. Nei capitoli 2 e 3 tratta temi e risonanze che troveranno sviluppo in Storia delle biblioteche in Italia. Dall’Unità a oggi (Il Mulino, 2002), mentre i capitoli 4 e 5, dedicati alla nascita e affermazione dell’istituto della public library, evidenziano le novità più rilevanti, a partire dalla diversità di origini di questo istituto in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Il dibattito che condusse prima all’approvazione in Inghilterra del Museums Act (1845), poi del Public Library Act (1850) si sviluppa in un’affascinante rete di connessioni, temi, personalità (fra queste, Edward Edwards, Antonio Panizzi, Thomas Carlyle), bisogni sociali e realtà istituzionali. La capacità contestualizzatrice delle note, insieme a una costante ricerca di congruità terminologica, illuminano ogni pagina dal punto di vista dell’architettura testuale. Dietro la trama citazionale traspare la ricerca diretta e la lettura critica delle fonti: dimensione propria dei grandi storici e dei veri studiosi. Si notano: dialogo con le altre discipline, precisione, ricerca di profondità, capacità d’interagire con fonti diverse, tutte analizzate accuratamente. Negli ultimi due capitoli il legame fra storia, attualità, dinamiche istituzionali, dialoghi disciplinari si fa particolarmente denso, nel confronto con Jesse Shera e con l’interpretazione funzionalistica di derivazione parsoniana. Un confronto che troverà in Biblioteche e società (Il Mulino, 2005) una profonda revisione critica tramite la lezione di Niklas Luhmann. Una storiografia che si distingue per la complessità, la dimensione critica demitizzante nel senso di una ricerca di possibili linee e punti d’equilibrio oltre le vulgate tradizionali. Dal punto di vista storiografico, La biblioteca pubblica può essere degnamente collocata alla pari e accanto a due testi fondanti: The English common reader: a social history of the mass reading public, 1800-1900 (Chicago University Press, 1957) dello storico nordamericano Richard Altick, e The reading nation in the Romantic period (Cambridge University Press, 2004) del britannico William St Clair, invitato a Roma Tre per una conferenza a cui partecipano Angela Nuovo, nella veste d’intervistatrice e traduttrice, e Chiara De Vecchis, sua collaboratrice per molti anni. La scrittura e l’approccio critico di Traniello in tutti i suoi studi sono la conferma di una celebre affermazione di Marc Bloch, “le ricerche storiche non sopportano l’autarchia” (Apologia della storia. Einaudi, 2009, p. 39). Una costante dialogica che caratterizza con forza la sua dimensione intellettuale e umana: uno stile di confronto e di condivisione di temi e linee di ricerca spesso a confine fra diversi campi disciplinari. Storia delle biblioteche in Italia: dall’Unità a oggi (Il Mulino, 2002; seconda edizione, 2014), per la ricchezza di temi trattati e ampiezza di visione, nonché per la chiarezza dell’esposizione, si afferma rapidamente come un classico e un riferimento sia per il dibattito pubblico sul non-sistema bibliotecario italiano sia per la didattica. Il testo conferma – se mai ce ne fosse stato bisogno – una peculiarità della dimensione critica di Traniello: la sicura e larga comprensione comparatistica, l’efficace rappresentazione di personalità e del ruolo da esse svolto in momenti di snodo, la capacità di connettere criticamente i diversi aspetti istituzionali, organizzativi, culturali di una vicenda complessa.

Gli anni che intercorrono fra la pubblicazione de La biblioteca pubblica e Biblioteche e società sono un periodo di intense e nuove riflessioni. La capacità di cambiare profondamente, d’innovare i propri approcci è sempre stata una caratteristica di Paolo: lo riconobbe lui stesso in quel piccolo cammeo di autoironia e di riflessione sociologica che è la Lettera al Direttore (“Bollettino AIB”, n. 3, settembre 2007, p. 355-358), individuando in Biblioteche e società un cambio di prospettiva. L’inadeguatezza dell’approccio funzionalista veniva misurato da un lato con la concreta vita delle biblioteche pubbliche, dall’altro con nuovi orizzonti teorici (Luhmann, in primis). Scrive: “Mi sembrava, e mi sembra, che ciò che vedevo accadere nelle biblioteche che frequentavo e che comunque conoscevo non corrispondesse quasi per nulla alle discussioni sulle funzioni delle diverse istituzioni entro il sistema sociale, così come potevano venire descritte, e anch’io avevo descritto, dal punto di vista struttural-funzionalista” (Lettera al Direttore cit., p. 357).

Sono gli anni in cui si afferma il progetto della Cooperativa e casa editrice Sinnos, un’impresa affrontata da Paolo con generosità e coraggio di pensiero. Molti e altrettanto coraggiosi sono i compagni di viaggio, fra questi Vinicio Ongini, dirigente del Ministero dell’Istruzione: si frequentano assiduamente. La dimensione interculturale delle biblioteche pubbliche gli appare fondante e meritevole di approfondimento in sede di sperimentazione e di riflessione sul paradigma.

Agli inizi del Duemila, nasce a Prato, presso la Biblioteca Lazzerini, il Polo regionale toscano di documentazione interculturale; l’anno successivo, fra settembre e ottobre 2004 si svolge il Corso di formazione per bibliotecari multiculturali. Di quel corso Paolo è docente e la sua relazione, Il sistema biblioteca nella realtà locale: la biblioteca pubblica, dover essere e istituzione esce in I servizi interculturali nelle biblioteche pubbliche (Editrice Bibliografica, 2008). È poi componente, con Franca Balsamo e Adel Jabbar, del Comitato scientifico che supporta il progetto di ricerca del Polo (2007-2008), Immigrati e biblioteche pubbliche in Toscana: uno studio di caso. Infine, la successiva giornata di studio a carattere nazionale sul tema Migranti e biblioteche pubbliche: fra nuovi soggetti, pratiche di lettura e strategie di servizio (Prato, 19 novembre 2012) lo vede tornare nuovamente a interrogarsi sul tema del ruolo istituzionale e sociale della biblioteca pubblica.

Nel tempo, il suo ambito di riflessioni e studio si amplia progressivamente, coinvolgendo sempre più la dimensione culturale nelle sue diverse manifestazioni. D’altra parte, due testi a lui particolarmente cari, ricorrono frequentemente nelle sue ricerche e conversazioni: il citato The reading nation di St Clair e, prima ancora, Cultural complexity: studies in the social organisation of meaning di Ulf Hannerz (1992; traduzione italiana, La complessità culturale: l’organizzazione sociale del significato, Il Mulino, 1998).

Due libri degli ultimi dieci anni bene esprimono questa ricchezza, ancor più esplicitata, di correlazioni e interessi: La proprietà del pensiero: il diritto d’autore dal Settecento a oggi (Carocci, 2012), scritto con Chiara De Vecchis; e Le opere e i libri: Foscolo, Leopardi, Manzoni alle soglie dell’editoria moderna (Edizioni di storia e letteratura, 2021). Nel primo volume, i contributi distinti di Traniello (La prospettiva storica, capitoli 1-4) e di De Vecchis (Le prospettive della contemporaneità, capitoli 5-7) trovano un’efficace composizione. Il libro restituisce il tema e la sua evoluzione a partire dai prodromi nel secolo sedicesimo ad ambiti vasti: il dibattito pubblico, filosofico e politico-culturale; l’emergere di nuove e spesso conflittuali figure (autore, editor, editore, stampatore…) e dei loro interessi nel processo di produzione del libro; la diversità (e gli scarti cronologici e culturali) di manifestazione di analoghi problemi nel contesto europeo, con particolare riferimento all’Inghilterra, alla Francia, all’Italia. Ammirevole l’equilibrio con cui l’insieme si ricompone nella valorizzazione delle differenze, del processo evolutivo. Sono anticipati riferimenti a figure come Foscolo, Manzoni e Leopardi che troveranno compiuta trattazione in Le opere e i libri. È l’ultimo dono che l’intelligenza di Paolo ha fatto alla cultura italiana e alla professione bibliotecaria nella complessità della sua dimensione. Focus della trattazione – sullo sfondo della relazione complessa e storicamente determinata fra autore e editore, quindi fra soggetto creatore del testo (opera) e soggetto produttore in senso complessivo del libro (editore) – sono appunto Foscolo, Manzoni e Leopardi nelle diverse modalità con cui si sono confrontati con un problema divenuto centrale nella modernità culturale del passaggio all’editoria moderna. In un’intervista afferma: “Ho condotto la ricerca concentrando l’attenzione sui tre maggiori letterati italiani di questo periodo e utilizzando dal punto di vista metodologico le distinzioni proposte dall’IFLA [...] circa gli elementi essenziali (entità) da individuare ai fini della registrazione bibliografica. Tra queste entità possiamo distinguere l’opera, l’espressione, la manifestazione e l’esemplare. Possiamo pensare al libro come a un’opera, vale a dire una creazione letteraria, che viene espressa in una determinata forma linguistica e prende corpo attraverso una manifestazione consistente nella sua produzione editoriale in diversi esemplari. L’aspetto distintivo dell’editoria moderna consiste principalmente nella distinzione tra opera e libro” (https://www.letture.org/le-opere-e-i-libri-foscolo-leopardi-manzoni-alle-soglie-dell-editoria-moderna-paolo-traniello). È la lezione di FRBR, Functional Requirements for Bibliographic Records.

Sant’Ippolito di Vernio (PO), presso la Biblioteca popolare Petrarca, 2011. Paolo Traniello discute delle biblioteche popolari con (da dx): Giovanni Pini, Presidente della Biblioteca, Fabiano Falconi, Assessore alla Cultura del Comune di Vernio, Franco Neri, direttore della Biblioteca Lazzerini e della rete biblioteca pratese

Un maestro

Paolo muore a Roma il 14 novembre 2023. È stato un uomo colto, di rara finezza umana e intellettuale, di un acume straordinario che ha avuto la capacità d’intersecare analisi storica, istituzionale, sociale e linguistica, come dimostra la sua riflessione sulla polivalenza del termine “biblioteca pubblica”. Signorile, discreto, d’intransigente rigore intellettuale ed etico, privo di compromessi, in primis di quelli accademici. Una persona di grande generosità capace di ascoltare e di far sentire il proprio punto di vista, dotato di fine senso dell’umorismo, protagonista e ospite mite di incontri conviviali. Sapeva percepire e discernere la qualità nelle persone, dote rara e preziosa, che valorizzava senza alcun secondo fine, rimanendone perfino attratto. Un uomo che ha coltivato l’amicizia e il confronto scientifico con diversi colleghi del mondo delle biblioteche e dell’impegno civile. Quel criterio di complessità condivisa che ricercava nello studio e nell’analisi dei temi a lui cari è stata la traduzione sul piano dell’elaborazione scientifica di una distinzione nell’animo e nel tratto che si rifletteva nella parola, nella modalità pacata ma ferma dell’interrogazione, nel rifiuto di semplificazioni in un confronto partecipe e duro, quando necessario. In questo senso Paolo è stato un vero Maestro, dando a questa parola, spesso abusata, tutta la forza derivante dal magistero intellettuale, dall’invito a guardare sempre oltre e senza il timore di rinnovarsi.