N.5 2012 - Biblioteche oggi | Giugno 2012

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Web 2.0 e comunità di ricerca*

Maria Cassella

Sistema bibliotecario diAteneo Università degli studi di Torino maria.cassella@unito.it

Agnese Perrone

Swets Information Services, Milano aperrone@it.swets.com

Abstract

Negli ultimi 15 anni il Web ha trasformato il modo in cui cerchiamo e utilizziamo le informazioni. Negli ultimi 7 anni si è assistito all'emergere di una nuova serie di strumenti innovativi che vanno collettivamente sotto il nome di "Web 2.0", in cui l'utente dell'informazione, condividendo o creando contenuti, è sempre più anche un produttore di informazioni (cioè un prosumer). Il successo degli strumenti del Web 2.0 per obiettivi personali è solo parzialmente replicato nella sfera professionale e, in particolare, nell'ambiente accademico per supportare le esigenze della ricerca e dell'insegnamento.

Nel contesto accademico è estremamente interessante esplorare come gli strumenti sociali supportino la ricerca scientifica e come l'adozione di questi strumenti stia influenzando le tradizionali quattro fasi del sistema di comunicazione scientifica: creazione, certificazione, diffusione e conservazione. In questo articolo affrontiamo questi temi. Descriviamo inoltre i risultati di un'indagine condotta nel 2010 dal CIBER dell'University College di Londra e finanziata da Emerald Publishing Group. Lo studio CIBER è stato condotto online a livello internazionale e ha ricevuto 1.923 risposte complete da parte di accademici. I risultati mostrano che gli strumenti Web 2.0 più affermati sono anche i più popolari: gli strumenti di authoring collaborativo (ad esempio Google Docs) sono di gran lunga i più utilizzati (62,7%), seguiti dagli strumenti di social conferencing (ad esempio Skype, 48,3%) e dagli strumenti di pianificazione e riunione (ad esempio Google Calendar e Doodle). Per condividere immagini e video, il 69% degli intervistati ha utilizzato YouTube, il 14% SlideShare e il 12% Flickr. Il servizio di bookmarking preferito è Delicious. La piattaforma di social bookmarking più utilizzata è stata Facebook. Lo studio del CIBER evidenzia anche le differenze tematiche nell'uso delle tecnologie del Web 2.0: gli scienziati sono i maggiori utilizzatori dei social media, mentre gli scienziati sociali e i ricercatori umanistici, pur attratti dai nuovi strumenti comunicativi, restano indietro.

English abstract

Over the past 15 years the Web has transformed the ways in which we search for and use information. The past 7 years have seen the emergence of a new array of innovative tools that go collectively under the name of ‘Web 2.0’, where the information user by sharing or creating content is also increasingly an information producer (i.e., prosumer). The success of the Web 2.0 tools for personal goals is only partially replicated in the professional sphere and, particularly, in the academic environment to support research and teaching needs. In the academic context it is extremely interesting to explore how social tools support science research and how the adoption of these tools is affecting the traditional four phases of the scholarly communication system: creation, certification, dissemination and preservation. In this paper we tackle with these issues. We also describe the findings of a survey carried out in 2010 by CIBER at University College London and funded by Emerald Publishing Group. The CIBER study was carried out internationally online and received 1,923 complete answers by academics. Findings show that the most established Web 2.0 tools are also the most popular: tools of collaborative authoring (e.g. Google Docs) are by far the most popular (62.7%), followed by social conferencing tools (e.g. Skype, 48.3%) and by scheduling and meeting tools (e.g. Google Calendar e Doodle). In order to share images and videos, 69% of respondents used YouTube, 14% used SlideShare, and 12% Flickr. The preferred bookmarking service was Delicious. The most used social bookmarking platform was Facebook. The CIBER study also highlights subject differences in the use of the Web 2.0 technologies: scientists are the biggest users of social media, while social scientists and humanities researchers, albeit attracted by the new communicative tools, stay behind.

DOI:

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