N.8 2024 - Biblioteche oggi | Novembre 2024

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La Biblioteca storica del Politecnico di Milano. Uno scrigno da preservare per progettare il futuro

Roberta Moro

già Politecnico di Milano, Biblioteca Campus Leonardo AIB CER Lombardia roberta.moro1972@gmail.com

Abstract

L'articolo ripercorre la storia della Biblioteca Storica del Politecnico di Milano, dalla nascita del progetto alla sua inaugurazione il 26 marzo 2018, e ne delinea le attività e i servizi insieme alle iniziative culturali e di terza missione organizzate per promuovere questo luogo affascinante. Parallelamente, viene illustrata la storia della Sala Ciliegio, oggi emblema della Biblioteca Storica, che nel 1927 ospitava la biblioteca dell'Istituto di Chimica Generale, di cui viene qui ricostruito anche il contesto storico e scientifico a partire dagli anni della sua fondazione. La Biblioteca Storica può essere considerata doppiamente rappresentativa dell'identità del Politecnico, poiché non solo raccoglie il patrimonio librario più antico e prezioso dell'Università, ma conserva e valorizza anche la memoria dei fondatori, testimoniando l'evoluzione di un'istituzione capace di attingere ai valori del passato, come l'approccio pragmatico per la “costruzione del progresso”, per progettare il futuro.

English abstract

The article traces the history of the Historical Library of the Polytechnic of Milan, from the birth of the project to its inauguration on March 26, 2018, and outlines its activities and services along with the cultural and third mission initiatives organized to promote this fascinating place. In parallel, it illustrates the history of the Sala Ciliegio (“Cherry Wood Hall”), today the emblem of the Historical Library, which in 1927 housed the library of the Institute of General Chemistry, whose historical and scientific context from the years of its foundation is also reconstructed here. The Historical Library can be considered doubly representative of the identity of the Polytechnic, since it not only collects the oldest and most precious book collection of the University, but also preserves and enhances the memory of the founders, bearing witness to the evolution of an institution capable of drawing on the values of the past, such as the pragmatic approach for the “construction of progress”, to plan the future.

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La Biblioteca storica del Politecnico di Milano nasce nel per volontà di Federico Bucci, allora delegato del Rettore per le politiche culturali dell’Ateneo, con l’intento di raccogliere, conservare e valorizzare la parte di patrimonio librario più antico e prezioso del Politecnico, costituito da oltre ventitremila volumi pubblicati dal XVI al XIX secolo. Si tratta di volumi che costituiscono i fondamenti della cultura politecnica milanese e lombarda, con una ricca sezione di manuali illustrati per il settore delle costruzioni civili e industriali. Inaugurata il 26 marzo 2018, la Biblioteca storica fa parte del Sistema archivistico e bibliotecario di Ateneo insieme alle biblioteche di Campus Leonardo, Bovisa Candiani e Bovisa La Masa a cui si affiancano quelle dei Poli territoriali (Lecco, Piacenza, Cremona e Mantova). Al già imponente complesso bibliotecario vanno aggiunti Archivi storici, Made in Polimi, e la Fondazione Renzo Piano che dedicano i loro spazi alla consultazione e alla promozione del patrimonio archivistico e museale dell’Ateneo. Alla Biblioteca Storica è affidato l’importante compito di “rafforzare l’identità e l’immagine della sede storica del Politecnico”, oltre a conservare la memoria dei fondatori dell’Ateneo: proprio per questo motivo l’accesso è aperto a tutti con un servizio di consultazione gratuito per studenti e ricercatori interni e esterni all’Ateneo. Le raccolte storiche, ossia le collezioni di architettura e ingegneria più antiche, costituite da circa cinquemila volumi divisi per disciplina di appartenenza (architettura, chimica, elettrotecnica, ingegneria civile, matematica ecc.), sono collocati in uno spazio dedicato, la cosiddetta “Sala ciliegio”, così chiamata per le caratteristiche scaffalature in legno che ne rivestono totalmente le pareti, risalenti all’epoca della fondazione della sede del Politecnico in Città Studi.

Altri diciottomila volumi sono conservati invece in un deposito all’interno del Campus Leonardo, già deposito dell’ex Biblioteca centrale di ingegneria, chiusa definitivamente nel 2018, che si trovaa poca distanza dalla sede della Biblioteca storica. Qui sono conservati i fondi storici dell’Ateneo, ossia quei fondi di persona, costituiti sia da volumi preziosi e manoscritti che da fondi archivistici veri e propri, appartenuti a illustri personaggi strettamente legati al Politecnico o al mondo scientifico, quale ad esempio il fondo appartenuto a Francesco Brioschi, fondatore del Regio istituto tecnico superiore, divenuto poi Politecnico di Milano nel 1937. Sono altresì conservate nei depositi esterni le opere di grande formato, circa quattrocento, denominate “atlanti”. L’intero patrimonio librario della Biblioteca storica, catalogato e ricercabile attraverso il catalogo di Ateneo, può essere consultato nella “Sala ciliegio”. Questo spazio, reso luminoso da tre ampie finestre e arricchito da un ballatoio di legno che corre lungo le pareti, è arredato con mobili d’epoca che ne accrescono il fascino ricreando l’atmosfera di un’antica biblioteca. Un luogo perfetto, dove consultare i primi volumi acquistati dal Regio istituto fin dal 1863, anno della sua fondazione, oppure i volumi appartenuti a Francesco Brioschi con tanto di dediche manoscritte e firme autografe, o gli atlanti dell’architetto Luca Beltrami, celebre restauratore del Castello Sforzesco di Milano, o anche le edizioni numerate dell’atlante dedicato alla costruzione della Tour Eiffel. Previo appuntamento, muniti di guanti di cotone bianco, forniti dal personale assistente, gli utenti possono prendere visione di volumi rari che spaziano dall’architettura alla fisica e alla matematica: dall’edizione del 1521 del De Architectura di Vitruvio all’edizione originale dello studio di Fernand de Dartein su L’architecture lombarde et sur les origines de l’architecture romano-bizantine (1865-1882); dai Discorsi e dimostrazioni matematiche di Galileo Galilei pubblicato a Leida nel 1638 al De gravitate universali corporum di Paolo Frisi del 1768.

Quella che oggi è la sede della Biblioteca storica, all’interno dell’edificio 9 del complesso di Piazza Leonardo da Vinci, era una delle due biblioteche dell’Istituto di chimica generale ed elettrochimica, sorto nel 1927, in seguito al trasferimento della nuova sede del Politecnico a Città Studi. Per meglio comprendere la storia dei luoghi, del patrimonio librario, e della crescita di quella che è stata la biblioteca di chimica dell’Istituto, e che oggi conosciamo come Biblioteca storica, perché ne occupa gli stessi spazi, bisogna risalire nel tempo fino alla nascita dell’Istituto di chimica e seguirne le trasformazioni. L’Istituto di chimica generale, in realtà, esisteva fin dal 1917, quando per l’insegnamento di tale materia era stato chiamato dall’Università di Padova il professor Giuseppe Bruni. Negli anni a seguire, l’Istituto, sotto la sua direzione, vivrà una straordinaria espansione diventando centro propulsore di ricerche avanzate che gli assicureranno fama a livello internazionale, anche grazie alla collaborazione di scienziati di valore come Mario Giacomo Levi, Adolfo Quilico, Giorgio Renato Levi e Giulio Natta. Quest’ultimo in particolare porterà avanti le ricerche sul polipropilene per le quali gli sarà riconosciuto il premio Nobel nel 1963. Già nel 1923 all’interno dell’Istituto veniva installata per la prima volta in Italia un’apparecchiatura per indagini con i raggi X che sarebbe rimasta per molti anni un primato nell’ambiente chimico italiano. Nel 1927 dopo il trasferimento nella sede attuale di Città Studi, l’Istituto di chimica nonostante disponesse di un’aula ad anfiteatro per le lezioni con una capacità di trecento posti a sedere, una sala per la preparazione degli esperimenti e un laboratorio per le esercitazioni di chimica analitica qualitativa capace di contenere centoquarantotto posti di lavoro (il più grande laboratorio d’Europa nel suo genere), già si rivelava quasi inadeguato rispetto agli aumentati bisogni di insegnamento e ricerca. Il primo piano dell’Istituto ospitava ben undici laboratori tra cui il laboratorio di chimica organica, il laboratorio per le ricerche di chimica fisica, una sala per le analisi elettrolitiche e il laboratorio delle corrosioni; nelle sale retrostanti i laboratori era stato piazzato un piccolo impianto industriale per le ricerche sulle sintesi sotto pressione munito di un compressore di gas fino a 300 atmosfere e una serie di autoclavi destinate ad effettuare reazioni chimiche tra gas sotto pressione e temperature elevate.

Il 29 gennaio 1929 un compressore esplose causando ingenti danni all’Istituto, e negli anni successivi, durante il restauro dei locali coinvolti nell’esplosione, venne deciso di rialzare i soffitti di tutto il primo piano allo scopo di creare uno spazio maggiore per i laboratori scientifici. L’intervento coinvolse anche la “Sala ciliegio” che all’epoca era costituita da una sala arredata con armadi in legno di ciliegio e scrivanie su un unico piano. Solo in un secondo tempo, presumibilmente intorno agli anni Cinquanta, venne aggiunto un ballatoio ligneo, elemento funzionale e decorativo al tempo stesso tale da diventare proprio segno distintivo della sala. L’Istituto di chimica generale, come già accennato, disponeva in realtà di due biblioteche, una attigua allo studio del professor Bruni e probabilmente a suo uso esclusivo, e una più grande, ad uso degli assistenti e del personale in servizio. Del patrimonio librario originario delle due biblioteche, costituito da circa duemila volumi (trattati di chimica generale, inorganica, organica e chimica fisica, oltre che le maggiori riviste afferenti al settore) sono confluite nel posseduto della Biblioteca storica odierna le opere considerate rare e di pregio. Quanto al funzionamento delle biblioteche d’istituto, all’epoca denominate “biblioteche speciali”,va tenuto presente che esse fornivano sostanzialmente supporto alla Biblioteca centrale di ingegneria, e costituivano già dagli anni Trenta una rete coordinata di biblioteche, cioè quello che oggi chiamiamo comunemente sistema bibliotecario. Fin dal 1932, infatti, il direttore della Biblioteca centrale di ingegneria, Stefano Idzkowski, aveva gettato le basi per la riorganizzazione delle biblioteche del Politecnico secondo le regole della moderna biblioteconomia, ossia creando un sistema centralizzato per gli acquisti e stabilendo delle norme per la circolazione dei volumi tra la Biblioteca centrale e le biblioteche speciali. Idzkowski si adoperò infatti per la realizzazione di un catalogo alfabetico centrale per autori e per soggetti, condiviso tra le varie biblioteche del Politecnico, e avanzò interessanti proposte di coordinamento delle stesse. Così, grazie alla lungimiranza del bibliotecario polacco, le biblioteche del Politecnico erano già più di un secolo fa user-oriented, in grado di attuare forme di cooperazione bibliotecaria decisamente attuali. Consultando le pubblicazioni edite dal Politecnico di Milano, sull’Istituto di chimica abbiamo notizie trent’anni più tardi, nel 1964; apprendiamo innanzitutto che le due biblioteche originarie nel corso degli anni si sono fuse in una soltanto con un notevole incremento del patrimonio librario.La biblioteca dell’Istituto di chimica, infatti, dall’immediato Dopoguerra ai primi anni Sessanta acquisisce intere collezioni dei più importanti periodici italiani e stranieri e si specializza nelle monografie e nei trattati riguardanti il settore della chimica organica.

Un ruolo importante nella gestione e nello sviluppo delle collezioni lo ebbe sicuramente Maria Freri, docente e ricercatrice di chimica, collaboratrice di Giulio Natta e Adolfo Quilico, che successe nel 1946 alla direzione della Biblioteca centrale di ingegneria a Stefano Iszkowski. Ripristinare gli abbonamenti ai periodici italiani e stranieri (soprattutto inglesi e americani) interrotti durante la guerra e parallelamente riprendere i rapporti con gli editori furono i suoi principali obiettivi per garantire alla comunità accademica la fruizione di collezioni librarie e articoli scientifici costantemente aggiornati. La “Sala ciliegio” ha ospitato la biblioteca di Chimica fino alla fine degli anni Ottanta circa; negli anni Novanta vi hanno trovato sede le biblioteche di Economia e produzione e Bioingegneria, fino ai primi anni Duemila. Nel corso degli anni sono stati effettuati interventi di restauro volti ad impreziosire gli ambienti, come la costruzione delle due scale a chiocciola che danno accesso al ballatoio e l’apposizione di specchi che aumentano la luminosità della sala. Nella prima decade degli anni Duemila la direzione dei servizi informatici ha occupato questo spazio per una decina d’anni fino al 2017 circa, anno in cui il delegato del rettore Federico Bucci, affascinato dalla particolarità del luogo lo sceglie per ospitare la Biblioteca storica, uno spazio destinato alla conservazione del materiale raro e di pregio del Politecnico, ma al tempo stesso fortemente rappresentativo dell’identità dell’Ateneo, essendo dedicato alla memoria di tutti coloro che hanno contribuito a far grande l’Istituzione. Anche per questa ragione i fondi storici che vi sono raccolti meritano un particolare interesse. Trattandosi in gran parte di fondi misti, la gestione del patrimonio librario spetta alla Biblioteca storica mentre il patrimonio archivistico è affidato agli Archivi storici. Naturalmente Biblioteca storica e Archivi operano in perfetta sinergia seguendo le linee guida di un centro di documentazione. Il fondo storico più importante è sicuramente quello appartenuto a Francesco Brioschi (1824-1897), matematico, fondatore e direttore del Politecnico dal 1863 al 1897. Il fondo è stato acquisito dal Regio istituto tecnico superiore nel 1898, parte per donazione e parte tramite acquisto, effettuato grazie a una sottoscrizione pubblica aperta subito dopo la morte del matematico. Il fondo è composto dalla sua biblioteca (tredicimila unità tra monografie e opuscoli) e dall’archivio dei manoscritti, comprendenti sia il carteggio Francesco Brioschi che il carteggio Antonio Bordoni, maestro del Brioschi e rettore dell’Università di Pavia. Fa parte del fondo Brioschi un mobile-schedario originale corredato da un catalogo manoscritto in tre volumi, conservato in Biblioteca storica. Illustre studioso e docente nel campo della fisica, della meccanica e dell’idraulica e nelle discipline matematiche in genere fu un uomo dai molteplici interessi che divenne protagonista della vita milanese e nazionale.

Citiamo poi, il fondo Enrico Ranza (1869-1953), ingegnere piacentino, laureato al Politecnico, che comprende sia volumi a stampa che carteggi e manoscritti tra cui progetti per ponti ferroviari e tramvie; il fondo Arnaldo Masotti (1902-1989), costituito con delibera del Senato accademico del Politecnico nel 1983 e appartenuto all’esimio matematico e storico della scienza. Il patrimonio librario, conservato nella Biblioteca storica, comprende alcune pregevoli cinquecentine veneziane di opere di Euclide, Niccolò Tartaglia, Giuseppe Figatelli e alcune edizioni sei e settecentesche. Si ricordano inoltre, i fondi Gabrio Piola (1794-1850), pervenuto alla Biblioteca centrale di ingegneria nel 1953 per donazione degli eredi, costituito da un patrimonio librario di 467 volumi, 403 opuscoli e 15 testate di periodici; il fondo Paolo Frisi (1728-1784), pervenuto al Politecnico nel 1922 e costituito da 130 manoscritti (rilegati in 22 volumi), 56 tra volumi e opuscoli e 1 microfilm a cui si aggiungono un ritratto ad olio dello stesso Frisi e due mappamondi risalenti al 1750 circa. Infine, il fondo Gaudenzio Fantoli (1867-1940), appartenuto al professore di idraulica industriale e rettore del Politecnico dal 1926 al 1940 precedentemente conservato presso la ex Biblioteca di idraulica e catalogato di recente. È costituito da più di 1.400 volumi, donati dagli eredi all’Istituto di idraulica dopo la morte del professore, quasi 300 opuscoli e qualche periodico. È un fondo librario estremamente specialistico nei temi dell’idraulica, idrologia applicata, idraulica fluviale e lacustre e reti fognarie. Completa il quadro tracciato la serie degli “atlanti”, cioè le pubblicazioni di grande formato a cui già si è avuto modo di accennare. Dedicate all’architettura e alla scienza delle costruzioni, questi documenti hanno carattere fortemente specialistico e tecnico. I 378 volumi della raccolta, in gran parte ottocenteschi, contengono in genere tavole disegnate e incisioni che riproducono monumenti o grandi opere ingegneristiche come la costruzione di ferrovie e di ponti. Fra gli esemplari di maggior interesse si ricorda il Saggio delle opere di Leonardo Da Vinci, con ventiquattro tavole fotolitografiche di scritture e disegni tratti dal Codice Atlantico, nell’edizione particolarmente rara del 1872. Degno di nota è anche l’Illustrazione dell’Arco della Pace in Milano dell’architetto Luigi Voghera, contenente ventotto tavole incise in rame e disegnate dal vero dall’autore, datato 1838. Vale la pena citare anche gli atlanti illustrati dedicati alla Certosa di Pavia, all’ Ospedale Maggiore di Milano e a Palazzo Marino.

Ben si comprende che un patrimonio di straordinaria ricchezza e varietà consente alla Biblioteca storica di avere un ruolo di fondamentale importanza nelle attività legate alla cosiddetta “terza missione” che affianca le tradizionali missioni di insegnamento e di ricerca del Politecnico. Diffondendo la cultura e trasferendo i risultati della ricerca al di fuori del contesto accademico, gli atenei entrano in interazione con la società e contribuiscono alla crescita sociale sia sotto il profilo educativo (educazione degli adulti, life-long learning, formazione continua) che in ambito culturale, con iniziative ed eventi che promuovono la divulgazione scientifica.

La Biblioteca storica, fin dalla sua nascita, si muove esattamente in questa direzione: sono state organizzate, infatti, nel corso di questi anni, diverse iniziative finalizzate alla promozione del patrimonio, come presentazioni, esposizioni, attività didattiche per le scuole e visite guidate. La direzione del sistema archivistico e bibliotecario di Ateneo ha sempre ritenuto fondamentale rafforzare il legame della Biblioteca storica con il territorio, attraverso un processo di rivalutazione del patrimonio culturale che dia visibilità all’istituzione e che allo stesso tempo coinvolga un pubblico sempre più ampio e lo porti alla conoscenza delle collezioni e dei fondi storici. Questo processo, noto come “La biblioteca accademica fuori di sé”, o “L’archivio fuori di sé”, porta generalmente istituzioni come biblioteche e archivi a creare importanti sinergie con altre istituzioni come musei, enti locali, scuole, al fine di promuovere il patrimonio culturale perché diventi bene comune. Ne è stata esempio la rassegna promossa nel 2019 “Aperitivi in Biblioteca Storica”,articolata in sette incontri su tematiche legate al territorio (le strade ferrate, il Duomo di Milano, l’astronomia, le Esposizioni Universali). Per la realizzazione di tale rassegna la consulenza scientifica sui contenuti è stata affidata a docenti del Politecnico di chiara fama, mentre l’organizzazione e il percorso espositivo sono stati curati dallo staff della Biblioteca storica.

In occasione dei 500 anni della morte di Leonardo da Vinci (2 maggio 2019) la Biblioteca storica ha organizzato una esposizione dei facsimili dei codici leonardeschi, aprendo le sue porte agli studiosi approdati a Milano per due importanti convegni internazionali, “GEORES 2019”, la 2. Conferenza internazionale di geomatica e restauro, e “Leonardo da Vinci: Imagining Futures”, un workshop organizzato dall’Università di Cambridge. Ha aderito inoltre a “Open House”, un evento internazionale per condividere e (ri)scoprire l’architettura di una Milano inedita fatta di edifici noti e meno noti, rimanendo aperta come spazio culturale durante il weekend. Naturalmente non potevano mancare le attività di formazione rivolte alle scuole, con visite guidate adattate ai vari gradi dell’istruzione, dalle scuole elementari ai licei: un vero e proprio esempio di citizen science. Da ricordare inoltre la mostra “Dante al Poli” organizzata dal 19 maggio al 30 giugno 2021 che prevedeva una esposizione permanente dei volumi dedicati a Dante conservati alla Biblioteca storicaaccompagnata da visite guidate a cura del professor Damiano Iacobone sul tema delle città e dell’architettura ai tempi di Dante.

Dal 13 aprile al 23 maggio 2023 la Biblioteca storica ha ospitato le illustrazioni e le storie a fumetti di Guido Crepax, nell’ambito della mostra diffusa “Guido Crepax, architetto del fumetto. Libere evasioni e rigorose scenografie di un meticoloso costruttore di sogni”.La mostra, nata allo scopo di celebrare i 90 anni dalla nascita di Guido Crepax, ha raccontato, attraverso quattro aree tematiche (Milano, l’architettura, la moda e il design, l’innovazione), il mondo dell’artista di fama internazionale, architetto di formazione. Un’occasione per poter ammirare su grande scala tavole a fumetti, dove la seducente Valentina sembra affacciarsi dall’elegante ballatoio. Per celebrare il trentesimo anniversario dall’avvio del primo Corso di laurea in Disegno industriale in Italia, inaugurato a ottobre 1993, nell’autunno del 2023 è stata inaugurata presso la Biblioteca storica la mostra “Design Convivio”, curata da Giampiero Bosoni e Paola Bertola, che va ad inserirsi nel progetto “Design Philology 1963-2023”coordinato dal Dipartimento di design insieme alla Scuola e al Consorzio POLI.design. L’allestimento ha messo in scena un dialogo immaginario tra gli otto protagonisti di questo percorso, seduti intorno a una grande tavola, imbandita con parole, immagini e rimandi a loro progetti: Giò Ponti, Franco Albini, Carlo De Carli, Marco Zanuso, Achille Castiglioni, Vittoriano Viganò, Alberto Rosselli e Raffaella Crespi. Tutti laureati al Politecnico e poi professori ordinari dello stesso Ateneo, dialogano tra loro (grazie a dialoghi basati su scritti originali e citazioni) ricordando il ruolo fondamentale nel dar forma a progetti e oggetti iconici nella storia del design, in una cornice aulica come la Biblioteca storica da cui pendono parole luminose, sospese a tutta altezza.

La Biblioteca storica è stata inoltre teatro della puntata della nota trasmissione televisiva Superquark, dedicata all’uso delle “tecnologie non invasive”, in cui il professore di biochimica del Politecnico, Pier Giorgio Righetti, spiega come sia possibile identificare le tracce lasciate da chi maneggiò dei beni librari o delle carte d’archivio secoli fa.

Una vera e propria sinergia, in perfetta ottica MAB, tra Biblioteca storica, Made in Polimi e Archivi Storici, a conferma del legame profondo tra le istituzioni dell’Ateneo, si riscontra in “Frontiere: viaggio nel mondo della scienza”,la testata giornalistica e nuovo canale di comunicazione curato dall’Area Public Engagement & Communicationdel Politecnico di Milano. Si tratta di un vero e proprio contenitore di storie, del presente, del passato ma con uno sguardo attento al futuro. La testata, organizzata in rubriche, si propone di raccontare, in modo divulgativo, i risultati della ricerca scientifica che avviene all’interno dei laboratori del Politecnico, mettendo in evidenza quanto le nuove scoperte possano influire sulla vita di tutti i giorni. Attraverso la rubrica Since 1863 la testata mantiene un focus costante sulle storie “politecniche” del passato, da cui trarre insegnamento e ispirazione per il futuro.