Valutare la conoscenza
Biblioteca comunale Benincasa; Ancona; stefano.grilli@comune.ancona.it
Se anche i bibliotecari abbracciano il dogma della produttività e della crescita illimitata...
Abstract
Oggigiorno le scelte politiche privilegiano i settori tecnologici piuttosto che quelli umanistici. La letteratura è trascurata; l’educazione produce lettori incerti, incapaci di comprendere la letteratura greco-latina e il patrimonio culturale europeo. I media incoraggiano comportamenti imitativi per influenzare le persone spingendole al consumo indiscriminato. Dalla cultura come automiglioramento siamo passati all'intrattenimento collettivo. Per la gente comune diventa difficile distinguere la notizia vera da quella falsa. Le teorie scientifiche sono formulate in linguaggio matematico, mentre oggi sembra difficile imparare la matematica a scuola. Queste circostanze aumentano il divario tra la ricerca scientifica e la conoscenza media, tra gli esperti e il resto della popolazione. Nonostante le campagne di divulgazione e i festival della scienza, lo sforzo di colmare il divario sembra ottenere scarsi risultati. Il cittadino medio vive in un mondo confuso, dove utilizza gli strumenti tecnologici senza conoscere i principi del loro funzionamento. Per un gran numero di problemi deve affidarsi ad esperti senza possibilità di verifica. Dal punto di vista del marketing, le persone sono solo cavie della pubblicità. Lo spettatore distratto dei programmi multimediali non scopre i trucchi della propaganda. Mettere in discussione gli scopi della pubblicità richiede individui che considerino l’istruzione più importante di qualsiasi principio di utilità. Molti bibliotecari, credendo di riscattare le biblioteche dall’indifferenza generale, hanno adottato una concezione utilitaristica della conoscenza, abbracciando il dogma della crescita e della produttività illimitate. Quando prevalgono le regole del mercato, la conoscenza è considerata solo una risorsa economica. Ma per difendersi dai giochi di potere, una conoscenza “inutile” diventa molto utile, perché crea distanza.
English abstract
Nowadays political choices favour technological fields rather than humanities. Literature is neglected; education produces uncertain readers, unable to understand greek-latin literature and the European cultural heritage. The media encourage imitative behaviours to influence people pushing them to indiscriminate consumption. From culture as self-improvement we have passed to collective entertainment. For ordinary people it becomes difficult to distinguish the true news from the false one. Scientific theories are formulated in mathematical language, while today it seems difficult to learn mathematics at school. These circumstances increase the gap between scientific research and average knowledge, between the experts and the rest of the population. Despite the campaigns of popularization and the festivals of science, the effort to bridge the gap seems to get poor results. The average citizen lives in a confused world, where he uses technological tools without knowing the principles of their operation. For a large number of problems he must rely on experts without a possibility of verification. From marketing point of view, people are only guinea pigs of advertising. The distracted viewer of multimedia programs does not discover the tricks of propaganda. Questioning the purposes of advertising requires individuals that find education more important than any principle of utility. Many librarians, believing to redeem libraries from the general indifference, have adopted an utilitarian conception of knowledge, embracing the dogma of unlimited growth and productivity. When the rules of market prevail, knowledge is considered only an economic resource. But to defend ourselves against the games of power, an “useless” knowledge becomes very useful, because it creates distance.
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