N.7 2023 - Biblioteche oggi | Ottobre 2023

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Esperienze di lettura, ecosistemi mediali e ruolo delle biblioteche - Open Access

Sara Dinotola

Dipartimento di Studi storici, Università di Torino, sara.dinotola@unito.it

Abstract

In uno scenario mediatico sempre più complesso, la competitività delle biblioteche potrebbe essere rafforzata attraverso la ricerca di nuove strategie per presentarsi come luoghi di scoperta, in cui si moltiplicano e si intersecano le possibilità di accesso a contenuti narrativi di natura eterogenea e in cui offrire esperienze di lettura diversificate e coinvolgenti, anche grazie alle opportunità offerte dalle tecnologie digitali. Da qui la necessità di indagini sul campo volte a delineare, grazie al confronto con le persone, un quadro conoscitivo sulle pratiche di lettura e consumo dei media utile a progettare sistemi innovativi e più efficienti per la comunicazione delle collezioni. Il presente contributo intende offrire spunti di riflessione su questi temi a partire dalla presentazione dei risultati di un'indagine condotta attraverso la realizzazione di 13 interviste in profondità a lettori torinesi, alcuni dei quali utenti del sistema bibliotecario cittadino, attualmente interessato da un significativo processo di ripensamento strategico.

English abstract

Within an increasingly complex media scenario, the competitiveness of libraries could be strengthened through the search for new strategies to present themselves as places of discovery, in which the possibilities of accessing narrative contents of a heterogeneous nature multiply and intersect and in which to offering diversified and engaging reading experiences, also thanks to the opportunities offered by digital technologies. Hence the need for field investigations aimed at outlining, thanks to the confrontation with people, a cognitive framework on reading practices and media consumption useful for designing innovative and more efficient systems for communicating collections. This paper aims to offer food for thought on these issues starting from the presentation of the results of a survey carried out through the realization of 13 in-depth interviews with Turin readers, some of whom are users of the city library system, currently affected by a significant strategic rethinking process.

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Introduzione

All’interno della riflessione, ormai pluriennale, sull’identità e sulle funzioni delle biblioteche pubbliche nella società contemporanea, utili indicazioni possono provenire dall’analisi delle relazioni che intercorrono tra le esperienze di lettura vissute dalle persone e le modalità d’uso delle biblioteche e delle loro collezioni. Non a caso, tra i numerosi contributi di area LIS dedicati alla lettura si rinvengono quelli che descrivono ricerche sul campo volte, in generale, a indagare la complessità dell’atto della lettura e le molteplici variabili che influenzano la scelta dei libri e, in particolare, a capire se per le persone sia importante o meno il contributo delle biblioteche per favorire tale processo, nonché per potenziare la lettura, intesa come pratica individuale e al contempo dalla forte connotazione sociale

Dalle indagini svolte nel corso del tempo e in diversi contesti geografici, in riferimento al ruolo delle biblioteche, emergono situazioni caratterizzate da luci e ombre: la biblioteca pubblica è considerata spesso come un importante mezzo attraverso cui accedere ai libri; tuttavia, non di rado essa è definita come una fonte secondaria o poco significativa al fine di ottenere idee, suggerimenti e consigli su cosa leggere, e infatti, in genere, risultano più rilevanti gli stimoli provenienti dalla rete di amicizie, dai media, dalle librerie. Si nota, dunque, una tendenza che porta i lettori a costruire soprattutto al di fuori delle biblioteche i percorsi di lettura e non si può ignorare che essi, sempre più spesso, diventano transmediali, intrecciandosi con quelli di visione e di ascolto

All’interno di uno scenario mediale sempre più complesso, la competitività delle biblioteche rispetto ad altri luoghi culturali e sociali (fisici e online) e a quelli di carattere commerciale potrebbe essere rafforzata proprio attraverso la ricerca di nuove strategie per proporsi come luoghi di scoperta, in cui le possibilità di accesso ai contenuti narrativi di natura eterogenea si moltiplicano e si intersecano e nei quali offrire esperienze di lettura sempre più diversificate e coinvolgenti, anche grazie alle opportunità offerte dalle tecnologie digitali. Da ciò deriva, innanzitutto, la necessità di sostenere la centralità della lettura tanto nella riflessione biblioteconomica quanto nella progettazione strategica e organizzativa delle biblioteche; in secondo luogo, la necessità di indagini sul campo finalizzate a delineare, grazie al confronto con le persone, un quando conoscitivo sulle pratiche di lettura e sui consumi mediali utile per progettare nei singoli contesti sistemi innovativi e più efficienti per la comunicazione delle collezioni.

Tenendo conto di tali premesse, il presente contributo intende offrire spunti di riflessione a partire dall’illustrazione dei risultati scaturiti dalla seconda fase di un’indagine più ampia che si è focalizzata, nel suo complesso, sulle pratiche di lettura nonché sulle relazioni che intercorrono tra l’atto della lettura dei libri e le altre forme di fruizione dei contenuti narrativi, secondo un’ottica di tipo transmediale. Il contesto di riferimento, all’interno del quale sono state individuate le persone coinvolte in tale indagine, è rappresentato dalla città di Torino, in cui il ruolo del libro e della lettura è fortemente radicato e identitario, tant’è che le attività volte alla promozione della lettura costituiscono un elemento molto rilevante nella programmazione complessiva degli eventi culturali torinesi, sono molto variegate e vengono elaborate da soggetti diversi (Salone internazionale del libro, Circolo dei lettori, Scuola Holden, librerie, biblioteche, scuole). All’interno di questo scenario va situato il processo attualmente in corso finalizzato al ripensamento strategico del sistema bibliotecario torinese e alla progettazione della nuova sede della Biblioteca centrale che verrà inaugurata nei prossimi anni

Se la prima parte di tale indagine è stata svolta tramite la somministrazione di un questionario online agli utenti delle Biblioteche civiche torinesi, con l’obiettivo di ottenere un riscontro dal numero più elevato possibile di persone, la seconda ha visto il ricorso a un metodo di tipo qualitativo, ossia l’intervista in profondità, allo scopo di analizzare, con maggiore grado di dettaglio, le esperienze e le opinioni di persone individuate sia tra gli iscritti alle biblioteche sia tra coloro che non le frequentano. 

I corpora testuali ottenuti dalla trascrizione delle interviste sono stati sottoposti in primo luogo a un’analisi automatica tramite il software Voyant Tools, che ha permesso di individuare le parole più ricorrenti, e in secondo luogo si è proceduto a un’analisi testuale maggiormente orientata all’aspetto qualitativo, condotta attraverso una lettura intensiva

Nel prossimo paragrafo l’attenzione si soffermerà su quanto emerso dalle interviste; invece, la sezione finale del contributo, prendendo spunto dalle considerazioni riportate dagli intervistati e dalle sollecitazioni derivanti da altre indagini qualitative, proporrà una riflessione più ampia sugli ecosistemi mediali, sulla lettura e sul ruolo che svolgono o potrebbero svolgere le biblioteche a favore della promozione e del potenziamento di tale pratica. 

La parola ai lettori e alle lettrici

Hanno preso parte alle interviste 13 persone (10 donne e 3 uomini) con interessi, abitudini, stili di vita ed età differenti: 5 persone si collocano nella fascia tra i 20 e i 35 anni, 2 tra i 36 e i 50 anni, 4 tra i 51 e i 70anni, 2 oltre i 70anni. Poco meno della metà degli intervistati (6 persone) è stata individuata tra gli utenti più assidui delle Biblio- teche civiche torinesi, si tratta, dunque, di lettori e lettrici forti; invece, le restanti 7 persone, di cui 3 sono iscritte al sistema bibliotecario cittadino, sono state raggiunte tramite il passaparola, oppure grazie alla mediazione della Rete delle case del Quartiere di Torino, un’associazione di promozione sociale impegnata nella diffusione di buone pratiche di innovazione sociale e rigenerazione urbana

La traccia delle interviste ha ripreso i temi toccati all’interno del questionario approntato per la prima parte dell’indagine. Dunque, in entrambi i casi si è cercato di portare alla luce il significato che la lettura assume nella vita delle persone, le preferenze di lettura (in termini di formati, generi letterari e argomenti), le fonti e i criteri per la scelta di nuove letture, l’eventuale ruolo delle biblioteche nel favorire l’esperienza di lettura, la complementarietà tra la lettura e le altre “porte” di accesso ai mondi narrativi. Come è ovvio, durante le interviste è stato possibile seguire percorsi più ampi, lasciando la opportunità alle persone di soffermarsi su specifiche questioni, da loro giudicate rilevanti e degne di nota. In primo luogo, va osservato che tutti gli intervistati si definiscono lettori (alcuni assidui, altri occasionali) e attribuiscono all’esperienza della lettura molteplici significati, ma sempre connotati da un’accezione altamente positiva (Figura 1). In particolare, alcuni riconducono tale attività ai concetti di benessere, arricchimento e miglioramento personale. Dunque, l’esperienza della lettura assume un rilevante valore nella vita quotidiana e tende in alcuni casi a diventare indispensabile: c’è chi la definisce “un rituale”, chi una “passione”, chi “benessere a 360 gradi”, chi “nutrimento, che ti eleva, ti spinge a stare meglio”, chi la considera “una necessità”, chi la vede come “un qualcosa in continuità con il mio mondo” e chi dichiara: “la lettura è tutta la mia vita”. Secondo altri intervistati, la lettura si associa principalmente alla sfera del tempo libero, tant’è che viene descritta come “un momento di relax”, “un momento di riflessione e di tranquillità”, “una compagnia”, oppure come modo per “estraniarsi dalla realtà” o per “scoprire nuovi mondi”. Infine, alcuni intervistati vedono la lettura anche come mezzo per soddisfare la “fame di conoscenza”, la curiosità e per restare aggiornati. 

Un quadro molto dettagliato è stato delineato da un intervistato ultraottantenne che ricorda come la lettura, ai tempi della sua infanzia e della sua giovinezza, fosse uno “status sociale” e che “i lettori si riconoscevano, si riunivano e comunicavano tra di loro”. Egli, già dai tempi delle scuole elementari, aveva scoperto la lettura e poi “grazie a questo status di lettore a 14 anni sono stato ammesso alle biblioteche civiche nella mia città”. Un’attenzione particolare va riservata alle espressioni utilizzate da coloro che hanno preso parte all’indagine per descrivere il grado di coinvolgimento e l’andamento della lettura. Nella maggior parte dei casi, si segue un ritmo molto veloce, dovuto a una certa voracità che non consente di separarsi dal libro, tanto che la lettura diventa un’esperienza totalizzante: “ho un rapporto compulsivo con la lettura [...] se un libro mi appassiona faccio fatica a staccarmi, ho bisogno di leggerlo anche velocemente [...] a volte anche saltando delle pagine per finirlo”, “quando inizio a leggere un libro, mi piace divorarlo e finirlo. Se poi mi sembra di aver perso qualcosa, piuttosto lo riprendo e lo rileggo”, “io di solito mangio i libri”. Alla lettura tutta d’un fiato si contrappone quella più lenta, che permette di gustarsi pienamente la narrazione. A tal proposito un’intervistata dice: “più i libri mi piacciono, più ci metto tempo a leggerli. Faccio un’analisi della frase, torno indietro, vado a cercare riferimenti nelle pagine precedenti. Cerco la posizione più comoda possibile, devo stare sdraiata con la coperta sul divano, mi godo il momento”. Per altre persone il ritmo della lettura è più intermittente: “a volte comincio un libro, poi lo mollo perché non riesco ad andare avanti, oppure ne inizio tre e non vado avanti, dipende anche dall’umore”. Se la maggior parte delle persone riconduce la propria esperienza di lettura a quella di piacere, altri distinguono tra la lettura che si compie nel tempo libero e la lettura per motivi professionali o di studio. Un intervistato, invece, tende a ricomporre tale frattura: “io personalmente fatico un pochino ad accettare questa dicotomia [...] in alcuni casi non c’è bisogno di liberarsi perché già il tempo è libero se già fai un’attività che ti interessa, è una sorta di continuum. Casomai faccio una distinzione tra letture che ti chiedono una certa quantità di energia, attenzione e impegno intellettivo e letture un po’ più leggere”. 

Tutti concordano nel considerare la lettura un’esperienza fortemente legata alla sfera individuale: ad esempio, è definita da un’intervistata come “un angolo di piacere intimo e personale” e da un’altra come un’attività che ha “forti significati emotivi, che smuove qualcosa dentro”. Secondo alcuni, l’atto della lettura coinvolge anche la sfera collettiva e della socialità. Solo per due intervistate, entrambe nella fascia d’età 20-35 anni, questo aspetto si concretizza grazie alla partecipazione ai gruppi di lettura (in un caso organizzati in biblioteca, nell’altro su Telegram) e all’uso di social network specializzati, in particolare Goodreads, oltre che attraverso la condivisione con le amiche e lo stimolo reciproco. Proprio quest’ultimo aspetto è messo in evidenza anche dalle altre quattro persone intervistate, di età più avanzata, che considerano la lettura e i libri come un argomento di conversazione e di confronto. 

A detta di più della metà dei partecipanti, per avvicinarsi alla lettura è stato determinante il ruolo della famiglia, ossia la disponibilità di molti libri in casa e l’esempio dato dai genitori lettori. A tal proposito, un’intervistata afferma: “mia madre è stata veramente cruciale per me e per alcune mie amiche che hanno iniziato a leggere grazie a lei”; per un altro lettore è stata importante la figura del padre, collezionista di libri, che è “un esempio vivente di persona che trae grandi benefici dalla lettura”. Un intervistato sottolinea: “la passione per la lettura è genetica. Da piccolo adoravo i libri di anatomia di mio padre veterinario. A 5-6 anni non si fanno delle vere scelte perché le aree prefrontali non sono completamente mature, quindi la passione per la lettura è stato un impulso. Da quando ho iniziato a leggere non sono più riuscito a fermarmi. In quinta ginnasio ho letto i Monumenta Germaniae Historica e tutto Paolo Diacono in latino”. Invece, per altre persone la passione per la lettura non è scaturita per merito della famiglia ed è nata in modo fortuito o grazie a un interesse del tutto personale. Ad esempio, un’intervistata afferma: “sono l’unica lettrice in famiglia”, un’altra sottolinea: “non ho avuto particolari stimoli né dalla famiglia né dalla scuola”, un’altra ancora ricorda: “per me la lettura è stata una scoperta: sono venuta a contatto con i libri da adulta e da lì mi si è accesa la voglia di leggere e non mi sono più fermata”. Dall’analisi dei corpora testuali delle interviste emergono anche le preferenze di lettura delle persone. Per quanto riguarda i formati, tutti i partecipanti, senza distinzione d’età, sono maggiormente orientati al libro cartaceo, di gran lunga preferito rispetto a quello elettronico. Le motivazioni sono legate alla maggiore abitudine verso il libro a stampa e soprattutto all’esperienza di lettura che esso offre, come espresso da diversi partecipanti all’indagine: “sul cartaceo mi concentro meglio”, “il libro fisico permette un coinvolgimento differente”, “il libro cartaceo è più emozionale”, “niente potrà sostituire il cartaceo”, “devo toccare il libro e soprattutto devo annusarlo”. 

Inoltre, in diverse occasioni, al digitale vengono associati termini negativi, come “turbamento”, “poca concentrazione”, “necessità, non scelta”, “a volte mi tocca per forza il digitale”, “l’ebook non regge il confronto con il cartaceo”. Nonostante ciò, solo tre intervistate, tutte con più di 65 anni, non hanno mai utilizzato gli ebook (anche se due non escludono che lo faranno in futuro, una volta acquisite le competenze necessarie), mentre gli altri ricorrono anche al libro digitale, ma spesso per motivi funzionali, come la possibilità di viaggiare senza pesi o di leggere di notte senza accendere la luce. Infine, una lettrice, pur preferendo il cartaceo, oltre a leggere ebook, ascolta anche audiolibri e offre una descrizione rispetto ai tempi e alle modalità con cui si approccia a queste diverse forme di lettura: “quando vado in vacanza porto con me l’e-reader per avere più libri a disposizione. Quando prendo il pullman o faccio le pulizie a casa preferisco ascoltare un audiolibro. Il libro cartaceo lo leggo di solito la sera”. 

Quanto agli interessi di lettura, la narrativa è preferita dalla maggior parte degli intervistati, molti dei quali scelgono i generi giallo, thriller, fantasy e si dichiarano appassionati alle saghe. La saggistica è letta, invece, solo da una parte degli intervistati, spesso insieme alla narrativa. Ampio spazio durante le interviste è stato dedicato a un ulteriore tema, ossia alle modalità con cui le persone si procurano i libri. Ovviamente, gli intervistati che sono stati selezionati tra gli utenti più assidui delle Biblioteche civiche torinesi ricorrono in misura rilevante al prestito, a cui si aggiunge, talvolta, l’acquisto in libreria (fisica oppure online). Alcuni fanno riferimento alla necessità di limitare l’acquisto a causa della mancanza di spazio in casa; altri ancora prima prendono in prestito i libri in biblioteca e poi valutano l’eventuale acquisto. Un’intervistata di più di 65 anni, che è utente del sistema bibliotecario cittadino da 12-13 anni dichiara: “io non avevo mai frequentato le biblioteche, un po’ perché il lavoro mi impegnava e non avevo il tempo per venire in biblioteca, ma non è così al 100% [...] Sono anche forme di pregiudizio sul modo in cui si può utilizzare il tempo. Ora non posso più fare a meno di andare in biblioteca. Io prendo in biblioteca molti libri, ma non li leggo tutti, li raccolgo per istinto [...] se mi capita di prendere dei libri che mi piacciono molto, qualche volta li compro perché sono dei libri che vale la pena tenere”. 

Dall’altra parte, coloro che non sono iscritti alle biblioteche ricorrono all’acquisto come fonte principale per il reperimento dei libri. Per un paio di intervistate è molto frequente, inoltre, lo scambio dei libri comprati con amiche e parenti. 

Durante le interviste effettuate ai non utenti è stato chiesto di esporre le motivazioni che li hanno portati a non usufruire del servizio di prestito. Dalle risposte è emersa una tendenza comune, ossia l’estraneità delle biblioteche rispetto al loro mondo e, di conseguenza, la percezione dell’irrilevanza di queste istituzioni come luoghi per il reperimento e la scoperta dei libri. In tal senso sono emblematiche le seguenti dichiarazioni: “non vado in biblioteca perché non ci ho mai pensato”, “mi piace acquistare i libri per possederli, in più non vado in biblioteca perché non ho mai avuto dimestichezza con quel mondo”, “anche se leggo fin da quando ero piccola, non ho mai avuto l’abitudine di andare in biblioteca, non so bene perché, forse anche perché è distante da casa”. 

Sono degne di nota anche le considerazioni di una ex utente delle biblioteche comunali che, ormai da diversi anni, non è più iscritta: “c’è stato un periodo in cui andavo in biblioteca, ho portato anche i miei nipoti, ma loro avevano in mente certi testi che non trovavano in biblioteca, quindi abbiamo continuato solo a comprare”. L’indagine qualitativa che si sta qui descrivendo ha inteso sollecitare i partecipanti a fornire informazioni anche rispetto alle fonti utilizzate per individuare le nuove letture. In più occasioni sono citate le recensioni pubblicate su giornali e riviste, le rubriche relative ai libri in programmi televisivi e il browsing tra gli scaffali delle librerie. Inoltre, la maggior parte degli intervistati ricorre in modo frequente alle ricerche online, giudicate come il modo più veloce e semplice per venire a conoscenza dei libri e per reperire informazioni utili a guidare la scelta (copertina, indice, abstract, informazioni sull’autore). Un ruolo importante è svolto anche dagli amici e, soprattutto per i più giovani, dai canali social. Ad esempio, un intervistato poco più che ventenne mette in evidenza: “una fonte per l’individuazione dei libri da leggere è rappresentata dalle persone che seguo sui social: se parlano di un certo libro che potrebbe interessarmi, allora lo metto nella mia lista e mi informo meglio online”. Ciò gli consente di arrivare in libreria e soprattutto in biblioteca avendo già in mente il libro: “principalmente vado e prendo. Nella Civica centrale c’è un ristretto numero di libri esposti, quindi non avrei neanche la possibilità di trovare ispirazione [...] non mi è mai passato per la testa di chiedere consigli di lettura ai bibliotecari [...] penso che tendenzialmente la gente abbia gusti di lettura diversi dai miei, quindi magari i bibliotecari mi consiglierebbero libri che non sono molto nelle mie corde”. 

La presenza di un numero limitato di libri a scaffale aperto nella sede centrale delle Biblioteche civiche torinesi è vista anche da un altro utente come un ostacolo che spesso limita la possibilità di imbattersi, anche casualmente, in biblioteca in nuove letture: “secondo me hanno un valore aggiunto esponenziale le biblioteche con i volumi a vista, come la Salaborsa di Bologna che ho frequentato per diversi anni, perché c’è la possibilità dell’interazione tattile con i volumi [...] è un continuo stimolo per gli utenti”. Lo stesso concetto è stato sottolineato da un’altra utente: “mi piace l’odore della carta, perdermi dietro gli scaffali, dove non ti vede più nessuno. In Civica, però, ci sono pochi libri esposti. Io devo ammettere che l’ho sempre vista come un luogo in cui andare solo a prendere libri che ho già in mente”. 

La biblioteca appare come un luogo di approvvigionamento e non di scoperta anche attraverso le parole di un’altra giovane lettrice: “in libreria mi piace passare ore tra gli scaffali. Invece in biblioteca sono abituata a entrare, a prendere il libro che ho prenotato e ad andare via, è un po’ come andare in un ufficio di protocollo. È una questione di abitudine e penso che sia un pochino colpa mia [...] non so come approcciarmi agli scaffali”. Una lettrice più anziana mette in evidenza la mancanza di un rapporto diretto e di fiducia con i bibliotecari: “chiedo alla libraia della mia libreria di fiducia suggerimenti di lettura, è un rapporto molto diretto e continuativo. Invece in biblioteca prendo solo i libri e non conosco direttamente i bibliotecari”. 

E ancora, un’assidua frequentatrice della Biblioteca civica centrale di Torino ricorda: “qui ho l’impressione che solo qualcuno abbia la preparazione per darmi un consiglio [...] quando c’è l’impiegato e c’è il bibliotecario io non so distinguerli, non so chi sia il bibliotecario”. Tuttavia, la mancanza del confronto diretto viene supplita da altre modalità di mediazione delle collezioni, come le vetrine fisiche e quelle virtuali presenti sul sito della biblioteca, giudicate molto utili: “tutti i giorni mi collego al sito, anche adesso prima di uscire ho fatto delle prenotazioni”. Come ricordato in apertura, un ultimo tema d’indagine ha riguardato il rapporto tra la lettura e le altre modalità di accesso ai mondi narrativi, tra cui la visione di film, di serie, l’ascolto di podcast e letture radiofoniche, l’utilizzo di videogiochi. Se un numero limitato di intervistati ha preferito non esprimersi, in quanto non ritiene di proprio interesse questo argomento, a detta degli altri esso non può essere ignorato, in quanto è di grande attualità e anche la loro esperienza relativa ai consumi mediali è caratterizzata da una continua integrazione tra contenuti e piattaforme di fruizione diversi. In particolare, il caso più citato è stato il seguente: la visione di un film o di una serie tratti da un libro può fungere da stimolo per la lettura del libro e, viceversa, dopo essersi appassionati a una storia narrata in un libro, si può essere spinti dalla curiosità di vedere la relativa trasposizione all’interno di un film o di una serie. Tuttavia, sono state espresse anche considerazioni volte a sottolineare la complessità del tema. Ad esempio, un intervistato ha ricordato che la lettura di determinati libri “offre un’esperienza molto forte sotto tanti punti di vista (emotivo, intellettivo ecc.)” e, quindi, non sempre si ha la volontà di passare a un altro medium; inoltre, la lettura permette di “immaginare molto e questo lavoro attivo del lettore fa sì che si esplorino dei campi che in altri casi sono po’ bruciati, sono già definiti”. Inoltre, a detta dei partecipanti all’indagine, un fatto molto importante è rappresentato dalla qualità dei contenuti multimediali. Nella parte finale delle interviste è stato chiesto ai partecipanti all’indagine di esprimere una loro opinione rispetto alla possibilità di valorizzare la complementarietà tra la forma testuale, la musica, la cultura visiva e digitale all’interno degli spazi fisici e virtuali delle biblioteche, secondo un’ottica transmediale. Nel complesso, gli intervistati, anche quelli maggiormente legati al mondo dei libri cartacei, si sono dimostrati curiosi e volenterosi di sperimentare nuove modalità di scelta e di accesso integrato ai contenuti narrativi in biblioteca. Una lettrice di oltre 65 anni afferma: “mi interessano i collegamenti transmediali. È tutto un collegamento. Ad esempio, Anna Karenina è un libro, ma ci sono diversi film, c’è la musica del film. Io accedo ai vari contenuti tramite il computer da casa, ma mi piacerebbe poterlo fare facilmente anche dalla biblioteca”. 

La stessa opinione è espressa da un intervistato più giovane, secondo cui: “le varie forme di accesso ai contenuti narrativi non sono un qualcosa di antitetico [...], può essere un modo per avere esperienze diverse della narrazione. Una scelta più ampia, relativa a diversi media, permette di aumentare l’offerta culturale di una biblioteca che magari è vista più come un luogo di libri e invece potrebbe diventare un luogo di cultura in senso più ampio”. Infine, una giovane lettrice, che attualmente non è iscritta alle biblioteche, sottolinea che proprio una maggiore attenzione alla transmedialità potrebbe attrarla e spingerla a frequentare questi luoghi, attualmente distanti dal proprio vissuto. 

Questioni aperte e prospettive

L’analisi dei corpora testuali delle interviste ha mostrato, in primo luogo, che la lettura è considerata come una pratica molto rilevante dal punto di vista quantitativo e qualitativo, tanto da arrivare a caratterizzare fortemente, con maggiore o minore continuità, l’esperienza quotidiana; inoltre, le scelte di lettura e il ritmo di tale attività sono spesso influenzati dallo stato d’animo del momento. Tale situazione può essere efficacemente descritta con l’espressione “reading was interwoven into the texture of their lives, not separate from it”, utilizzata da Catherine Sheldrick Ross in un suo celebre articolo del 1999 per fare riferimento allo stretto rapporto tra la lettura e le persone da lei intervistate nel corso della sua ricerca. 

In secondo luogo, va evidenziato che la lettura è intesa come un’attività complessa, multiforme, difficilmente riconducibile a una definizione univoca e a cui si associano, come visto in precedenza, sostantivi e verbi diversi, che esprimono differenti livelli sia di impegno intellettivo e fisico, sia di coinvolgimento emotivo. Ciò è affiorato anche da altre ricerche, come quelle descritte nell’interessante volume Reading still matters, in cui le autrici, nei diversi capitoli, ricordano che l’atto della lettura può essere declinato in tanti modi, ad esempio: sfogliare, consultare, scansionare, studiare, immergersi/perdersi in un libro fino a dimenticare la realtà circostante, leggere per la prima volta, rileggere, leggere in modo silenzioso, leggere ad alta voce, leggere da soli, condividere la lettura. Inoltre, di volta in volta, cambiano le finalità della lettura, infatti, solo per citarne alcune, si può leggere per piacere, per motivi professionali, per imparare, per ottenere informazioni, per selezionare determinati passi e ricavare citazioni. La lettura è un fenomeno in continua trasformazione: nel corso dei secoli sono cambiati i formati, le forme e le finalità della lettura e, negli ultimi anni, si sta assistendo all’impatto provocato dalla crescente pervasività delle culture e delle tecnologie digitali, che va a incidere sulle modalità di lettura (si pensi alla lettura su schermo e alle sue numerose implicazioni di carattere cognitivo), nonché sul rapporto tra questa e le altre forme di fruizione dei contenuti narrativi all’interno di un contesto mediale sempre più complesso e interconnesso. A tal proposito, va evidenziato che le persone, in ogni ambito e per svariate finalità (piacere, relax, apprendimento formale e informale, lavoro ecc.), accedono sempre più abitualmente a contenuti intellettuali e artistici di diversa tipologia (testuale, visiva, audio, audiovisiva ecc.) che sono veicolati da differenti piattaforme di consegna e che possono essere collegati tra loro attraverso connessioni semantiche. La capacità di stabilire tali connessioni e di seguire il flusso transmediale delle narrazioni e delle informazioni, definita navigazione transmediale, fa pienamente parte dell’alfabetizzazione mediatica, ossia della capacità di accedere, valutare criticamente, utilizzare e creare informazioni all’interno dei sistemi multimediali. Tale concetto, a partire dalla seconda metà del secolo scorso, è stato affiancato a quello tradizionale di alfabetizzazione (associato principalmente alla capacità di leggere e scrivere): entrambi sono ora determinanti per permettere alle persone di essere protagoniste attive e consapevoli della vita sociale, economica e culturale.

Dunque, è necessario rinunciare a una visione dicotomica che contrappone il libro cartaceo agli altri media e, come propone Maryanne Wolf, fare in modo che tutti raggiungano un elevato livello di bi-alfabetismo, in grado di rendere complementari la lettura profonda, sequenziale e riflessiva propria del contesto analogico e la dinamicità, la multidimensionalità e l’ipertestualità propria dei media digitali

La studiosa spagnola Gemma Lluch sostiene che nel mondo contemporaneo è necessario pensare alla lettura come a un oggetto poliedrico, a un ecosistema diversificato, a cui approcciarsi secondo una prospettiva transdisciplinare e da valorizzare nelle sue molteplici forme e funzioni. Si può aggiungere che tale valorizzazione dovrà essere favorita in maniera crescente dalle biblioteche, alle quali vale la pena di dedicare qualche riflessione conclusiva, prendendo spunto, ancora una volta, in primis dall’indagine sulle pratiche di lettura relativa al contesto torinese. 

Se dalla prima parte di tale ricerca, svolta attraverso la somministrazione di un questionario online, è emerso che l’attività di browsing tra gli scaffali è la terza fonte più importante per l’individuazione e la scelta dei libri dopo il passaparola tra amici e la navigazione tra gli scaffali delle librerie, una situazione diversa è stata delineata dalle parole di coloro che hanno preso parte alle interviste. Infatti, come evidenziato in precedenza, le biblioteche tendono a essere considerate principalmente come un luogo di approvvigionamento e in misura molto limitata come un luogo di scoperta. Tra le varie motivazioni addotte figura, oltre alla scarsa propensione all’interazione con i bibliotecari e alla limitatezza dell’offerta a scaffale aperto, la limitata intelligibilità dei modelli utilizzati per la disposizione spaziale delle collezioni. 

Tenendo conto di questi scenari, è opportuno elaborare strategie innovative e sempre più efficaci per favorire l’incontro tra le collezioni e le persone, valorizzando anche il piacere e la serendipità della scoperta, aspetti molto rilevanti per i lettori e più volte messi in evidenza durante le indagini qualitative svolte nel corso dei decenni. Infatti, le biblioteche possono favorire e potenziare le esperienze di lettura non solo attraverso la messa a disposizione di un’offerta ampia, aggiornata e variegata (elemento comunque imprescindibile a detta delle persone interpellate nelle diverse indagini, compresa quella che si sta qui descrivendo), ma pure tramite l’adozione di un approccio narrativo in fase di allestimento e comunicazione delle collezioni nello spazio delle biblioteche. Tale approccio, di cui oggi si intravedono tracce in alcune biblioteche di nuova realizzazione, può declinarsi in tanti modi e riguarda diverse aree di intervento. A livello generale, molti elementi possono concorrere alla creazione di una tensione narrativa finalizzata a valorizzare le collezioni e l’esperienza di lettura in biblioteca, anche attraverso installazioni permanenti o temporanee di opere d’arte contemporanea ed elementi simbolici che evocano e potenziano l’immaginario che ruota attorno alla lettura. A titolo esemplificativo, si ricordano i tappeti artistici di Oodi, realizzati da designer finlandesi e ispirati ad alcuni classici della letteratura del paese nord-europeo; il mosaico di piastrelle sul tema “lettura” del ceramista Anno Smith, che si può vedere al piano terra del Forum Groningen in Olanda, nel corridoio che conduce alle collezioni; oppure le finestre della nuova Calgary Central Library in Canada, la cui forma ricorda quella di un libro aperto (Figura 2)

Su un piano maggiormente legato alla progettazione architettonica e soprattutto biblioteconomica si pongono le scelte relative all’organizzazione spaziale delle collezioni all’interno di universi tematici facilmente riconoscibili, in cui trovano posto risorse documentarie di diverse tipologie e formati, postazioni per la lettura, lo studio, l’ascolto, la visione e il gioco, come avviene nel caso della mediateca francese di Thionville (Figura 3). 

Figura 2 - La tensione narrativa
Figura 3 - La disposizione della collezioni nello spazio della biblioteca

Inoltre, particolare rilievo assumono le tipologie degli scaffali (altezza, forma ecc.) e il modo in cui essi sono disposti nello spazio al fine di favorire il processo di scoperta da parte delle persone: a un layout di tipo tradizionale, con file dritte e regolari di scaffalature, si tende a preferirne uno più dinamico e sinuoso, che permette al visitatore di compiere percorsi vari e personalizzati tra gli scaffali e in cui le scaffalature si integrano con le aree sociali e di lettura (Figura 4). 

A ciò si unisce la scelta ponderata di sistemi di collocazione e notazioni intuibili anche ai non addetti ai lavori, ricorrendo all’aggregazione delle classi CDD all’interno di aree disciplinari o dipartimenti, oppure a sistemi completamente Deweyless, nonché a vetrine fisiche e virtuali. Grande attenzione va dedicata, poi, alle modalità espositive dei libri e delle altre tipologie documentarie (avvalendosi dell’esposizione di piatto sui cosiddetti scaffali dinamici) (Figura 5), così come alla rotazione periodica dei documenti che dallo scaffale aperto vengono portati in magazzino. E ancora, non vanno dimenticati da un lato l’adozione di una segnaletica chiara, che permetta la facile comprensione dell’organizzazione spaziale delle collezioni e valorizzi l’accessibilità; dall’altro il ricorso alle varie forme di storytelling digitale per raccontare le collezioni in modo innovativo, sulla base di una prospettiva che integri risorse analogiche e risorse digitali. In aggiunta, soluzioni di grande impatto possono essere rappresentate dai sistemi di raccomandazione basati sul machine learning: si possono qui ricordare Obotti – un’app liberamente scaricabile sviluppata per favorire, tramite chatbot, l’incontro tra le collezioni di Oodi e i lettori – e il progetto Reading(&)Machine, realizzato dai centri SmartData@PoliTo e VR@PoliTo del Politecnico di Torino, in collaborazione con il Dipartimento di Studi storici dell’Università di Torino e con le Biblioteche civiche torinesi, che attualmente è in una fase prototipale ed è finalizzato a offrire suggerimenti di lettura personalizzati attraverso una interfaccia fisica e digitale inclusiva, immersiva e partecipativa.

Una soluzione complementare a quelle appena citate è rappresentata dall’adozione degli scaffali arricchiti, narrativi e interattivi: si tratta di posizionare al loro interno o sui fianchi alcuni touchscreen attraverso cui gli utenti possono accedere all’OPAC, ottenere ulteriori informazioni sui libri e altri documenti messi a disposizione dalla biblioteca, accedere alla versione elettronica, partecipare a quiz e giochi interattivi. Esempi di questo tipo si rinvengono oggi in diverse biblioteche, in particolare di area nord-americana, scandinava, tedesca e francese (Figura 6), ma non è ancora stato adottato un approccio compiutamente transmediale, che possa permettere di proporre ai lettori percorsi reticolari in grado di collegare le risorse acquisite dalle biblioteche, quelle digitali sottoscritte e i contenuti di varia tipologia disponibili in rete. Tutto ciò potrebbe permettere di far dialogare in modo più costante la cultura bibliografica tradizionale con quella digitale e di stimolare l’interesse del pubblico, sia di quello già abituato alla navigazione transmediale, sia di quello ancora non avvezzo, che potrebbe scoprire, proprio negli spazi della biblioteca, nuove forme di accesso ai contenuti narrativi e andare ad arricchire il proprio ecosistema di lettura (Figura 7). 

La strada da percorrere per rafforzare l’approccio narrativo e, soprattutto, quello transmediale è ancora lunga, tanto che sono necessari ulteriori studi, riflessioni e sperimentazioni in tal senso. Tornando al contesto territoriale da cui ha preso le mosse questo contributo, ossia il capoluogo piemontese, è opportuno sottolineare che una specifica linea di ricerca portata avanti all’interno del Dipartimento di Studi storici dell’Università di Torino mira proprio a elaborare modelli attuabili e replicabili per la concretizzazione dell’approccio narrativo e transmediale alle collezioni, che potrebbero esse- re sperimentati, in primo luogo, all’interno della nuova Biblioteca centrale di Torino di prossima apertura.

Le traiettorie, dunque, sono state definite e si auspica che il lavoro di riflessione teorico-metodologica e la ricerca applicata possano consentire di trasformare in realtà il desiderio di molti lettori e lettrici, ben espresso dalle parole di una intervistata: “vorrei una biblioteca più collegata all’utente per trasmettere finalmente l’impressione di un luogo dove si può girare liberamente e facilmente tra gli scaffali, per scoprire nuove possibilità e avere nuovi stimoli di lettura, visione e ascolto”. 

Figura 4 - Layout tradizionale e layout dinamico
Figura 5 - Modalità espositive dei documenti
Figura 6 - Gli scaffali narrativi e interattivi
Figura 7 - I percorsi trasmediali in biblioteca