Si fa presto a dire “Digitalizziamo!”
Veneranda Biblioteca Ambrosiana; fcusimano@ambrosiana.it
*Responsabile della Catalogazione e del Digital Asset Management (D.A.M.) presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana (Milano); Research Affiliate presso il Navari Family Center for Digital Scholarship (CDS), Hesburgh Libraries, University of Notre Dame (IN, USA); Visiting Fellow presso il Digital Humanities Advanced Research Centre (/DH.arc), Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica, Alma Mater Studiorum Università di Bologna.
Alcuni spunti tecnici dagli standard internazionali
Abstract
La diffusa disponibilità di risorse web per lo studio e l’analisi delle fonti bibliografiche e archivistiche ha portato la digitalizzazione ‒ che comprende la creazione di nuove risorse digitali da fonti analogiche e l’accesso a contenuti digitali già esistenti e/o contenuti nati digitali ‒ non è più una sfida lontana e insormontabile. Rappresenta invece un orizzonte raggiungibile, facilmente accessibile, ricco di risorse potenziali e preziose da utilizzare. Questo risultato è impressionante e incarna una “visione” un tempo considerata utopica o irraggiungibile, ma allo stesso tempo nasconde un rischio potenzialmente dirompente: quello di sottovalutare la complessità di implementazione insita nel mondo digitale, nella sua applicazione e nei molteplici sforzi che sono già stati realizzati (e vengono realizzati ancora quotidianamente) per renderlo utile, utilizzabile, stabile e di qualità. Abbiamo beneficiato di numerosi standard recenti creati dalla comunità internazionale di esperti con l’obiettivo di regolamentare un ambito dinamico e in rapida evoluzione. Questi standard mirano a stabilire alcuni punti necessari riguardo alle buone pratiche tecniche; tuttavia, possono essere difficili da comprendere a causa della loro natura tecnica e della densità delle informazioni. Hanno quindi bisogno di essere tradotti e contestualizzati.
English abstract
The widespread availability of web-based resources for the study and analysis of bibliographic and archival sources has led to digitisation ‒ encompassing the creation of new digital assets from analogue sources and the access of already existing digital contents and/or born-digital contents ‒ being no longer a distant and insurmountable challenge. Instead, it represents an attainable horizon, which is readily accessible, brimming with potential and valuable resources for utilisation. This achievement is impressive and embodies a ‘vision’ that was once considered utopian or unattainable, but at the same time conceals a potentially disruptive risk: that of underestimating the complexity of implementation inherent in the digital world, in its application and in the many efforts that have already been made (and are still being made daily) to make it useful, usable, stable and of quality. We have benefited from several recent standards created by the international community of experts with the goal of regulating a dynamic and rapidly changing sphere. These standards aim to establish certain necessary points regarding good technical practices; however, they can be difficult to understand due to their technical nature and density of information. They therefore need to be translated and contextualised.