N.7 2006 - Biblioteche oggi | Ottobre 2006

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Questa biblioteconomia italiana: unica e plurima

Giuseppe Vitiello

NATO Defence College; Roma; g.vitiello@ndc.nato.int

A margine del volume Biblioteche e società di Paolo Traniello

Abstract

La biblioteconomia italiana: plurale e così unica

L’autore dell’articolo solleva una questione a metà tra professionale e metà antropologica: perché la biblioteconomia italiana è così unica e diversa da quella di molti paesi sviluppati? Le scuole bibliotecarie di tutto il mondo hanno subito cambiamenti radicali. Hanno rivisto i programmi di studio, ristrutturato i corsi, aggiunto (o eliminato) campi di studio. Alcune scuole sono scomparse o, dopo un periodo di sconvolgimenti, sono state trasformate in qualcosa di totalmente diverso. Negli Stati Uniti l'ex Berkeley School of Library and Information Science si chiama ora School of Information e le sue principali aree di sviluppo sono: tecnologie, economia e diritto. In Francia, l’École Supérieure des Bibliothèques et des Sciences de l’Information di Lione ha due principali orientamenti di ricerca: storia del libro e scienza dei documenti/informazione. In Germania, l'ex Scuola di biblioteconomia e scienza dell'informazione di Stoccarda ha integrato la Hochschule der Medien, con le sue tre branche di Stampa e media, Media elettronici e Informazione e comunicazione. Nonostante le iniziative innovative e la creazione di nuovi dipartimenti universitari, la biblioteconomia italiana non si è riorientata né ha cercato contatti con discipline vicine. Lo sottolinea bene un libro scritto da Paolo Traniello. Ci sono molti principi che questo libro mette in discussione. Traniello, ad esempio, mette in discussione il modello della biblioteca pubblica come istituzione per il popolo; in Italia, le biblioteche pubbliche sono utilizzate principalmente dai giovani adulti della classe media e benestante. Traniello contesta anche il concetto che le biblioteche pubbliche siano beni pubblici; nella migliore delle ipotesi, possono essere considerati beni di “merito”. Ancora più interessanti sono le osservazioni di Traniello sullo status del libro nelle società moderne, dove i supermercati e gli ipermercati, e non le biblioteche, sono spesso il primo punto di accesso ai libri. L’argomentazione di Traniello è ben supportata da solidi fondamenti teorici. Cita un insieme di teorie tra cui la sociologia di Talcott Parsons, la teoria dei sistemi di Ludwig von Bertalanffy e il processo di comunicazione studiato da Niklas Luhmann. Sulla base dei suggerimenti di Traniello, l’autore dell’articolo individua tre principali aree di sviluppo dei curricoli in biblioteconomia. Primo ambito: biblioteche e media. Alcune biblioteche sono ora pienamente coinvolte in iniziative di archivio aperto in cui diventano produttrici di pubblicazioni (anche se non commerciali). Per questo servono competenze editoriali che attualmente non si trovano nelle scuole bibliotecarie. Secondo ambito: la politica dell'informazione. Sebbene l’informazione sia probabilmente uno dei concetti più frequentemente utilizzati in biblioteconomia, le politiche che la governano vengono molto spesso ignorate. Differiscono da settore a settore e non sono gli stessi se applicati ai libri, agli audiovisivi o alle transazioni di comunicazione. Nell'ampliare la gamma del materiale acquisito, le biblioteche dovrebbero sapere quale politica si applica a quale materiale. La terza area di sviluppo è l’economia dell’informazione. Il diritto d’autore in biblioteconomia viene spesso esaminato da un punto di vista meramente giuridico, ma le sue conseguenze economiche non sono irrilevanti. Progetti come JSTOR cambiano l'economia dell'informazione scientifica nella misura in cui acquisiscono dagli editori la licenza per distribuire le informazioni incluse nelle riviste. L’auspicio dell’autore è che il libro provocatorio di Traniello sollevi molte domande tra i bibliotecari in Italia, in modo che la biblioteconomia italiana colga il divario rispetto ai recenti sviluppi nella scienza dell’informazione e nell’editoria mediatica.

English abstract

Italian library science: plural and so unique

The author of the article raises a half professional, half anthropological question: why is Italian library science so unique and different from that of many developed countries? Library schools all over the world have undergone radical change. They have revised curricula, restructured courses, added (or eliminated) fields of study. Some schools have disappeared or, after a period of upheaval, been transformed into something totally different. In the United States the former Berkeley School of Library and Information Science is now called School of Information and its main areas of development are: technologies, economics and law. In France, the École Supérieure des Bibliothèques et des Sciences de l’Information in Lyon has two main research orientations: book history and document/information science. In Germany, the former School of Library and Information Science in Stuttgart has integrated the Hochschule der Medien, with its three branches of Print and media, Electronic media and Information and communication. Despite innovatory moves and the creation of new university departments, the Italian library science has neither been re-oriented nor has looked for contacts with neighbouring disciplines. This is well pointed out by a book written by Paolo Traniello. There are many tenets this book disputes. For instance, Traniello questions the model of public library as an institution for the people; in Italy, public libraries are mainly used by middle-class and well-off young adults. Traniello also objects the concept of public libraries being public goods; at their best, they can be considered “merit” goods. Even more interesting are Traniello’s remarks on the status of the book in modern societies, where supermarkets and superstores, and not libraries, are often the first access point to books. Traniello’s argumentation is well supported by sound theoretical foundations. He quotes a body of theories including Talcott Parsons’ sociology, Ludwig von Bertalanffy’s theory of systems and the communication process as studied by Niklas Luhmann. On the basis of Traniello’s suggestions, the author of the article identifies three main areas of development for curricula in library science. First area: libraries and media. Some libraries are now fully involved in open archives initiatives where they become producers of publications (albeit non-commercial publishing). This is why competences on publishing that are currently not found in library schools are needed. Second area: information policy. Although information is probably one of the most frequently used concepts in library science, policies that govern it are very often ignored. They differ from field to field and are not the same when applied to books, audiovisuals or communication transactions. In extending the range of their acquired material, libraries should know which policy applies to which material. The third area of development is economics of information. Copyright in librarianship is often examined under a mere legal angle, but its economic consequences are not irrelevant. Projects such as JSTOR change the economics of scientific information insofar as they acquire from publishers the licence to distribute the information included in the journals. The author’s wish is that Traniello’s provocative book will raise many questions among librarians in Italy, so that the Italian library science will catch the gap on recent developments in information science and media publishing.

DOI:

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