N.8 2024 - Biblioteche oggi | Novembre 2024

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Erasmus+: We Need Books - Open Access

AA.VV

Alla stesura dell’articolo hanno contribuito: Elena Bandirali, Alessandra Baschieri, Isabella Bizzoccoli, Eleonora Nicoletta Bonariva, Cristina Busani, Maria Calabrese, Valeria Cassino, Stefania Gregoratto, Lorenza Lanfranco, Miroslava Motošková.

Di seguito i nominativi di chi ha partecipato alla mobilità: Elena Bandirali (Comune di Codogno), Alice Baraldi (Biblioteca comunale di Spilamberto), Alessia Bergamin (Biblioteca comunale di Cento), Isabella Bizzoccoli, (Sistema bibliotecario Unione delle terre d’Argine), Eleonora Nicoletta Bonariva (Biblioteca comunale di Cavriago), Maria Calabrese (Biblioteca Popolare Giardino ODV di Ferrara), Andrea De Piano (Biblioteca comunale di Albinea), Stefania Gregoratto (AIB FVG), Gabriele Mercadante (Libreria Booq di Palermo), Lorenza Lanfranco e Miroslava Motošková, Rete Biblioteche di Bologna, Alessandra Baschieri, Cristina Busani e Valeria Cassino (Equilibri coop. soc).

Abstract

Rientrati da Erasmus+ ad Atene, un gruppo di bibliotecari ha deciso di condividere l'esperienza significativa vissuta presso We Need Books, una biblioteca multiculturale. Questa esperienza coinvolgente li ha portati a scrivere un articolo collettivo sul potente approccio didattico utilizzato, che ha incluso dibattiti frontali, giochi di ruolo e laboratori. We Need Books offre 16.000 libri in 60 lingue diverse ed è una biblioteca sociale in cui umiltà, benessere, inclusione, connessioni, crescita e assistenza sono parole chiave. Fondata da un'organizzazione no-profit, non beneficia di alcun contributo pubblico.

English abstract

Back from their mobility for Erasmus+ in Athens, a group of librarians decided to share the impactful experience they lived at We Need Books, a multicultural library. This engaging experience has led them to write a collective article on the wave of the powerful didactic approach used that had included frontal debates, roleplaying games and workshops. We Need Books offers 16.000 books in 60 different languages and is a social library where humility, well-being, inclusion, connections, growth and assistance are keywords. Founded by a non-profit organization, it doesn’t benefit from any public contribution.

Per consultare l'articolo completo in formato pdf clicca qui.

Quando si decide di partire per un’esperienza Erasmus (plus in questo caso, l’Erasmus degli adulti, quello che oltre a permettere di conoscere altre realtà dovrebbe stimolare, far apprezzare criticità e aspetti positivi, dare nuova energia e portare, nonché esportare, nuove “buone pratiche”), ci si aspetta un confronto costruttivo e più o meno mediato fra la realtà lavorativa di tutti i giorni in biblioteca e la realtà che per la sua specificità si è scelto di visitare. In questo caso è stato molto, tanto di più. Per alcuni di noi la condivisione di problematiche simili e il confronto fra strategie, per altri uno scambio di best practice, per altri ancora uno shock culturale ma soprattutto condivisione di idee, pensieri, confronto sui valori alla base di una società più giusta e di una biblioteca inclusiva. Emozioni e introspezione, confronti accesi, veri e propri rimescolamenti emotivi favoriti anche dai giochi di ruolo e dalla modalità partecipativa del corso ci hanno accompagnato per tutta l’esperienza. L’attuale programma europeo Erasmus+ offre la possibilità di progettare un’ampia varietà di percorsi formativi basati sulla mobilità e lo scambio transnazionale tra i paesi dell’Unione Europea nell’ambito dell’educazione. L’incentivo alla mobilità del bibliotecario, in quanto figura rilevante nel sistema dell’educazione agli adulti, è funzionale a creare l’opportunità di toccare con mano realtà geograficamente distanti, condividere attività concrete di successo, rafforzare e ampliare le proprie competenze personali, culturali e professionali, realizzare liaisons internazionali di scambio mutualistico. Gli obiettivi dello specifico progetto Erasmus+, a cui il gruppo ha partecipato, sono quelli di accrescere le competenze dello staff delle biblioteche, professionisti ma anche volontari, per riuscire a trasformare le biblioteche in luoghi di apprendimento permanente e di comunità, includendo anche gruppi più vulnerabili e difficilmente raggiungibili. L’organizzazione capofila, Equilibri (cooperativa sociale di Modena che da più di trent’anni si occupa di educazione alla lettura e di formazione ed è ente accreditato Erasmus+ per il programma dal 2021 al 2027), fra le quattro proposte per le mobilità 2024, aveva inserito un corso presso la biblioteca multiculturale We Need Books ad Atene dal titolo “Creare una comunità multiculturale attraverso la biblioteca”. Perché We Need Books? E cos’è? Perché è un esempio di biblioteca sociale, perché è una biblioteca multiculturale che si propone di creare una comunità multiculturale di lettori. Sul sito (https://weneedbooks.org/) viene presentata come la prima biblioteca multiculturale greca che fornisce libri in prestito e come centro multiculturale, con oltre 14.000 libri (oggi sono più di 16.000) in oltre 60 lingue; si dichiarano ‘biblioteca per bambini’ e “piccolo giardino sereno”, esprimono a chiare lettere fin dalla home page il loro intento di essere una biblioteca accogliente, con un’atmosfera distesa dove sono benvenuti tutti: immigrati, rifugiati, bambini, persone del posto, del quartiere, della città, visitatori casuali, studenti, pensionati. La biblioteca offre libri, letture, lezioni di lingua, laboratori artistici e, più in generale, attività culturali. La natura stessa della biblioteca e del corso ha “naturalmente” selezionato i partecipanti a questa mobilità di Erasmus+: eravamo in 14, un variegato gruppo di 12 bibliotecari e 2 operatrici di Equilibri. Forse le aspettative per ognuno di noi erano diverse, sapevamo che avremmo fatto una full immersion in una realtà bibliotecaria nata per creare legami, una comunità all’interno di un contesto, un vicinato difficile. Immaginavamo forse che avremmo incontrato una realtà multiculturale nata per fare della diversità un plus, un valore aggiunto. Forse alcuni di noi si aspettavano di apprendere “tecniche”. È stato molto di più. We Need Books è anche e soprattutto una presa di posizione, è “gridare ad alta voce” con i fatti da che parte stare: dalla parte delle persone. Tutte. Le parole d’ordine sono inclusività (di genere, religione, provenienza, fasce di età, classe sociale, salute mentale e disabilità), rispetto e valorizzazione della diversità. Innanzitutto è necessario precisare che non si tratta di una biblioteca realizzata con fondi pubblici, statali o municipali. We Need Books è stata realizzata da una società no profit. La biblioteca/centro culturale si sostiene con le “tessere di iscrizione”, le membership dal costo di 10 euro per sei mesi, per poter prendere in prestito i libri (ma se i lettori non hanno soldi per garantirsi la tessera c’è la “tessera sospesa” ); si affittano i locali; si fa merchandising (penne, quaderni, borse, magliette)… tutta l’attività si basa su un fundraising costante e mirato. A loro piace raccontare così l’inizio del progetto:

Nadir dall’Afghanistan e Ioanna dalla Grecia si sono incontrati nel 2015 davanti a una tazza di caffè. Lui era timido e aveva bisogno di un posto dove stare, lei era stufa e aveva bisogno di fare qualcosa per affrontare la crisi dei rifugiati in corso. Durante il tempo che hanno vissuto insieme hanno condiviso le loro storie, le loro preoccupazioni e le loro speranze per un mondo più giusto. Sono giunti alla conclusione che alla città, negando la sua identità multiculturale, mancava uno spazio che ospitasse libri in tutte le lingue parlate ad Atene dando l’opportunità a persone di diversa estrazione di incontrarsi, scambiare storie e superare pregiudizi personali. Lavorano volontariamente e instancabilmente per la realizzazione di questo obiettivo dal 2016. Fin dall’inizio persone straordinarie si sono unite a noi nel nostro ambizioso sogno di creare e sostenere la prima biblioteca multilingue di Atene. Provenivano da diverse parti del mondo e portavano con sé esperienze, idee e competenze. Abbracciamo la diversità mentre ci sosteniamo a vicenda per crescere. Questo è stato e continua ad essere un lavoro di gruppo.

Il progetto e la biblioteca ci sono stati presentati da Ioanna, la co-fondatrice assieme a Nadir, dalla bibliotecaria, Emma, unica dipendente della Onlus e da Margarita, pensionata, una dei tanti volontari che collaborano con la biblioteca (hanno stimato un totale di 2.000 ore di volontariato annue!) ma ci sembra di capire che Margarita sia la volontaria su cui contano maggiormente, dati i trascorsi lavorativi e per le continue, instancabili, raccolte fondi senza le quali il progetto (la biblioteca) dovrebbe chiudere. Una delle prime cose che hanno condiviso con noi è stata proprio questa: il desiderio di trovare sponsorizzazioni o donazioni a carattere continuativo. Un’altra è la loro indipendenza e libertà nello scegliersi sponsor e collaboratori che ne condividano i valori. L’obiettivo a lungo termine per il futuro è mantenere vivo questo progetto grazie alla leadership condivisa e orizzontale, assicurando una continuità e stabilità finanziaria. L’autosostenibilità non è sicuramente una sfida facile ma assicura l’autonomia nelle decisioni e nel mantenimento di una scala valoriale molto alta: umiltà, benessere, inclusione, connessioni, crescita, servizio. La biblioteca, che si trova nel vibrante e diversificato quartiere di Kypseli, è ubicata in un locale abbastanza ampio (in affitto) con grandi vetrate e un piccolo spazio esterno sul retro. Nel grande open space sono stati abilmente creati spazi per i più piccoli, per fare laboratori e lavori di gruppo, per tenere lezioni e studiare indisturbati, o quasi, per parlare e giocare. I salottini realizzati con divani e poltrone di recupero sono accoglienti ed eleganti. Nei giorni della nostra permanenza ci siamo alternati in quello spazio rilassante con ragazzini che giocavano a scacchi, persone che leggevano, madri e padri con i loro bambini. All’ingresso c’è un piccolo cucinotto dove i frequentatori possono prepararsi un caffè, scaldarsi un pasto ed essere autonomi anche nelle operazioni di riordino di tazze e tazzine, nonché sentirsi liberi di contribuire all’acquisto di qualche pacco di caffè. Nel piccolo bagno sono disponibili gratuitamente degli assorbenti, casomai qualcuno ne avesse bisogno: un bel segno di civiltà. Il ricco programma dei quattro giorni di corso ha visto l’alternarsi di presentazioni teoriche e osservazioni sul campo, giochi di ruolo, discussioni e confronti. Ci è piaciuta molto la scelta di non chiudere al pubblico la biblioteca mentre noi eravamo là, seduti attorno al lungo tavolo, ad ascoltare, parlare, leggere. Durante il corso siamo stati coinvolti in un laboratorio guidato da Sofia, una delle volontarie che segue in particolar modo i bambini. Il laboratorio, solitamente destinato a bambini e ragazzi, si sviluppa come un racconto fiction per irrompere nella realtà storica del bombardamento di Guernica fino ad arrivare al quadro di Picasso. Abbiamo poi rappresentato l’opera usando i nostri corpi. Ognuno si è immedesimato in un particolare o in una figura dando voce ai sentimenti ispirati dalla raffigurazione. Al termine abbiamo riflettuto su dove ognuno di noi avrebbe collocato oggi “Guernica”, per dargli la risonanza emotiva che merita. È stato un momento molto forte della formazione: provare sulla propria pelle l’empatia e le emozioni che questo tipo di attività può suscitare nei ragazzi. Il coinvolgimento dell’utenza è alla base dell’idea di inclusività che viene praticata a We Need Books. I lettori possono proporre idee per laboratori, essere coinvolti nella realizzazione degli stessi, proporre acquisti, aiutare la bibliotecaria anche in base alle competenze linguistiche: viene chiesto loro di leggere libri ricevuti in dono, ad esempio, per capirne il contenuto e verificare che non sia lesivo o offensivo nei confronti delle persone che poi si ritroveranno fra le mani quel libro, per capire se il contenuto rispecchia i valori fondanti della biblioteca. I valori, già citati vengono declinati in modo molto esplicito da Ioanna ed Emma. L’umiltà nell’ammettere di non sapere tutto e chiedere aiuto: dare credito ai contributi e alle conoscenze altrui. Il benessere considerato a trecentosessanta gradi: fisico, mentale, sociale, spirituale, intellettuale ed economico. La connessione intesa come l’energia che si crea tra le persone quando si sentono viste, ascoltate e valorizzate. La crescita intesa come sviluppo personale attraverso l’apprendimento e infine il servizio come dedizione all’assistenza e al sostegno degli individui e della comunità. Ioanna e Emma hanno spesso menzionato anche empatia, uguaglianza, solidarietà, inclusività, onestà e gioia come valori che sostengono e strutturano il loro lavoro affermando che l’obiettivo è provare ad arricchire le vite delle persone e rafforzare le comunità fornendo servizi gratuiti e parità di accesso alle informazioni, alla conoscenza e ai servizi; favorire l’inclusione sociale e promuovere il multiculturalismo in un ambiente sicuro e accogliente. “Se non siamo intenzionalmente inclusivi, siamo involontariamente esclusivi” è una sorta di mantra, che le guida nei rapporti con la comunità di riferimento, nella scelta dei libri, nella catalogazione. Quella di We Need Books è una visione della biblioteconomia che vede l’applicazione della giustizia sociale in ogni campo del lavoro quotidiano. Ne è un esempio un libro per bambini che ci è stato sottoposto, in lingua tedesca, dal titolo Kasimirs Weltreise di Marlene Reidel la cui prima pubblicazione risale al 1957 e che è diventato un best seller in patria oltre ad essere stato insignito del Deutscher Jugendbuchpreis. Il libro sembrava innocuo, colorato e vivace, parlava di viaggi attorno al mondo. Un utente che conosceva la lingua tedesca, cui Emma ha chiesto di leggere il libro, ha evidenziato che i nativi americani erano chiamati “pellerossa” e che, di fatto, i loro visi erano colorati di rosso, così come i diversi gruppi etnici presenti nel libro erano definiti dal colore della pelle. Il libro, quindi, non è stato inserito nella collezione della biblioteca. Molti di noi a questo punto si sono chiesti se avessero mai fatto una riflessione di questo tipo davanti ad un libro per ragazzi. Non sempre, non tutti noi. Il discorso qui si fa complesso e presuppone un excursus storico. Ci sono libri, come quello che ci hanno presentato, che usano linguaggi “figli” di un’epoca, che includono rappresentazioni obsolete e negative di persone o culture, ma consapevolmente vengono lasciati nelle nostre biblioteche come testimonianza di un atteggiamento non più tollerato in modo tale da trarne insegnamento e favorire un’apertura verso una maggiore inclusività. Un esempio chiaro per tutti è La storia di Pik Badaluk di Grete Meuche, dei primi del Novecento. Ad ogni modo questo tipo di riflessione così attenta e minuziosa, fatta su ogni libro che viene incluso nella collezione, che porta anche allo scarto di un libro famoso, è esemplificativa del coraggio, determinazione e coerenza che muove il gruppo We Need Books in ogni piccolo passo, anche nella scelta di ogni singolo libro del patrimonio. L’attenzione alla raccolta è quindi molto alta. We Need Books è una biblioteca ma anche un posto dove si gioca, si parla, si sta, semplicemente si è accolti. Si partecipa ad attività fra le più varie ma il libro è e resta centrale, come un mezzo per accedere all’informazione, per svagarsi, per sentirsi a casa, come emerge chiaramente dal sito We Need Books dove sono ripresi alcuni interventi di utenti:

Mustafà – “Ciò che è particolarmente significativo per me è vedere qui libri in arabo che mi ricordano la mia città natale e mio padre. Ho visto un libro qui, so che gli sarebbe piaciuto. Così potevo entrare e leggere qualcosa in arabo, poi chiamare mio padre e raccontarglielo. E non importa quale sia il tuo status di rifugiato: questo è il genere di cose che sarà sempre importante, anche quando le persone saranno più integrate. Ne avranno sempre bisogno.” Abdhallah – “Quando sono entrato per la prima volta in We Need Books, spingendo le pesanti porte di vetro, e dopo aver cercato per tutta Atene libri scritti in arabo o tradotti in arabo, li ho visti, proprio lì, che mi aspettavano sugli scaffali di metallo. Ghada Al Samman, Virgina Woolf, Nagib Mahfuz, Haruki Murakami, Mahmoud Darwish e tutti gli altri. E poi, boooom, torno a questa vecchia sensazione, al ragazzino stupito dentro di me, sopraffatto dall’eccitazione e dalla gioia. Volevo portare a casa con me tutti i libri arabi. Mi sono detto: non posso perderli di vista. Ma alla fine mi sono ritrovato con il libro di Virginia Woolf e Al-Ragheef Yanbud Kal Qalb [The Loaf Beats Like A Heart] di Ghada Al Samman e sono tornato più tardi per il resto. Sono passati due anni, prendo in prestito libri dalla biblioteca e divento più giovane. Ora la Grecia è il mio paese, Atene è la mia città e casa è dove tengo i miei libri.” Hala (adolescente trasferitosi in Germania) – “La mia famiglia sta bene, andiamo a scuola, viviamo in una casa, riceviamo aiuti economici ogni mese e io studio il tedesco. Non esiste una biblioteca fantastica come la vostra. Mi manca davvero la biblioteca...”

Attualmente la collezione della biblioteca è composta da 16.000 libri in 60 lingue in 7 alfabeti diversi. L’attenzione all’inclusività e al rispetto passa anche attraverso la catalogazione: Emma implementa il metodo critico di catalogazione revisionando alcuni soggetti offensivi e a volte anche le classi Dewey in un’ottica anti-discriminatoria e anti-colonialista e ci spiega come la loro biblioteca sia attenta al dibattito queer che coinvolge anche termini controllati e thesaurus. Evidenzia poi come non sia rispettoso della storia della cultura di un popolo classificare, ad esempio, la letteratura messicana in 863 (letteratura spagnola) perché, nonostante la matrice comune della lingua, le culture sono diverse, distinte e hanno identità proprie; per non parlare della complessità delle letterature africane che registrano tra di loro grandi differenze geografiche, storiche e culturali che non vengono però recepite dalla classificazione Dewey e vengono così suddivise tra letteratura francese, inglese, portoghese e neerlandese semplicemente perché scritte nelle lingue dei paesi colonizzatori. Il catalogo della biblioteca, accessibile sul sito internet in lingua inglese, greca, francese, araba e russa sul dominio di We Need Books dà ampia rappresentazione della metodologia di catalogazione critica adottata. Essere adamantine come Ioanna, Emma e Margarita non deve essere facile ma si ha l’impressione che non potrebbe essere diverso per loro: hanno fatto una scelta precisa, creato un gruppo enorme di volontari e raggiunto una platea ampia (dai 500 ai 900 accessi mensili). Tutte condividono la stessa mission, e per farlo hanno appositamente dato vita a una biblioteca. Una biblioteca come We Need Books ci sembra estremamente necessaria in questo contesto. Atene infatti ci è stata descritta (e un poco lo abbiamo intuito) come una metropoli che sta affrontando difficoltà di varia natura, specialmente dopo la crisi economica del 2008 che ha lasciato le biblioteche pubbliche in difficoltà. In un articolo del 2022 Panagiotis Pantos, presidente dell’Associazione dei dipendenti delle biblioteche pubbliche al momento della scrittura dell’articolo, riporta la situazione critica e a suo parere “insopportabile” del funzionamento delle biblioteche pubbliche. Si tratta di problemi di diversa natura e origine, da quelli edilizi delle biblioteche che si trovano in edifici fatiscenti e non ristrutturati, agli affitti non pagati delle biblioteche ospitate in edifici privati e che rischiano di essere sfrattate; c’è anche mancanza di personale specializzato, aumento dei pensionamenti e carenza di assunzioni, oltre che di un supporto adeguato all’erogazione dei servizi tecnici come computer, stampanti, lettori digitali e proiettori. La situazione non migliora sul fronte finanziario: l’approvazione dei bilanci è lenta, il che ha portato alcune biblioteche a non poter effettuare nessuna spesa anche per anni, nemmeno quelle per l’energia, l’acqua e il telefono che non sono coperti dai finanziamenti esistenti. Alegre Escaloni, bibliotecaria della Biblioteca comunale di Paros, lamenta che le biblioteche sono troppo influenzate e guidate dalle amministrazioni e dalla politica e che i bibliotecari sono depauperati e privi di potere decisionale e, molto spesso, anche gestionale, sulle strutture stesse e talvolta anche per quanto riguarda la gestione delle collezioni. Sul fronte dell’utenza, inoltre, gli orari di apertura sono fonte di numerose polemiche e lamentele. Si tratta spesso di orari inadeguati alle esigenze di una popolazione eterogenea, rari sono i casi di biblioteche aperte con orario serale e nei fine settimana. Non sempre poi gli orari di apertura dichiarati e esposti vengono rispettati a causa di frequenti ristrutturazioni. A tal proposito siamo stati coinvolti da Ioanna e Emma in un “esperimento”: quasi alle 14 di un pomeriggio afoso e assolato ci hanno dato come “compito” di cercare in autonomia su Google le biblioteche pubbliche di Atene e di organizzarci per visitarle. Hanno poi aggiunto di verificarne l’apertura onde evitare di trovarsi carichi di aspettative di fronte ad una biblioteca chiusa dopo magari un tragitto difficoltoso con i mezzi. Abbiamo scoperto così che la biblioteca municipale principale era chiusa da tempo e a tempo indeterminato, che un altro paio apparentemente visitabili avrebbero chiuso alle 15 e che la maggior parte delle biblioteche che ci restituiva Google erano universitarie o specialistiche o che bisognava prenotare l’ingresso. Il mattino successivo alcuni di noi sono riusciti a visitare la biblioteca per bambini del Giardino nazionale di Atene, che dava l’impressione di essere bloccata nel passato e ricordava una sala ragazzi in una nostra biblioteca di quartiere un po’ retrò. Abbiamo così, increduli, vissuto in prima persona la frustrazione di un cittadino ateniese, la debole e poco efficace comunicazione delle biblioteche con un’inevitabile ripercussione sull’erogazione del servizio.

In conclusione, gli utenti registrati nelle 320 biblioteche pubbliche di tutta la Grecia sono 212.948. Circa la metà rispetto alle 181 biblioteche accademiche che registrano 393.364 iscritti e il doppio rispetto all’unica Biblioteca nazionale che registra 105.103 tesserati e che in questo panorama va a supplire in parte alla carenza dei servizi delle biblioteche di pubblica lettura. Gli utenti registrati in tutte le biblioteche rappresentano 6,6% della popolazione in Grecia.

In questo panorama, una piccola biblioteca come WeNeed Books che registra 630 tesserati fa davvero la differenza per la sua accoglienza e apertura verso le minoranze, e i valori come l’empatia, l’uguaglianza, la solidarietà, l’inclusività, l’onestà e la gioia che possono arricchire la società. Abbiamo salutato Emma, Ioanna e Margarita con la convinzione che non si possa misurare con indicatori puramente statistici una biblioteca come questa: il benessere delle persone, il caldo abbraccio con il quale gli operatori accolgono entrando i loro utenti e che ha travolto anche noi è ciò che conta davvero. WeNeed Books diventa in questo contesto nazionale un esempio di riscatto, una sperimentazione all’avanguardia portata avanti con tenacia e coerenza, utile per Atene ma anche fonte di riflessione per tutti noi che abbiamo avuto l’onore di visitarla.