Open access, biblioteche e strategie italiane per i commons della conoscenza
Nato Defense College, Roma; g.vitiello@ndc.nato.int
Abstract
Questo articolo prende come punto di partenza la tesi del premio Nobel 2009 Elinor Ostrom sulla governance dei beni comuni. L’accesso aperto alla comunicazione accademica è un “comune”. In quanto tale, soddisfa pienamente le caratteristiche economiche dell’informazione, che è per definizione un bene pubblico, non rivale, basato sull’esperienza. Inoltre, la diffusione selettiva delle informazioni basata sull’accesso aperto produce un elevato livello di esternalità positive ed è economica da produrre, poiché si basa su economie di scala. Nell'articolo vengono messi a confronto due modelli di prodotti e servizi basati sull'accesso aperto: da un lato, la comunicazione accademica internazionale, orientata alle STM, e dall'altro, quella italiana, che predomina nelle scienze umane e sociali. Si scopre che entrambi i modelli rispecchiano le tendenze esistenti, rispettivamente, nell'editoria accademica commerciale internazionale e italiana. L'articolo giunge alla conclusione che non esiste un'unica teoria dell'accesso aperto e che il modello internazionale non spiega la diversità delle situazioni in cui si applica l'accesso aperto. Nel caso italiano, ad esempio, l’autore sostiene che andrebbe ideato un modello diverso, dove le risorse commerciali coesistano con la letteratura ad accesso aperto e dove la selezione sia valorizzata in modo adeguato, con la realizzazione di portali tematici e un’ampia applicazione della gestione della conoscenza e degli strumenti sociali.
English abstract
This article takes as point of departure Nobel Price 2009 Elinor Ostrom’s thesis on the governance of the commons. Open access to scholarly communication is a “common”. As such, it fully meets the economic features of information, which is by definition a public, non-rival, experience-based good. Moreover, selective dissemination of information based on open access produces a high level of positive externalities and is cheap to produce, as it is based on economies of scale. In the article two models of products and services based on open access are compared: on the one hand, the international, STM-oriented scholarly communication, and on the other, the Italian, which is dominantly in human and social sciences. It finds out that both models mirror existing trends in, respectively, the international and the Italian commercial academic publishing. The article draws the conclusion that there is no single theory of open access and that the international model does not explain the diversity of situations open access applies to. In the Italian case, for instance, the author maintains that a different model should be devised, where commercial resources co-exist with open access literature and where selection is valued in the appropriate way, with the setting up of thematic portals and a wide application of knowledge management and social tools.
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