Il libro nella storia
Dottore di ricerca e cultore della materia in Storia della Scienza Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere Università di Pisa, s.salvia7@gmail.com
Abstract
La recensione fornisce una panoramica dettagliata sulla nuova edizione italiana del libro del 2006 curato da Anthony Grafton (Princeton University) e Megan Williams (San Francisco State University) originariamente pubblicato dalla Harvard University Press con il titolo: Il cristianesimo e la trasformazione del libro. Il saggio ha una struttura circolare, che parte dal ruolo culturale e simbolico svolto dal libro nella sua forma di codice durante il Rinascimento, proprio all'inizio della transizione epocale dal manoscritto alla stampa, che tuttavia non avrebbe messo in discussione il concetto di base di codice come sinonimo di "libro" che era stato caratteristico della Tarda Antichità e del Medioevo (a differenza dell'attuale rivoluzione digitale, che sembra dissolvere ogni distinzione tra codex e volumen). Gli "intellettuali universali" della prima età moderna, come Giovanni Tritemio ed Erasmo da Rotterdam, sarebbero inconcepibili senza un'intera cultura scritta e visiva di codici miniati radicata nel mondo romano e cristiano tardoantico. Il libro di Grafton e Williams si concentra su due figure chiave di quell'epoca di profonde trasformazioni: il filosofo-teologo cristiano Origene di Alessandria (185-254 d.C.) e il vescovo-scultore Eusebio (265-340 d.C.), separati da quasi un secolo ma accomunati dalla loro vita, attività e insegnamento nella città palestinese di Cesarea. Confrontando le loro traiettorie parallele, gli autori evidenziano come le potenzialità editoriali rivelate dal codice tardo-antico abbiano reso possibile la struttura sinottica e tabellare sia dell'Hexapla di Origene sia del Chronicon di Eusebio come prototipo per i libri medievali e moderni.
English abstract
The review provides a detailed overview on the new Italian edition of the 2006 book edited by Anthony Grafton (Princeton University) and Megan Williams (San Francisco State University) originally published by Harvard University Press with the title: Christianity and the Trasformation of the Book. The essay has a circular structure, starting from the cultural and symbolic role played by books in their codex form during the Renaissance, at the very beginning of the epochal transition from manuscripts to press, which however would not question the basic concept of codex as synonym of “book” that had been characteristic of Late Antiquity and the Middle Ages (differently from the current digital revolution, which seems to dissolve any distinction between codex and volumen). Early modern “universal intellectuals” like Giovanni Tritemio and Erasmus of Rotterdam would be unconceivable without a whole written and visual culture of illuminated codices rooted in the late antique Roman and Christian(ized) world. Grafton and Williams’ book focuses on two key figures of that age of deep transformations: the Christian philosopher-theologian Origene of Alexandria (185-254 CE) and the bishop-scholar Eusebius (265-340 CE), separated by almost a century but united by their life, activity, and teaching in the Palestinian town of Caesarea. Comparing their parallel trajectories, the authors highlight how the editorial potentialities disclosed by the late antique codex made the synoptic and tabular structure of both Origene’s Hexapla and Eusebius’ Chronicon possible as a prototype for medieval and modern books.