Una “Casa de lectura” per la comunità locale - Open Access
Politecnico di Milano, Dipartimento ABC; marco.muscogiuri@polimi.it; Alterstudio Partners, Milano; muscogiuri@alterstudiopartners.com
La “Gabriel García Márquez” di Barcellona premiata a IFLA 2023 come migliore nuova biblioteca al mondo
Abstract
La nuova Biblioteca García Márquez a Barcellona, di 4.300 mq su cinque piani, è stata inaugurata nel 2022 ed è innovativa sotto molti aspetti: dal punto di vista del progetto architettonico, con un edificio certificato LEED Gold per la sostenibilità ambientale, costruito interamente in Legno certificato FSC e con tecnologie di risparmio energetico; dal punto di vista dell'interior design, concepito come “spazio sensoriale”, accogliente e flessibile, caratterizzato da arredi particolarmente confortevoli; dalla biblioteconomia, con servizi e spazi innovativi (il “Foro de Ideas”, il “Bazar de Actualidad”, “El ágora Escaparate”, tanti spazi polivalenti, una web radio, una cucina sociale, ed altri). La biblioteca è stata premiata come “miglior biblioteca del 2023” all’IFLA 2023 e ha vinto il FAD Architecture and Interior Design Award, il più importante premio di architettura in Spagna e Portogallo.
English abstract
The new García Márquez library in Barcelona, of 4,300 m2 on five floors, was inaugurated in 2022 and is innovative in many ways: from the point of view of the architectural project, with a building certified LEED Gold for environmental sustainability, built entirely made of FSC certified wood and with energy saving technologies; from the point of view of interior design, conceived as a “sensory space”, welcoming and flexible, characterized by particularly comfortable furnishings; from the librarianship, with innovative services and spaces (the “Foro de Ideas”, the “Bazar de Actualidad”, “El ágora Escaparate”, many multipurpose spaces, a web radio, a social kitchen, and others). The library was awarded “best library of 2023” at IFLA 2023 and won the FAD Architecture and Interior Design Award, the most important architecture award in Spain and Portugal.
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Realizzare oggi una biblioteca pubblica significa costruire un centro culturale integrato e polivalente, radicato nel territorio, in grado di essere centro di diffusione e trasferimento della conoscenza, di promozione della lettura e di supporto alla formazione per tutti e a ogni livello: contro l’analfabetismo funzionale, a supporto delle famiglie, della scuola, degli anziani e delle fasce più deboli della popolazione; a contrasto delle povertà educative e del digital divide, per favorire l’apprendimento delle nuove tecnologie digitali e di comunicazione, che a seguito della pandemia da Covid-19 hanno visto un’ulteriore capillare diffusione. Ma la pandemia del Covid-19 ha messo in luce anche un altro aspetto importante che riguarda da vicino le biblioteche pubbliche: l’importanza che hanno questi spazi per la collettività come luoghi fisici di incontro e di socializzazione, ben al di là delle funzioni che possono svolgere nella Rete o come mero punto di prestito libri. La biblioteca è oggi uno dei pochi luoghi realmente “pubblici” rimasti, in cui possono incontrarsi persone diverse per età, cultura, ceto sociale e provenienza, soprattutto oggi che la pubblica piazza ha perso il suo ruolo di spazio pubblico di socialità, di scambio e di incontro di culture, e i grandi centri polifunzionali e di intrattenimento sono diventati i principali luoghi di socializzazione, in particolare per i giovani. Negli ultimi quindici anni, prima l’esasperato individualismo e la dematerializzazione dei contatti umani attraverso i social media, poi l’instabilità sociopolitica e la crisi economica, e infine la pandemia e il distanziamento sociale hanno prodotto un forte bisogno di luoghi nei quali i cittadini possano riconoscersi e costruire un’identità condivisa, luoghi pubblici, neutrali e familiari, in grado di accogliere e costruire una comunità, aiutando a consolidarne il “capitale sociale”. Proprio in questa direzione si sono mosse tutte le biblioteche pubbliche più innovative costruite negli ultimi dieci anni: “luoghi terzi” - come li chiamava il sociologo americano Ray Oldenburg nel suo famoso libro di tanti anni fa The Great, Good Place - che mettono la Comunità locale e i suoi bisogni al centro del loro programma. Nel momento in cui l’accesso al sapere, alla cultura e alla conoscenza non è più veicolato solo dal patrimonio librario, ma può avvenire in molti modi differenti e su tanti diversi supporti, nel momento in cui la stampa cartacea conosce il suo declino e l’indice stesso di prestito di libri cala progressivamente in tutti i paesi del mondo, nel momento in cui andare in biblioteca non è più, sostanzialmente, un “obbligo”, le biblioteche riescono a mantenere il loro ruolo e la loro attrattiva solo se da un lato si impegnano per rinnovare e ampliare la rosa dei servizi offerti, dall’altro se valorizzano ciò che motori di ricerca, social media e app non avranno mai: la fisicità di “un bel posto dove andare”, al contempo sorprendente e familiare, ben progettato e ben arredato. Se riescono a diventare un “luogo terzo” che accoglie tutti e in cui nessuno si sente escluso, un luogo urbano di democrazia, inclusione e “resistenza allo stigma sociale”, in cui tutti i cittadini sono uguali e non devono giustificare la loro presenza.
“Una biblioteca pubblica - scrive David Lankes - deve essere una piattaforma di comunità per la creazione e la condivisione di conoscenza”. Essere una piattaforma significa rendere possibili una varietà di funzioni non predeterminate, in grado di evolvere nel tempo in funzione dei bisogni da soddisfare. Il successo degli smartphone, a partire dall’iPhone, è legato proprio al fatto che sono quasi subito diventati delle piattaforme in cui gli utenti hanno potuto installare nuove app, che consentivano di andare oltre una serie limitata di usi. Fuor di metafora, essere una piattaforma per una biblioteca significa essere in grado di evolvere (che è diverso dall’essere semplicemente “flessibile”), significa poter essere utilizzata per creare nuovi servizi, nuove esperienze, nuove occasioni di vita.
Verso un’architettura tattile
Elena Orte e Guillermo Sevillano, fondatori dello studio SUMA di Madrid, si dimostrano ben consapevoli di questa radicale trasformazione che le biblioteche pubbliche hanno subito negli ultimi vent’anni, ed essi stessi ne approfondiscono alcuni aspetti proprio nel lavoro di ricerca propedeutico al progetto della Biblioteca Gabriel García Márquez di Barcellona. La loro ricerca, dal titolo “Nuevos ecosistemas en la biblioteca del siglo XXI. Investigación y propuestas para la futura Biblioteca Gabriel García Márquez de Barcelona”, è stata sviluppata con tre studenti del Master dell’Universidad Politécnica de Madrid ed è stata di ispirazione per la definizione di linee guida funzionali per le future biblioteche della Diputación de Barcelona. Per gli architetti di SUMA la biblioteca pubblica deve diventare anzitutto un vero e proprio condensatore sociale, un luogo che sia in grado di essere al contempo estensione della casa e della città, domestico e urbano allo stesso tempo, in grado di captare e amplificare quelle situazioni che favoriscono la diffusione, lo scambio e la produzione di conoscenza e di informazione, la formazione permanente accessibile a tutti, la socialità. “La biblioteca - affermano i progettisti - non deve essere tanto un deposito di oggetti che l’utente andrà specificatamente a ricercare, quanto piuttosto una rete di molteplici percorsi dal grande potenziale trasformativo. La destinazione non conta tanto quanto il percorso”. In altre parole, la biblioteca pubblica deve essere un luogo di Serendipity e di possibilità sempre nuove. Programmatica è anche l’attenzione degli architetti verso la qualità “atmosferica” e “tattile” degli spazi, che l’utente dovrebbe riuscire a percepire con tutti i sensi. Per questo il progetto è attento non soltanto alla qualità architettonica degli spazi, alla luce, al comfort e alla scelta di materiali naturali, ma proprio con la dimensione corporea, con gli odori, i rumori, la grana delle superfici, i colori, le sensazioni che quel luogo suscita in chi ci sta dentro. Nell’epoca del Web3, dell’intelligenza artificiale e dell’esponenziale diffusione delle tecnologie digitali, le biblioteche devono puntare appunto su quella fisicità che Google e social media non possono avere.
Un modello per le biblioteche degli anni a venire
La nuova biblioteca García Márquez di Barcellona, specializzata in letteratura latinoamericana, rappresenta l’applicazione concreta di questi concetti, e proprio per questo motivo in occasione dell’88° Congresso IFLA, tenutosi a Rotterdam nell’agosto 2023, è stata scelta come “migliore biblioteca del 2023”. È la prima volta che una biblioteca del sud Europa vince questo premio internazionale, ed è anche la prima volta che si tratta di una biblioteca dalle dimensioni, dopotutto, piuttosto modeste, se pensiamo alle vincitrici degli ultimi anni (la statunitense Missoula Public Library - 10.000 mq -, la Deichman Bjørvika di Oslo - 13.500 mq - o la Oodi di Helsinki - 18.000 mq). La biblioteca è risultata vincitrice per la buona valutazione dei seguenti punti: interazione con l’ambiente e la cultura locale; qualità architettonica dell’edificio; flessibilità degli spazi e dei servizi; sostenibilità; impegno per l’apprendimento e la connessione sociale; digitalizzazione e tecnologie soluzioni dei servizi; rispetto degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati dalle Nazioni Unite e la visione globale del servizio stabilita da IFLA. “Le quattro biblioteche sorteggiate si distinguono l’una dall’altra ma ciascuna rappresenta un vero dono per la propria comunità”, ha affermato il presidente della giuria Jakob Guillois Lærkes, che ha anche definito la vincitrice del concorso “un ottimo esempio di come una biblioteca possa fungere da legame fondamentale tra le persone e la comunità locale” rappresentando “un vero modello per i futuri edifici delle biblioteche negli anni a venire”. Il fatto che, dal giorno dalla sua inaugurazione avvenuta il 28 maggio 2022, la biblioteca sia frequentata da una media di 1.100 utenti al giorno, effettuando oltre 200.000 prestiti nell’ultimo anno, non fa che confermare la motivazione del premio. Va sottolineato anche che la Biblioteca Gabriel García Márquez, costata 11,3 milioni di euro, è l’ultima di una rete di 40 biblioteche, costruite o rinnovate negli ultimi 30 anni con un’oculata politica di investimenti di medio e lungo periodo, che ha portato le Biblioteques de Barcelona a essere il fiore all’occhiello del sistema bibliotecario pubblico in Catalogna e Spagna e il secondo servizio comunale più apprezzato dai cittadini. Oggi il 47% della popolazione possiede la tessera che dà accesso a più di 3,5 milioni di documenti del sistema bibliotecario; ogni anno le 40 biblioteche della rete comunale ricevono quasi 5 milioni di visite e rappresentano un punto di riferimento per la cultura di prossimità, la lettura, l’alfabetizzazione digitale e l’educazione permanente. Il Plan Director de Bibliotecas de Barcelona 2030 fissa gli assi di lavoro dei prossimi anni (lettura, azione educativa, tecnologia, conoscenza, cultura e comunità) e l’espansione della rete in 45 biblioteche, tra cui la nuova di Sarrià (5.400 mq), la cui apertura è prevista nel 2024 e la Biblioteca Centrale di Barcellona.
Anche questo è stato apprezzato e premiato nel Congresso IFLA World Library and Information Congress 2023.
Una “habitación de las sensaciones”
La biblioteca è situata nel distretto di Sant Martí de Provençals, un quartiere residenziale popolare con una popolazione di circa 240.000 abitanti, a nord-est del centro di Barcellona, tra il Parc della Ciutadella e il Parc del Fòrum. L’edificio, di 4.300 mq distribuiti su cinque piani, è un solido scultoreo, collocato su un basamento gradonato, posto all’angolo tra Carrer del Concili de Trento e Carrer del Treball, su cui aggetta con un volume sospeso smussato, replicando lo “chaflán”, la soluzione d’angolo smussata tipica dei lotti urbani dell’Eixample barcellonese. L’involucro dell’edificio è realizzato in pannelli prefabbricati di vetroresina di colore bianco, che creano una superficie diedrica pieghettata che copre le parti opache e diventa frangisole in corrispondenza delle ampie vetrate (non manca, in questo, il richiamo formale a pile di libri sovrapposti). Vi sono inoltre quattro bow-window di varie dimensioni e forme, che si aprono con particolari scorci prospettici sulla città e sugli alberi circostanti. L’edificio si sviluppa intorno a un patio centrale di forma triangolare, sormontato da un lucernario che porta luce fino all’interrato, e sul quale affacciano tutti i piani, alcuni sfalsati tra loro, collegati da rampe di scale che si susseguono (“Espiral de Encuentros”). La biblioteca è articolata in aree funzionali ben distinte tra loro, ma connesse in modo fluido e senza soluzione di continuità, organizzate in ordine progressivo, da quelle più pubbliche e rumorose a quelle più riservate e silenziose, sulla base di tre aspetti fondamentali: l’accesso all’informazione e alla cultura; l’apprendimento e la scoperta; lo scambio/incontro e la riflessione/creatività. Il piano rialzato, a cui si accede dalla piazza sopraelevata posta in soluzione d’angolo, è “El ágora Escaparate” (“la Vetrina Agorà”), vasto atrio di ingresso pensato come vera e propria piazza interna ed estensione dello spazio pubblico urbano, utilizzato per molte differenti attività: presentazioni di film, mostre, incontri, concerti, conferenze, etc. Nelle due ali laterali adiacenti vi sono “El bazar de Actualidad”, con le novità e le proposte tematiche, attrezzato con piccoli arredi modulari molto flessibili, e il “Foro de Ideas”, una sala longitudinale polifunzionale per eventi, incontri, lettura informale e relax, caratterizzata da tendaggi e arredi mobili che consentono un facile riallestimento degli spazi, per ottenere differenti livelli di privacy o di apertura, a seconda delle occasioni e delle attività svolte. Il piano interrato si apre ai due lati con ampie vetrate su corti esterne ipogee, collegate alla strada da rampe e scale: qui vi sono un ampio foyer per esposizioni, eventi, sosta e relax, una sala polivalente, il laboratorio di cucina, l’archivio storico dove è raccolta la memoria locale del distretto di Sant Martí, i depositi e un locale destinato a studio di registrazione per una radio web, Radio Maconda (in onore di Macondo, la città immaginaria di Cent’anni di Solitudine di García Márquez), piattaforma aperta gestita dalla rete bibliotecaria di Barcellona sotto forma di podcast che funziona come radio di comunità e scuola radiofonica con finalità sociali ed educative. Il primo piano è destinato interamente a bambini, ragazzi e giovani adulti, articolato per fasce d’età, con spazi informali, allestiti in modi differenti tra loro, inclusi un angolo destinato a fumetti e graphic novel e una speciale area gradonata a doppia altezza per attività di narrazione. Quest’ultima è chiamata “Espacio sensorial”, ed è una sorta di palcoscenico dei sensi progettato per rendere l’esperienza della narrazione orale un processo tattile e sonoro, con speciale illuminazione, ventilatori di aria calda e fredda e diffusori sonori, che consentono di ottenere differenti effetti ambientali di luce, temperatura, rumore, aria e movimento, quando si svolgono attività di lettura, favorendo un’esperienza sensoriale immersiva e permettendo ai narratori di lavorare sulla percezione e sulla comunicazione in un ambiente in grado di stimolare l’attenzione, incoraggiare l’esplorazione e la scoperta. L’obiettivo è infatti rendere la biblioteca maggiormente accessibile anche alle persone con disturbi sensoriali e allo stesso tempo avviare promuovere nuove forme di lettura esperienziale. Il secondo piano, ammezzato rispetto agli altri, è destinato in parte a uffici in parte a spazi di lettura, consultazione e studio a scaffale aperto. Al terzo e ultimo piano si trova “La casa de lectura”, con l’area a scaffale aperto, spazi isolati e individuali per leggere, spazi per stare assieme, una sala studio e salette per corsi e formazione. Intorno all’ampia sala centrale con scaffali bassi e illuminata da luce zenitale, vi sono una sequenza di spazi arredati con sedute informali, distribuiti lungo le vetrate perimetrali; vi sono logge per la lettura all’aperto e un “giardino di inverno” con un’alta scaffalatura a parete. Soprattutto a questo piano emerge la volontà degli architetti di rendere gli ambienti quanto più accoglienti possibile, che riescano a essere al contempo sorprendenti e domestici, quasi un’estensione del soggiorno di casa propria (o della casa che si vorrebbe avere), con poltroncine e poltrone comode e avvolgenti, sedie a dondolo, amache, tappeti e pouf.
Collezioni, nuove tecnologie e inclusione
La biblioteca accoglie 40.000 volumi, 140 posti a sedere, di cui 30 dotati di pc. Oltre a una particolare attenzione per la letteratura latinoamericana, la biblioteca ospita uno spazio e una raccolta dedicata al famoso fumettista spagnolo Francisco Ibáñez, morto nel Luglio del 2023, che risiedeva nel distretto di Sant Martí. Tutto il patrimonio della Biblioteca è gestito mediante tecnologia RfId, con postazioni self-check, che danno agli utenti maggiore autonomia. Il box per il reso dei libri dispone di un sistema automatizzato che effettua una prima classificazione dei documenti restituiti, semplificando il lavoro degli addetti. Le visite alla biblioteca sono registrate da un sistema di telecamere contapersone distribuite nelle diverse sezioni che permette anche di monitorare la circolazione e l’affluenza degli utenti, ottenendo informazioni in tempo reale sulle aree più o meno affollate e utilizzate nei vari momenti della giornata o della settimana. Nei vari ambienti vi sono schermi interattivi, costantemente aggiornati, che offrono agli utenti informazioni sulle ultime acquisizioni della biblioteca, sulla collezione e sui documenti maggiormente presi in prestito, suggerimenti e consigli di lettura. La biblioteca sviluppa progetti e programmi per l’alfabetizzazione digitale e la Media literacy, al fine di garantire l’accesso a informazioni diversificate e di qualità, supportare l’apprendimento di tutti i cittadini e promuovere la democrazia e la lotta al digital divide. Infine, la biblioteca contribuisce a favorire l’uguaglianza di genere e il superamento dei pregiudizi, promuovendo progetti e programmi con gruppi LGBTQIA+ e con enti e associazioni per le pari opportunità. La biblioteca sviluppa progetti e programmi a sostegno dell’apprendimento permanente (laboratori di creatività, linguaggi, alfabetizzazione digitale, Information Literacy, ecc.) e si inserisce nell’ecosistema educativo urbano. Funziona anche come spazio di scambio intergenerazionale, interculturale e di promozione dei valori democratici e di garanzia della diversità, sia attraverso la programmazione di varie attività culturali, tra cui il Festival Latino-Americano, sia di servizi per le categorie di persone più vulnerabili.
Progetto e sostenibilità ambientale
L’edificio è stato costruito interamente in legno, con un sistema in cui i pannelli in X-LAM, i pilastri e le travi reticolari in legno lamellare formano una struttura spaziale che consente di coprire ampie campate lasciando i piani completamente liberi da pilastri e puntoni, che sono concentrati sul perimetro esterno e lungo i lati del cavedio interno, garantendo in tal modo una grande flessibilità degli spazi. Il legno, proveniente da foreste certificate FSC di abete rosso, è il materiale che prevale in assoluto, nella struttura così come nei rivestimenti interni a parete e soffitto. Questo, oltre agli aspetti legati alla maggiore sostenibilità ambientale, consente un notevole risparmio nei tempi di posa: i pezzi sono infatti tagliati in laboratorio con macchine a controllo numerico e assemblati a secco, e montati in cantiere come moduli prefabbricati realizzando una sorta di prezioso scrigno ligneo in cui i vari pannelli giungono in cantiere con già tutte le fresature e le lavorazioni necessarie ad accogliere giunti, sistemi di montaggio e predisposizioni impiantistiche, in modo da evitare ferramenta a vista. Questa tecnica costruttiva ha consentito di eliminare completamente l’uso del cemento, eliminando i tempi di asciugatura e di disarmo dei casseri, accelerando i tempi di costruzioni e, soprattutto, riducendo drasticamente l’impronta ecologica dell’edificio. Secondo il Chatham House britannico (il Royal Institute of International Affairs) il cemento, costituente chiave del calcestruzzo, è responsabile dell’8% delle emissioni mondiali annue di anidride carbonica: per ogni metro cubo di calcestruzzo realizzato viene rilasciata nell’atmosfera una tonnellata di anidride carbonica. Le costruzioni in legno lamellare, al contrario, hanno un’impronta ambientale enormemente minore: riducono al minimo l’utilizzo di meno acqua e materie prime; utilizzano risorse rinnovabili, essendo parte di un ciclo di riforestazione controllata; alla fine del ciclo di vita il materiale può essere in gran parte riutilizzato o, comunque, smaltito in modo sostenibile; infine, il materiale ligneo racchiude, al suo interno, tutta l’anidride carbonica immagazzinata durante il ciclo di vita della pianta. Il legno, infine, concorre a migliorare grandemente il confort ambientale degli spazi interni, dal punto di vista acustico, “tattile”, dell’isolamento termico e anche del microclima, in quanto assorbe e rilascia opportunamente l’umidità nell’aria. L’adozione di una serie di soluzioni architettoniche bioclimatiche, passive e attive, hanno contribuito alla certificazione LEED Gold: un adeguato isolamento e un corretto sistema di orientamento e ombreggiamento delle facciate; il “camino solare” del patio centrale, che aumenta il guadagno solare invernale e favorisce la ventilazione nella mezza stagione; l’involucro con intercapedine ventilata realizzato in pannelli di vetroresina di colore bianco, che riveste facciate e tetto favorendo la dissipazione del calore; la copertura utilizzata per la raccolta e il recupero dell’acqua piovana e per il sistema a pannelli fotovoltaici.
“Fare casa” in biblioteca
La biblioteca nel suo complesso è stata pensata come un ecosistema complesso, in cui risultano perfettamente integrati tra loro il programma funzionale, la forma architettonica, gli aspetti strutturali e impiantistici, il progetto degli interni e degli arredi, gli aspetti illuminotecnici, gli ambientali e quelli ergonomici. Tutto concorre a realizzare uno spazio accogliente, una casa dove ciascuno può trovare il proprio posto, il proprio angolo, la propria dimensione. Proprio per la qualità dello spazio, dell’architettura e degli interni, nel mese di Ottobre 2023 la biblioteca ha vinto anche il FAD Architecture and Interior Design Award, il più importante premio all’architettura in Spagna e Portogallo, quest’anno alla sua 65° edizione. “È stato premiato il modello che abbiamo adottato - afferma la directora Neus Castellano - in cui la biblioteca diventa un’estensione della casa, con poltrone e spazi che invitano le persone a sentirsi come a casa propria. Ciò ha portato soprattutto i bambini piccoli e gli anziani a trascorrere ore in biblioteca: non vengono soltanto per prendere libri, ma trascorrono qui molto più tempo. Il quartiere, densamente popolato e abitato da molti studenti, aveva davvero bisogno di questa biblioteca”. In una recente intervista a El Pais Neus Castellano riporta il fatto che molti hanno criticato la biblioteca per la mancanza di libri: “È vero che 40.000 libri non bastano per la grandezza della biblioteca - afferma la directora - ma ho 2 milioni di volumi provenienti dal sistema bibliotecario. Avrei potuto metterne 15.000 in più alzando gli scaffali, ma me ne sarei pentita. Molte persone vengono perché possono vedere gli alberi e sentirsi in mezzo a un parco, non in una foresta di scaffali illuminati da luci fluorescenti…”. Riporta anche che gli studenti lamentano la mancanza di posti a sedere nei periodi d’esame, e per questo comunica che stanno già ripensando uno spazio interno per aggiungere una “càpsula de silenci” alle aree studio. Ma ribadisce con forza che è necessario che si capisca che le biblioteche oggi non sono solo aule studio, e che per arredarle in un certo modo c’è bisogno di più spazio libero, meno posti di studio e meno libri, per puntare alla qualità e non alla quantità. “La biblioteca pubblica del XXI secolo non è un luogo di silenzio: è un luogo in cui condividere attività ed esperienze intorno alla lettura. Non ci sono porte, c’è molto spazio connesso e spazi informali. (…) Una sedia e un tavolo non occupano lo stesso spazio di una poltrona o di un’amaca. Abbiamo ridotto la quantità a favore della qualità del tempo di lettura. Abbiamo puntato a creare il “terzo spazio”, tra lavoro e casa. Abbiamo riportato qualcosa del XIX secolo, come passare ore a leggere in biblioteca perché ha un arredamento confortevole. A casa ti togli le scarpe, come qui; ti butti sul divano e ti addormenti anche, come succede a qualcuno”. Inizialmente, confessa Castellano, pensava che pouf, tappeti, amache, poltrone e sedie a dondolo sarebbero sembrati come “oggetti di scena”, e che alcuni di essi non sarebbero stati neanche utilizzati. Al contrario, afferma, sono stati proprio gli arredi e la qualità dello spazio architettonico e degli interni a fare la differenza, a cambiare le modalità di percezione e fruizione dello spazio da parte del pubblico. Per l’appunto, a “fare casa”.